fermiamo l'abuso... lotta alla pedofilia e tutela infanzia violata - sosinfanzia@unavitasottile.org - aiutare i bambini ogni giorno davvero
martedì 29 giugno 2010
commento ai commenti... "gioco di parole"
Giovedi il processo Nicolin... storia e dettagli prossimamente
Materi... pedofilo della provincia di Matera
Oltre a molti video pedo-pornografici trovati nell'abitazione del trentenne pedofilo Pietro Materi, gli inquirenti dovranno anche indagare su un presunto abuso da lui compiuto ai danni di un minore sofferente di autismo e che le era stato affidato data la sua funzione di insegnante di sostegno. L'insegnante pedofilo è originario di Tricarico un comune in provincia di Matera.
Abusava dei suoi studenti disabili
Il maestro trentenne Pietro Materi è stato arrestato in flagranza di reato. Una polo color turchese, i jeans elasticizzati. E le manette ai polsi. Dopo le prime giornata passate in carcere il maestro è stato accompagnato in tribunale dagli agenti della polizia penitenziaria. Ieri mattina il capo della Procura di Potenza, Giovanni Colangelo, e il sostituto procuratore Anna Franca Ventricelli l’hanno interrogato per circa un’ora, a seguito di una rogatoria disposta dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello.
E’ da quella Procura che parte l’inchiesta. Gli investigatori della polizia postale di Torino qualche mese fa hanno chiesto ai colleghi dei compartimenti di Potenza e di Matera di verificare un «indirizzo ip», un numero che identifica un dispositivo collegato a una rete informatica. Sospettavano che da quell’indirizzo qualcuno avesse scaricato delle immagini pedopornografiche con un programma «pear to pear», un sistema con cui due computer si possono scambiare informazioni in modo molto veloce. Ma non riservato. Almeno per la polizia postale, che non ha avuto difficoltà a risalire al computer del maestro materano.
La rete dei terminali sospetti è stata monitorata 24 ore su 24. Gli investigatori hanno accertato che erano migliaia, ogni minuto, i contatti tra coloro che in tutto il mondo scaricavano quelle foto. Alcune fonti telematiche sono però difficili da identificare. Altre meno, per una minor praticità nell’uso delle tecnologie da parte degli utilizzatori ma anche, forse, per una loro inconscia consapevolezza d’impunità. Gli appartenenti a questo smisurato mondo sommerso, certi che nessuno possa smascherarli, si scambiavano in pochissimi secondi filmati e foto i cui unici protagonisti erano i bambini. «Un orrore», l’ha definito chi ha potuto vedere quelle immagini.
Non c’erano solo foto oscene sul «server» individuato dalla polizia postale. «Alcune - dicono - erano molto crude». Per le foto e i video è stato disposto il sequestro. L’arresto dell’uomo, invece, è stato eseguito dagli agenti della polizia postale di Torino, di Potenza e Matera e formalizzato dalla Procura di Potenza. Gli investigatori ora stanno cercando di individuare le vittime degli abusi e i loro aguzzini, cosa tutt’altro che facile visto che moltissimi video sembrano girati nei paesi dell’est europeo. La scarsa qualità delle immagini fa pensare a registrazioni amatoriali, come gran parte della pedopornografia dopo il 1998, quando questo genere porno è diventato illegale.
"Diario Sottile diario di viaggio"
Cip&Ciop, nuovi video incastrano le maestre
Un bimbo vaga incastrato al passeggino dal quale è scivolato e non ha la forza di potervi risalire; le maestre non lo aiutano, poi dopo un certo tempo una di loro si decide ad avvicinarsi, quindi lo scuote con forza, tirandolo su a mo’ di straccio e rimettendolo seduto con eccessiva decisione.
È una delle immagini-choc contenute nei video inediti sull’asilo degli orrori di Pistoia, il nido Cip&Ciop dove i bimbi venivano maltrattati da due maestre, che furono arrestate il 2 dicembre 2009 e ora sono sotto processo davanti al tribunale di Genova.
I nuovi video, finora mai resi pubblici, furono registrati dalle telecamere piazzate nell’asilo nido dalla polizia durante le indagini che portarono all’arresto delle maestre, accusate dei maltrattamenti ai bimbi.
