giovedì 26 febbraio 2015

Pedopornografia, padre di famiglia denunciato


Conservava nel suo computer, nell’abitazione della Valdinievole dove vive con la sua famiglia, decine  di foto e video dove bambini o comunque ragazzi minorenni venivano immortalati durante atti sessuali o semplicemente svestiti. Un «archivio» inequivocabile che ha portato la polizia postale coordinata dal sostituto commissario Giuseppe Ferraro a denunciarlo per detenzione di materiale pedopornografico. Si tratta di un insospettabile impiegato di 48 anni che lavora fuori provincia, un padre di famiglia che da tempo era all’attenzione della polizia. L’indagine è partita tempo fa dal compartimento di Firenze durante i consueti controlli all’interno di siti internet «sospetti» in cui vengono segnalate foto o video «espliciti» su  minori. In questi casi gli inquirenti attenzionano i profili utenti potenzialmente pericolosi che vi navigano con quotidianità. Mesi e mesi di minuziose indagini hanno portato così a individuare il 48 enne della Valdinievole prima sullo spazio virtuale e poi nella realtà attraverso l’utenza telefonica collegata. Una volta accertata la sua identità  la postale di Pistoia si è mossa recandosi a casa dell’uomo.
E’ scattata la perquisizione e il ritrovamento di fotogrammi pedopornografici  attribuibili a minorenni, a bambini. Non erano immagini saltuarie, capitate per un download sbagliato sul proprio computer ma un vero e proprio archivio. Per questo l’uomo non si è difeso davanti agli inquirenti ed è rimasto in silenzio davanti al ritrovamento del materiale. Non poteva fare altro, le immagini parlavano al suo posto. Come la legge prevede in questi casi, se il quantitativo rinvenuto dalle forze dell’ordine non raggiunge determinate quantità, in termini di giga bite ( la misurazione dello spazio all’interno del web) non scatta l’arresto. Al vaglio della postale resta comunque l’hard disk del computer dell’uomo che è stato sequestrato durante la perquisizione così come tutto il materiale informatico presente nell’abitazione. Filmati e immagini su minorenni provengono molto spesso da paesi esteri dove, purtroppo, esiste un vero commercio dei piccoli destinati, frequentemente dalle famiglie, a questo scopo.

Biella, insegnante di musica arrestato per pedofilia


L'uomo avrebbe abusato di una 14enne. Filmava anche le parti intime delle mamme durante i colloqui a scuola

Un insegnante di musica biellese di 42 anni è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di avere abusato di una sua allieva, all'epoca dei fatti 14enne. Le indagini sono scattate dopo che la giovane, oggi 17enne, si è convinta a sporgere denuncia. Nella casa dell'uomo, che avrebbe ammesso parzialmente, è stato trovato materiale pornografico e filmini realizzati a scuola, dove col cellulare filmava le parti intime delle mamme impegnate nei colloqui.

mercoledì 25 febbraio 2015

La moglie dormiva lui violentava la figlia Condannato a 18 anni

La moglie dormiva lui violentava la figlia Condannato a 18 anni
Pesanti come macigni le accuse che pendevano sulla sua testa: dalle ripetute violenze sessuali sulla figlioletta di appena 4 anni, alle continue botte e bastonate alla moglie, alla quale, quando la donna aveva trovato il coraggio di scappare di casa con la bambina, aveva addirittura strappato un orecchio con un morso. Ma altrettanto pesante è stata la condanna che martedì mattina il tribunale di Pistoia ha inflitto all’uomo: 18 anni e 6 mesi di reclusione, con la decadenza dalla potestà genitoriale.
Imputato di violenza sessuale pluriaggravata, lesioni personali aggravate, maltrattamenti in famiglia e violazione di domicilio, un nigeriano di 49 anni, di cui non scriviamo il nome per tutelare il diritto alla riservatezza della figlia minorenne. L’uomo, uscito di recente dal carcere, dove si trovava per altri reati, è attualmente irreperibile.
I fatti risalgono agli anni 2005-2006, quando, insieme alla moglie e alla figlia, l’uomo abitava in un comune della Valdinievole. Le accuse nei suoi confronti iniziarono a venire fuori quando la moglie dovette essere ricoverata all’ospedale a causa dell’ennesima aggressione subita, il 9 marzo 2005. La donna, stanca dei continui maltrattamenti, era andata via di casa e aveva trovato ospitalità nell’appartamento di un’amica. L’uomo l’aveva rintracciata e, dopo aver sfondato il cancello d’ingresso e la porta di casa, le si era scagliato contro, prendendola a calci e pugni, cercando di strangolarla e poi strappandole con un morso mezzo orecchio sinistro.
In seguito a questa nuova aggressione, la donna si era rivolta agli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi, del foro di Pistoia, per sporgere denuncia su tutto ciò che aveva dovuto subire dal marito a partire dal 2003. Una vita impossibile, ben sintetizzata in uno dei capi d’imputazione del processo che si è concluso due giorni fa: “quotidianamente maltrattava la moglie e la figlia minorenne con le seguenti condotte tenute alla presenza della figlioletta: sottoponendo la moglie a continue percosse –pugni, calci e bastonate – motivate dal rifiuto che ella gli opponeva quando lui la esortava a prostituirsi; insultandola e sputandole in faccia, nonché minacciandola di morte reiteratamente, umiliandola e tormentandola continuamente, causando altresì una stabile situazione di sofferenza e paura...”.
E una volta iniziate le indagini da parte della procura della Repubblica, erano emerse piano piano anche le violenze sessuali che la bambina aveva dovuto subire dal padre, costretta, nonostante la tenerissima età, a praticargli rapporti orali o a masturbarsi, di notte, nel suo lettino, mentre la madre dormiva.
Gli avvocati di parte civile Baldi e Malucchi, nel corso del processo, per sottolineare il comportamento aberrante dell’imputato, hanno evidenziato proprio l’età della bambina, il cui fisico, a 4 anni, non poteva ricordare neppure lontanamente quello di una donna; e anche la crudeltà inaudita con cui aveva amputato l’orecchio della moglie, strappandoglielo con un morso.
I due legali hanno chiesto un risarcimento di un milione di euro per la bambina e di mezzo milione per la madre. Il tribunale, nella sentenza, ha concesso una provvisionale, rispettivamente, di 80mila e 50mila euro.

