venerdì 28 ottobre 2011

Cyberbullismo e pedofilia: genitori italiani impreparati


Il cyberbullismo e la pedofilia sono argomenti che colgono impreparati i genitori italiani, per questo nasce la campagna “Per un web sicuro” che insegna a genitori e figli le tecniche per smascherare i malintenzionati.

il cyberbullismo e la pedofilia sono fenomeni in crescita con l'avvento del web
Due temi importanti come il cyberbullismo e la pedofilia trovano impreparati i genitori italiani, una recente ricerca rivela che non tutti i genitori sono a conoscenza dei due fenomeni che tanto si stanno allargando in questi ultimi anni, grazie alla diffusione di internet ed in particolare dei social network. Nasce nelle scuole quindi l’iniziativa “Per un web sicuro” che si prefigge l’obiettivo di insegnare a genitori e minorenni i pericoli della rete e le modalità con cui venirne fuori. Il movimento parte oggi in 5 regioni italiane (Lazio, Lombardia, Piemonte, Campagna e Puglia), progetto appoggiato dal Viminale e sponsorizzato dal Moige.

Gli ultimi dati sulla pedofilia ed il cyberbullismo raccontano di 685 denunce, 554 perquisizioni effettuate e 39 arresti convalidati, un bottino che riguarda solo il 2011, inoltre restano ancora 16 mila monitorati che potrebbero aggiungersi alla lista dei pedofili a breve. Affiancheranno il corso di sensibilizzazione ed informazione alcuni questionari che daranno dati utili per battere il cyberbullismo, che rovina la vita di molti ragazzi insicuri caduti vittime di scherzi e persecuzioni pesanti, talvolta poi riportati anche nella vita di tutti i giorni. A riguardo si è espresso il direttore della Polizia Postale Antonio Apruzzese, il quale ha spiegato brevemente il metodo con cui i pedofili si documentano sulla vittima, ossia spiandola, informandosi sulle passioni, le attività sportive e non frequentate nella vita di tutti i giorni ed altro materiale utile a dare una immagine tanto amichevole quanto ingannevole alla vittima ignara di un meccanismo così perverso e complesso poichè convinto talvolta di parlare con coetanei quando in realtà così non è.

Pedofilia: cresce l’allarme in Italia per l’adescamento on line


Cresce l’allarme pedofilia in Italia, un pericolo sempre più presente che arriva dal web. E’ forte e chiaro il messaggio lanciato dalla Polizia Postale che ha condotto le indagini sulla pedofilia on line. Solo nei primi nove mesi di quest’anno 2011 sono stati registrati 39 arresti, 685 denunce, effettuate 554 perquisizioni, e attualmente sono in corso circa 16.141 controlli e osservazioni.
Se è vero che il web ha aperto le porte alla modernizzazione ed un modo di comunicare innovativo e tecnologico, purtroppo rappresenta terreno fertile anche per la pedofilia. Difendere i giovani dalla pedofilia on line è una missione che la polizia postale sta inseguendo con mezzi chiari e decisi, uno tra questi, presentare l’identikit del pedofilo che cerca le su vittime nel web. Se prima i pedofili adescavano le loro vittime al parco, oggi lo fanno grazie ai social network. Facebook, uno tra i social network più famosi e utilizzati dai minori, è il primo recinto nel quale si addentrano i pedofili alla ricerca dei giovani da far cadere nello rete perversa.
Ecco come si muove il pedofilo nella rete. Studia con cura i profili delle vittime da adescare, addentrandosi nelle vite dei più fragili, analizza le loro paure e soprattutto le loro debolezze. Controllare i minori è diventato sempre più difficile per i genitori, questo grazie anche ai cellulari di ultima generazione che permettono ai ragazzi di navigare senza alcun controllo. E’ vero anche che l’iscrizione a facebook è vietata per i minori, ma è altrettanto vero, che in tanti cambiano la data di nascita per potervi accedere.
Forse qui dovrebbe esserci un maggior controllo sulle reali iscrizioni degli utenti e sui profili, e quindi sulle coincidenze delle date di nascita con i corrispettivi nomi. A tal proposito lo stesso direttore della polizia postale Apruzzese, ha definito i social network, un vero “territorio di caccia” per i pedofili; asserendo anche : “fatta la legge fatto l’inganno”; ecco come tanti minori diventano tutte possibili vittime di adescatori pedofili. Si è scoperto inoltre che spesso ci sono altri minori che si addentrano alla ricerca di possibili vittime.
E’ stata riportata la notizia, infatti, che qualche tempo fa girava nel web e nel facebook in particolare, l’invito ad inserire una foto di cartone animato nel proprio profilo; un gesto che poteva apparire innocente e che invece si è rivelato fonte di esca per tanti giovani ignari del pericolo che correvano. Iniziativa che fu bloccata dopo averne scoperto la pericolosità e la reale intenzione.
Per difendere i ragazzi nel web è stato istituito il programma Moige, un movimento dei genitori che si sta divulgando in tutte le scuole per sensibilizzare in modo ancora più concreto e forte, i minori verso le reali e pericolose minacce che si nascondono dietro la catena dei social network.