Mostrano scatti d’ira improvvisi, schiaffi violenti dati ai bambini dalle due educatrici, sculacciate e percosse per i bimbi - tutti di età inferiori ai 3 anni - che disobbedivano. Punizioni esemplari erano inflitte a chi disturbava nella `stanza del sonno´, forse perché semplicemente non riusciva ad addormentarsi. Nelle nuove immagini si vedono anche momenti di tenerezza dove i bimbi danno baci alle loro maestre, le stesse che li picchiavano sovente e che erano capaci di far seguire a questi istanti furibondi scatti d’ira.
Le nuove immagini, diffuse dai tg Mediaset, sono acquisite agli atti del processo e, insieme a quelle già note in precedenza, fanno parte delle prove raccolte dalla squadra mobile di Pistoia. Critiche però sarebbero state sollevate dai legali difensori delle maestre: secondo loro, si apprende, sarebbero illegali le procedure adottate da parte degli inquirenti per piazzare le telecamere nascoste nell’asilo e procurarsi le immagini che provano i maltrattamenti.
Un’ipotesi completamente respinta dagli avvocati di parte civile, cioè delle famiglie dei bimbi, i quali hanno sottolineato che il gip del tribunale di Pistoia, durante le indagini preliminari, aveva regolarmente autorizzato la polizia a utilizzare queste tecnologie. Il processo riprenderà il 2 luglio dopo che anche il Comune di Pistoia si è costituito parte civile.
Ma il 30 giugno scadono i termini per la custodia cautelare in carcere delle maestre, ammesse al processo in rito abbreviato: non sembra un caso se nello stesso giorno i genitori dei bimbi maltrattati faranno una conferenza stampa al caffè Giubbe Rosse di Firenze. Iniziativa che segue di poco quella del 13 giugno scorso in piazza Duomo a Pistoia dove genitori e bimbi vittime delle violenze hanno manifestato con un presidio il loro malessere per le maestre del Cip-Ciop. Gli adulti indossavano magliette bianche a simbolo dell’innocenza dei bimbi e alcune mamme ebbero modo di dire: «Qualcuno sapeva e ha taciuto: perché?»
lunedì 28 giugno 2010
Pedofilia:Usa, ok processo al Vaticano
Corte Suprema, Chiesa corresponsabile abusi di prete dell'Oregon
L'azione legale considera il Vaticano corresponsabile dei suoi abusi avendolo trasferito.
Ritorniamo a parlare dell'asilo "Nostra Famiglia" di Treviso
Botte ai disabili, 3 le educatrici indagate
Nostra Famiglia, almeno un’altra operatrice coinvolta. Secondo i filmati una di loro pestava un bimbo, altre assistevano
TREVISO — Botte ai bambini disabili, spuntano nuove responsabilità. I carabinieri di Treviso avrebbero denunciato almeno un’altra educatrice, che sarebbe indagata dalla procura di Treviso per il concorso nei maltrattamenti verso i fanciulli dei quali sono accusate le due trentenni di Oderzo e Paese alle quali è stato vietato di dimorare nella città di Treviso. Lo scenario che si andrebbe profilando, almeno secondo gli investigatori, sarebbe quello di una sistematico comportamento scorretto di alcune educatrici, che avveniva in un clima di degenerato silenzio.
Intanto, trapelano le prime indiscrezioni dall’ordinanza chiesta dal pm Giovanni Cicero e firmata dal gip di Treviso Umberto Donà, notificata venerdì mattina alle due donne, che erano regolarmente in servizio alla «Nostra Famiglia» di via Ellero. Secondo quanto si apprende, una delle due educatrici avrebbe la posizione più compromessa. Infatti, nei filmati la si vede mentre picchia uno dei bambini disabili, nel tentativo, pare, di calmare uno stato di agitazione. L’altra, invece, semplicemente assisteva alle vessazioni. Adesso sarà fondamentale chiarire cosa veramente è accaduto nel centro di riabilitazione ecclesiastico, sopratutto lontano dalle telecamere. A tal proposito, ieri i carabinieri del nucleo investigativo, sotto il diretto controllo del comandante Vicenzo Nicoletti, hanno dato il via al primo valzer di interrogatori. In caserma sono sfilate le colleghe di lavoro delle due donne, ma anche la direttrice. Secondo quanto trapela, sarebbero emersi nuovi dettagli, anche se in molti casi si è tentato di ricondurre tutto a «modi ruvidi» nell’azione educativa finalizzata a calmare bambini con gravi disagi psichici e fisici. Le due educatrici allontanate dall’istituto, che hanno 32 e 35 anni, nel frattempo hanno ottenuto un avvocato d’ufficio, Sebastiano Sartoretto. «Le incontrerò lunedì (domani, ndr.), prima di allora non posso dire nulla», si è limitato a commentare.
