sabato 31 dicembre 2011

se la diocesi e la chiesa non si pronunciano lo facciamo noi... E' UNO SCHIFO ho già il voltastomaco...

Brasile, parroco accusato di stupro bimbi
Lo arrestano a letto con segretaria chiesa


Il parroco della chiesa San Francesco di Assisi, situata in uno dei quartieri residenziali di Brasilia, è stato arrestato all'alba di oggi con l'accusa di presunto stupro di cinque ragazzine ed un ragazzino, dai sei ai quattordici anni di età.
Lo rendono noto i siti on line, precisando che al momento della detenzione era a letto con la segretaria della Chiesa. Secondo i media, la Delegazione di protezione dell'infanzia e dell'adolescenza (Dpca) sta indagando su suoi eventuali altri casi di pedofilia. Per ora la Arcidiocesi di Brasilia non si è pronunciata in merito.

40enne alessandrino arrestato per pedofilia

ALESSANDRIA - Nel pomeriggio del 27 dicembre scorso, la Squadra Mobile di Alessandria, dopo appena nove giorni di attività investigativa, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Alessandria nei confronti di un cittadino italiano di 40 anni, alessandrino, indagato per aver compiuto atti sessuali con un minore di 13 anni (in particolare scambiava con il minore diversi sms dal contenuto sessuale e, in una occasione, baciava i piedi del minore), nonchè per aver compiuto gesti volti a compiere atti sessuali con lo stesso minore, evento che non si è però concretizzato.
L’attività ha avuto inizio il 18 dicembre scorso, con le dichiarazioni rilasciate agli investigatori della Squadra Mobile di Alessandria dalla sorella maggiore del minore, in relazione ai regali costosi che il fratello aveva ricevuto, non certo dai suoi familiari che non erano in grado di sostenere tali esborsi. L’attività esperita permetteva di acquisire, inoltre, alcuni messaggi “strani” ricevuti dal minore sul proprio cellulare. Altri messaggi sono stati acquisiti da conversazioni telematiche intrattenute dal pedofilo e dal minore su facebook dalle quali si evidenziava una profonda familiarità tra l’indagato e il ragazzo, nonché il frequente accenno da parte dell’uomo a tematiche sessuali (cfr. “bisogna trovare un posto per i massaggi che nessuno ci rompa” - “andare in albergo; che ho un regalo da darti” - “ho voglia di darti un bacino”, “devo abbracciarti! Andiamo una volta in hotel?”) raccomandandosi di non far parola con i genitori.
Il 21 dicembre, poi, la madre del minore sporgeva formale querela evidenziando di conoscere di vista l’indagato. Le attività tecniche attivate sui telefoni cellulari sia dell’indagato, sia del minore, hanno consentito di acquisire ulteriori elementi di prova a carico dell’indagato, consistenti in un intenso quanto sospetto scambio di comunicazioni che rilevavano un interesse ossessivo del maggiorenne nei confronti del minore. La lettura di alcuni messaggi consentiva inoltre di apprezzare una escalation dell’approccio ed un esplicitarsi del contenuto sessuale delle prestazioni pretese dall’indagato in cambio dei regali fatti al giovane. Alla luce del quadro gravemente indiziario a carico dell’indagato, della spiccata pericolosità e del pericolo che incombeva sulla tutela del minore, che non aveva subito il peggio solamente per la stretta sorveglianza e il rigido controllo tenuto da genitori e familiari, è stata richiesta l’emissione della misura cautelare in carcere nei confronti dell’indagato che era perfettamente a conoscenza della minore età dell’interlocutore, attesa la loro frequentazione legata alla pratica sportiva. Contestualmente è stata eseguita una perquisizione domiciliare con acquisizione di ulteriori elementi di prova e il sequestro del personal computer dell’indagato utilizzato per le conversazioni sopra riportate, la prima analisi del quale evidenzia numerose altre conversazioni intrattenute con diversi altri soggetti, tra i quali anche minori. L’arrestato è ora detenuto presso la Casa Circondariale di Alessandria.

giovedì 29 dicembre 2011

Segnalazioni al Blog "Una Vita Sottile"

Accogliamo con molto piacere la notizia che molte persone, leggono assiduamente il nostro blog. Ma riscontriamo che alcuni lasciano sul post dedicato ai commenti segnalazioni contenenti link di siti pedopornografici. Voglio ricordare che tutti i commenti sono moderati e di conseguenza quelli segnalativi non possono essere pubblicati, ma saranno ugualmente presi in considerazione. Aggiungo però una nota, le segnalazioni devono pervenire all'indirizzo mail sosinfanzia@unavitasottile.org oppure utilizzando l'apposito link ad in inizio pagina sulla destra.

Meter scopre sul web la vendita di video con bambini da 5 a 12 anni

In un portale di vendita di abbigliamento si celava un traffico di materiale video pedopornografico.
L’associazione di don Di Noto ha denunciato la scoperta alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania e al centro nazionale contro la pedofilia online di Roma.
Video per pedofili con promozioni di fine anno: con un ordine di 15 video (3.300 dollari) 9 sono in regalo. Lo ha scoperto l’associazione Meter di Avola in un portale predisposto per la vendita di indumenti, ma che in una nascosta subdirectory conteneva video e materiale pedopornografico con bambini tra i 5 e i 12 anni.
L’associazione di don Di Noto ha denunciato la scoperta alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania e al centro nazionale contro la pedofilia online di Roma. «La strage degli innocenti – dice don Fortunato Di Noto – continua sotto gli occhi di tutti e dobbiamo continuare a non abbassare la guardia nel denunciare gli aguzzini, i predatori dei bambini. Ma dobbiamo anche continuare a innestare mentalità di speranza perchè non accada l’abuso».

Siti civetta, file sharing pedopornografico e inutilizzabilità degli elementi probatori.