Botte e torture sulla figlia di 4 anni, operaio padovano arrestato

Schiaffi e minacce continue: “Se ti muovi ti rompo un piatto in testa”

Un bambino vittima di violenze, botte e insulti. Un fatto grave, reso ancor più odioso dal fatto che è stato commesso, secondo la tesi accusatoria, dal padre. Un episodio terribile, sul quale indaga la procura di Rovigo. E avvenuto a pochi chilometri dal Polesine, in una zona vicino a Merlara. Episodi di botte, schiaffi, calci e pugni, addirittura bastonate con il manico di una scopa. Violenze che sono venute alla luce quando il pediatra ha visitato la bambina per quello che doveva essere un controllo di routine. Il corpicino di quella bambina di appena quattro anni era segnato da numerose ecchimosi. Segni di botte e lesioni, ripetute e violente. Ed è stato proprio quel medico a spezzare la catena del silenzio che, probabilmente da mesi, vedeva una bambina di quattro anni vittima di percosse, violenze, minacce e terrore psicologico. Fatti che la scorsa settimana hanno portato i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Este ad arrestare il padre della piccola, un trentenne di nazionalità italiana, operaio, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia nei confronti della figlioletta. Il tutto dopo una complessa attività di indagine condotta dai militari, coordinata dal sostituto procuratore della repubblica di Rovigo Davide Nalin. Che nei giorni scorsi ha chiesto e ottenuto dal gip del tribunale di Rovigo Carlo Negri l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il papà orco. A dare il via alle indagini è stata una segnalazione arrivata ai carabinieri di Casale di Scodosia. Una segnalazione partita dall’ospedale in cui la piccola era stata condotta per un controllo generale. Nel corso della visita pediatrica, che si è svolta lo scorso gennaio, il medico aveva riscontrato ecchimosi su tutto il corpo. Segnali che hanno fatto scattare subito il campanello d’allarme. Il primo passo poi è stato di chiedere conto ai genitori. Ma le loro spiegazioni su come la piccola si fosse fatta così male non hanno convinto. Anzi, gli accertamenti medici hanno ben permesso di constatare che i traumi riportati dalla bambina non erano compatibili con le ragioni dichiarate dai genitori. È scattata quindi la segnalazione ai carabinieri e sono partite le indagini. Una situazione difficile da accertare, in assenza di collaborazione. I carabinieri hanno impiegato anche intercettazioni ambientali, comprese alcune microtelecamere. Le scene riprese sono state agghiaccianti. Nessuna finalità educativa in quelle che erano semplicemente botte. La bambina veniva colpita con schiaffi e calci. In un caso addirittura il padre l’ha bastonata con il manico in ferro di una scopa. Le violenze verbali e le minacce del genitore non erano da meno. Per esempio, le ordinava di rimanere immobile, seduta in silenzio a guardare la televisione, altrimenti le avrebbe rotto un piatto in testa. Comportamenti minacciosi e violenti che nella piccola hanno creato uno stato di terrore psicologico. Nessun segno sul viso, niente tracce troppo evidenti, tali da attirare l’attenzione di esterni. Una famiglia apparentemente normale. Il padre ora è in carcere a Rovigo.

lunedì 23 febbraio 2015

Ecco come i pedofili adescano le ragazzine su Whatsapp


Sempre più ragazzine adescate su WhatsApp. A denunciarlo sono i genitori stessi che trovano sui telefonini delle minorenni conversazioni con sconosciuti che nascondendosi dietro falsi profili di coetanei chiedono prestazioni sessuali o di inviare foto nude.
Accade in Liguria dove la Procura ha ricevuto in questi giorni numerose denunce da parte dei genitori. Il fenomeno non è nuovo.
whatsapp, telefonino adolescentiLa modalità di adescamento è sempre la stessa. Quasi sempre le attenzioni sono rivolte alle ragazzine, pochi i maschi coinvolti. Prima vengono contattate su Facebook o via email da finti coetanei che fanno domande di interesse generale su interessi personali. Così, dopo un po’ di chat, si arriva alla richiesta di numero di telefono, allo scambio di foto fino alla vera e propria richiesta di sesso via WhatsApp. Spesso le ragazzine non arrivano all’incontro per paura.
Dalle indagini effettuate dalla procura ligure lo scorso anno, è emerso che gli autori dei messaggi erano tutte persone già denunciate per pedofilia.
Il consiglio ai genitori è di informare sempre i figli sui rischi a cui va incontro in rete.