Nel frattempo, anche l’ente ha deciso di tutelarsi legalmente, dando mandato all’avvocato Piero Barolo di acquisire gli atti che raccontano le angherie e i video che le hanno riprese. La segnalazione era arrivata ai carabinieri qualche settimana fa, pare da alcuni genitori, ai quali i figli avevano raccontato di aver subito dei soprusi da parte degli insegnanti. Sberle e schiaffoni in refettorio, all’ora di pranzo. Bambini con handicap psichici e fisici (tre quelli accertati, dell’età compresa tra i 3 e i 6 anni) che venivano costretti a ingoiare il cibo controvoglia. Botte. Spintoni. Atteggiamenti aggressivi che avvenivano spesso in mensa, ma anche in altri locali. Quasi sempre, di fronte ad altri bambini: più di una decina gli «spettatori» accertati. Spesso alla presenza di educatrici e assistenti che facevano finta di non vedere. Secondo quanto era stato riferito agli inquirenti, i bambini vittime degli abusi avevano iniziato a modificare il loro comportamento. Erano nervosi quando vicino a loro c’erano le assistenti che li maltrattavano. Ma nessuno pare facesse qualcosa e così sono dovuti intervenire i carabinieri.
BIMBI ROM SCOMPARSI A COSENZA: SONO IN ROMANIA CON LA MADRE
Ciccimarra sta lavorando in stretto contatto con l'Interpol, e afferma che "la mamma sarebbe partita ad aprile, dopo una serie di contrasti con il padre dei due bimbi". Comunque la vicenda della scomparsa, che si origina da una denuncia della nonna dei piccoli, deve essere ancora completamente chiarita. Per questo proseguono le indagini, che saranno curate proprio da Ciccimarra. "Approfitto per precisare che io non sono in via di trasferimento: restero' a Cosenza ancora per diversi anni", ha detto il capo della Mobile cosentina. .
domenica 27 giugno 2010
stato di allerta!!!
DUE BAMBINI ROM SCOMPARSI A COSENZA
Vicenda collegata a contrasti familiari ipotesi piu' verosimile
Preti pedofili, sotto inchiesta anche un cardinale belga... commentiamo
PRETI PEDOFILI: BELGIO, DAL VATICANO ACCUSE "ECCESSIVE"
sabato 26 giugno 2010
SALERNO A 4 ANNI FA ARRESTARE ZIO PEDOFILO COI SUOI DISEGNI: «GIOCHI BRUTTI»
Salerno A 4 anni fa arrestare zio pedofilo coi suoi disegni: «Giochi brutti»
IN MANETTE L'UOMO DI 41 ANNI CHE CON UN COMPLICE AVEVA APPROFITTATO ANCHE DI UNA CUGINETTA DELLA PICCOLA.
SALERNO - Ha fatto scoprire agli assistenti sociali un mondo di abusi con una serie di disegni. Quattro anni, Maria, nome di fantasia della piccola, una difficile situazione familiare alle spalle era già seguita da operatori che però nulla sospettavano di quello zio 41 enne. L'uomo finito in manette, arrestato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni della piccola. I militari del reparto operativo del comando provinciale hanno eseguito all’alba di stamani l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del tribunale di Salerno su richiesta del Procuratore della Repubblica Franco Roberti.
