mercoledì 31 agosto 2011

e ti pareva... facebook torna al centro della cronaca! ben 5 articoli di cronaca odierna per il noto social network


Facebook, tenta di adescare e incontrare bambina di 11 anni: arrestato

Nell’ultimo periodo, con la diffusione su scala mondiale dei social network, spesso le prime pagine delle cronache italiane e internazionali, vengono “affollate” da notizie relative ad abusi su minori, partite proprio dal web.
Sono numerosi infatti i casi nei quali ragazzini in tenera età, subiscono molestie e violenze di qualsiasi genere, da persone che frequentano internet.
Proprio dalla rete, in tali casi, partono i tentativi di “approccio” nei confronti di ragazzini indifesi delle fasce più basse d’età, e che spesso sfociano poi in violenze fisiche vere e proprie.
Le molestie, quindi, passano dalla sfera “virtuale” (quella di internet e dei social network), a quella “reale”.
E il caso questo di un ultimo episodio, verificatosi qualche giorno fa in Italia, e precisamente in un paese in provincia di Ravenna.
Protagonisti della vicenda, un giovane 29enne, e una ragazzina di soli 11 anni. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, originario della Puglia ma residente a Forlì, avrebbe iniziato il suo “contatto” con la bambina, a partire da Facebook, attraverso una richiesta d’amicizia.
Poi, nel corso del tempo, il giovane avrebbe iniziato a “spingersi oltre”, con avance vere e proprie e “proposte” e messaggi a sfondo sessuale nei confronti della 11enne.
Al culmine dell’“approccio”, il molestatore avrebbe proposto alla bambina un vero e proprio incontro, che si sarebbe quindi dovuto verificare nel ravennate qualche mattina fa.
L’intera vicenda è però giunta, prima dell’incontro in questione, in mano ai carabinieri. E questo grazie all’intervento dei genitori della piccola vittima, i quali avrebbero scoperto l’incontro organizzato dal 29enne attraverso il noto social network.
All’appuntamento con il “molestatore”, al posto della 11enne, sono quindi giunti i carabinieri, i quali hanno provveduto all’arresto del giovane.

Pedofilia, Facebook per adescare bambini: arrestato 44enne a Modena



Tentava di contattare i bambini attraverso l’utilizzo di social network (in particolare Facebook), per poi cercare di incontrarli e adescarli all’uscita da scuola.
Questa la vicenda, avvenuta a Modena, e che ha portato all’arresto di un 44enne.
Il provvedimento, è stato eseguito ai suoi danni al termine delle indagini condotte dalle forze dell’ordine, le quali sono state in qualche modo “coadiuvate” dal supporto di alcunigenitori dei bambini della scuola in questione.
Nella fattispecie, questi ultimi hanno segnalato, alle autorità competenti, la presenza costante e sospetta, all’ingresso dell’edificio scolastico modenese (una scuola secondaria di primo grado), di un uomo, che si è rivelato essere il 44enne attualmente ai domiciliari. 
A conferma di tale tesi, il padre di uno dei ragazzini ha inoltre scattato alcune foto all’uomo mentre si trovava all’esterno della scuola media.
Dopo i primi accertamenti da parte della Polizia Postale, gli agenti si sono recati a Soliera (Modena), a casa dell’uomo, originario di Taranto, per effettuare una perquisizione.
Durante queste ultime ricerche, gli inquirenti hanno rinvenuto il computer dell’uomo, all’interno del quale erano contenuti gli elementi-chiave che hanno fatto scattare le manette.
Nella memoria del suo pc sono state infatti ritrovate circa 400, tra immagini e file, che ritraevano bambini, i quali erano state prelevate direttamente dal web.
L’uomo è stato quindi arrestato con l’accusa di detenzione di materiale pedo-pornografico. A parte il tentativo, da parte del 44enne, di adescare i ragazzini attraverso i numerosi profili da lui stesso aperti su Facebook, gli inquirenti al momento non hanno riscontrato nessuna prova evidente di molestie o violenze dirette ai danni dei bambini della scuola. Lo stesso uomo, però, era già noto alle autorità per aver compiuto, in passato, episodi di violenza sessuale ai danni di minori.