Ex "don" Sante Sguotti: «Prete pedofilo si diventa»

Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e celibato nella Chiesa di Papa Francesco”. Si intitola così il nuovo libro di Sante Sguotti, ex parroco di Monterosso frazione di Abano Terme, reso allo stato laicale dalla Santa Sede a seguito della scelta maturata nel 2007 di farsi una famiglia con una parrocchiana dalla quale ha avuto un figlio.

In un intervista al Mattino di Padova Sguotti afferma: «i preti sono messi in condizione di diventare pedofili, questa è l’amara realtà. I due fenomeni, quello del divieto di sposarsi e della pedofilia sono strettamente legati tra loro». E avverte: «il prete pedofilo è una persona insospettabile, bravo a parlare e intessere relazioni con tutti. Insomma il miglior prete che si può immaginare». Nel suo libro anche esperienze personali: «riporto (…) fatti successi anche nella Chiesa padovana negli anni in cui ero parroco. Racconto anche di confidenze che mi sono state fatte da sacerdoti della Diocesi di Padova che hanno vissuti momenti tremendi a causa di questa piaga».

Napoli: abusa di 11 enne in cambio di una pizza


Una pizza in cambio di sesso. A offrire il cibo uno stimato e conosciuto professionista della provincia di Napoli, che ora è nei guai per pedofilia. Il rapporto sessuale, infatti, ha visto quale vittima un bambino di 11 anni. Sono stati due agenti dell'unità operativa tutela minori della Municipale ad arrestare l'uomo - che è sposato e ha due figlie - venerdì sera in piazza Garibaldi.
Durante l'interrogatorio successivo, il 46 enne ha implorato di non rovinargli la reputazione. Dopo aver confessato, è stato portato nel carcere di Poggioreale, in attesa delle decisioni sulla misura restrittiva. Gli sono stati sequestrati l'auto, il cellulare e il computer, portato via dopo una perquisizione effettuate in casa sua. Il materiale è ora a disposizione dei magistrati che condurranno le indagini.
Secondo gli investigatori, l'uomo ha aperto una vera e propria trattativa con il bambino, dopo averlo fatto salire in macchina. Alla fine, ha trovato l'accordo: avrebbe potuto avere rapporti sessuali con lui in cambio di una pizza. Ma è stato arrestato in flagranza di reato. Un uomo, insomma, che di giorno era un lavoratore indefesso e che di notte si trasformava in un orco.
Anche la moglie della persona condotta nel carcere di Poggioreale è una professionista molto conosciuta. Di sicuro, non si aspettava che il marito avesse una doppia vita di questo tipo.

Sindaco arrestato torna a casa. Presidio di solidarietà dei cittadini


E’ tornato a casa Nicola Cammarano, 43 anni, sindaco di Rofrano (Salerno) e commercialista, che il 19 febbraio era stato arrestato dalla Guardia di finanza dopo che nel suo pc erano stati ritrovati video e foto di minori. Il gip non ha ritenuto che sussistessero i motivi per la custodia cautelare in carcere diCammarano, che era stato rinchiuso nel carcere di Vallo della Lucania, ma che resta indagato. Alcuni cittadini del piccolo comune, dove risiedono 1700 persone, avevano organizzato in serata un presidio silenzioso sotto il Municipio per esprimere solidarietà nei suoi confronti.
E anche sui social network in molti lo difendono. “La sua innocenza sarà presto dimostrata”, scrivono alcuni utenti sulla paginaFacebook del Giornale del Cilento. E ancora: “Secondo me lo vogliono incastrare, non ci credo neanche se lo vedessi con i miei occhi. Nicola non è solo il sindaco di Rofrano ma è un uomo, un padre, un marito, un cittadino rofranese. Ma stiamo scherzando?”. E anche un dipendente comunale all’Ansa dice: “Abbiamo appreso la notizia ma per noi la vicenda lascia il tempo che trova. Non crediamo a quanto sta accedendo al primo cittadino”.
Il lavoro delle Fiamme Gialle è iniziato una settimana fa durante un controllo sulla contabilità del sindaco-commercialista. I computer del suo studio sono stati sequestrati. I militari li hanno scandagliati e si sono imbattuti nei file pedopornograficicontenuti negli hard disk dei pc. Materiale che giovedì sera, poco prima dell’arresto, i finanzieri hanno cercato anche in casa diCammarano. Le indagini sono condotte dal pm Ivana Niglio e dal procuratore capo di Vallo della Lucania, Giancarlo Grippo. Nelle prossime 48 ore il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se convalidare l’arresto o meno per il primo cittadino cilentano.