LO ZIO E IL COMPLICE - Da quanto si è appreso i fatti sarebbero stati commessi nei mesi di marzo e aprile scorsi, quando la bambina ha confidato alle sue assistenti un «segreto brutto» relativo a dei «giochi brutti» che subiva dallo zio, il fratello della madre. La piccola ha raccontato i fatti aiutandosi con dei disegni e con dei bambolotti. Nel corso delle indagini è emerso inoltre che l’uomo, in un’occasione, assieme a un’altra persona, avrebbe coinvolto negli abusi anche una cuginetta della piccola, anch’essa in tenera età.
Lasciamo Treviso per andare a Salerno... solo il titolo fa rabbrividire, figurarsi l'articolo
Pedofilia/ Abusa di nipotina di 4 anni, arrestato nel Salernitano
Piccola aveva rivelato ad assistenti sociali i 'giochi brutti'
Restiamo a Treviso...
ABUSA PER ANNI DELLA FIGLIOLETTA, CONDANNATO A 10 ANNI DI CARCERE
Pedofilia, prestava la figlia agli amici perché abusassero di lei. Condannato a 10 anni padre di Conegliano (Treviso)
Non solo abusava di lei sottoponendola ad ogni tipo di violenza, ma la “prestava” a dei conoscenti in cambio di piccoli compensi. Un uomo di 58 anni originario di Conegliano, in provincia di Treviso, è stato condannato a dieci anni di reclusione per aver compiuto abusi sulla figlia minorenne.
Secondo quanto ricostruito dal Tribunale di Treviso, il professionista avrebbe iniziato ad approfittarsi della piccola da quando lei aveva solo otto anni. Non solo. L’uomo “vendeva” la bambina ad amici e conoscenti, consentendo loro di compiere ulteriori violenze, in cambio di piccole somme di denaro. La corte ha condannato il 58enne a dieci anni di reclusione, un anno in più rispetto a quanto era stato chiesto dal pubblico ministero Giovanni Cicero.
La pornostar Brigitta Bulgari dopo il carcere torna libera.
Di nuovo in libertà la pornostar Brigitta Bulgari, arrestata con l'accusa di atti osceni a danno di minori...
Discoteca di Montebelluna, in provincia di Treviso. E’ da poco passata l’una del mattino del 23 Maggio e più di tremila persone attendono con trepidazione lo spettacolo hard della pornostar ungherese Brigitta Bulgari. Uno spettacolo preceduto da una gran fama, che ha attirato quasi tutti i giovani trevisani. Il fatto non avrebbe creato scalpore se tanti genitori non avessero scoperto l’indomani, che tra la folla eccitata e compiaciuta erano presenti anche i loro figli minorenni. Foto sui cellulari accanto alla star in pose hard, confessioni tra le lacrime degli adolescenti che avrebbero persino preso parte allo spettacolo, contribuendo così al successo della serata. Preoccupazione e rabbia, da parte dei genitori che hanno visto l’innocenza e l’ingenuità dei loro figli raggirata e sfruttata per lucro. A confermare i fatti, quattro carabinieri in borghese presenti alla serata che dopo aver constatato il reato commesso, hanno arrestato la pornodiva Brigitta Bulgari. Così recita il verbale: “È stata eseguita l’ordinanza irrogativa della misura cautelare nei confronti di Brigitta Kocsis, alias Brigitta Bulgari, nota attrice porno di fama internazionale, per avere con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso compiuto atti osceni consistiti nell’essersi spogliata completamente ed essersi esibita, anche in un’esplicita masturbazione, all’interno di un locale aperto al pubblico, privo di autorizzazione per tali spettacoli e alla presenza di minori, e per averli sfruttati per realizzare l’esibizione stessa”. La legge infatti parla chiaro” Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù, pena 12 anni di reclusione”.