Treviso, adesca minori su Facebook: arrestato

Era riuscito a ottenere la fiducia delle minorenni grazie a un falso profilo su , nel quale dichiarava di essere una donna.
Le ragazzine, vittime del raggiro, avevano poi inviato al loro aguzzino anche delle foto di nudo, e con una di esse l’uomo era riuscito anche ad avere un rapporto sessuale.
Gli agenti della polizia di Treviso hanno però messo fine al tutto arrestando il protagonista della vicenda, un 35enne residente nel trevigiano.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo avrebbe ottenuto l’amicizia (su Facebook) da parte di ragazzine, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, in cambio della promessa di un futuro nel mondo dello spettacolo.
Il 35enne, fingendosi, come detto, una donna, era riuscito ad attrarre le giovanissime nel raggiro, raccontando loro della possibilità di “successo”, in virtù di un fantomatico “fidanzato” operante appunto nel mondo dello spettacolo.
Le minorenni avrebbero inoltre inviato a quest’ultimo numerose fotografie personali, per una eventuale “valutazione”. Durante le perquisizioni, avvenute ai danni dell’uomo durante le fasi dell’arresto, la polizia ha infatti rinvenuto centinaia di immagini pedopornografiche, delle quali il 35enne era venuto in possesso grazie alla truffa da egli stesso architettata.
Gli inquirenti, aiutati nelle indagini anche dalle dichiarazioni fornite delle stesse vittime, avrebbero infine scoperto che il 35enne era riuscito addirittura a estorcere un “incontro” sessuale a una delle ragazzine “adescate” sul noto social network.

Insegnante adesca l’alunna su Facebook e la molesta, arrestato

Facebook torna al centro della cronaca per un nuovo presunto episodio di molestia partito proprio dal social network creato da Zuckerberg.
Un’insegnante 40enne romano, infatti,  molestava le proprie alunne contattandole su Facebook per poterle incontrare al di fuori dell’ambiente scolastico, sicuramente non con intenti istruttivi.
Il professore, che esercitava la propria professione nell’Istituto Superiore di Colleferro (vicino Roma)  è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di molestie sessualinei confronti di una sua allieva, minorenne. Le indagini condotte dai militari dell’Arma hanno portato alla luce le attenzioni che il docente riservava anche ad altre compagne di scuola della ragazza.
A denunciare le molestie sessuali dell’insegnante è stata la stessa vittima, lo scorso mese di gennaio, dopo aver trovato il coraggio di confidarsi con alcuni professori e con la consulente psicologica dell’Istituto. La vittima ha raccontato agli inquirenti che i primi approcci erano avvenuti sul più famoso social network durante gli ultimi mesi dell’anno scolastico 2009-2010.
L’allieva, ancora minorenne, invaghitasi del docente, ha accettato le avances di quest’ultimo e si è recata ad un incontro serale che ha avuto luogo nell’automobile dell’accusato. Proprio durante quel primo appuntamento, l’insegnante l’avrebbe molestata.
Le indagini accuratamente svolte dai carabinieri di Colleferro hanno permesso di scoprire che l’uomo aveva tentato diversi approcci simili, usando la chat di Facebook per contattare anche altre studentesse.
Il Tribunale di Velletri  ha emesso un’ordinanza di arresto ai domiciliari a carico dell’insegnante in quanto ha considerato l’eventualità della reiterazione del reato nella scuola.