Con ordinanza del 28/7/2004 il Tribunale di Asti annullava, in sede di riesame, il decreto di sequestro probatorio emesso dal Procuratore della Repubblica presso lo stesso Tribunale, in data 1/7/04, nei confronti di *XXXX* indagato in ordine al delitto previsto dall'art. 600 quater c.p. ed ordinava la restituzione, all'avente diritto, delle cose in sequestro, affermando e ritenendo: a) che dagli atti era emerso come il 28/02/'02 personale del Nucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Asti avesse stipulato, di propria iniziativa, allo scopo di accertare l'attività delittuosa connessa alla diffusione, acquisizione e commercializzazione di materiale pedofilo, un contratto di accesso ad Internet, utilizzando un nome fittizio e pagando il relativo prezzo con una carta di credito e così aveva ottenuto l'iscrizione necessaria per la visualizzazione del sito "*XXXXX*" e si era procurato immagini commercializzate su diversi siti operanti nel mercato pedo-pornografico; b) che, segnalato ciò al Procuratore della Repubblica presso il locale Tribunale, costui aveva ipotizzato l'esistenza del reato previsto dall'art. 600 ter co. 2^ e 3^ c.p. e chiesto al Giudice per le indagini preliminari, il quale l'aveva autorizzata con decreto del 3/4/02, l'intercettazione dei flussi telematici degli accessi ai diversi siti che risultavano commercializzare materiale pedofilo; c) che il detto P.M. aveva anche disposto l'acquisizione dei numeri telefonici e la identificazione dei relativi intestatari, ai quali erano stati assegnati gli indirizzi per i collegamenti ai siti in questione; d) che, sulla base dei dati così acquisiti, il menzionato Procuratore della Repubblica aveva disposto, con il decreto impugnato, perquisizione personale e domiciliare in danno, fra gli altri, di *XXXX* indagato in ordine al delitto di cui all'art. 600 quater c.p., per essersi procurato consapevolmente materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto, acquisendolo da siti di pornografia, nonché il sequestro di eventuali corpi di reato identificati, dai militari operanti, in un "personal computer", in tre confezioni di "floppy disks" ed in una custodia in plastica contenente altri diciassette "floppy disks"; e) che il provvedimento impugnato ed il conseguente sequestro dovevano essere annullati perché disposti sulla base di una precedente attività investigativa illegittima, in quanto posta in essere in violazione della normativa di cui all'art. 14 L. 3/8/'98, n. 269, la quale disciplina rigorosamente e senza possibilità di interpretazioni ed applicazioni in via analogica, le attività di contrasto dello sfruttamento della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale in danno di minori; f) che, in particolare, a mente della norma testé richiamata, le attività di contrasto esperibili sono limitate all'accertamento solo dei reati previsti dagli arti 600 bis co. 1^, 603 ter co. 1^, 2^ e 3^, nonché 605 quinquies c.p., mentre nel caso in specie il reato oggetto di investigazione é quello di cui all'art. 600 quater c.p.; g) che, inoltre, l'attività investigativa sulla base dei cui risultati il decreto impugnato é stato emesso era stata svolta, dai Carabinieri, senza la necessaria, preventiva autorizzazione dell'Autorità giudiziaria; h) che, non essendo quindi utilizzabile - a mente dell'art. 191 c.p.p. - la detta attività di indagine, non poteva ritenersi provato ed esistente il "fumus" del delitto previsto dallo art. 600 quater c.p. Avverso l'ordinanza di riesame il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti ha proposto ricorso per Cassazione e ne chiede l'annullamento per violazione di legge. Deduce, in particolare, il ricorrente che l'attività investigativa svolta dai Carabinieri, consistita nella navigazione in Internet ed individuazione di siti contenenti materiale telematico ottenuto mediante lo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto e, poi, nell'intercettazione dei relativi flussi, non rientrerebbe nell'attività di contrasto di cui all'art. 14 L. 269/'98, ma sarebbe mera attività di polizia giudiziaria, come tale legittimamente utilizzata al fine di desumere da essa il "fumus" del reato per il quale il *XXXXXXXX* é indagato. MOTIVI DELLA DECISIONE Il ricorso é destituito di fondamento e, come tale, deve essere rigettato. Dall'ordinanza impugnata si evince - e la circostanza non é contraddetta dal P.M. ricorrente - che i Carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Asti nel Febbraio '02 stipularono, senza preventiva autorizzazione dell'Autorità giudiziaria ed utilizzando un nome fittizio, un contratto di accesso ad Internet e pagarono con carta di credito l'iscrizione necessaria per accedere alla visualizzazione del sito pornografico sopra indicato. Ciò allo scopo, dichiarato, di accertare eventuale attività delittuosa connessa all'acquisizione, diffusione e commercializzazione di materiale pedofilo realizzato con lo sfruttamento sessuale di minori di anni diciotto. All'esito delle indagini e dopo essersi in tal modo procurate immagini commercializzate su diversi siti operanti nell'ambito del mercato pedo-pornografico, riferirono al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti il quale ipotizzò l'esistenza del delitto previsto dall'art. 600 ter co. 2 e 3 c.p. (commercio, distribuzione, divulgazione o pubblicizzazione, anche per via telematica, di materiale pornografico realizzato mediante lo sfruttamento di minori degli anni diciotto) e, da un canto, chiese al Giudice per le indagini preliminari, nel Marzo '02, la autorizzazione - ottenuta - all'intercettazione dei flussi telematici di accesso ai diversi siti che, in base alle investigazioni esperite, risultavano commercializzare materiale di tipo pedofilo e, dall'altro, dispose l'acquisizione dei numeri telefonici e l'identificazione dei relativi intestatari ai quali figuravano assegnati gli indirizzi di posta elettronica indicati per i collegamenti ai siti intercettati. Sulla base dei risultati di tale laboriosa attività l'1/7/04 il detto P.M. instaurò procedimento penale a carico del *XXXXXXXX* quale indagato in ordine al delitto previsto dall'art. 600 quater c.p. (detenzione di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori degli anni diciotto) e dispose, nei confronti dello stesso, perquisizione personale e domiciliare, nonché il sequestro di quanto potesse costituire corpo del reato oggetto di investigazione. Orbene, l'art. 14 co. 1^ L. 3/8/'98, n. 269, stabilisce che "nell'ambito delle operazioni disposte dal Questore o dal responsabile di livello almeno provinciale dell'organismo di appartenenza, gli Ufficiali di polizia giudiziaria delle strutture specializzate per la repressione dei delitti sessuali o per la tutela dei minori, ovvero di quelle istituite per il contrasto dei delitti di criminalità organizzata, possono, previa autorizzazione dell'Autorità giudiziaria, al solo fine di acquisire elementi di prova in ordine ai delitti di cui agli artt. 600 bis co. 1^, 600 ter co. 1^, 2^ e 3^, 600 quinquies c.p., procedere all'acquisto simulato di materiale pornografico ed alle relative attività di intermediazione, nonché partecipare alle iniziative turistiche di cui all'art. 5 della presente legge. Dell'acquisto é data immediata comunicazione all'Autorità giudiziaria che può, con decreto motivato, differire il sequestro sino alla conclusione delle indagini. Nella fattispecie in esame il "fumus" del delitto di cui all'art. 600 quater c.p., ipotizzato a carico del *XXXXXXXXX* é stato desunto dai risultati delle investigazioni esperite dai Carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Asti i quali, di loro iniziativa e senza preventiva autorizzazione dell'Autorità giudiziaria, avevano stipulato, utilizzando un nome fittizio, un contratto di accesso ad Internet e, pagando il relativo prezzo con carta di credito della quale si sconosce l'intestatario, si erano procurati l'accesso ad un sito nel quale si potevano osservare ed acquistare immagini pedo-pornografiche realizzate mediante lo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto. Siffatta attività investigativa, dichiaratamente finalizzata all'accertamento del reato previsto dall'art. 600 ter c.p., mirante a contrastare e reprimere delitti di pornografia minorile e condotta "sotto copertura", avrebbe dovuto essere preventivamente autorizzata dall'Autorità giudiziaria ed i relativi risultati avrebbero potuto essere utilizzati al fine di acquisire elementi di prova solo in ordine ai reati di cui agli artt. 600 bis co. 1^, 603 ter co. 1^, 2^ e 3^, nonché 600 quinquies c.p. Essa é stata, invece, utilizzata sebbene illegittimamente esperita e per l'accertamento del reato previsto dall'art. 600 quater c.p., ipotizzato a carico del *XXXXXXXXX* non compreso fra quelli indicati tassativamente dalla norma di legge sopra riportata. La tesi del P.M. ricorrente, secondo cui quella in esame sarebbe stata ordinaria attività di indagine di polizia giudiziaria non può essere condivisa in considerazione dell'oggetto della investigazione, delle modalità con le quali essa é stata condotta e delle finalità cui era preordinata. A mente dell'art. 191 c.p.p. le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate e la loro inutilizzabilità é rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento. L'attività di contrasto, prevista dall'art. 14 L. 3/8/'98, n. 269, viene legittimata, in vista della gravità e dell'allarme sociale che alcuni delitti - specificamente indicati - suscitano, solo nei casi e modi previsti dalla legge. Trattasi di legittimazione concessa in via eccezionale, rispetto alle norme ed ai principi fondamentali del vigente ordinamento giuridico in tema di acquisizione delle prove, non suscettibile di interpretazioni o applicazioni in via analogica. Per le esposte considerazioni il Giudice del riesame ha correttamente ritenuto non esistente, in atti, il "fumus" del delitto oggetto di indagini preliminari a carico del *XXXXXXXX* ed ha annullato il decreto impugnato, considerando che - altrimenti - le perquisizioni ed il sequestro disposti dal P.M. si sarebbero tradotti in un mezzo - non consentito - di ricerca ed acquisizione della prova. P.Q.M. La Corte Suprema di Cassazione rigetta il ricorso proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti avverso l'ordinanza emessa dallo stesso Tribunale, in data 28/7/04, nel procedimento a carico di *XXXXX* Così deciso in Roma, il 1 dicembre 2004. Depositato in Cancelleria il 23 dicembre 2004.
(Cassazione , sez. III penale, sentenza 13.12.2004 n° 1481) 