sabato 15 ottobre 2011

Ecco la rete contro i pedofili on line

Ecco la rete contro i pedofili on line
Caccia agli orchi su Internet: l’on. Motti ha presentato a Bruxelles il progetto commissionato al super esperto Fabio Ghioni. Un’architettura web che garantisce la privacy. Interesse della Commissione europea.
BRUXELLES – Ogni anno sempre più bambini e adolescenti vengono adescati su Internet da pedofili on line i quali agiscono indisturbati perché sanno che al giorno d`oggi è praticamente impossibile rintracciarli. Tiziano Motti, eurodeputato eletto nelle fila dell’UDC (membro del Partito Popolare Europeo e della Commissione Mercato Interno e Diritti dei Consumatori) ha fatto della battaglia contro la pedofilia on line un punto fermo del suo impegno parlamentare. Per questo appena eletto ha presentato al parlamento di Bruxelles una proposta di risoluzione che istituisce un Sistema di Allarme Rapido Europeo (S. A. R. E.), immediatamente votata ed approvata a larga maggioranza.
Sarebbe poi toccato alla Commissione europea tenere conto della volontà popolare e fare in modo che questo allarme rapido anti-pedofili fosse adeguatamente considerato all’interno della revisione della direttiva che regola l’archiviazione dei dati di traffico nelle telecomunicazioni, in base a cui anche in Italia si tiene traccia di chi invia una mail, un sms, o effettua una chiamata telefonica, ma non si fa altrettanto nei confronti di chi utilizza le chat e i social forum. Si è tuttavia evidenziata l’inerzia della Commissione europea, alimentata anche dalle polemiche nate nel Nord Europa e in Germania, dove è particolarmente attivo il “Partito dei pirati informatici”, che evoca il rischio di una limitazione della privacy degli utenti internet.
Ecco la rete contro i pedofili on lineE l’onorevole Motti è tornato nuovamente all’attacco, organizzando questa volta una conferenza stampa al parlamento europeo e invitando come ospite speciale Fabio Ghioni, uno dei maggiori esperti mondiali di sicurezza informatica. Di fronte ai giornalisti, ai rappresentanti delle istituzioni europee e delle più importanti associazioni europee per la tutela dei minori, i due hanno illustrato con parole semplici il progetto di Motti. «Rischia di diventare inutile l’istituzione del reato di grooming, cioè il reato di adescamento sessuale di minori on line, tramite chat e social forum, se poi non possiamo risalire ai colpevoli. E’ come inasprire le pene per gli automobilisti ubriachi che uccidono poveri innocenti, e poi consentire alle auto di girare senza targa». Così si è espresso l’eurodeputato reggiano in conferenza stampa, riferendosi alla recente approvazione in Commissione Libertà Civili della relazione in cui si chiede che sia contrastato efficacemente il reato di adescamento sessuale di minori in Internet. «La Risoluzione, da me presentata e approvata dal Parlamento europeo l’anno scorso, va proprio in quella direzione, poiché chiede alla Commissione europea di estendere il campo della Direttiva sull’archiviazione dei dati di traffico nelle telecomunicazioni anche ai content providers, ovvero a quei luoghi virtuali come chat e social forum che più facilmente i pedofili utilizzano per i loro scopi.
Questa proposta ha spaventato, a torto, coloro che hanno sentito la propria privacy minacciata, è per questo ho invitato Fabio Ghioni, perché ci spieghi come si possono individuare coloro che tentano di adescare i minori sul web, ma sempre nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti. Mettiamola così – ha aggiunto l’on. Motti – Il mio desiderio è quello di costruire una casa che possa difendere i bambini, ma non essendo io né architetto, né ingegnere, mi sono rivolto all’esperto in questo tipo di costruzioni, che è appunto Fabio Ghioni »
Ecco la rete contro i pedofili on lineE Ghioni ha cercato di essere il più chiaro possibile, nonostante la materia sia complicata, e ha spiegato così il progetto: «Fondamentalmente – ha detto – gli utenti invieranno in automatico i dati relativi alla propria attività on line crittografata e firmata digitalmente ad un ente ricevente, un sistema di storage, una specie di notaio diciamo, che non appartiene a nessuno. Disporranno della chiave per decifrare questa attività solo l’utente stesso e questo ente-notaio. L’autorità giudiziaria potrà chiedere a uno dei due, tramite un codice di indagine, la fornitura della chiave di decriptazione».
Dal punto di vista della tutela della privacy e dei diritti dell’utente, il progetto è anche migliorativo della situazione attuale: «L’innovazione apportata da questo sistema è che i dati sarebbero comunque sempre crittografati e firmati dall’utente, mentre oggi tutte le informazioni che comunque restano, anche solo nei tabulati telefonici, sono in chiaro e possono essere facilmente copiati e venduti abusivamente sul mercato, da operatori disonesti», ha aggiunto Ghioni. Per capirci: oggi le informazioni telematiche possono essere contraffatte, e un pedofilo on line può facilmente fare incolpare un innocente della propria attività criminale, mentre con il nuovo sistema proposto dall’eurodeputato Udc, Tiziano Motti, ed elaborato da Fabio Ghioni, la privacy di ciascun utente della Rete viene rispettata, e in caso di attività illecite si potrà risalire al vero colpevole. La Commissione europea ha ascoltato attentamente questo nuovo progetto, prendendo attivamente nota di qualcosa che senz’altro è risultato per tutti rivoluzionario ed ingegnoso. Entro i primi mesi del 2012 il progetto di revisione della Direttiva europea, passerà dalla Commissione al vaglio dell’Europarlamento di Bruxelles. Nel frattempo gli hacker e gli sviluppatori di tutta Europa hanno la possibilità di partecipare attivamente all’implementazione e al miglioramento del progetto del dottor Ghioni, che sarà disponibile on line tra pochi giorni.