Facebook, rischio depressione per bambini e adolescenti

L’utilizzo dei social network, e in particolare di , quello più diffuso a livello globale, può avere effetti negativi sulla psiche dei bambini e degli adoloscenti, tanto che alcuni di loro possono andare incontro alla depressione.
Il monito proviene dalla American Academy of Pediatrics(AAP) che ha esposto i risultati di una sua ricerca in un rapporto clinico intitolato “L’impatto dell’utilizzo dei social media su bambini, adolescenti e famiglie”.
Non soltanto l’avere meno amici su Facebook rispetto ai propri compagni di classe potrebbe indurre alcuni giovanissimi in stati depressivi, ma anche la semplice lettura dei post e dei messaggi più felici da parte degli altri piccoli utenti, così come il maggior numero di commenti ricevuti, potrebbe provocare una crisi dell’autostima.
In realtà, lo studio curato dalla AAP è prevalentemente rivolto ai genitori, i quali dovrebbero avvicinarsi senza timore alle nuove tecnologie offerte dalla rete per comprendere meglio i propri figli e adottare le misure necessarie ad aiutarli in un periodo particolarmente delicato del loro sviluppo psichico.
“Per alcuni adolescenti i social network sono la via principale di interazione sociale, più dell’andare in un centro commerciale o a casa di un amico”, ha infatti spiegato la dottoressa Gwenn O’Keeffe, una dei coautori della ricerca: “I genitori hanno bisogno di capire meglio queste tecnologie, così da poter interagire col mondo online dei loro figli”.
Di fatto, ha spiegato ancora la dottoressa, “una gran parte dello sviluppo sociale ed emotivo di questa generazione avviene quando si è su internet e si utilizzano i cellulari”, tanto che “per alcuni giovani il fascino dei social network è difficile da resistere, e la cosa può interferire con i compiti, il sonno e l’attività fisica”.
Proprio per questo, ha continuato la O’Keeffe, “è importante per i genitori capire come i loro figli utilizzino questi social media così da valutare gli appropriati limiti al loro utilizzo”. Se la propria prole frequenta abitualmente Facebook, in definitiva, i genitori farebbero bene a creare un account sullo stesso social network e a stare vicino ai propri bambini anche nel mondo virtuale.

Pedofilia:molestava bimbi lungo pista ciclabile, anziano arrestato


L'uomo gia' in passato si era reso responsabile fatti analoghi


VICENZA, 31 AGO - I Carabinieri della Compagnia di Valdagno hanno arrestato un 76enne di Cornedo Vicentino che avrebbe molestato sessualmente bambini minori di anni 14 lungo la pista ciclabile che costeggia il fiume Agno. L'anziano già in passato era finito in manette per fatti analoghi. Le indagini proseguono comunque per verificare se ulteriori violenze siano state compiute dall'uomo e non denunciate dalle piccole vittime.(ANSA).

Pedofilia: Rignano; processo a rischio, tar deciderà su giudice

ROMA, 31 AGO - Si conoscera' domani la decisione del Tar del Lazio sulla richiesta di sospensione del provvedimento col quale il Csm ha revocato la partecipazione, come esaminatore, del giudice Marzia Minutillo Turtur al concorso in magistratura. Si tratta del magistrato che e' componente, tra l'altro, del collegio che si sta occupando a Tivoli del processo per i presunti abusi alla scuola materna 'Olga Rovere' di Rignano Flaminio e che rischia di dovere ripartire da zero qualora non fosse accolto il suo ricorso.(ANSA).

Don Mazzi: abolire i seminari per minori, la pedofilia inizia lì


"Le risposte sui casi di abuso non mi hanno convinto". Per il prete serve "un nuovo Concilio ma con questo Papa non ci sarà"

Don Mazzi: abolire i seminari per minori, la pedofilia inizia lì
Roma, 31 ago. (TMNews) - Don Antonio Mazzi fa la sua proposta per risolvere il problema della pedofilia nella Chiesa: "Le risposte della Chiesa in merito ai casi di pedofilia che sono emersi in questi ultimi tempi, non mi hanno convinto. Andrebbero aboliti i seminari per i minori. L'errore inizia da lì", ha affermato nel suo intervento alla Festa Democratica Nazionale di Pesaro.

"La preparazione non va fatta nei seminari. La formula da 'allevamento nel pollaio' - ha denunciato- non è al passo coi tempi. Chi vuole diventare prete, deve studiare da casa facendo di tanto in tanto verifiche con il proprio direttore spirituale, ma, ad adolescenza finita, il seminario è un luogo che castra, non è un luogo naturale. Bisogna trovare un iter più aderente alla realtà per chi vuole diventare prete, cosi che fino a 19-20 anni si possa vivere anche l'aspetto affettivo e sessuale".

"Io non sono andato in seminario - ha detto ancora il fondatore della comunità Exodus - e se ci fossi stato non sarei mai diventato prete".

Parlando più in generale dei problemi della Chiesa cattolica, "bisogna fare - ha affermato anche don Mazzi- un altro Concilio Vaticano nel quale mettere sul tavolo i grandi problemi della Chiesa: il problema dei preti, quello dei matrimoni, dei sacramenti, del dialogo con le altre religioni. Io ci spero. Non sarà questo Papa, ma spero si possa dibattere questi grandi temi, perché sono i temi del 2000".

martedì 30 agosto 2011

Stuprata fuori dalla discoteca: Una condanna


Tre anni di reclusione per aver stuprato una minorenne all’uscita della discoteca. Al momento, dopo il primo grado di giudizio che si è svolto con rito abbreviato, per Louis Jean Francois Palmyre, il giudice ha ritenuto sufficiente la misura dell’obbligo di presentarsi ai carabinieri di Palermo. Originario delle Isole Mauritius, il trentenne è infatti residente del capoluogo siciliano. Ma nel luglio del 2010 si trovava in Maremma, quando in una nota discoteca della costa ha puntato gli occhi per la prima volta sulla sua preda.
Lei era lì con gli altri amici. Era stata a cena con i genitori, poi aveva preso il motorino ed era passata dalla nonna. Aveva incontrato il gruppo al solito posto e poi la tappa finale della serata, a ballare. Dopo la serata si è poi fatta riaccompagnare a casa della nonna, dove aveva lasciato il motorino. È salita in sella, ha acceso. Ma in un attimo ha avuto la sensazione che qualcosa avesse afferrato il suo motorino e gli impedisse di muoversi. Ha appena fatto in tempo a voltarsi, quando quel qualcosa ha afferrato anche lei, per un braccio e per una gamba.
Travolta dalla forza dell’aggressore ha tentato di resistere. Ha tentato di opporsi con calci e pugni, annaspando. «Adesso stai un po’ con me» le ha detto quella voce. Una mano troppo forte da fermare le ha strappato i vestiti e la biancheria. E l’ha penetrata. Il dolore le ha dato la forza di urlare più forte, e solo a quel punto lui ha deciso che poteva bastare. Si è voltato ed è scomparso, dietro i giardini pubblici, inghiottito da quel buio dal quale era uscito. Lei ha raccolto il motorino, reggendosi a stento sulle proprie gambe. È partita ma ha perso la borsa dopo pochi metri, si è fermata, è tornata indietro. Il giorno dopo ha raccontato tutto agli amici e ai genitori.
E quindi, ai carabinieri. Finché una sera, nella stessa discoteca, ha riconosciuto gli occhi che le si erano di nuovo posati addosso. Ha chiamato i carabinieri. Lo hanno fermato. E ha confessato. Le attenuanti generiche e la riduzione di pena per il rito abbreviato hanno fissato la condanna a tre anni di reclusione. In attesa che passi in giudicato, per lui il giudice ha disposto come misura cautelare prima l’obbligo di dimora, poi quello di presentarsi ai carabinieri per firmare. Per la ragazza, 25mila euro di risarcimento.

Prostituzioni: 2.000 bambini si “vendono” in strada


ROMA. Non arretra -ma anzi sembra consolidarsi- il fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori a scopo sessuale. Ma anche di accattonaggio, in attività illegali o nel lavoro. Uno sfruttamento che coinvolge migliaia di minori, per lo più stranieri: ragazze rumene, nigeriane, albanesi, nordafricane ma anche maschi rumeni, magrebini, egiziani, afgani e Rom rumeni e della ex Jugoslavia. Sono alcune delle principali linee di tendenza del fenomeno della tratta e sfruttamento dei minori, secondo il nuovo dossier di Save the Children “I piccoli schiavi invisibili”. Diffuso alla vigilia della Giornata Onu in Ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione, il dossier contiene anche i risultati di una rilevazione sulla tratta e sfruttamento sessuale dei minori realizzata in 15 regioni italiane in collaborazione con l’associazione On the Road-Consorzio Novaattraverso questionari e interviste a operatori, che hanno basato le loro conclusioni sui dati relativi ai minori intercettati nelle loro attività di unità di strada o di accoglienza, dal maggio 2010 al maggio 2011.
Per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale, si stimano fra i 1.600 e i 2.000 i minori sia femmine che maschi coinvolti in prostituzione su strada. Una porzione significativa rispetto alla prostituzione adulta stimata fra le 19.000 e le 24.000 unità. E crescente e allarmante è lo sfruttamento sessuale indoor, nel chiuso di appartamenti: sarebbe 3 volte superiore a quello su strada, con una presenza di minori pari a circa il 10% sul totale degli adulti coinvolti. Nascoste agli occhi di tutti, le giovani vittime sono difficilmente raggiungibili da parte degli operatori sociali e di chi voglia aiutarle ad uscire da una vita da incubo.
“Nonostante i molti passi avanti fatti, anche a livello legislativo, sia sul versante della lotta al traffico e allo sfruttamento di minori che della identificazione e aiuto delle vittime, rileviamo con preoccupazione una resistenza e persistenza del fenomeno”, commenta Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa Save the Children Italia. “Lo sfruttamento avviene sempre di più al chiuso, anche a seguito degli interventi di contrasto da parte delle forze dell’ordine. Per le minori vittime, questo comporta il rischio di subire uno sfruttamento ancora più feroce e invisibile, anche agli occhi degli operatori sociali che vogliano aiutarle. Per altro verso le tecniche di assoggettamento si sono affinate. Gli sfruttatori hanno per esempio scoperto la forza del controllo tra ‘pari’, avvalendosi dei minori stessi per esercitare il controllo sui loro compagni”.
“A questo quadro”, spiega ancora, “bisogna aggiungere il fatto che dietro la gran parte di queste minori ci sono situazioni di grande povertà, bisogno ed emarginazione su cui fanno leva le organizzazioni criminali. E’ il caso per esempio delle donne e ragazze nigeriane di cui rileviamo un aumento degli arrivi via mare da Lampedusa proprio in queste ultime settimane. Non si può escludere che fra di esse ci possano essere vittime di tratta, anche in ragione del fatto che, come le stesse Nazioni Unite documentano, sono quasi 6.000 ogni anno le nigeriane che vengono portate in Europa per essere sfruttate. Save the Children sta monitorando con attenzione la situazione delle minori non accompagnate”.
La tratta a scopo di sfruttamento sessuale – La rilevazione di Save the Children e On the Road conferma che il gruppo di minori principalmente vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale è costituito da ragazze provenienti dalla Romania (46%) e dalla Nigeria (36%) seguite da ragazze albanesi (11%) e del Nord Africa (7%). Le minori rumene, in quanto cittadine comunitarie e in possesso di documenti, giungono in Italia in modo abbastanza agevole, spesso con la promessa di un lavoro, insieme a fidanzati o comunque a persone di cui si fidano. Una volta in Italia l’assoggettamento può avvenire in due modi: con la violenza o, al contrario, attraverso uno pseudo-legame affettivo. Questa seconda forma è costruita ad arte dallo sfruttatore che fa percepire alla minore l’esperienza della prostituzione come funzionale ad un progetto comune di coppia. Si stabilisce così un vincolo psicologico difficile da rompere. Nell’assoggettamento delle ragazze entra in gioco, sempre più spesso, il ruolo del controllo fra “pari”: lo sfruttatore cioè può decidere di imporre a una coetanea delle ragazze il compito di esercitare per suo conto il controllo sulle giovani, le quali hanno in genere più reticenze a ribellarsi a quanto dice “una di loro”, poiché questo significherebbe essere escluse dal gruppo.