Tratto da: Siti civetta, file sharing pedopornografico e inutilizzabilità degli elementi probatori
(Fonte: StudioCataldi.it) 

pedofilo filippino irretiva vittime con la Playstation


Brutta storia di pedofilia, quella scoperta  a Reggio Calabria, che ha come vittime alcuni bambini. Un filippino 34enne attirava i bimbi nella sua abitazione promettendo di farli giocare con la Playstation; una volta entrati, però, l’orco li sottoponeva ad abusi e sevizie e, talvolta, gli offriva anche denaro per essere accondiscendenti alle sue volontà perverse.
Per fortuna i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Reggio Calabria hanno posto fine a questa inquietante e riprovevole vicenda di pedofilia, e hanno arrestato, il 24 dicembre scorso, il filippino, che dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di minori e di prostituzione minorile.
In base alla ricostruzione fatta dai carabinieri, il pedofilo avrebbe abusato sessualmente  più volte, e in diverse occasioni, di bimbi di età inferiore ai 14 anni.
Sembra che il filippino avesse fatto vedere alle vittime alcuni film pornografici, dicendogli che i protagonisti dei film facevano il ‘bunga bunga’ e che lui avrebbe voluto fare lo stesso  con essi. Il pedofilo filippino di trova, ora, nel carcere di Reggio Calabria, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Alessandria: abusi su minore, arrestato

Torino, 29 dic. - Un alessandrino di 40 e' stato arrestato dalla polizia di Alessandria con l'accusa di per aver compiuto atti sessuali con un minore di 13 anni, in particolare l'uomo avrebbe scambiato con il minore diversi sms dal contenuto sessuale e, in una occasione, gli avrebbe anche baciato i piedi. Le indagini erano partite poco piu' una settimana fa dopo che la sorella del minore si era rivolta alla Squadra mobile insospettita dai regali costosi che il fratello aveva ricevuto non dai familiari. Gli accertamenti hanno cosi' permesso agli investigatori di acquisire messaggi 'strani' ricevuti dal ragazzino sul proprio cellulare e attraverso conversazioni telematiche intrattenute dal pedofilo e dal minore su un social network dalle quali emergeva una profonda familiarita' tra i due. Qualche giorno dopo la sorella, la madre del tredicenne ha sporto querela nei confronti dell'uomo. Ulteriori accertamenti hanno portato a scoprire che l'uomo avrebbe tentato di avere incontri con il minore a scopi chairamente sessuali, cosa che pero' non si e' verificata solo per caso.

lunedì 19 dicembre 2011

Pedopornografia e terrorismo, nuova truffa web: le fiamme gialle mettono in guardia

Genova e Tigullio. Una nuova truffa informatica, un virus che blocca i computer, sta girando da qualche settimana online. Molte segnalazioni sono arrivate alla guardia di finanza anche da Genova e dal Tigullio. In realtà, è abbastanza facile capire che si tratta di una truffa, intanto perché la schermata che appare sul Pc dei malcapitati è scritta in un italiano molto goffo e poi perché vengono richiesti soldi per riportare il computer alla normalità.

