martedì 14 aprile 2015

Abusi su minori disabili, chiesto processo per un fisioterapista


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ENNA. Il suo lavoro, in una struttura riabilitativa della provincia di Enna, lo metteva in contatto con dei bambini. E lui ne avrebbe approfittato, subdolamente, per rubare l'innocenza a un dodicenne e a un ragazzo di sedici anni, che gli erano stati affidati per compiere delle terapie psico-motorie, mostrando loro immagini porno e cercando di indurli a compiere o subire atti sessuali.
La Procura di Enna ha chiesto il rinvio a giudizio dello psicomotricista di 48 anni arrestato, ai domiciliari, il 21 novembre scorso, dalla sezione di Pg della Polizia di Stato in Procura, su mandato del Gip Luisa Maria Bruno. Le gravi accuse sono corruzione di minore e violenza sessuale aggravata.E dall'altro ieri quell'uomo è alla sbarra, dinanzi al Gup Vittorio La Placa. Il giudice deve decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, ma i suoi difensori, gli avvocati Maria Giambra e Antonio Impellizzeri, hanno chiesto un rinvio per valutare l'ipotesi di chiedere un giudizio abbreviato, condizionato all'audizione di un esperto.

Due casi di pedofilia a Napoli

Questa volta si parla di pedofilia a Napoli, dove un uomo, presunto pedofilo, di 48 anni sarebbe stato arrestato e un padre quarantenne avrebbe abusato del figlio undicenne per vendere poi le immagini sul web. Storie orribili. Ad incastrare il 48enne è stato il fatto per cui è stato colto in flagrante, ovvero ha circuito e convinto un ragazzino di 16 anni a prostituirsi con lui, ma appunto “carpito” nel momento del reato è stato arrestato dai carabinieri a Napoli. L’uomo ha promesso 10 euro a un minore per convincerlo a prostituirsi con lui, il fatto che il ragazzo abbia accettato dimostra la gravità del momento economico e socio-culturale in cui viviamo. Un 48enne originario della provincia di Napoli, rimasto anonimo, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Poggioreale in flagranza per atti sessuali su un minorenne.L’arresto è avvenuto ieri pomeriggio: i militari hanno notato il 48enne aggirarsi con fare sospetto per le strade dell’area orientale di Napoli finché si è avvicinato a un ragazzino, poi rivelatosi essere 16enne. Dopo aver chiacchierato i due si sono quindi diretti in una zona isolata. I carabinieri si sono avvicinati a piedi e hanno colto il 48enne in flagranza di reato. Sembrerebbe, dunque, che la problematica della pedofilia continui a crescere per moltissimi giovani senza futuro che vengono raggirati per pochi euro. Nel corso della perquisizione a casa dell’uomo i militari hanno trovato e sequestrato un computer e una videocamera, materiale che verrà sottoposto ad esame tecnico per verificarne il contenuto. Dopo le formalità di rito il minorenne è stato affidato ai genitori e l’arrestato portato in carcere. Sempre accaduto a Napoli, un altro grave fatto di pedofilia, dove un padre, ora rinchiuso nel carcere di Poggioreale ha abusato del figlio undicenne per poi filmare il tutto e darlo sul web in “pasto” ai pedofili. Sono servite tre ore prima che il piccolo spiegasse allo psicologo e all’assistente sociale cosa fossero “le cose strane”. All’inizio non voleva parlarne. Ha solamente disegnato, in silenzio, davanti alla mamma e al fratello più grande. Poi pian piano ha raccontato cosa ha dovuto subire per oltre un anno. Lo ha fatto con le parole dei bambini, che forse, per chi deve ascoltarle, suonano ancora più crude di quelle degli adulti quando si tratta di violenze sessuali e abusi. Non ha parlato del resto, però. Quello non poteva conoscerlo. Non poteva immaginare che il suo papà fotografava le “cose strane” che facevano insieme e poi gettava le immagini in pasto al web: per invogliare la rete di pedofili nella quale questo 44enne di Napoli sguazzava a comprare le prestazioni sessuali del figlio, che a soli 11 anni, ai suoi occhi, non era solo un passatempo, ma anche una fonte di guadagno. Storie queste, che lasciano i brividi. Ma in cosa consiste la pedofilia? La pedofilia, cioè la presenza di fantasie erotiche, impulsi o comportamenti sessuali che coinvolgono bambini in età pre-adolescenziale è una deviazione sessuale con pericolose ricadute sociali la cui origine rimane in gran parte ancora oggi sconosciuta. Tale deviazione a carico della sfera sessuale sembra avere radici lontane nel tempo. La maggior parte dei siti di “Pedofilia culturale”(ossia siti che non contengono materiale pedopornografico esplicito ma contributi “pseudoscientifici” che tentano di legittimare sotto il profilo etico e culturale tale interesse perverso è vastissima. Purtroppo è una malattia che continua ad esserci nella nostra società, possiamo solo augurarci che venga contrastata sempre di più, in modo da salvaguardare il prima possibile le piccole vittime indifese.