Le ragazze nigeriane costituiscono il secondo gruppo numericamente più consistente di vittime di tratta e sfruttamento. Giungono in Italia con falsi documenti e generalità, insieme alla propria sfruttatrice, fatta passare come una sorella o parente, via mare o in aereo, spesso avendo già subito violenza nel proprio paese o durante il viaggio. Per quanto riguarda l’ingresso via mare, in particolare a Lampedusa, si è registrato un incremento consistente di arrivi dalla Nigeria: fra aprile-agosto sono approdati sull’isola 4.935 migranti nigeriani, di cui 984 donne, 194 minori non accompagnati e 89 minori accompagnati persone, con un picco massimo nella prima metà del mese di agosto, momento in cui sono arrivati secondo le stime di Save the Children, circa 2.170 migranti nigeriani, di cui 388 donne, 89 minori non accompagnati (prevalentemente adolescenti femmine) e 23 minori accompagnati. In varie parti d’Italia, tanto gli operatori che operano sulla strada, tanto quelli che operano all’interno dei centri per migranti segnalano l’alta probabilità che tra le migranti nigeriane in arrivo vi siano vittime di tratta e sfruttamento. Save the Children ha già individuato alcuni potenziali casi che sono in fase di approfondimento. Le giovani nigeriane costrette a prostituirsi nel nostro paese, sono sottoposte a un ferreo controllo da parte delle connazionali durante l’attività di prostituzione alla quale sono costrette e convinte anche attraverso riti tradizionali, con cui si vincolano a ripagare un debito molto elevato maturato con il viaggio. A differenza delle ragazze rumene, spesso il loro guadagno consiste solo nel vitto e nell’alloggio. La paura di essere fermate dalle forze dell’ordine ed espulse se riconosciute maggiorenni, le spinge a lavorare in luoghi isolati, il che rende molto difficile il loro “aggancio” da parte dalle associazioni che vogliano aiutarle ad emergere dalla situazione di sfruttamento.
Lo sfruttamento sessuale di minori maschi - Ad essere coinvolti in sfruttamento sessuale, particolarmente nelle grandi città italiane come Roma e Napoli, sono adolescenti Rom, di età fra i 15 e 18 anni. Risultano essere di recente arrivo e con un vissuto legato alla strada. Alcuni di essi lavorano come lavavetri di giorno ai semafori per poi prostituirsi durante la notte, in luoghi della città conosciuti per la prostituzione maschile, o nei pressi di sale cinematografiche con programmazione pornografica, saune e centri massaggi per soli uomini.
Accanto ai minori Rom sono coinvolti nella prostituzione anche minori maghrebini e rumeni. I primi in genere finiscono nel “mercato del sesso” per arrotondare lo stipendio guadagnato di giorno ai semafori. Per i secondi invece la prostituzione è la principale fonte di guadagno. In genere i minori maschi che si prostituiscono si muovono per lo più in gruppo e sottostanno a dei leader che sono anche quelli che procurano loro clienti particolari disposti a pagare cifre consistenti, per poter godere di prestazioni di lungo periodo. Questa pratica registrata solo su Roma e Napoli, è nota come “affitto”: nel periodo specificato il minore vive infatti con il cliente. La prostituzione “al chiuso” in appartamento, night, centri massaggi – E’ un fenomeno sommerso ma di notevoli proporzioni e che comporta uno sfruttamento più pesante, visto il controllo esercitato dagli sfruttatori sulle vittime e la limitata capacità delle operatori delle organizzazioni che operano su strada di raggiungerle. La presenza di minori, in particolare, è sempre più spesso attestata ed in significativa crescita come emerge ad un’analisi attenta delle riviste di annunci espliciti di vendita di sesso a pagamento da cui si evince la giovanissima età di molte prostitute. Si stima che la prostituzione indoor sia 3 volte la prostituzione su strada e che i minori in essa coinvolti siano almeno il 10%. Le ragazze vittime tendono a negare la loro minore età temendo –condizionate dagli sfruttatori– di poter essere arrestate.