In pratica, di punto in bianco, appare sul Pc una schermata con la seguente intestazione: Guardia di Finanza Insieme per la Legalità. Poi il testo prosegue: “Attenzione rilevata attività illegale, il sistema è stata bloccata per una violenza delle Leggi della Repubblica Italiana. E’ stata fissata la seguente violazione: dal tuo indirizzo Ip indicato accesso alle pagine contenenti la pornografia, la pornografia minorile, zoofilia, nonché la violenza dei bambini. Nel tuo computer trovati video file contenenti la pornografia, elementi di violenza e la pornografia minorile. Dalla posta elettronica era effettuata anche la distribuzione dello spam con un senso recondito terroristico. Il bloccaggio del computer serve per troncare l’attività illegale dalla parte tua”.

Come si può notare, l’italiano con cui è scritta la mail è pessimo, ma a questo punto arriva l’elemento che dovrebbe far insospettire ancora di più. La guardia di finanza, infatti, non chiede soldi a nessuno, mentre questi hacker chiedono 100 euro per lo sblocco del computer. Soldi da versare tramite l’ukash o il paysafecard.

Moltissime sono le segnalazioni già pervenute al Gat, il nucleo speciale frodi telematiche della guardia di finanza. “Innanzitutto non bisogna mai pagare perché noi non chiediamo soldi a nessuno e non operiamo in questa maniera – spiegano dal Comando Provinciale di Genova – quando si ricevono messaggi di questo genere bisogna subito segnalarli al Gat via mail (sos@gat.gdf.it) e poi, volendo, anche recarsi presso un ufficio di polizia tributaria, che a Genova si trova in corso Europa, per fare una denuncia scritta”.

sabato 17 dicembre 2011

il natale che vorrei.

Quest'anno per Natale il blog "Una Vita Sottile" lancia una iniziativa rivolta a tutti i giovani cybernauti che utilizzano internet in particolare social-network e chat. Si tratta di inviare una e-mail contenete frasi o argomenti su come si vorrebbe il natale o anche perché no potete inviare gli auguri a chi volete, basta inserire la vostra e-mail e quella della persona a cui volete fare gli auguri. Lo staff di Una Vita Sottile invierà gratuitamente una mail speciale con il testo che desiderate alla persona cui volete più bene.
Maggiori informazioni e le vostre frasi le potrete inviare utilizzando l'apposita casella e-mail natalechevorrei@unavitasottile.org

giovedì 8 dicembre 2011

Cosa c’è nella mente di un pedofilo

Psichiatri e scienziati rivelano nuovi dettagli su quella che considerano una malattia mentale
La pedofilia è un argomento delicato, doloroso, difficile da trattare, spesso purtroppo grande protagonista degli avvenimenti di cronaca. Ma cosa sappiamo veramente dei pedofili? Conosciamo i meccanismi attraverso i quali giustificano i propri crimini e cosa accade esattamente nel loro cervello? Nuovi studi di psichiatri e scienziati da tutto il mondo, riportati dal Daily Beast, ci rivelano questi ed altri dettagli sulla malattia mentale che suscita orrore.
VISIONE MEDICA - La pedofilia, almeno a livello medico, viene considerata una malattia mentale che diventa un crimine solo quando il malato entra in azione. Questa la visione prettamente statunitense, mentre in Italia l’idea sembra maggiormente dibattuta tra aspetti medici e legali: un esempio è la sentenza della Cassazione Penale del 2003 secondo la quale “la pedofilia non è una malattia mentale e non attenua capacità di intendere e volere”. Secondo recenti studi di esperti statunitensi, la chiave per prevenire e curare il disturbo potrebbe risiedere nei dettagli clinici. Anche tra psichiatri a livello mondiale, la visione sull’aspetto medico della pedofilia muta molto: alcuni ricercatori la definiscono come una dipendenza, altri come un orientamento sessuale, altri ancora invece si affidano a scansioni del cervello per trovarvi i segni della pedofilia.
UNA DEFINIZIONE - Tutti sembrano concordare però su un’unica definizione. La pedofilia è un criterio che definisce il desiderio erotico rivolto interamente o parzialmente a bambini prepubescenti, tipicamente minori di 13 anni. La ragione è ancora da stabilire, ma esistono molti più uomini pedofili che donne; secondo alcune stime, il 94% degli abusi sessuali su bambini è perpetrato da uomini. Lo studio della malattia negli USA è complicato dal fatto che, negli Stati Uniti, le leggi del 1990 richiedono a terapisti e medici di segnalare ai servizi di protezione dei minori chiunque possa costituire una minaccia per il bambino. La legge vince sul rapporto medico-paziente e, seppur sia un ottimo sistema di prevenzione, scoraggia i pedofili dal rivolgersi agli psichiatri per chiedere aiuto. A causa di ciò, la maggior parte degli studi è stata condotta su persone che hanno commesso crimini e sono – o sono state – in prigione. Questi costituiscono poco più del 5% dei casi che potrebbero invece essere studiati.
UNO STUDIO - Fred Berlin, psichiatra e direttore dell’unità sul comportamento sessuale alla Johns Hopkins, è uno dei migliori ricercatori conosciuti e rispettati del paese sulla pedofilia. Berlin ritiene che l’istintiva condanna morale non abbia nulla a che fare con gli studi: “Non sappiamo perché proviamo determinati desideri sessuali. Per tanto tempo, abbiamo considerato tutto ciò dal punto di vista morale – si presuppone che le persone abbiano determinati desideri – e certe volte la società ha deciso che le persone che provano desideri o pulsioni differenti non sono moralmente degne. Non è colpa di nessuno se si soffre di una certa condizione, ma è responsabilità dell’individuo fare qualcosa. Se qualcuno mi dice che soffre di pedofilia, è come se qualcuno dicesse che io sono eterosessuale. Questo dettaglio non suggerisce se sono introverso o estroverso, se sono una persona crudele, se sono intelligente o stupido”.
CASI DIVERSI - Berlina ha studiato diverse tipologie di pedofili: “Ci sono pazienti che soffrono di pedofilia, ma vivono una negazione in modo simile ad un alcolista che nega di avere un problema con l’alcol. Ce ne sono altri che ritengono che la società debba cambiare, ma sono la minoranza. Ce ne sono altri che cercano disperatamente aiuto per assicurarsi che sia tutto sotto controllo e molti sono sollevati sapendo che esiste un farmaco che li potrebbe aiutare”. Il farmaco abbassa i livelli di testosterone per smorzare il livello di desiderio sessuale. Allo stesso tempo, molti psichiatri somministrano anche antidepressivi e psicoterapia con metodi cognitivo-comportamentali per correggere la visione distorta dei pazienti. Una di questi psichiatri che applica terapie cognitivo-comportamentali sui pedofili è Judith Becker: spesso chiede ai pazienti di ricordare quanti anni avevano quando hanno iniziato a considerare atti sessuali con bambini. Per molti è una rivelazione: riscoprono che si rivedono nella stessa identica età della vittima. È come se, secondo la Becker, fossero rimasti ad una fase precedente del proprio sviluppo.
REGRESSIONE - I pedofili spesso passano mesi ad insinuarsi nella vita della vittima, giocando con loro, offrendo loro giocattoli e regali ed entrando nell’universo del bambino in modo tale che questi non riconosca l’abuso. Il pedofilo non cerca nel bambino solo la gratificazione sessuale momentanea, ma cerca soddisfazione anche nel legame stabilito e molti pedofili si identificano fortemente con le proprie vittime. La terapia mira a riavvicinare il pedofilo agli adulti, ricreando normali competenze sociali di cui spesso sono sprovvisti. Becker sottolinea anche che molti pedofili non operano con fredda chiarezza circa la moralità di ciò che fanno, ma creano “distorsioni cognitive”, assolvendo se stessi dalla colpa e dalla responsabilità. Per esempio, spesso si giustificano dicendo che “Il bambino non ha detto no quando ho iniziato”, o “qualcuno lo ha fatto a me quando ero un bambino e ho pensato che fosse normale”, oppure “amo veramente il bambino. ”

