domenica 22 giugno 2014

Iran, pronto il patibolo per la sposa bambina che ha ucciso il marito violento


Razieh Ebrahimi ha 21 anni ed è rinchiusa dentro un braccio della morte di una prigione iraniana in attesa di essere uccisa. Quando aveva 17 anni Razieh ha sparato un colpo in testa al marito mentre dormiva, stanca di anni di abusi, botte e umiliazioni. Nel 2010 è stata condannata a morte. La sentenza doveva essere eseguita già alcuni mesi fa ma poi tutto si è fermato per via della minore età della giovane al momento del delitto. (nella foto una madre perdona l’assassino del figlio prima della sua esecuzione)
Ora numerose organizzazioni internazionali che si battono per la difesa dei diritti umani si stanno mobilitando per salvarle la vita. Amnesty International giovedì 19 giugno ha reso noto che la richiesta dell’avvocato per un nuovo processo è stata respinta e i giorni di Razieh appaiono ormai contati. Human Rights Watch (Hrw)  ha lanciato un appello alla magistratura iraniana affinché blocchi l’esecuzione, .
Quella di Razieh è la storia di una delle tante spose bambine, costrette a matrimoni combinati che diventano degli inferni.
“Ho sposato il figlio del nostro vicino quando avevo solo 14 anni perche’ mio padre insisteva – ha raccontato all’agenzia Mehr – Mio padre voleva che lo sposassi perché aveva studiato e lavorava come insegnante. Avevo 15 anni quando ho dato alla luce mio figlio”.
Ebrahimi ha ucciso il marito con un colpo di pistola mentre stava dormendo e poi l’ha sepolto in giardino. All’inizio disse alla polizia che l’uomo era scomparso. E’ stato il padre della giovane a ritrovare il cadavere e a consegnare la figlia alle autorità. A quel punto Razieh ha confessato l’omicidio.
“Mio marito mi maltrattava. Cercava qualsiasi scusa per insultarmi e mi aggrediva anche fisicamente”, ha detto l’iraniana subito dopo il suo arresto
L’Iran detiene il triste record del Paese con maggiori esecuzioni di minorenni, in compagnia di Yemen, Arabia Saudita, Sudan e Hamas a Gaza. Il diritto internazionale proibisce la condanna a morte di persone che hanno commesso un crimine quando avevano meno di 18 anni.
Secondo le Nazioni Unite nel 2013 in Iran 500 persone sono morte sul patibolo, mentre per le organizzazioni non governative il sarebbero state circa 700. Il caso di Razieh evidenzia ancora una volta il dramma delle spose bambine che nel Paese islamico possono essere date in maritate già a 13 anni. Ragazzine che dovrebbero andare a scuola si ritrovano alle prese con una vita piena di violenza e finiscono per uccidersi o per uccidere i loro mariti. Un circolo vizioso che sembra non avere fine.

domenica 8 giugno 2014

Pedopornografia: 13enne si fotografa nuda, poi viene minacciata

Pedopornografia 13enne si fotografa nuda  poi viene minacciataTradita dalla passione per l'autoscatto (selfie) con lo smart phone, una tredicenne ha accettato di fotografarsi nuda in pose ose' e di inviare le immagini a sfondo pedopornografico ad alcuni contatti che l'avevano adescata via chat attraverso social network e applicazioni per cellulari come 'whatsapp'. A scoprire le incaute esibizioni della ragazzina nei suoi "selfiesex", e' stato uno dei genitori che ha sporto denuncia alla polizia postale. