martedì 3 novembre 2015

Botte e cinghiate alla figlia 16enne, indagata madre troppo religiosa


Genova – Botte e cinghiate alla figlia 16enne perchè era uscita senza permesso per vedere le amiche. Una vicenda delicata e ancora tutta da chiarire quella denunciata da una giovane genovese che ha raccontato ai servizi sociali di essere vittima della madre “troppo religiosa”.
Secondo il racconto della ragazza, smentito categoricamente dalla madre, l’eccessiva religiosità della donna sarebbe all’origine di un comportamento ossessivo che le ha prima impedito di vivere la vita normale di una adolescente e poi sarebbe arrivata addirittura a picchiarla e a colpirla con una cinghia per punirla per la sua “ribellione”.
Gli episodi sono stati raccolti nella denuncia presentata dalla giovanissima e sono ora al vaglio della magistratura che ha indagato la madre per abuso dei mezzi di correzione.
L’iscrizione sul registro degli indagati è, al momento, un atto dovuto per consentire alla donna di difendersi e di poter accedere ai documenti ed alle prove a suo carico.
La vicenda è delicatissima perchè vede confrontarsi posizioni diametralmente opposte e vede coinvolta una minorenne in una fare delicata della propria vita.
La giovane ha denunciato che le attenzioni della madre sono divenute via via sempre più rigide ed ossessive anche per via della religiosità cristiana della donna che, a sentire la figlia, le ha condizionato in modo negativo la vita.
La madre rifiutava le uscite con le amiche e tutte le occasioni di incontro con i coetanei da parte della ragazzina.
La situazione è precipitata quando la giovane, stanca di sentirsi esclusa dalla vita sociale delle altre ragazze della sua età, ha deciso di fuggire di casa per vedersi con le amiche.
Al suo rientro a casa la madre l’avrebbe picchiata duramente e l’avrebbe persino colpita con alcune cinghiate.
La presunta responsabile nega ogni addebito e si difende sostenendo che la figlia è particolarmente “ribelle”.
Ora saranno i giudici a stabilire chi delle due dica la verità e se davvero ci sono stati comportamenti illeciti da parte della madre.

Chiede aiuto in parrocchia per lo studio della figlia e la affidano ad un pedofilo


Genova – Chiede aiuto al parroco per la figlia che non vuole studiare e scopre che, a darle ripetizioni, è un uomo accusato in passato di pedofilia. Sconcertante scoperta per una madre in difficoltà che si è rivolta in parrocchia per un aiuto in un momento di difficoltà e si è ritrovata con ben altro genere di problemi.
La donna, preoccupata per lo scarso rendimento scolastico della figlia adolescente, ha infatti pensato di chiedere un consiglio al parroco e questi le ha trovato un uomo di 44 anni, anch’esso di difficoltà economiche e aiutato dalla Chiesa, perchè potesse seguire la ragazzina nei compiti a casa e nello studio.Poco tempo dopo, però, un’insegnante della ragazzina, vedendola accompagnata dall’uomo, è trasalita poiché ne conosceva il passato non proprio raccomandabile. L’uomo infatti era stato indagato a Savona per un caso di pedofilia ed era stato accusato proprio da un ragazzino di essere stato molestato sessualmente.La segnalazione ai servizi sociali ed alla famiglia scatta immediatamente e l’uomo viene allontanato mentre le indagini vengono avviate per verificare se la giovanissima sia stata oggetto delle turpi attenzioni dell’uomo o se, addirittura, i pomeriggi trascorsi in parrocchia per studiare non abbiano in realtà nascosto qualche terribile episodio.La vicenda ha suscitato molte polemiche, specie sullo scarso controllo da parte del parroco sul passato dell’uomo cui è stata affidata la ragazzina.Il prete si difende sostenendo di non poter conoscere il passato di ogni persona che si rivolge a lui per chiedere aiuto ma resta evidente che, in situazioni di estrema delicatezza come queste, un controllo più che accurato sarebbe doveroso.Le conseguenze per una mancata verifica delle “referenze” potrebbero essere devastanti per la povera ragazzina affidata alle attenzioni di un possibile orco proprio dalla madre inconsapevole e dal parroco poco attento.Sul caso indaga con la massima cautela e riservatezza, il Tribunale dei Minori di Genova.

Pedofilia, arrestato un 40enne pusterese


BRUNICO. La rete, intesa come il complesso mondo delle comunicazioni via internet, è il campo d'azione di gran parte del mondo che ruota attorno alla pedofilia e alla pedopornografia. La stessa rete però, usata a dovere dalle forze dell'ordine, con sempre maggiore frequenza diventa uno strumento capace di stringersi attorno al responsabile di reati pedopornografici, fino a inchiodarlo alle proprie responsabilità.
É accaduto ieri in una località della media Pusteria, dove la sezione della Polizia postale e delle telecomunicazioni di Bolzano ha tratto in arresto un quarantenne accusato di produzione e detenzione di materiale pedopornografico. La misura cautelare disposta dal Gip del Tribunale di Trento è stata originata da un procedimento penale nato proprio da un'attività internazionale di contrasto alla pedopornografia online partita dalla Germania.
Siamo a cavallo tra primavera ed estate di quest'anno. La polizia tedesca invia una segnalazione all'Interpol relativa a reati di pedopornografia online individuati in Italia. L'Interpol attiva la direzione della Polizia postale e delle telecomunicazioni di Roma, che, a sua volta, dopo una rapida indagine, colloca in Alto Adige l'indirizzo Ip, che di fatto è il “numero di casa” del computer interessato.
A questo punto entra in attività la sezione della Polizia postale di Bolzano, che individua nella zona della media Pusteria il nodo da cui dipende il computer individuato. Ne segue un’attività di monitoraggio, seguita da diversi accertamenti incrociati che fanno scattare la perquisizione domiciliare del soggetto, dalla quale viene confermata la segnalazione della polizia tedesca, facendo emergere inoltre, dallo smartphone dell'uomo, anche filmati a contenuto pedopornografico di sua produzione.
L'arresto e il trasferimento in carcere a disposizione della magistratura avviene praticamente senza soluzione di continuità e ora gli ulteriori passi spetteranno al sostituto procuratore che coordina le indagini, al gip che ne ha disposto l'arresto e alla difesa che sarà nominata dall’uomo accusato.
L’ispettore superiore Ivo Plotegher, responsabile della sezione altoatesina della polizia postale, è l'investigatore che ha coordinato le indagini fin dal momento del loro approdo alla Sezione di Bolzano: "Oggi - ci ha detto - anche in forza dell'esistenza della rete internet, il numero di coloro che si trovano a coltivare questa insana passione è molto più diffuso che in passato. Così come sono aumentate a dismisura le occasioni che si incontrano nel web. Se però da una parte la rete offre più possibilità per i pedofili, che prima della sua esistenza avevano molte meno occasioni pur fruendo di maggior riservatezza, essa moltiplica anche la loro esposizione e di conseguenza anche le possibilità di contrasto del fenomeno. A Bolzano, il nucleo di polizia postale che dirigo è formato da collaboratori estremamente validi e tecnicamente all'avanguardia, e l'indagine è stata chiusa entro i tempi fisiologicamente necessari allo scopo”.

Catania scoperta "cloud" della pedofilia associazione a delinquere. Tre arrestati, 14 indagati.


Tre le persone arrestate e 14 quelle indagate nell'operazione denominata 'Cloud', scattata all'alba contro un gruppo organizzato di pedofili. Ad eseguirla sono stati gli agenti del compartimento della polizia postale e delle comunicazioni di Catania su ordine della procura distrettuale antimafia.
Scoperta per la prima volta in Italia un'associazione per delinquere finalizzata allo scambio, alla divulgazione e distribuzione di materiale pedopornografico su internet. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che avrà luogo alle 10.30 nella sala conferenze della procura della Repubblica etnea.