NORMALITA’ APPARENTE - Mark Deantonio, psichiatra presso l’UCLA, riporta che amici e vicini di pedofili sottolineano sempre che l’aguzzino sembrava “una persona normale” di cui nessuno avrebbe mai sospettato. La fissazione erotica per i bambini pre-pubere è “una zona di orribile devianza per qualcuno che potrebbe altrimenti condurre un’esistenza normale. I desideri sessuali di queste persone sono come “compartimenti stagni”". Idee che non sembrano concordare con i risultati delle ricerche di James Cantor, professore associato nel dipartimento di psichiatria presso l’Università di Toronto, che è uno dei pochi ricercatori al mondo che studiano la pedofilia dal punto di vista biologico, alla ricerca di differenze fisiche e cerebrali che distinguono i pedofili dai non-pedofili.
CARATTERISTICHE DEL PEDOFILO - Cantor ha scoperto che, in media, i pedofili hanno un quoziente intellettivo che è di 10 punti inferiore alla media della popolazione, sono 2.5 centimetri più bassi della media e sono per la maggior parte mancini o ambidestri. I mancini sono più numerosi anche nei casi di autismo e schizofrenia, due condizioni psichiatriche con “chiare basi biologiche”. Utilizzando la scansione del cervello, ha scoperto significative differenze nella materia bianca tra pedofili e non pedofili, ovvero nella sostanza che collega una regione del cervello ad un altra. Nel gruppo di pedofili analizzati, Cantor ha scoperto un deficit di connessione dovuto alla materia bianca nelle regioni del cervello. Quando non c’è abbastanza materia bianca, la rete cerebrale che identifica oggetti potenzialmente sessuali non funziona a dovere.

Abusata in famiglia. La madre: "lascia fare"


L'uomo è stato arrestato dai carabinieri e portato in carcere
L'uomo è stato arrestato dai carabinieri e portato in carcere
"Fallo fare". Cosi' ha risposto una mamma alla richiesta di aiuto della sua bambina violentata ripetutamente da un 75enne di Lanciano, che all'epoca dei fatti abitava con loro. L'uomo e' stato arrestato questa mattina. Anche la madre della vittima e' agli arresti per favoreggiamento.


"Fallo fare". Cosi' ha risposto una mamma alla richiesta di aiuto della figlia, di
eta' inferiore ai 10 anni, violentata ripetutamente da un 75enne di Lanciano, che all'epoca dei fatti abitava con la donna e la bambina. 

L'uomo e' stato arrestato questa mattina dai carabinieri di Lanciano per violenza sessuale nei confronti di una minore che ha meno di 10 anni e detenzione di materiale pedopornografico. Anche la madre della bimba e' stata arrestata
per favoreggiamento. 

Il provvedimento di custodia cautelare in carcere e' stato disposto dal gip del tribunale di Lanciano, Massimo Canosa, su richiesta del sostituto procuratore, Rosaria Vecchi, che ha condotto le indagini. 

Il procuratore della Repubblica di Lanciano, Francesco Menditto ha spiegato in conferenza stampa che "La violenza si e' ripetutamente consumata in ambito domestico, in quanto l'uomo era ospite nella casa abitata dalla madre e dalla bimba
quando ha abusato della minore. Da tempo sufficiente l'anziano e' lontano dall'abitazione dove sono avvenuti i fatti, cosi' come la bimba al momento e' al sicuro in luogo protetto dove e' seguita una volta allontanata dalla madre, arrestata per
favoreggiamento del reato che vedeva come vittima proprio la figlia". 

Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Rosaria Vecchi in collaborazione con la compagnia dei carabinieri di Lanciano, diretta dal capitano Massimo Capobianco, sono durate due mesi per quanto riguarda la violenza sessuale, i cui fatti risalgono a 6-7 mesi fa, mentre proseguono nei confronti di un non meglio precisato numero di
indagati per il reato di detenzione di materiale pedopornografico.

"Le indagini sono state particolarmente difficoltose, oltre ad essere partite in ritardo, a causa della 'superficialita" degli operatori scolastici in contatto quotidiano con la bimba, i quali hanno allertato la Procura con ritardo - ha detto il sostituto Vecchi". Per i disguidi di comunicazione tra le maestre della scuola frequentata dalla bimba - ha rilevato il magistrato - siamo stati informati in ritardo di questo grave reato, mentre il dovere morale e di giustizia richiede di agire subito e nelle sedi competenti. 

Si tratta di un errore in buona fede, ma la condizione necessaria per la rinascita psicologica della bimba, gia' confusa dal mancato aiuto della madre - ha sottolineato la Vecchi - e' la certezza della punizione del colpevole". A tal proposito il procuratore Menditto ha annunciato la stesura di un protocollo che verra' inviato nelle scuole circa la prassi da seguire in casi simili e la creazione di una specializzazione in Procura
su reati che riguardano violenze e abusi su minori. 