Così il 23 Maggio Brigitta è stata reclusa nel carcere di Belluno e i genitori del paese hanno potuto riposare di nuovo tranquilli. Eppure non tutti davano le colpe di quanto accaduto alla pornostar e così sentenziavano alcuni abitanti indignati del provvedimento: “È solo gelosia. La verità è che quella sera i mariti scappavano di qua e di là, erano tutti lì. Mia nipote c’è stata col fidanzato e dice che è stata un’ottima lezione di anatomia. Sono le madri che non dovevano mandare i figli! Fanno gli angeli e poi chiedono la camera per incontrare l’amante”. Intanto dal carcere Brigitta attraverso il suo legale, spiegava l’accaduto secondo il suo punto di vista in un’intervista esclusiva per Panorama: “Sono andata a lavorare come sempre. Il locale mi ha dato l’autorizzazione per un normale spettacolo erotico. Ovviamente sono loro che devono controllare il divieto ai minori. Non lo hanno fatto! Io però ho tutti i riflettori su di me, intorno vedo solo ombre. Come faccio a capire quanti anni hanno? Non posso distinguere un diciassettenne da un diciottenne. Non sono mica tenuta a chiedere documenti a 3 mila persone. Io mi sono fidata del gestore.” I gestori del locale nel frattempo sono stati indagati a piede libero, sebbene dichiarassero che la pornostar Brigitta Bulgari avesse agito di sua iniziativa e che non fosse tenuta da contratto a spogliarsi.
In attesa che il tribunale del riesame confermasse l’arresto della pornostar o la sua scarcerazione, Brigitta spiegava rammaricata: “Sono in prigione. Ma la mia unica colpa è quella di essermi fidata di gente non professionale. Non ho mai fatto male a nessuno, sono contro gli abusi e le prepotenze, figuriamoci sui minori. Sto male persino se vedo trattare male un animale. Sono credente e spero che Dio abbia un poco di tempo per vedere la mia situazione assurda.” In attesa di una svolta Brigitta, depressa per le pesanti accuse nei suoi confronti ha persino tentato il suicidio, poi però il tribunale di Perugia dopo averle concesso gli arresti domiciliari, ha infine accolto la richiesta dell’avvocato Oberto, difensore della Bulgari e ha rimesso in libertà la giovane per “mancanza di gravi indizi di colpevolezza” Ora si dovranno determinare le responsabilità dei gestori del locale.
Un altro asilo degli orrori Violenza su bimbi disabili: denunciate due maestre
SCHIAFFONI AI BIMBI DISABILI: NIENTE PUNIZIONI A MAESTRE
Nessun provvedimento disciplinare è stato per ora assunto nei confronti delle due operatrici dell'istituto 'La Nostra Famiglià di Treviso denunciate per aver picchiato tre bambini disabili, ma la tempesta starebbe per scoppiare. Mentre la direzione del centro ecclesiastico ha avviato un'inchiesta interna che si affianca a quella dell'Uls, la Regione Veneto chiede l'applicazione di «una pena esemplare» qualora vengano accertate le responsabilità. «Il licenziamento è fuori discussione - spiega l'assessore regionale ai Servizi Sociali Remo Sernagiotto che questa mattina a Conegliano ha incontrato i vertici dell'istituto - vogliamo che sia fatta chiarezza fino in fondo». Le due assistenti, di 32 e 35 anni, erano state scoperte attraverso telecamere nascoste a rifilare schiaffi e a fare ingurgitare il cibo con violenza ai tre piccoli disabili dai tre ai sei anni. «Bisogna capire bene cos'è successo - prosegue Sernagiotto che chiederà un'audizione ai carabinieri - a volte bisogna insistere perchè un bambino mangi; certo le mele marce ci sono un pò dovunque ma questo istituto va difeso perchè rappresenta un modello copiato da più parti in Italia, un'eccellenza di settore».
ZAIA: CONTRARIO A CIVILTA' VENETA «Il Veneto è un popolo accogliente che niente deve avere a che fare con chi maltratta piccoli disabili»: lo ha detto il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commentando la denuncia di due operatrici dell'istituto 'La Nostra Famiglià di Treviso accusate di maltrattamenti protratti nei confronti di tre bambini disabili. «Attendiamo, come sempre in questi casi - ha aggiunto -, la conclusione delle indagini della magistratura per accertare eventuali responsabilità. Ma se risultasse provato che queste educatrici prendevano a ceffoni bambini inermi e facevano regolarmente ingurgitare cibo con la forza, non potremmo che giudicare molto gravemente questi comportamenti che nulla hanno a che vedere con la civiltà del nostro popolo e che non possono che essere severamente stigmatizzati ed eventualmente puniti».