Nasce in Europa il sistema anti-pedofili sul web

BRUXELLES - "Rischia di diventare inutile istituire il reato di grooming, cioè di adescamento sessuale dei minori online, se poi non possiamo risalire ai colpevoli. E`come inasprire le pene per gli automobilisti indisciplinati e togliere le targhe alle auto". Così si è espresso stamane Tiziano Motti, eurodeputato eletto nelle fila dell`Udc, membro del Partito Popolare Europeo e della Commissione Mercato Interno e Difesa dei Consumatori. Per spiegare come si può risalire ai pedofili che adescano tramite chat e social forum, Motti ha organizzato una conferenza stampa al Parlamento europeo, invitando come ospite Fabio Ghioni, esperto a livello mondiale in sicurezza e tecnologie non convenzionali.
"Il sistema esiste già e l`anno scorso il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza assoluta la risoluzione nata dalla mia iniziativa politica che istituisce un Sistema di Allerta Rapido Europeo (Sare) contro pedofili e molestatori sessuali. Quest`anno è stata approvata in commissione Libertà Civili la relazione che chiede che sia contrastato efficacemente il reato di adescamento sessuale dei minori in Internet. Tuttavia, ciò non sarà possibile senza l'estensione della direttiva sull'archiviazione dei dati di traffico nelle telecomunicazioni anche ai content providers, quei luoghi virtuali come chat e social forum che più facilmente i pedofili utilizzano per i loro scopi".
Questa mattina l`onorevole Motti ha diffuso lo studio dell`esperto informatico Fabio Ghioni, presentato alla Commissione europea, che si sta occupando della revisione della direttiva europea 24/2006. Il sistema potrà garantire l`individuazione dei colpevoli di reati legati alla pedofilia e alla pedopornografia online, garantendo il rispetto della privacy e della libertà di espressione dei cittadini onesti.

Insieme è più bello, l'energia giovanile, la forza dell'amicizia



Ho inserito questo video di Pier Angelo Piai per sottolineare la bellezza dell'adolescenza, la forza che emanano i giovani quando stanno insieme, la forza dell'amicizia.
Insieme e più bello.

mercoledì 12 ottobre 2011

Per tre anni ha molestato la nipotina condannato l’87enne compagno della nonna della bimba

Da qualche tempo non voleva più andare a scuola, aveva mal di pancia, complessivamente accusava un disagio psicologico e fisico evidente e molto preoccupante. Poi nel febbraio 2009, con lo sguardo assente e tra le lacrime, una sconcertante rivelazione alla mamma proprio nella casa dei nonni: «Ho fatto sesso con il nonno». Musica devastante e parole terrificanti da parte di una bambina di dieci anni. Subito sono scattati ripetuti colloqui con psichiatri infantili e i servizi sociali per capire se i racconti della piccola potessero essere attendibili, reali. La storiaccia è rimbalzata in fretta in Procura a Forlì sul tavolo del pubblico ministero Marilù Gattelli che ha dato il via alle indagini, ai delicati accertamenti condotti dalla squadra mobile forlivese guidata da Claudio Cagnini.
Rapida e da lasciare di ghiaccio la conclusione: tutto vero, tutto purtroppo tornava, i riscontri non mancavano. Infatti è stato appurato che il nonno ‘acquisito’ della piccola (ossia il compagno della nonna materna da una decina di anni), un cesenate di 84 anni, incensurato, da tre avesse morbose attenzioni (e non solo) per la bambina: baci sulla bocca, sul collo, nelle orecchie, nelle parti intime, toccamenti ripetuti.
E lo stesso anziano, che aveva un ottimo rapporto con la madre della ‘nipotina’ ed era diventato un punto di riferimento autentico e fidato per tutta la famiglia, messo alle strette ha cercato di minimizzare ma non è riuscito nel proprio scopo, anzi ha lasciato tutti esterrefatti con poche parole ma più che eloquenti. Valevano infatti la conferma che qualcosa di assurdo e di inconcepibile c’era stato e per un periodo lungo, tre anni, dal 2006 al 2009 quando la piccola ha trovato la forza della disperazione e ha raccontato tutto alla madre. «Facevamo solo dei giochini» ha detto il nonnetto. E lunedì scorso è stato così condannato in tribunale a Forlì per violenza sessuale (con abuso di autorità e delle condizioni di inferiorità psichica e fisica della parte offesa), a sei anni di reclusione e alle pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici e la perdita della patria potestà. Inoltre dovrà pagare una provvigionale di 20mila euro alla parte civile.
L’uomo per questa vicenda non era mai stato arrestato ma indagato dopo la conclusione delle indagini da parte degli uomini della squadra mobile di Forlì. Poi il rinvio a giudizio. Era stato allontanato dalla famiglia, non poteva più vedere e frequentare la piccola per la quale, nonostante non ci fosse un legame di sangue, era diventato un nonno in tutto e per tutto proprio per la ormai consolidata relazione sentimentale con la nonna della bambina. Ora il primo round giudiziario, la condanna per un uomo che ha sconvolto la vita di una famiglia dopo che in tanti anni ne era diventato un componente a tutti gli effetti nonostante la sua carte d’identità attesti diversamente.

Violenza sessuale su una minorenne Cinque arresti tra Torino e Cuneo


In manette anche un professore

di musica, patrigno della 12enne,
che la costringeva a prostituirsi


Cinque persone sono state arrestate, per violenza sessuale su una ragazzina di 12 anni, dal Gruppo Interforze di tutela minori della Procura di Torino, nella provincia di Cuneo. Tra gli arrestati c’è anche un maestro di musica torinese di 58 anni, già arrestato per lo stesso reato nel 2007. Sono finiti in carcere anche altre quattro persone. I reati contestati sono di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile, violenza sessuale di gruppo e abuso sessuale ai danni di minore di 14 anni. 

Le indagini sono partite dopo una segnalazione del Consorzio socio assistenziale di Nichelino (To) e dei carabinieri di Bellaria Igea Marina (Rimini) su possibili abusi sessuali ai danni della figlia 12enne della convivente di un uomo rivelatosi poi essere il maestro di musica. La Procura ha quindi disposto una serie di controlli e intercettazioni dalle quali gli inquirenti hanno scoperto che il patrigno faceva prostituire la figliastra con uomini adulti facendosi pagare. Dalle intercettazioni è emerso che il 29 di settembre era stato organizzato un incontro con la ragazzina e altre due persone in un bed and breakfast in provincia di Cuneo.

Lo scopo dell’incontro, secondo le conversazioni intercettate, sarebbe stato quello di «sbloccarla sessualmente» grazie all’«aiuto» di due «massaggiatori». Il bed and breakfast era di proprietà di uno degli arrestati, mentre la mediazione con il maestro per organizzare l’incontro sarebbe stata fatta da un altro complice. Tutti e cinque sono stati arrestati proprio mentre erano chiusi in stanza con la minore.

Quando la scuola e le istituzioni non aiutano i bambini disabili e le loro famiglie

La prima campanella è suonata ormai da un paio di settimane ma non per tutti. Ci sono bambini e ragazzi, dalle elementari alle superiori che a scuola possono andarci soltanto quando ci sono le condizioni: dal bidello che li accompagna in bagno e li aiuta a mangiare, al pullmino attrezzato per le sedie a rotelle, fino all' educatore e al maestro specializzato, di sostegno. Niente (o pochi) aiuti, niente (o poca) scuola. Così funziona l' integrazione scolastica ai tempi della crisi. La campanella è suonata ma per alcuni si cercano ancora soluzioni, si inventano, si media, si spalmano gli aiuti. E in tanti restano a casa. Alessandro, 9 anni, fa la quarta elementare alla statale Bocconi di Milano. Ha un handicap grave, «ritardo di sviluppo», avrebbe diritto all' insegnante di sostegno (tocca al Ministero) e agli educatori (tocca al Comune, che gira il denaro alle scuole per pagare le cooperative). Così è sulla carta. Ma le cose poi vanno diversamente: «A settembre mi chiama il preside, mi vergogno, dice mortificato, ma non ci sono i soldi per le cooperative, o paga lei o il bambino sta a casa fino a novembre», racconta la madre di Alessandro, che ha scritto al sindaco Pisapia («nessuna risposta»). «Allora ho fatto una donazione alla scuola e mio figlio adesso è con i suoi compagni. Certo, quando ho fatto il bollettino in Posta, 1.280 euro per cinque settimane di scuola, avevo il nodo alla gola. Ma non ci sono alternative». Come la mamma di Alessandro, in un angolo, da scacco matto, ci sono migliaia di genitori nelle scuole di Milano e di tutto il Paese. Sono forti, determinati, esausti, sempre propositivi. Se chiedi come si sentono danno tutti la stessa risposta. Soli. (Come si saranno sentiti i genitori della bambina down cancellata dalla foto di classe. Le scuse a quella famiglia sono arrivate quando la storia, l' altro giorno, è finita sui giornali). C' è il diritto allo studio e l' inclusione scolastica. Si possono fare, e vincere, cause e ricorsi. «Ormai ne presentiamo migliaia all' anno - dicono le associazioni -. Ma il problema resta». Il sistema non tiene più. È già crollato in Lombardia, dove quest' anno il numero delle certificazioni è salito del 15%, sono più di 30mila gli alunni disabili. E ci sono meno soldi, tagli ai fondi dell' Istruzione e a quelli degli enti locali. «Il numero degli insegnanti di sostegno è stato raddoppiato», dicono al Miur. Non basta. «I disabili hanno mediamente un' ora di sostegno al giorno», è il dato fornito dalla Ledha in un comunicato sullo «smantellamento dell' integrazione scolastica» dal titolo «Non ci stiamo» . «Non ci stiamo». Ormai è un movimento. Internet ha messo in rete le famiglie dei disabili, alle grandi associazioni si affiancano comitati, gruppi trasversali come i «genitori tosti», forum. Anche blogger. Come Barbara, mamma di Alexander, bimbo autistico di 7 anni, che in rete ( blackcat.bloggy-biz )racconta la sua storia da anni. Ha appena scritto che si vende la casa perché le spese per suo figlio sono tante e gli aiuti pochi. Ma è sulla scuola che dà battaglia. Alex frequenta le elementari in un paese vicino a Pavia. «Lo trattano come un paria, in classe con i compagni lo tengono al massimo un' ora al giorno, quando vado a prenderlo spesso lo ritrovo alla materna. L' integrazione? Quest' anno non so ancora quante ore avremo di sostegno e quale insegnante verrà». Ecco la testimonianza di Giovanna Laguaragnella, maestra di sostegno da 25 anni, oggi insegna alla Casa del sole, storica scuola elementare pubblica milanese. «Le famiglie sono abbandonate. Soltanto per i casi gravi è previsto il rapporto uno a uno quindi si chiedono insegnanti in deroga, per gli altri non c' è nulla e così salta la prevenzione per chi potrebbe recuperare. Noi abbiamo 24 disabili di cui otto gravi e la copertura c' è per nove». Ma l' emergenza non è legata soltanto al numero insufficiente degli insegnanti di sostegno. «Mancano formazione e aggiornamento e bisogna battere strade nuove, sperimentazioni - dice Laguaragnella -, dal metodo Feuerstein, Aba, Zardus, fino alla scuola online della Khan Achademy. Si può e si deve fare molto di più». «L' integrazione scolastica è una conquista del ' 68, un modello virtuoso che c' è soltanto in Italia e dobbiamo difenderlo. Ma così non sta in piedi - spiega Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish, federazione superamento handicap -. Siamo disposti a ridurre i numeri del sostegno ma bisogna formare i docenti non specializzati affinché possano prendere in carico i disabili. E bisogna rispettare la legge: non più di venti alunni per classe se c' è un disabile. Finché queste condizioni non saranno garantite noi sosterremo le famiglie nei ricorsi». Come già succede. Ma tanti bambini e ragazzi, intanto, restano a casa.

Articolo tratto da: http://archiviostorico.corriere.it/2011/ottobre/01/Quando_scuola_non_aiuta_bambini_co_9_111001086.shtml

Anche questa e violenza: Bimbo autistico costretto in classe da solo, nella nuova aula non c'è posto per lui.


Allontanato dai compagni di classe perché la nuova aula non avrebbe lo spazio necessario per lui, alunno di seconda elementare affetto da autismo, e per l'insegnante di sostegno. L'incredibile storia, riportata sulle colonne del Mattino di Foggia, ha per teatro un istituto comprensivo di Cagnano Varano, piccola citta' garganica. Protagonista sfortunato un bambino di otto anni, che frequenta le elementari del 'Nicola D'Apolito'. "Quando a due anni abbiamo scoperto la sua patologia la nostra vita si e' sconvolta. Io, ho lasciato definitivamente la mia professione di architetto per dedicarmi 24 ore al giorno a mio figlio. Le nostri sorti economiche, reggono sulle spalle di mia moglie che e' un'insegnante", racconta il padre del bimbo.
primo giorno scuola 1
Alla riapertura delle scuole, circa un mese fa, gli alunni e i genitori scoprono del trasferimento nella scuola ementare di via Marconi, che da subito si dimostra piccola. Un trasferimento, per il genitore dello sfortunato bambino, " coatto ed inspiegabile perche' la struttura e' del Comune. L'assessore Giovanni Conte ha giustificato questa operazione come necessita' di razionalizzare gli spazi in quanto una circolare ministeriale obbliga le istituzioni scolastiche ad avere un numero minimo di 50 alunni per plesso". In coincidenza con il trasferimento iniziano i problemi per il bambino che addirittura, negli ultimi giorni, e' scappato da scuola per tre volte.
E questo quando capitava che non c'era l'insegnante di sostegno e nessuno era in grado di sostituirlo: "L'anno scorso dopo due mesi di esperimenti- spiega il padre- anche con la professionalita' degli insegnanti, siamo riusciti a far entrare Marco in classe e farlo integrare con i suoi amichetti". Per motivi di spazio, cosi', il bambino viene diviso dal resto della classe, portato in una piccola stanza, chi l'ha vista parla di una specie di sgabuzzino, mentre i suoi compagni fanno lezione in una classe al piano superiore.
Denuncia il padre: "In queste condizioni non sara' mai in aula con gli altri bambini. Si sono buttati alle ortiche due anni di duro lavoro per la sua crescita ed integrazione. Noi non facciamo un'inutile polemica, ma vogliamo avere i diritti. Le decisioni non possono essere prese dal dirigente scolastico e dagli insegnanti che stanno facendo il massimo per quanto di loro competenza. Attualmente mio figlio ha la sua auletta solitaria antistante le aule dell'asilo. E se in uno dei suoi 'momenti' dovesse incontrare sulla sua strada un alunno della scuola materna? Dunque, chi di competenza riflettesse, si mettesse la mano sul cuore e agisca di competenza non solo per il suo bene, ma di tutti i bambini, perche' una scuola che funziona e' un diritto universale"

lunedì 10 ottobre 2011

le notizie dal mondo fonte: http://www.uaar.it/news/


Giappone, ragazzina muore durante ‘esorcismo’ buddista

Nella cittadina di Kumamoto, nell’isola di Kyushu in Giappone, una ragazzina di tredici anni di nome Tomomi è morta durante un rito esorcistico di stampo buddista alla fine di agosto. Il caso è  stato reso pubblico dal quotidiano Yomiuri Shimbun di recente, riporta TMNews. Legata ad una sedia, è stata colpita da un forte getto d’acqua a cascata che secondo le intenzioni del monaco che ha compiuto il rito avrebbe dovuto cacciare gli spiriti maligni. Ma la bambina è morta soffocata. La giovane soffriva di disturbi mentali e dopo anni di tentativi per curarla i genitori si erano rivolti al religioso, che l’ha sottoposta ad esorcismo.
Arrestati dalla polizia il monaco in questione, il cinquantaseienne Kazuaki Kinoshita, che fa parte della setta buddista Nakayama Shingo-Shoushuu e il padre della ragazza, Atsushi Maishgi. Il padre si è difeso dicendo che la figlia era “posseduta da uno spirito maligno”: “visto che non voleva, l’abbiamo legata con la forza alla sedia”, ma che “non si tratta di violenza”.

Esorcismo su un bimbo durante la messa

A Petacciato, a Montenero di Bisaccia e a San Giacomo degli Schiavoni si festeggia con la “Notte Bianca”, mentre a Roccasicura si trascorrono le “notti in bianco”! Non è una trovata originale del piccolo centro altomolisano, ma la conseguenza di uno spiacevole imprevisto domenicale avvenuto in chiesa. Secondo quanto riferitoci dai fedeli, durante la messa delle 11 il diavolo si sarebbe impossessato di un adolescente. Da puntualizzare che il condizionale non mette in discussione quanto riferitoci, ma la possessione. Insomma bambini, mamme, single, zitelle, o più semplicemente il “popolo” dei praticanti ha assistito a un esorcismo praticato dal parroco. Non il parroco del paese, ma un sostituto. [...] Mentre l’adolescente si dimenava un agente di Polizia Municipale ha lasciato la chiesa, correndo verso l’abitazione del Sindaco, Angelo Campanelli. L’arrivo del primo cittadino ha messo fine all’esorcismo. Il sindaco ha, infatti, tirato in disparte prete e ragazzo per, poi, chiudersi nella Sagrestia dove ha preteso spiegazioni. La concitata “chiacchierata” è terminata con la “fuga” a piedi, sino all’auto, degli ospiti. 

Donna uccide suo figlio durante un esorcismo

È accaduto a Fort Wayne, Indiana e riportato dal Telegraph. Latisha Lawson, 31 anni, e un’altra donna, credendo che i loro quattro figli fossero indemoniati, hanno dato loro da bere una miscela di olio di oliva e aceto come parte di un esorcismo. La prima donna, nel tentativo di impedire al suo bambino di due anni di vomitare l’intruglio, gli ha coperto la bocca premendo energicamente con la mano, causandone così la morte per schiacciamento del collo. “Marzon” è il nome del demonio che lei credeva essere nel corpo di suo figlio, a causa del poco amore verso Dio manifestato durante il periodo della gravidanza. La Lawson ha tenuto il cadavere del bambino in un sacco di plastica per più di anno, essendo convinta che Dio l’avrebbe risuscitato: “L’ha fatto nella Bibbia. Lo fece con Lazzaro”, ha dichiarato. Rischia 45 anni di carcere.

Bolzano, arrestato il padre picchiatore

Su ordine del Tribunale di Bolzano e’ stato arrestato l’extracomunitario di religione musulmana accusato di aver picchiato con una spranga di ferro la figlia 17enne perche’ frequentava un ragazzo italiano e di averle procurato la frattura di una gamba e altre ferite. [...] La perizia disposto dal Tribunale di Bolzano ha ritenuto compatibili le ferite con il racconto reso dalla ragazza, per cui si e’ proceduto all’arresto del genitori violento, mentre la ragazza si trova ora in un alloggio protetto.

quei mille siti in black list: La Polizia Postale racconta le indagini sui crimini contro i minori

‘Il vero problema e’ quello dell’inseguimento del sito pedopornografico: e’ una lotta contro il tempo per intervenire e chiudere quelle pagine’. Lo dice all’Adnkronos Elvira D’Amato, vice questore aggiunto Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni, spiegando che ‘un sito puo’ avere una durata brevissima, spesso solo poche ore o giorni. Di media non durano un mese e lo stesso sito migra, nel senso che viene chiuso su un indirizzo e spostato su un altro’.
IN CRESCITA LE ATTIVITA’ – ‘Rispetto al 2010 -rimarca la responsabile del Centro nazionale antipedofilia sulla rete- abbiamo registrato un incremento del 20% circa delle attivita’ sviluppate nel nostro monitoraggio del web e attualmente sono gia’ inseriti nella ‘black list’ 1.021 siti su tutta la Rete. Questo dato -precisa D’Amato- corrisponde pero’ a un flusso molto piu’ alto di informazioni ed e’ il risultato di svariate migliaia di dati che abbiamo processato’.  ‘La realta’ italiana -sottolinea D’Amato- dice che in 12 anni sono stati oscurati circa 180 siti pedopornografici aperti in Italia. Tutti questi casi hanno significato una vera e propria investigazione di polizia giudiziaria che si e’ conclusa con l’assicurazione dei responsabili alla giustizia e la chiusura dei siti’.


ON LINE – ‘Il problema della pedofilia on line -assicura D’Amato- e’ continuamente monitorato dalla polizia postale e ci vede impegnati in una lotta portata avanti anche nell’ambito della collaborazione internazionale di polizia. I siti da noi inseriti nella ‘black list’ -ricorda la responsabile del Centro nazionale antipedofilia sulla rete- vengono quotidianamente trasmessi ai provider italiani che per legge devono attivare entro sei ore procedure di filtraggio, ovvero sistemi che non consentano la visione dei siti. In luogo di quei portali, si apre una pagina con la scritta in italiano e in inglese, che indica lo stop alla navigazione, come accade in altri Paesi europei. Il sistema dei ‘filtri’ e’ fondamentale -rimarca- perche’ consente di assicurare subito la navigazione protetta’.
LA PREVENZIONE - Sul fronte della prevenzione, spiega D’Amato, ‘oltre alle iniziative messe in campo nelle scuole e in altre sedi, consigliamo ai genitori di dialogare con i figli, per poterli controllare o guidare nella navigazione. I minori sono ad alto rischio adescamento, soprattutto attraverso i social network, che frequentano in eta’ troppo precoce. Ci sono bambini che aprono il proprio profilo a 9 anni -fa notare il vice questore aggiunto- ma per facebook, ad esempio, e’ vietato farlo prima di aver compiuto 13 anni’.

LE DENUNCE - ‘E’ pero’ un dato incoraggiante -segnala la responsabile del Centro nazionale antipedofilia sulla rete- il fatto che e’ aumentata la capacita’ di denuncia da parte dei genitori e degli stessi ragazzi. Oggi -conclude- e’ anche piu’ facile raggiungerci e sporgere denuncia: siamo in tutti i capoluoghi di regione e provincia, ma si puo’ interpellare la Polizia Postale anche sul web, sul sito della Polizia di Stato, Commissariato di polizia online’. (adnkronos)

Pedofilia. Faceva prostituire figlia 12enne: arrestati madre e due clienti di 92 e 18 anni

Faceva prostituire la figlia dodicenne per andare a giocare al bingo. Arrestati dalla Squadra mobile una donna pescarese e due clienti della bambina: un 92 enne ed un 18enne con problemi psichici.

E’ una storia davvero brutta quella emersa dalle indagini della polizia di Pescara, una storia in cui  ad essere protagonista e vittima allo stesso tempo è una bambina, dodici anni all’anagrafe, cresciuta in una famiglia “difficile”, dove la miseria e gli espedienti per farvi fronte erano di casa.
Un padre lontano ed una madre alla continua ricerca di denaro hanno fatto sì che la dodicenne divenisse presto, troppo presto, l’oggetto di insane e illecite attenzioni sessuali, sfruttate per tirare su qualche soldo.
E così la madre non ha esitato a farla prostituire, vedendo in lei una sicura fonte di guadagno per far fronte non solo alle difficoltà economiche quotidiane, ma anche per assecondare bisogni che di certo non sono primari come la “passione” della donna per il gioco del bingo.
La donna, 45 anni, è stata oggi tratta in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarell,a su richiesta del pm che ha coordinato le indagini, Simonetta Ciccarelli.
Grave l’accusa contestata: prostituzione minorile, per aver indotto, in più occasioni, la figlia dodicenne ad avere rapporti sessuali con uomini in cambio di denaro.
Nei guai anche i clienti, un vicino di casa di 92 anni, finito ai domiciliari, ed un diciottenne  di Montesilvano, affetto da disturbi comportamentali e ritardo cognitivo, assistito dai servizi sociali, anche lui finito ai domiciliari. Per entrambi l’accusa è di atti sessuali con persona minore di anni 14.
Ulteriori particolari saranno resi noti in tarda mattina.
08/10/2011 7.15
INDAGINI PARTITE A LUGLIO
Le indagini della Squadra Mobile hanno preso avvio lo scorso mese di luglio, quando una comunità educativa per minori di Pescara ha segnalato che uno degli ospiti della loro struttura, appena maggiorenne e seguito dai Servizi Sociali, aveva raccontato di essersi recato a casa di A.L.I., pescarese di 45 anni e di avere lì consumato una prestazione sessuale orale a pagamento con la figlia minorenne della donna, pagando trenta euro direttamente alla madre. In un’altra occasione, invece, risalente a qualche tempo prima, il compenso della dodicenne era consistito in un telefonino.
E' scattata così l'indagine e le intercettazioni telefoniche. Le prime risultanze hanno dato conferma dello sfruttamento sessuale della minore da parte della madre, persona gravata da precedenti e dedita anche lei alla prostituzione.
E' emerso un quadro familiare desolante, dove la madre, alla continua ricerca di denaro, non esitava a concedere, a fini di lucro, i favori dell’unica figlia, ad un anziano vicino di casa, classe 92 anni, presso la cui abitazione la minore era solita recarsi di frequente.
Gli inquirenti hanno scoperto come mamma e figlia fossero riuscite ad ottenere a più riprese, attraverso vari stratagemmi, elargizioni di denaro da parte dell’anziano. 
LA FALSA MORTE PER RAGGRANELLARE ALTRI SOLDI 
Addirittura la donna aveva inscenato la morte della figlia, per raggranellare altro denaro dall’anziano vicino, raggirato ed indotto a pagare anche le spese per il finto funerale. A fine agosto il Tribunale dei Minori di L’Aquila ha disposto l’allontanamento della bambina dal nucleo familiare, collocandola presso una struttura protetta specializzata, sospendendo, nel contempo, la potestà genitoriale della madre.
Per riottenere l’affidamento della figlia - ed i guadagni che ne derivavano - la donna, spalleggiata in questo da un settantatreenne di Popoli (cui è stata notificata oggi la misura cautelare del divieto di dimora a Pescara e Montesilvano perchè indiziato di favoreggiamento)ha anche tentato di far ritrattare, di fronte al Tribunale dei Minori, il ragazzo la cui “confessione” aveva determinato la comunità educativa di cui era ospite ad inoltrare la segnalazione alle autorità.
La coppia aveva avvicinato il padre del ragazzo per indurlo a far leva sul figlio e convincerlo a dichiarare ai giudici di essersi inventato tutto. Sulla base degli elementi di prova acquisiti nel corso dell’indagine la Polizia ha trasmesso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di L’Aquila una dettagliata informativa, sollecitando l’adozione dei provvedimenti cautelari ai quali è stata data oggi esecuzione. 

giovedì 6 ottobre 2011

Foto hard di bimbi nel pc, blitz della polizia: il pedofilo web picchia gli agenti

Nel computer nascondeva migliaia di immagini di bambini in pose oscene e proprio per questo gli uomini della Postale hanno bussato alla porta del suo appartamento, nei pressi di Camucia, per appurare la presenza del materiale pedopornografico. Ma l’uomo, un cortonese 47enne, impiegato, scapolo e residente con i genitori, ha subito capito le intenzioni degli agenti e si è barricato dentro casa cercando di distruggere i file con le immagini indicibili. La Polizia ha dovuto sfondare la porta per entrare e neanche questo è stato sufficiente. Il 47enne si è scagliato contro gli agenti. Botte, spinte, tanto che alcuni hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. Poi la manette. Nel suo pc sono state rinvenute migliaia di immagini. La perquisizione è scattata su ordine dell’autorità giudiziaria di Brescia che indaga sul giro di pedofilia on line seguito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze competente per questo tipo di crimine. Il materiale acquisito è ora al vaglio degli inquirenti che ipotizzano per il 47enne cortonese un ruolo di spicco nella rete di fruitori e diffusori di filmati e immagini raccapriccianti. Ma tutto viaggia ancora per tesi aleatorie. Il 47enne è comunque in carcere per resistenza a pubblico ufficiale a disposizione del pm Marco Dioni e indagato per il reato di pedopornografia.
La pedopornografia è un argomento delicato, che vede attualmente sotto indagine ben 51 persone, accusate di detenzione del suddetto materiale. Le indagini sono state eseguite dagli uomini della polizia postale "Sicilia Orientale", che ha disposto perquisizioni domiciliari in 32 città italiane, tra cui Terni, nell'ambito di un indagine su accessi ad un sito web tedesco, dal contenuto appunto pedopornografico. Tra i 51 indagati anche un disoccupato ternano. La città di Terni non è però la sola sotto indagine. 
Perquisizioni sono state effettuate ad Ancona, Arezzo, Ascoli Piceno, Asti, Bari, Benevento, Bergamo, Brescia, Chieti, Cuneo, Ferrara, Firenze, Frosinone, Genova, Imperia, Mantova, Milano, Modena, Padova, Palermo, Parma, Reggio Emilia, Roma, Salerno, Siena, Torino, Trieste, Udine, Venezia e Viterbo. 

Violenza sessuale sulla figlia della ex compagna

Reggio Emilia, 6 ottobre 2011 - Violenza sessuale nei confronti di una bambina di pochi anni. Sono queste le pesanti accuse mosse ad un 35enne reggiano arrestato dai carabinieri.
Un ennesimo caso di infanzia violata che si è verificato in centro abitato della montagna. Un’orribile vicenda consumatasi tra le mura domestiche di centro in ragione della quale le forze dell'Arma hanno arrestato un 35enne reggiano. Pesanti come un macigno le accuse mosse all’indagato che deve rispondere del reato di violenza sessuale aggravata commessa fino allo scorso mese di settembre ai danni della figlia della compagna di pochi anni.
Un'accusa cui aggiungere quella di violenza privata nei confronti dell’ex compagna minacciata affinché ritirasse la denuncia alla base della presente inchiesta.