"Sono state acquisite anche le dichiarazioni della bimba, opportunamente
assistita, in sede di incidente probatorio - ha aggiunto Menditto - cosi' da non doverla piu' coinvolgere direttamente nel procedimento". L'arresto della madre della bimba risale a un mese fa, mentre l'uomo e' stato arrestato questa mattina.
Entrambi si trovano in carcere.

venerdì 2 dicembre 2011

beccato autore del gruppo pro pedofili. don Di Noto: parli con genitori vittime

E' uno studente ventenne di Milano l'ideatore del gruppo su Facebook 'Sosteniamo i diritti dei pedofili' creato il 24 maggio scorso e che in poche ore, prima di essere oscurato, aveva avuto migliaia di contatti e 35 adesioni con 'mi piace'. Il giovane ha confessato sostenendo che era soltanto una provocazione. Lo hanno individuato agenti della Polizia postale e delle Comunicazioni di Catania, coordinati dalla locale Procura distrettuale che lo ha indagato per istigazione a delinquere. Il gruppo era stato segnalato dall'associazione Meter di don Fortunato Di Noto. (ANSA).

Abusi su nipotina e amichetta Condannato nonno per pedofilia

2 dicembre 2011 - Per anni ha violentato la nipotina di 14 anni e la figlia di un’amica di famiglia di12 anni: oggi C.S, 62 anni, è stato condannato a 8 anni di carcere e a pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro ai parenti delle vittime costituite parte civile.
Il tribunale, presieduto da Gedi Seminara, ha inflitto all’uomo anche un anno di libertà vigilata.
La vicenda nasce dalla denuncia della madre della ragazzina di 14 anni, figlia dell’imputato, che
scoprì che l’adolescente era stata molestata dal nonno e da uno zio, nel frattempo deceduto.
Alla denuncia della donna si è aggiunta quella della mamma dell’altra vittima con la quale la figlia si era confidata. Il pm che ha sostenuto l’accusa era Alessia Sinatra.

giovedì 1 dicembre 2011

Polizia postale: attenzione al Child Grooming

Il Child Grooming è un'insidiosissima e pericolosa pratica perpetrata da malintenzionati ai fini dell'adescamento che consiste nel cercare di conquistare la fiducia dei minori per poi indurli a pratiche sessuali; un fenomeno sul quale la Polizia Postale delle Marche ha recentemente lanciato un allarme.

E' da sottolineare che il Child Grooming non costituirebbe di per se un reato penale nel nostro Paese, ma può e deve essere sfruttato per prevenire reati a danno dei minori intercettando le comunicazioni tra questi e i loro potenziali molestatori.

Nel caso specifico, le forze dell'ordine della Marche avrebbero recentemente denunciato tre persone che avrebbero utilizzato canali Internet per entrare in contatto con le proprie vittime che, secondo quanto riportato dall'ANSA, sarebbero state un bambino di 10 anni e due ragazze di 17.

La Poliza Postale avrebbe inoltre sottolineato come le piattaforme utilizzate per l'adescamento dei minori sarebbero sempre di più: oltre ai social network e ai servizi per l'Instant Messaging oggi verrebbero utilizzati anche i network multiplayer e siti per il Poker on-line.

venerdì 25 novembre 2011

Telefono Azzurro: fare chiarezza quando si parla di pedofilia

“La pedofilia è un fenomeno che la società tende a rimuovere. E' un fenomeno pervasivo purtroppo presente in molti  contesti nei quali sono presenti bambini”.  Il Prof. Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro, é intervenuto ieri durante la trasmissione Uno Mattina.

“Bisogna fare chiarezza quando parliamo di pedofilia”. E' questa la precisazione di Ernesto Caffo, presidente di SOS Il Telefono Azzurro onlus, rispetto al tema sollevato ieri durante la partecipazione alla trasmissione. La discussione sulla pedofilia mette in gioco “aspetti mentali, istituzionali, di educazione sessuale, di violenza e di controllo delle pulsioni. La complessità alla base di questo fenomeno impone una necessaria cautela nell'adozione di termini e nella divulgazione di evidenze scientifiche preliminari”.
Il nostro obiettivo prioritario deve essere “mantenere alta la vigilanza su questo tema e condannare e contrastare il criminoso fenomeno della pedofilia in tutte le sue forme”.

Lavoriamo quotidianamente per mantenere questo impegno, sempre dalla parte dei bambini.

arresto Friuli, emergono altri 3 casi di violenza

PORDENONE, 25 NOV - Emergono altri tre casi nell'indagine che ha portato all'arresto di un autotrasportatore friulano per violenza sessuale su una ventina di minori.

Lo si e' appreso oggi da fonti della Procura della Repubblica di Pordenone, che dopo l'arresto dell'uomo sta raccogliendo ulteriori elementi a suo carico. Si e' anche appreso che nelle prossime settimane e' in programma un incidente probatorio, sia sugli strumenti informatici posti sotto sequestro, sia sulle testimonianze dei ragazzini. L'indagine e' svolta dalla compagnia Carabinieri di Spilimbergo (Pordenone). (ANSA).

mercoledì 23 novembre 2011

Bari/ Botte a un alunno, era senza quaderno. Denunciata la prof
Mercoledì, 23 novembre 2011 - 09:33:15

Ha maltrattato un bambino di nazionalità cinese per non aver portato il quaderno a scuola.. È questa l’accusa rivolta ad una maestra di 52 anni indagata dal pm della Procura di Bari, Mafredi Dini Ciacci, per delle presunte percosse nei confronti di un suo alunno di nove anni.

L’episodio è accaduto lo scorso ottobre in un paese della Murgia barese, tra i banchi di una scuola elementare. A denunciare l’insegnante, secondo il Corriere del Mezzogiorno, è stata la mamma del bambino. Secondo il racconto del piccolo, la maestra l’avrebbe punito e insultato per aver dimenticato a casa un quaderno degli esercizi, colpendolo con schiaffi e tirandogli la guancia fino a provocargli un piccolo ematoma. Presunti maltrattamenti che sarebbero stati certificati da un medico: il bimbo infatti è stato trasportato in ospedale dalla mamma e dimesso con una prognosi di quattro giorni.
 
