lunedì 28 giugno 2010

Ritorniamo a parlare dell'asilo "Nostra Famiglia" di Treviso

Botte ai disabili, 3 le educatrici indagate

Nostra Famiglia, almeno un’altra operatrice coinvolta. Secondo i filmati una di loro pestava un bimbo, altre assistevano

TREVISO — Botte ai bambini disabili, spuntano nuove responsabilità. I carabinieri di Treviso avrebbero denunciato almeno un’altra educatrice, che sarebbe indagata dalla procura di Treviso per il concorso nei maltrattamenti verso i fanciulli dei quali sono accusate le due trentenni di Oderzo e Paese alle quali è stato vietato di dimorare nella città di Treviso. Lo scenario che si andrebbe profilando, almeno secondo gli investigatori, sarebbe quello di una sistematico comportamento scorretto di alcune educatrici, che avveniva in un clima di degenerato silenzio.

Intanto, trapelano le prime indiscrezioni dall’ordinanza chiesta dal pm Giovanni Cicero e firmata dal gip di Treviso Umberto Donà, notificata venerdì mattina alle due donne, che erano regolarmente in servizio alla «Nostra Famiglia» di via Ellero. Secondo quanto si apprende, una delle due educatrici avrebbe la posizione più compromessa. Infatti, nei filmati la si vede mentre picchia uno dei bambini disabili, nel tentativo, pare, di calmare uno stato di agitazione. L’altra, invece, semplicemente assisteva alle vessazioni. Adesso sarà fondamentale chiarire cosa veramente è accaduto nel centro di riabilitazione ecclesiastico, sopratutto lontano dalle telecamere. A tal proposito, ieri i carabinieri del nucleo investigativo, sotto il diretto controllo del comandante Vicenzo Nicoletti, hanno dato il via al primo valzer di interrogatori. In caserma sono sfilate le colleghe di lavoro delle due donne, ma anche la direttrice. Secondo quanto trapela, sarebbero emersi nuovi dettagli, anche se in molti casi si è tentato di ricondurre tutto a «modi ruvidi» nell’azione educativa finalizzata a calmare bambini con gravi disagi psichici e fisici. Le due educatrici allontanate dall’istituto, che hanno 32 e 35 anni, nel frattempo hanno ottenuto un avvocato d’ufficio, Sebastiano Sartoretto. «Le incontrerò lunedì (domani, ndr.), prima di allora non posso dire nulla», si è limitato a commentare.

Nel frattempo, anche l’ente ha deciso di tutelarsi legalmente, dando mandato all’avvocato Piero Barolo di acquisire gli atti che raccontano le angherie e i video che le hanno riprese. La segnalazione era arrivata ai carabinieri qualche settimana fa, pare da alcuni genitori, ai quali i figli avevano raccontato di aver subito dei soprusi da parte degli insegnanti. Sberle e schiaffoni in refettorio, all’ora di pranzo. Bambini con handicap psichici e fisici (tre quelli accertati, dell’età compresa tra i 3 e i 6 anni) che venivano costretti a ingoiare il cibo controvoglia. Botte. Spintoni. Atteggiamenti aggressivi che avvenivano spesso in mensa, ma anche in altri locali. Quasi sempre, di fronte ad altri bambini: più di una decina gli «spettatori» accertati. Spesso alla presenza di educatrici e assistenti che facevano finta di non vedere. Secondo quanto era stato riferito agli inquirenti, i bambini vittime degli abusi avevano iniziato a modificare il loro comportamento. Erano nervosi quando vicino a loro c’erano le assistenti che li maltrattavano. Ma nessuno pare facesse qualcosa e così sono dovuti intervenire i carabinieri.

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