SCHIAFFONI DURANTE IL PRANZO Schiaffoni soprattutto in refettorio, durante il pranzo. Botte a bambini disabili di appena quattro e sei anni e gli altri costretti ad assistere a quei maltrattamenti. È successo a Treviso, nell'ente ecclesiastico "La nostra famiglia": denunciate due operatrici di 32 e 35 anni. A togliere il velo e mostrare l'orrore degli abusi, scrive oggi il Gazzettino, i carabinieri di Treviso che hanno denunciato per maltrattamenti le due donne della struttura che si occupa di assistenza socio sanitaria, istruzione e formazione. "La nostra famiglia" è presente in Veneto con una decina di sedi, una trentina a livello nazionale e presenze in Sudan, Brasile, Ecuador, Cina, Marocco, Palestina. A Treviso è operativo il Centro di riabilitazione diurno e ambulatoriale, dove i genitori lasciano i piccoli nel corso della giornata.
Treviso: bambini disabili maltrattati nel centro ecclesiastico La Nostra Famiglia, denunciate due educatrici
Un nuovo caso di abusi e maltrattamenti di minori è emerso in queste ultime ore a Treviso, nel centro La Nostra Famiglia che, dal sito ufficiale, risulta essere “un Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto, che svolge anche attività ONLUS di assistenza sanitaria, socio–sanitaria, istruzione e formazione finalizzate in particolare alla cura di persone disabili e svantaggiate“.
Due operatrici di 32 e 35 anni sono state denunciate, incastrate dalla telecamere presenti nell’Istituto: soprattuto durante il pranzo, le due donne avrebbero maltrattato i bambini ospitati, colpendoli “con schiaffi e schiaffoni“. Si legge sul Gazzettino:
Si accanivano contro i piccoli da nutrire sotto gli occhi degli altri bambini. Le denunciate, la cui qualifica è di educatrici, si sono accanite in particolare verso tre bambini che avevano il compito specifico di nutrire, ma anche altri piccoli erano costretti ad assistere agli abusi.
Le due educatrici, che ora hanno il divieto di dimora nella città di Treviso, sono state denunciate per “maltrattamenti verso fanciulli con le aggravanti tra l’altro di aver agito per motivi abbietti e futili, di aver approfittato di circostanze tali da ostacolare ogni difesa e di aver commesso il fatto con abuso di autorità ed ospitalità“.
venerdì 25 giugno 2010
nuovo da Treviso...
commenti fatti agli articoli qui inseriti
MARA CARFAGNA CONTINUA LA SUA CAMPAGNA CONTRO LA PEDOFILIA
commentiamo...
Abusi sui bimbi dello scuolabus, torna in carcere l'ex autista 60enne
Condannato in Cassazione a otto anni e mezzo di reclusione era uscito di prigione per decorrenza termini
CASERTA - Scarcerato per decorrenza dei termini, è tornato in carcere l'ex autista di scuolabus 60enne già condannato in primo e secondo grado per pedofilia. Giuseppe Rapa, che prestava servizio presso un asilo di Piedimonte Matese, piccolo centro agricolo dell’alto Casertano, è stato difatti condannato in via definitiva dalla Cassazione a otto anni e mezzo di reclusione ed è stato arrestato oggi, venerdì, dai carabinieri, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
GLI ABUSI SULLO SCUOLABUS - Tre anni fa Rapa fu coinvolto in vari episodi di pedofilia nei confronti di bambini che lui stesso accompagnava all’asilo come autista di scuolabus: molestie e violenze sessuali sarebbero avvenute a bordo del mezzo durante gli spostamenti tra la scuola e le abitazioni dei bambini. In particolare Rapa è ritenuto responsabile di avere abusato più volte di una bambina di cinque anni, ma - è spiegato in una nota dei carabinieri - altri episodi sono stati accertati durante le attività investigative. Coordinate dalla Procura delle Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, le indagini furono condotte dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Piedimonte Matese.
commentiamo...