LE INDAGINI - La denuncia è stata presentata alla polizia e gli inquirenti hanno ascoltato i compagni di classe della presunta vittima i quali avrebbero confermato l’episodio. Inoltre, alcuni bimbi avrebbero raccontato, a loro volta, di aver subito in passato percosse simili. La settimana prossima la donna sarà interrogata dal gip di Bari, Vito Fanizzi.

martedì 22 novembre 2011

abusarono di bimbe di 10 e 14 anni, condannati

Hanno abusato di tre bambine e per questo il Tribunale di Catanzaro li ha condannati, rispettivamente, a 8 anni e 6 mesi ed a 3 anni ed otto mesi di reclusione al termine di due processi distinti. Nel primo caso i giudici hanno condannato un cittadino marocchino di 50 anni, accusato di avere abusato di due sorelline che avevano meno di dieci anni. Nel secondo e' stato condannato un catanzarese di 34 anni, ritenuto colpevole di violenza su una bambina che aveva meno di 14 anni. (ANSA).

Treviso, scoperto clan di pedofili. Uno di loro: "Sono malato". La psicologa: "Così si guarisce"


Pedofilia violenza minori

"Stavo attraversando un brutto periodo personale, avevo deciso di curarmi da uno psicologo". "Quella ragazza mi ha ingannato, pensavo fosse maggiorenne". Sono questi gli argomenti che Mario Caccavale ed Ennio Costa, i due commercianti di Treviso accusati di pedofilia, hanno usato a loro discolpa davanti al giudice di Venezia durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto.
Caccavale avrebbe ammesso le sue azioni dicendo: "Sono malato, curatemi". Ma il gioielliere ha anche parlato "per ridimensionare le accuse che gli vengono mosse", spiega l'avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, che ha chiesto al giudice che al suo cliente vengano concessi gli arresti domiciliari. Il clima intorno a Caccavale non è di certo buono. Dopo l'arresto, sul suo negozio è comparsa una scritta: "Porco".
Diversa la linea difensiva di Ennio Costa: "Non sono un pedofilo, non ho mai cercato sesso con dodicenni. Ho solo commesso delle leggerezze con persone che dimostravano più anni di quelli che avevano in realtà".
I due uomini sono stati arrestati lo scorso venerdì dalla squadra Mobile con l'accusa di prostituzione minorile e atti sessuali con minorenni. L'indagine era cominciato lo scorso marzo in seguito a una segnalazione di alcuni operatori sociali del Comune, che avevano scoperto che alcuni minori tra i 12 e i 14 anni si prostituivano in cambio di denaro.
Dopo le indagini sono stati individuati proprio loro due. Gli inquirenti sono arrivati a loro dopo aver appreso che due ragazzine di un istituto scolastico saltavano costantemente le lezioni per andare nei negozi intestati a Caccavale e Costa. Secondo l'accusa, Caccavale e Costa si incontravano con minorenni, sia maschi sia femmine. Per convincere gli adolescenti offrivano piccole somme di denaro, riceriche telefoniche o regali di varia natura.
Caccavale e Costa sarebbero andati avanti per anni. Mario Caccavale, 67 anni, è un noto gioielliere del centro. In città molti lo paragonano a Tom Selleck per il suo afflato, per così dire hollywoodiano. Sarebbe lui ad aver intessuto le relazioni con i ragazzini, sfruttando il suo fascino da ricco tombeur de femme. Costa, 65 anni, è il titolare di una tra le più conosciute aziende di elettronica della zona. Lui metteva a disposizione innanzitutto il suo appartamento, pieno di oggetti sessuali, tra i quali sex-toys, vibratori e manette.
Lo stesso Costa amava farsi riprendere durante i suoi rapporti sessuali. A casa di un 49enne di Padova sono stati trovati circa un migliaio di filmati hard amatoriali: 48 vhs, 880 dvd e 110 cd, nei quali compariva anche Costa. Ma in nessuno di questi video erano presenti immagini pedopornografiche penalmente rilevanti.
E intanto a Treviso corre sempre più netta l'impressione che in città esista un vero e proprio "clan dei pedofili". Qualcuno sapeva e aveva anche partecipato agli incontri organizzati da Caccavale e Costa. La Polizia sta concentrando lo sguardo sulla Rete e sui blog trevigiani, oltre che sull'enorme traffico telefonico dei ragazzini. Ora sono in molti a dire: "L'orco ci ha provato anche con me". Potrebbero esserci altre vittime. E altri carnefici.
Ma la pedofilia può davvero essere considerata una malattia?

L'INTERVISTA ALLA DOTT.SSA MARIA TERESA COGLITORE, Psicologa e sessuologa
Dott.ssa, la pedofilia si può definire una malattia?
"Sicuramente è un comportamento anomalo che deriva da una sessualità non corretta. E' un comportamento deviato che nasce in individui che hanno già delle devianze. Di solito il pedofilo è una persona che soffre molto il rapporto con gli altri individui, in special modo con i propri partner. Fanno fatica a sentirsi alla pari e in generale difficilmente riescono a gestire la realtà di una vita adulta e responsabile. Ma non sono uomini neri, spesso sono anzi persone molto seduttive. E per questo sono ancora più pericolose".
A un pedofilo può servire seguire una terapia?
"Assolutamente sì. La semplice reclusione non serve a nulla, anche perché tra i pedofili c'è un alto tasso di recidiva. Quando escono dal carcere tornano a fare le azioni per cui ci sono finiti. E visto che la pena detentiva non può durare in eterno, sarebbe fondamentale accompagnare alla pena detentiva una terapia psicologica. Sarebbe una cosa utile per tutti, per i pedofili ma anche per la società, che non dovrebbe ogni volta riassorbire persone malate e pronte a compiere di nuovo atti del genere. Ma alla base ci deve essere la volontà della persona di seguire una terapia, altrimenti non si va da nessuna parte. Non serve una terapia coatta".
Ma si può guarire dalla pedofilia?
"Per farlo ci deve essere innanzitutto consapevolezza. Già parlarne e riconoscere in pubblico il proprio problema è un passo avanti. Ma poi ci deve essere anche un consenso responsabile e una ferma volontà di cambiare le cose".
Qual è il principale ostacolo al funzionamento di una cura psicologica?
"Certamente l'omertà. Propria e degli altri. Un pedofilo difficilmente riconosce a se stesso di essere malato. Non riesce a vedere l'aspetto patologico del suo comportamento, e neppure l'aspetto criminale. Il problema non viene affrontato e allora diventa più grave. Non passa e non si risolve perché si incallisce. Il tutto è aggravato dall'omertà dei familiari, che molto spesso fanno da copertura per il pedofilo, pur sapendo. Ci sono problemi di vergogna e anchi problemi economici. La pedofilia resta un mostro innominabile e anche se ce la si ha al fianco si fa finta di non saperlo o di non vederla. Non si pensa però che un pedofilo può essere all'inizio un pericolo per i minori della sfera familiare, ma poi lo diventano anche per quelli di una sfera socialmente più ampia". 