Yoga e pedofilia: insegnante fa sesso con 7 ragazzini minorenni


Se fosse stata una suora sarebbe successo il putiferio. Invece questa notizia difficilmente la sentirete nelle reti televisive italiane.
La trentaquattrenne non era una suora ma una rilassata insegnante di yoga. Il contesto non era una parrocchia ma una festa ebraica. I bambini non erano chierichetti ma semplici ragazzini di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. L’insegnante prima si è ubriacata e poi ha fatto del sesso orale con tutti e sette. Ha poi confessato di non ricordare nulla a causa dell’alcool. Uno dei ragazzini ha anche fatto un video col cellulare.

Ottantenne arrestato per pedofilia

TAGLIACOZZO. Arrestato con l’accusa di essere un pedofilo. I carabinieri della compagnia di Tagliacozzo, al comando del capitano Edoardo Commandè, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di un uomo di quasi 80 anni di Tagliacozzo. L’uomo è accusato di aver molestato un ragazzino del posto, di meno di 14 anni. Le indagini dei militari si sono mosse su segnalazione di alcune persone che sono venute a contatto con il ragazzo. I carabinieri hanno lavorato sul caso per mesi. L’anziano è stato arrestato su disposizione del magistrato Maurizio Maria Cerrato. Alla vista dei carabinieri l’uomo ha accusato un malore ed è stato necessario l’intervento dei soccorritori del 118. In questo momento si trova all’ospedale di Tagliacozzo per dei controlli.

lunedì 6 aprile 2015

Catania: prostituzione minorile, 2arresti


Due persone sono state arrestate e una terza denunciata nell’ambito di un’operazione della polizia che ha portato alla chiusura di tre centri benessere a luci rosse, a Catania. Ai domiciliari sono finite 2 persone che dovranno rispondere di sfruttamento della prostituzione minorile.
Gestivano due centri . Nel primo erano presenti due “massaggiatrici”, impegnate con i relativi clienti: tutti sono stati accompagnati in questura per essere identificati e sentiti in qualità di testimoni. Nel secondo centro  la situazione è stata ben diversa: in una saletta erano in attesa diversi clienti e, nelle sale interne, due “massaggiatrici”, delle quali una minorenne, erano impegnate, in reggiseno e slip, con altrettanti clienti, uno dei quali completamente nudo.
Quest’ultimo, peraltro, è un cittadino extracomunitario irregolarmente presente sul territorio nazionale e per lui sono state avviate le pratiche di natura amministrativa a cura dell’Ufficio immigrazione della questura. Qui, alla presenza di un familiare avvisato dai poliziotti, la minorenne ha raccontato squallide storie di massaggi che sotto l’esplicita denominazione “touch me” e “body to body” nascondevano particolari prestazioni sessuali che, seppur non sfociavano in veri e propri rapporti, avevano come scopo il raggiungimento dell’eccitazione del cliente attraverso lo strofinio e la palpazione dei corpi e delle parti intime. A tali abusi la minore avrebbe dovuto ripetutamente sottostare per un compenso di 10 euro per volta.
Scoperto anche un listino prezzi, esposto in modo ben visibile all’interno dei locali, grazie al quale il cliente avrebbe potuto scegliere un massaggio “normale” oppure uno “particolare” con un semplice sovraprezzo di 25 euro. Al termine dei controlli i due locali sono stati chiusi e sottoposti a sequestro.

Un'adolescente romena costretta a prostituirsi, tra gli arrestati c'è anche la madre


Partita dalla Romania e giunta in Italia, come tante altre ragazze era costretta a prostituirsi, in questo caso sulle strade di Roma. Una storia come tante, se non fosse che la ragazza in questione ha solo 16 anni e soprattutto che, stando all'inchiesta, la madre e il compagno di lei sapessero tutto e si accaparravano una parte dei soldi guadagnati dall'adolescente e a loro spediti attraverso i servizi di money transfer.
Per questo, i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza per l’applicazione di misure cautelari nei confronti di sei persone, responsabili dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione esercitata in strada dalla minorenne. In cinque sono finiti agli arresti, per un altro è stato disposto solo l'obbligo di firma.
Le indagini sono partite grazie alla denuncia della zia della ragazzina, che vive in provincia di Bergamo e che si era preoccupata dopo le telefonate in cui le veniva raccontato di come fosse stata portata in Italia per prostituirsi. Il tutto avveniva nel luglio 2014.

Tra i denunciati, anche numerosi clienti della minorenne. Mentre, come detto, in manette sono finiti anche la madre e il suo compagno, raggiunti in Romania dal mandato di arresto europeo perché non solo consapevoli dell’attività svolta dalla giovane, ma parte attiva se venisse confermato che a loro andavano parte dei proventi.

Vendono la figlia di 11 anni all’orco di 60 in cambio di regali


 Costringevano la loro bambina, di appena 11 anni,attraverso percosse e umiliazioni, a concedersi all'orco 60enne, un italiano finito in manette assieme ai genitori della piccola, una coppia di sessantenni. 
La Procura di Roma ha chiesto ora il rinvio a giudizio per i tre: secondo l'accusa, i genitori vendevano la piccola all'uomo, affinché soddisfasse i suoi desideri, in cambio di regali e soldi; talvolta, persino, la spesa al supermercato. 
Le accuse a cui dovranno rispondere sono, a vario titolo, abusi sessuali su minore, sfruttamento della prostituzione minorile e maltrattamenti..

Spose bambine: quando matrimonio fa rima con morte


Il fenomeno delle spose bambine è un tema che, purtroppo, non smette mai di essere attuale.
Nei Paesi in via di sviluppo- Cina esclusa- sono ben 70 milioni le ragazze che vanno incontro alla vita coniugale prima di compiere la maggiore età: una donna su tre tra i venti e i ventiquattro anni, infatti, si è sposata quando non ne aveva ancora compiuti diciotto.
Sono tantissime le famiglie che vendono (nel vero senso della parola) le loro figlie perché, in quanto femmine, sono ritenute meno produttive per l’economia familiare. Ma questo non è giusto. Essere mogli sottomesse e subire violenze non è giusto a nessuna età, figuriamoci a sette, dieci o quindici anni. Le bambine che vengono strappate così presto al nucleo familiare e alla loro cerchia di amici avranno, inoltre, conseguenze pesantemente negative per quanto riguarda la sfera affettiva, sociale e culturale.
Una problematica che, in quei posti, sembra essere del tutto normale, all’ordine del giorno. Non si rendono conto che la triste tradizione- se così può essere chiamata- del matrimonio precoce, altro non è se non unaviolazione dei diritti umani. E così, in posti come l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale, il 46% delle donne si sposa in tenera età, nell’età in cui di solito si dovrebbe giocare con i bambolotti e non prendersi cura di un bambino vero. Già, perché in questi Paesi- gli stessi in cui il tasso di mortalità infantile e di malnutrizione è sempre più alto- al matrimonio precoce segue il più delle volte, oltre all’ovvio abbandono degli studi, un altrettanto precoce gravidanza rischiosa per la neo-mamma e per il nascituro. Sono 7,3 milioni le spose bambine che ogni anno mettono al mondo un figlio, di cui due milioni sotto i quindici anni. Ma il corpo di una bambina ovviamente non è pronto per uno sforzo simile, e così i neonati che nascono da una minorenne hanno il 60% di probabilità in più di morire poco dopo la loro nascita, rispetto ai bambini che nascono da una ragazza che ha superato i diciannove anni. E le stesse bambine che si ritrovano improvvisamente a fare le mamme, quelle a cui i diritti umani vengono brutalmente negati, rischiano di morire per abusi sessuali o, appunto, per tentare di portare avanti una gravidanza o per fare un parto a cui non sono ancora pronte.
L’Unicef si batte da tempo per far fronte a questa terribile situazione, per la sensibilizzazione della comunità sui diritti delle bambine e delle ragazze, nella speranza di migliorare le leggi politiche e i servizi sociali dei Paesi in via di sviluppo. E, nonostante in cinque Paesi questa pratica continua a essere molto diffusa, l’Unicef è riuscita a ottenere un decremento piuttosto ingente del fenomeno.
Molte donne non capiscono quanto sia grave la questione. In particolar modo, le donne delle combattenti dell’Isis in Iraq e in Siria non sanno cosa comporti un matrimonio precoce, tanto da aver stilato il manifesto della perfetta musulmana- fortunatamente non ancora ufficializzato- che recita: “Le donne si possono sposare già all’età di nove anni o dovrebbero, comunque, arrivare al matrimonio entro i 16 o i 17 anni“.
Alcune bambine però, al contrario delle combattenti Isis, se ne rendono conto eccome, tanto da lottare con tutte le loro forze. La Giornata Internazionale delle Bambine è l’11 ottobre, ma sessanta bambine di Benisar- un piccolo villaggio nel deserto di Thar, nello stato del Rajasthan- hanno scelto di innalzare una bandiera per l’abolizione del matrimonio infantile lo scorso febbraio, perché un giorno su 365 non basta per guadagnarsi i diritti e non farsi strappare all’infanzia, non basta perché questa terribile tradizione continua a esistere.
Il terzo Paese al mondo con il numero più alto di spose bambine è la Nigeria, ma anche il Bangladesh in fatto di numeri non scherza e proprio lì ci sono innumerevoli casi di matrimoni e gravidanze precoci: Bakul è diventata mamma ad appena 15 anni; Rajbanu, invece, ha avuto la sua prima bambina a 14 anni e oggi, che ne ha 21, si trova con quattro figlie e un prolasso uterino che non può curare. Sempre dal Bangladesh vola fin qui la storia di Sherina che, a soli 24 anni, ha undici tragiche gravidanze alle spalle concluse con aborti, di cui cinque con bambini nati ma morti nei loro primi mesi di vita. È bengalese anche la coraggiosissima Arzina, che a 13 anni si ribellò a un matrimonio combinato con un ricco signore e che oggi, a 23 anni, si impegna per convincere i suoi compaesani a far studiare le proprie figlie anziché darle in sposa, spesso anche mandando all’aria le cerimonie.