Tratta e sfruttamento nell’accattonaggio - Sono principalmente di etnia Rom e provengono dai paesi della ex Jugoslavia e dalla Romania, i minori coinvolti nell’accattonaggio. Ma si registra una presenza anche di minori provenienti dal Marocco, dal Bangladesh e dall’Africa subsahariana. Nelle regioni dell’Italia meridionale mendicano anche ragazzi italiani. Per quanto riguarda il genere, le femmine sono più numerose dei maschi perché la tradizionale divisione dei ruoli nei gruppi Rom, ancora seguita da molti, vuole che i ragazzi, dopo i 14 anni, si dedichino alla raccolta del rame. Alcune delle adolescenti Rom sono madri e mendicano con i neonati in braccio.
Minori egiziani e afgani: due gruppi a rischio. 5.850 minori supportati da Save the Children -Sono minori che – giungendo in Italia da soli, “non accompagnati” – sono esposti al rischio di subire sfruttamento. Sono 6.340(6) i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia: Afganistan, Tunisia, Egitto e Marocco i principali paesi di provenienza. I ragazzi egiziani giungono in Italia con un forte determinazione a lavorare per contribuire al proprio sostentamento e a quello delle famiglie che, d’altra parte, pagano ai trafficanti (“smugglers”) cifre notevoli – anche fino a 8.000 euro – per garantire loro il viaggio verso il nostro paese. Alla ricerca dunque spasmodica di un lavoro i minori egiziani – come rilevato da Save the Children attraverso le sue attività di protezione di almeno 5.850 minori migranti non accompagnati fra il 2010 e il 2011 – possono finire in circuiti di sfruttamento lavorativo, per esempio nel settore ortofrutticolo con “guadagni” giornalieri di pochi euro, o cadere vittime di organizzazioni criminali per essere sfruttati nello spaccio di sostanze stupefacenti. L’Italia si conferma un paese di transito per i minori afgani, spinti a partire dall’Afganistan o dal Pakistan o dall’Iran, dove spesso le loro famiglie decidono di rifugiarsi per sottrarsi alla guerra. Pur di raggiungere la meta – cioè il più delle volte i paesi del Nord Europa – sono disposti a tutto: vivere su strada, fare lavori pericolosi e non retribuiti fino anche a prostituirsi o compiere attività illegali.
Le raccomandazioni di Save the Children - “In relazione alla sempre maggiore complessità e spesso invisibilità della tratta e sfruttamento dei minori, è necessario che tutti gli attori coinvolti nel contrasto al fenomeno e nel sostegno ai minori operino in coordinamento e sinergia”, commenta Raffaela Milano.“Per questo è cruciale adottare una strategia e un piano nazionale di lotta alla tratta, che ancora non vede la luce ormai da troppo tempo. E’ poi necessario elaborare delle linee-guida per la presa in carico e l’assistenza alle vittime di tratta, con particolare attenzione ai minori e affinare gli strumenti per l’identificazione delle vittime. Save the Children a riguardo ha redatto un manuale che ha portato a conoscenza di tutti gli operatori del settore. Occorre anche Potenziare il sistema nazionale anti-tratta, attraverso una dotazione finanziaria che assicuri il rafforzamento dei servizi, tra cui le case di fuga, le unità mobili e il coinvolgimento di operatori altamente qualificati e di mediatori culturali, al fine di proteggere le vittime in modo adeguato, conquistando la loro fiducia e garantendo il loro ascolto. L’ottica è quella di un approccio integrato che assicuri la protezione dei minori e degli adulti che sono vittime di tratta e grave sfruttamento oltre che il contrasto alla criminalità. Per quanto riguarda in generale l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, è necessario definire tramite una apposita previsione di legge l’istituzione di un sistema nazionale per la loro protezione che assicuri un’accoglienza adeguata, diffusa sul territorio nazionale, con risorse certe dedicate ed una chiara definizione dei livelli di responsabilità tra Stato centrale, Regioni e Comuni. Bisogna infine lavorare anche con i paesi e le comunità di provenienza delle vittime o potenziali vittime, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione. Save the Children ha per esempio avviato un progetto in Egitto e in Italia che prevede una serie di azioni tese a informare le famiglie e le comunità di provenienza di questi minori migranti sui rischi della migrazione e sulle sue prospettive”.