fotografo arrestato, abuso minori con scusa 'scatti'


Su pc immagini pedopornografiche. Violenza ad una quindicenne


Un fotografo di Montecatini Terme e' stato arrestato per violenza sessuale ai danni di minori e detenzione di materiale pedopornografico. Secondo quanto ricostruito dagli uomini della squadra mobile della questura di Pistoia l'uomo attirava ragazze, anche minorenni, attraverso un sito web con il miraggio del mondo dello spettacolo e della moda. All'uomo, sul cui pc sono state trovate immagini pedopornografiche, e' stato contestata la violenza sessuale per aver abusato di una quindicenne caduta della ''rete''. (ANSA).

domenica 20 novembre 2011

Giornata Mondiale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza

Il 20 novembre è la XXII Giornata Mondiale per i Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza che celebra l’importanza del bambino e dell’adolescente e il rispetto e l’attenzione che ne deve avere l’adulto.La Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia è stata approvata il 20 novembre del 1989 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: si tratta di uno strumento giuridico, di un vincolo per gli Stati che la approvano. Ad ogni bambino va garantito: 1. Il diritto all'eguaglianza senza distinzione o discriminazione di razza, religione, origine o sesso; 2. Il diritto ai mezzi che consentono lo sviluppo in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale; 3. Il diritto ad un nome e ad una nazionalità; 4. Il diritto ad una alimentazione sana, alloggio e cure mediche; 5. Il diritto a cure speciali in caso di invalidità; 6. Il diritto ad amore, comprensione e protezione; 7. Il diritto all'istruzione gratuita, attività ricreative e divertimento; 8. Il diritto a soccorso immediato in caso di catastrofi; 9. Il diritto alla protezione contro qualsiasi forma di negligenza, crudeltà e sfruttamento; 10. Il diritto alla protezione contro qualsiasi tipo di discriminazione ed il diritto ad un'istruzione in uno spirito d'amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza. Moltissimi bambini e ragazzi non godono di questi diritti basilari. Prostituzione, violenza, maltrattamenti, razzismo, mancanza di cibo, di amore, di istruzione, di libertà sono ovunque, nelle baraccopoli e nelle case del centro, persino in seno alle famiglie che li hanno chiamati al mondo. Dante Alighieri scrisse sette secolo fa: Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini.

Pedofilia: bimbi adescati con marchio Disney

I pediatri: «Educare i più piccoli a una navigazione consapevole».



Furto di identità, cyberbullismo e siti pedopornografici che sfruttano nomi cari all'infanzia, per esempio quello della Walt Disney, per attirare nelle loro maglie i piccoli internauti. È una rete internet che rischia di diventare sempre più una trappola per i più piccoli. Colpa anche di un sistema legislativo con qualche falla di troppo che ancora non riconosce come reati alcuni comportamenti lesivi. E le conseguenze spesso sono davvero drammatiche: scambio di materiale pedopornografico, incontri off-line con sconosciuti e danni psicologici che portano ad anoressia, bulimia e tentativi di suicidio.
Si è parlato di questo il 19 novembre al convegno Bambini, adolescenti e web organizzato dalla Società italiana di Pediatria al Maschio angioino di Napoli, in occasione della giornata mondiale del bambino e dell'adolescente. «Bisogna educare i più piccoli a una navigazione consapevole», spiega Fulvio Turrà, presidente campano della Società italiana pediatria, «soprattutto oggi che il computer é uscito dal chiuso delle camerette per arrivare direttamente in tasca con sui telefonini di nuova generazione».
IL 41% DEI RAGAZZINI INCONTRA CONTENUTI PERICOLOSI. Turrà cita i dati del Safer internet programme della Commissione europea. Innanzitutto sulla dipendenza che in Italia colpisce il 18% dei ragazzini tra 11 e 16 anni. A questo si aggiunge il problema dei contenuti pericolosi, incontrati in internet dal 41% dei ragazzini, 12% dei quali dichiara di esserne rimasto turbato. I contenuti a rischio generati da altri utenti, incontrati dal 18% dei piccoli naviganti, che incitano all'odio, all'anoressia, all'autolesionismo, al consumo di droga e al suicidio. Il tutto all'insaputa dei genitori che nel 73% dei casi non vedono rischi nell'utilizzo di internet da parte dei propri figli.

Sono circa 1.000 all'anno le denunce di furto di identità su internet

A smentire ulteriormente questo eccesso di sicurezza dei genitori italiani, ci sono i dati della polizia Compartimento postale e comunicazione della Campania. «Sono circa  mille all'anno le denunce di furto di identità su internet», spiega il dirigente Domenico Foglia, «Duecento i casi di cyberbullismo e purtroppo incalcolabili, per la vastità del fenomeno, i casi di pedopornografia. Un universo di naviganti che adescano in chat i ragazzini e che con schede telefoniche, film o piccoli regali 'acquistano' loro foto e video o peggio li convincono a incontri off-line».
DISNEY E I SITI CIVETTA. Proprio nella pedopornografia esistono tranelli in cui per i piccoli è davvero facile cadere. È il caso dei siti civetta, spiega il presidente del tribunale dei minori di Napoli, Gustavo Sergio, sui quali si finisce digitando sui motori di ricerca parole come 'disnei' - il celebre marchio di cartoni animati, storpiato dall'inglese claudicante di un bambino - e che istallano in automatico dei programmi pornografici.
Esiste poi una vasta gamma di molestie e di abusi sul web altrettanto gravi, ma non ancora codificati come reati. «Come per esempio», spiega il presidente del tribunale dei minori di Potenza, Gemma Tuccillo, «i continui sfottò sui social network. Prese in giro che dal chiuso di un'aula si amplificano all'infinito su internet e che, in alcuni casi, hanno provocato enormi traumi psicologici e hanno portato al rifiuto di andare a scuola, di parlare alla cattedra e addirittura all'anoressia, alla bulimia e ai tentativi di suicidio».