Ma il Paese che, indubbiamente, contribuisce più di tutti a comporre (in)consapevolmente i tasselli della compravendita umana tramite i matrimoni precoci è lo Yemen, dove il 32% delle ragazze si sposa prima della maggiore età.
Così come Zainab, che a 12 anni è stata ceduta in sposa a un uomo di 45, lo stesso destino che è toccato alla sorella maggiore Ayan. Non ce l’ha fatta invece la piccola Rawan, che ad appena otto anni è morta la prima notte di nozze per un’emorragia interna causata dal marito 40enne di origine saudita che, dopo averla acquistata dal patrigno per 100mila rial (poco più di 2000 euro), ha voluto assolutamente avere un rapporto sessuale con lei. E, neanche a dirlo, non è stato arrestato, ma viene addirittura difeso dalle forze dell’ordine del suo Paese. Ha deciso di fuggire la yemenita Nada, 11 anni, che ha coraggiosamente rifiutato di sposarsi con un uomo tanto ricco quanto vecchio. È scappata affermando: «non voglio sposarmi, preferisco morire», ricordando come sua zia, a 13 anni, si suicidò dopo essersi cosparsa di benzina perché non sopportava più la sua vita coniugale. Nada non ha voluto imitare la sua coetanea Ghulam, che ha dovuto sposare il 40enne Faiz, ed è scappata salvandosi da un tremendo destino.

La storia più toccante proveniente dallo Yemen ha il volto e la forza di una formidabile bambina: Nojoud Ali, autrice del libro “Io, Nojoud, dieci anni, divorziata“.
Un libro che assapora il lieto fine, che spiega come la piccola Nojoud abbia rifiutato di essere l’ennesima schiava inerme. Nojoud è stata costretta a sposare un 30enne mai visto prima quando aveva solamente otto anni. Un uomo che l’ha picchiata, obbligata a rinnegare la sua infanzia, che aveva promesso di aspettare le sue prime mestruazioni per avere rapporti e invece, la stessa notte del loro matrimonio, ha abusato di lei con una violenza inaudita. Nojoud ha pianto senza mai essere ascoltata, con i genitori che al suo timido e disperato grido d’aiuto rispondevano: «Noi ormai non possiamo fare niente. Se vuoi, vai in tribunale da sola». La piccola non se lo è fatto ripetere due volte, e una mattina è andata al tribunale di Sana’a per ribellarsi alla terribile legge degli uomini, chiedendo il divorzio.
Oggi Nojoud è una studentessa libera, divorziata, che grazie all’indispensabile e prezioso aiuto di una donna è riuscita a porre fine al suo ingiusto matrimonio precoce; e se viene chiesto a Nojoud il motivo che l’ha spinta a scrivere il suo libro, nel quale racconta per filo e per segno il suo percorso, lei risponde: «Se vorrete conoscere la mia storia, forse anche la storia di tante bambine come me potrà avere un finale diverso».
E se il finale alternativo è fatto di abusi, gravidanze e morte, forse è il caso di sapere cosa ha subito la yemenita Nojoud e, come lei, milioni di altre bambine sparse in tutto il mondo. Perché a otto o a 15 anni è troppo presto per sposarsi, è troppo presto per morire.

abusi su 4 bimbe, fermati genitori di tre e un anziano

I carabinieri di Cosenza hanno fermato tre persone per reati riguardanti abusi su minori. Si tratta di un 74enne, A.T, gia' denunciato per gli stessi reati nell'agosto scorso, e dei genitori di alcune delle 4 bimbe coinvolte, I.L., 50 anni, e V.L., 46 anni, coppia di origine romena. Le accuse sono, a vario titolo, di pedopornografia, abusi su minori, violenza sessuale, pornografia minorile e adescamento di minorenni. I due genitori avrebbero concesso all'anziano di abusare delle loro figlie di 11, 12 e 13 anni, tra cui una disabile, in cambio di denaro, una cifra che si aggirerebbe intorno ai 40.000 euro negli ultimi tre anni. Coinvolta anche una quarta bimba di 11 anni, amica delle tre sorelline, ma i cui genitori erano all'oscuro della vicenda, tanto che adesso hanno anche loro denunciato l'anziano. Le bimbe e i genitori vivono nel capo Rom di Cosenza, lungo il fiume Crati. All'anziano i militari hanno sequestrato numerosi video, nei quali con dovizia di particolari sarebbero documentati gli incontri avuti con le piccole, cui l'uomo regalava ricariche telefoniche, qualche euro e piccoli oggetti. Poi pero' ricompensava generosamente i genitori delle tre. E a quanto pare anche il padre delle sorelline avrebbe abusato delle figlie piu' volte. I carabinieri stavano indagando sul caso quando, tre giorni fa, hanno saputo che i genitori delle bimbe, che erano scappati in Romania all'inizio delle indagini, erano tornati per prendere alcune delle loro cose lasciate nel campo. Da qui l'azione che ha portato ai fermi di oggi. Le indagini comunque continuano, perche' i carabinieri credono che possano esserci altre persone coinvolte nella vicenda. .

Il tema in classe smaschera gli abusi sulla bambina


L'insegnante aveva dato: “Quali sono stati i momenti più difficili della tua vita? Come ti sei sentito in seguito”. La ragazzina ha scritto: “...la cosa più brutta che mi potesse succedere è accaduta quando lui (lo zio) ha iniziato a provare a toccarmi…"

E’ stato un tema in classe a far luce sul dramma di due bambine. Anni di abusi sessuali coperti dal silenzio e dalla paura. Ieri un uomo di 38 anni, padre di una delle ragazzine e zio dell’altra, è stato condannato con il rito abbreviato dal giudice Silvia Cipriani a dieci anni di reclusione per violenza sessuale su minore, tanto quanto aveva chiesto il pm Sandro Cutrignelli. Da novembre questo padre sciagurato è in carcere, ma per sette anni — secondo le accuse — ha agito indisturbato in un piccolo comune della provincia di Firenze. Ha cominciato a molestare la nipote nel 2007, quando la bambina aveva 10 anni, poi nel 2009 ha messo le mani sulla figlia, che all’epoca non aveva ancora 9 anni, e l’ha sistematicamente violentata. Solo nel febbraio 2014 un compito in classe ha dato finalmente coraggio prima alla ragazzina più grande, poi alla più piccola, di confidarsi con le madri e di porre fine agli abusi.
Il tema era: “Quali sono stati i momenti più difficili della tua vita? Come ti sei sentito in seguito”. La ragazzina più grande ha scritto: “… ma la cosa più brutta che mi potesse succedere è accaduta quando lui (lo zio – ndr) ha iniziato a provare a toccarmi… faceva in modo che rimanessimo soli… voleva toccarmi, mi chiedeva di fare cose con lui ma io sono stata più forte e dopo 3 lunghi anni (molti di più, addirittura 7, secondo le accuse - ndr) ho detto tutto a mia mamma”. In seguito ha raccontato a una psicologa che a lungo non aveva detto niente a nessuno “per evitare che succedesse nuovamente un macello in famiglia”.
In famiglia, infatti, c’era stata nel 2007 una dolorosa separazione fra il padre e la madre della bambina più piccola. Dopo la separazione l’uomo, descritto come una persona violenta, manesca, che beveva, picchiava la moglie e spaccava tutto, aveva ottenuto dal tribunale dei minori di poter tenere la figlia  in giorni e notti prestabiliti. E ogni volta – ha raccontato la bambina – la violentava. Per anni lei ha taciuto. Aveva paura di lui, e si vergognava. Si era confidata soltanto con un’amica, che però non riusciva a crederci. Stava male. Era nervosa, irrequieta, non mangiava, non riusciva a dormire, si faceva dei tagli sulle braccia. A volte era “ingovernabile”. La mamma e il suo compagno pensavano che si trattasse di una fase della crescita, di un’adolescenza difficile. Non si erano accorti di quale dramma si nascondesse dietro l’irrequietezza della ragazzina. Non se ne era accorta  neppure la cuginetta più grande, che l’uomo voleva sempre portare con sé ogni volta che andava a prendere la figlia. Ma quando, ormai adolescente, è riuscita a parlare di quel che aveva subìto, ha avuto paura per la cugina piccola ed è riuscita a raccogliere le sue confidenze. E la bambina le ha raccontato tutto. “Il babbo mi ha violentata”. Ma non voleva dirlo a nessuno. “E’ il mio babbo, non posso fargli questo”, diceva. Ma alla fine la cugina l’ha convinta a dire tutto alla mamma.

Maltrattamenti in famiglia, arrestato un 36enne


Si è concluso con due arresti e cinque denunce un servizio straordinario di controllo del territorio effettuato dalla Compagnia Carabinieri di Trani in occasione delle festività Pasquali.
L’attività finalizzata al contrasto dei reati predatori ed al controllo di persone sottoposte a misure limitative della libertà personale è stata effettuata a Trani e nei comuni di Corato e Ruvo di Puglia in collaborazione con i militari delle locali Stazioni Carabinieri.
In particolare: a Ruvo di Puglia un 36enne è finito in manette con le accuse di maltrattamenti in famiglia, minacce, ingiurie e danneggiamento.
L’uomo è stato bloccato all’interno della sua abitazione dai militari intervenuti su segnalazione al numero di emergenza “112” effettuata da alcuni vicini. Lo stesso è ritenuto responsabile di aver, per futili motivi, aggredito e minacciato di morte la propria madre e sorella. Nella circostanza aveva anche danneggiato alcuni arredi e suppellettili. Le vittime, soccorse da personale sanitario del locale ospedale, hanno riportato lesioni giudicate guaribili in qualche giorno. Tratto in arresto il 36enne è stato condotto presso la casa circondariale di Trani.
A Trani stessa sorte è toccata ad un 36enne pregiudicato arrestato in esecuzione di un ordine per la carcerazione emesso sul suo conto dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Lecce dovendo lo stesso scontare una pena residua di 3 anni e 6 mesi di reclusione per furto e rapina. L’uomo è stato condotto presso la casa circondariale di Trani.
Sempre a Trani due persone sono state denunciate in stato di libertà per guida senza patente e per inottemperanza all’obbligo di dimora nel comune di Bari.
A Corato infine tre persone sono state denunciate per invasione di edifici e danneggiamento in concorso. I tre, previa effrazione della porta di ingresso, si sono introdotti in un’abitazione di proprietà del comune e in uso ad un 65enne, dove allo scopo di adattare la struttura alle loro finalità abitative hanno avviato lavori di ristrutturazione e tinteggiatura. L’appartamento è stato sottoposto a sequestro ed affidato all’avente diritto.

Pedofilia su web: 2 arresti e 2 denunce

 © ANSAUn giovane di 19 anni della provincia di Napoli ed un uomo di 44 della provincia di Agrigento sono stati arrestati dalla Polizia Postale e delle telecomunicazioni di Palermo perché nel pc di casa, su smartphone e tablet, avevano migliaia di video e di immagini pedopornografiche. Altre due persone sono state denunciate per lo stesso reato. Le accuse sono di detenzione e diffusione, tramite Internet, di tanti files contenenti scene di violenze sessuali nei confronti di bambini.

11enne violentato e venduto sul web, arrestato padre ”orco”


Le indagini sono partite un mese fa, per caso, nell’ambito di servizi di monitoraggio sul web su siti e chat frequentati da pedofili. L’arresto, con uno stratagemma, l’altro ieri.
In manette un orco, un insospettabile uomo di mezza eta’ che abita in un quartiere periferico di Napoli, la cui moglie si mostra sconvolta e sviene quando apprende dell’accaduto. L’uomo, che ha un lavoro e una famiglia all’apparenza normale, ha abusato del figlio 11enne per un anno, poi ha offerto ad altri la stessa possibilita’ a pagamento, pubblicando foto e annuncio in Internet. Proprio questo annuncio ha attirato l’attenzione di un agente specializzato in indagini di questo tipo, che ha contattato l’uomo e ne ha conquistato lentamente la fiducia fino a ottenere il suo numero di cellulare e poi prendere un appuntamento. Abboccamento concluso dalle manette. L’orco e’ ora a Poggioreale e il bambino affidato a specialisti.

In Francia preside confessa: ‘Ho stuprato alunni’. Era già stato condannato

Pedofilia, in Francia preside confessa: ‘Ho stuprato alunni’. Era già stato condannato
L'uomo ha raccontato di avere organizzato in classe, nascondendosi dietro un paravento, degli 'atelier del gusto' per "fare testare nuove esperienze" ai bambini con lo scopo di abusare di loro "per soddisfare la sua perversione"

Sesso orale con gli alunni e abusi sessuali filmati e fotografati. Il preside di una scuola a Grenoble in Francia ha ammesso di aver stuprato diversi bambini della prima elementare. L’uomo era già stato condannato nel 2008 a sei mesi di reclusione con la condizionale e all’obbligo di cure perché in possesso di immagini pedopornografiche. Il giudice però non aveva emesso alcun divieto per l’esercizio del suo lavoro con i bambini.
Il preside, quarantenne, posto in stato di fermo da lunedì, è indagato da oggi per “stupro aggravato, aggressioni sessuali e acquisizione e detenzione di immagini pedopornografiche”. L’uomo era arrivato nella piccola scuola di quartiere nel 2014 e i fatti risalgono agli ultimi tre mesi, a partire da dicembre. Il preside della scuola Mas de la Ras, a Villefontaine, nel dipartimento dell’Isère, ha raccontato di avere organizzato in classe, nascondendosi dietro un paravento, degli ‘atelier del gusto’ per “fare testare nuove esperienze” ai suoi alunni con lo scopo di abusare di loro “per soddisfare la sua perversione”. In particolare ha obbligato diversi scolari ad avere rapporti orali con lui.

L’uomo ha inoltre confessato alla polizia di essere in possesso di immagini pedopornografiche spiegando di avere una “dipendenza da diversi anni”. Secondo il procuratore della Repubblica di Vienne, il docente avrebbe inoltre fotografato e poi cancellato alcune aggressioni utilizzando delle videocamere posizionate in classe. Oggi, il preside è stato deferito al tribunale di Grenoble che lo ha incriminato nel pomeriggio. Durante il periodo del fermo, sono state presentate nove denunce, corrispondenti a nove studenti oggetto di violenze, tra cui sette bambine e due bambini.
Per far fronte alle polemiche la ministra dell’Educazione, Najat Vallaud-Belkacem e la collega alla Giustizia, Christiane Taubira, hanno annunciato l’apertura di un’inchiesta amministrativa congiunta “per fare luce su questo caso” e sulle “circostanze nelle quali l’autorità giudiziaria e l’Educazione nazionale hanno potuto avere informazioni relative a questa condanna”. Per poter insegnare infatti, i servizi dell’Educazione nazionale richiedono un estratto della fedina penale. Anche se, su questo documento, le condanne con la condizionale non sono indicate una volta espiata la pena. Nel 2011, quando il preside ha ripreso le sue funzioni in una scuola vicina, a La Tour-de-Pin, dopo un periodo di pausa di tre anni, è possibile che la sua condanna non sia stata menzionata. Questo tipo di condanna resta tuttavia inscritta su una particolare lista degli autori di reati sessuali. Ma le procedure di controllo non sono sistematiche.

sabato 4 aprile 2015

Assistente sociale confessa abusi su 114 disabili


I piccoli abusati sarebbero quasi tutti maschi e con deficit mentali o fisici. La brutalità dell’uomo non conosceva limiti, avendo compiuto atti sessuali persino con un bambino di un anno. Purtroppo la maggior parte di questi gravissimi reati non saranno mai puniti, essendo caduti in prescrizione, ma per alcuni di essi sarà ancora possibile ottenere giustizia.

Le indagini sono partite nel mese di marzo 2010, in seguito alle denunce dei famigliari di due disabili ricoverati nella casa di cura in cui l’uomo prestava servizio. Dopo aver raccolto sufficienti prove, tra cui foto e video, l’assistente sociale è stato arrestato ad aprile. Pare che si sia subito definito “pedofilo” e non abbia avuto reticenze a raccontare i dettagli dei suoi odiosi crimini.
Soltanto a metà gennaio la Procura della regione Berna Mitteland ha comunicato ai legali delle vittime e agli istituti coinvolti, in Svizzera ma anche in Germania, l’avvio del procedimento penale nei suoi confronti. Ancora un caso di violenza sessuale su minori all’interno di comunità che invece dovrebbe tutelarli. Dopo i numerosi episodi di maltrattamenti in varie scuole, soprattutto asili nido, la cronaca deve occuparsi per l’ennesima volta di terribili sevizie su vittime indifese.
Le mura domestiche, dunque, spesso non proteggono, anzi diventano la prigione in cui si consumano storie che non vorremmo mai raccontare.

Padre-orco finisce in manette: faceva prostituire e filmare la figlia minore


Orrore a Frassinelle Polesine dove un uomo di 37 anni è stato arrestato dalla Polizia postale. Gli agenti gli hanno beccato decine di file a sfondo pedopornografico sul pc. Indagine partita da Perugia: l'uomo faceva prostituire e filmare la figlia minore e i video poi finivano in rete


Frassinelle (Ro) - Filmati talmente crudi da sconvolgere anche gli stessi inquirenti. Con la terribile accusa di far parte di una rete di pedofili attiva sul web un 37enne residente a Frassinelle Polesine è stato arrestato nella tarda serata di ieri. Un'operazione delicata e complessa partita da Perugia e che ha visto bussare alla porta di casa dell'uomo per la perquisizione domiciliare gli agenti del compartimento postale e delle comunicazioni di Venezia su disposizione del gip. 
Nel suo computer sono stati trovati almeno 75 tra file video e fotografie dai contenuti più che espliciti: in alcuni casi, le giovani vittime costrette ad aver rapporti sessuali con adulti, avrebbero addirittura meno di cinque anni.Separato di fatto dalla moglie, il polesano, che stando alle prime informazioni rese dagli investigatori "vive in un contesto di assoluto degrado", era già noto alle forze dell'ordine perché in rete giravano foto di abusi ai danni della giovane figlia. Il sostituto procuratore Sabrina Duò ne ha richiesto la carcerazione: al momento gli viene contestato il solo possesso del materiale pedopornografico anche se non si esclude la possibilità di arrivare a dimostrare che l'uomo producesse o fosse in qualche modo collegato a chi ritrae o filma per poi postare sul web foto e video con minori.

Bimba di 4 anni molestata dal papà: il fratellino lo confida alla mamma

ROVIGO - Il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari ha concluso il lavoro. Il caso è delicato, delicatissimo: indagato è il padre di una bimba all'epoca dei fatti di meno di 5 anni. Gli sono contestati più di un episodio di violenza sessuale ai danni della piccola.

Il genitore ha depositato una indagine difensiva. In particolare, immagini di una festa di compleanno nel corso della quale, secondo l'accusa, si sarebbe verificata parte dei fatti contestati. Dalle foto, sostiene invece la difesa, emerge il ritratto di una bimba tranquilla e felice.Questioni che sono state affrontate anche dal perito del giudice nel corso del proprio lavoro.

L'inchiesta colloca i fatti sino ad agosto 2013, in unComune della zona di Monselice. La madre, secondo questa ricostruzione, iniziò a sospettare qualcosa dalle confidenze di un fratello della piccola. Si rivolse poi a un centro diagnostico specializzato nei minori vittime di maltrattamenti e abusi. L'indagine vera e propria venne poi seguita dai carabinieri.
È stata una psicologa infantile specializzata in casi del genere, nominata dal giudice per le indagini preliminari, ad ascoltare la minore, in forma protetta. Anche le parti, rappresentate dagli avvocati Marcello e Osti, hanno nominato propri consulenti.

Come detto ora, concluso il lavoro di questi, è il momento di analizzare le risultanze raccolte. Spetterà poi alla Procura decidere i prossimi passi del procedimento. Da parte sua la difesa appare intenzionata a perorare la causa dell'archiviazione, non ritenendo siano emersi elementi a carico del genitore. Al prossimo appuntamento in aula verrà quindi anche depositata una memoria a sostegno dell'archiviazione. A carico del padre non sono mai state adottate misure cautelari.