Abusa della nipote che aveva in affido
Il nonno-orco ha 75 anni: ieri è stato rinviato a giudizio. Gli abusi durati cinque anni
Il nonno si era trasformato in un maniaco. E per la nipote adolescente, che gli era stata affidata per un periodo dai genitori appena separati, la vita era diventata un incubo, con gli strascichi dell’orrore di tutte le storie di pedofilia. La ragazzina, oggi venticinqueenne, aveva subito gli abusi in silenzio, senza raccontare il dramma a nessuno. Poi, diventata adulta, si fece coraggio e presentò una denuncia ai carabinieri. Ieri mattina, l’“orco”, di settantacinque anni, è finito davanti al giudice per le indagini preliminari ed è stato rinviato a giudizio per il reato di “atti sessuali con minorenne”. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 7 marzo del 2011.
La vicenda è finita sui tavoli degli inquirenti nel 2007. L’inchiesta della Procura di Savona era stata condotta nel massimo riserbo per non tornare a sconvolgere la vita di una ragazza che si era lasciata con fatica alle spalle gli anni incriminati. Un percorso difficilissimo grazie al quale era riuscita a superare gli incubi dell’infanzia. Anni in cui aveva subito abusi sessuali dall’adulto che non avrebbe mai creduto potesse farle del male visto che considerava come un padre. Il nonno, infatti, aveva tradito la sua fiducia approfittando di lei e del suo corpo per mesi, in casa, all’insaputa della moglie, della figlia e dei parenti. I fatti risalgono agli anni Novanta e in particolare al periodo tra il 1993 e il 1998.
Uno degli aspetti su cui la magistratura ha compiuto, in passato, molti accertamenti riguarda proprio il contesto familiare che fa da sfondo al dramma. La Procura della Repubblica aveva voluto fare piena luce e nell’indagine aveva disposto accertamenti specifici sulla situazione di casa del settantacinqueenne, con particolare riferimento alla moglie e alla figlia per capire se davvero potevano essere ignare di tutto. Anche se poi, secondo quanto trapelato, fu una stessa parente della giovane ad accompagnarla dai carabinieri per sporgere denuncia.
La storia di pedofilia, come a volte accade, è stata il corollario di una serie di coincidenze che hanno messo la vittima nelle mani del “carnefice”. La ragazzina, infatti, era stata affidata temporaneamente ai nonni perché i suoi genitori si stavano separando e in casa si era creata una situazione difficile.
La bimba, per questo, finì direttamente nella casa dell’orrore, nelle grinfie di un uomo che, senza alcuno scrupolo, usò il suo corpo per dare sfogo alle proprie turbe psichiche, palpeggiandola e toccandosi nelle parti intime davanti a lei. Atti che la ragazzina, stando ai risultati delle indagini condotte dagli inquirenti, subì in vari episodi quando aveva tra i 7 e i 13 anni. Tutto finì solo quando lei riuscì, una volta cresciuta, a liberarsi. Solo anni dopo ha però trovato il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri facendo scattare l’inchiesta della magistratura.
Corsico - Padre condannato per pedofilia. Lui e la famiglia tentano il suicidio
“Vuoi far un giro in minicar?”, ragazzo di 12 anni abbocca e viene violentato
Ha adescato un dodicenne attirandolo con il pretesto di un giro in minicar per poi violentarlo in un luogo appartato. Con l’accusa di violenza sessuale e atti di pedofilia, i carabinieri hanno arrestato un impiegato di 49 anni, celibe, residente in un comune della Piana di Gioia Tauro.
I militari sono intervenuti in base alle indicazioni fornite dalla Procura dei Minori di Reggio Calabria che aveva ipotizzato uno scenario di pedofilia in danno di un dodicenne che, in primavera, aveva manifestato un cambiamento di carattere e di comportamento. Il mutamento è stato percepito da insegnanti e familiari che hanno informato i carabinieri e la magistratura.
Il dodicenne ha raccontato le violenze subite precisando che, nel settembre del 2009, era stato avvicinato da un adulto che lo aveva invitato per un giro con una ‘minicar’. L’adulto, dopo averlo condotto in una zona appartata, aveva approfittato di lui. Le indagini dei carabinieri hanno consentito di risalire al responsabile della violenza, che è stato riconosciuto dal ragazzino.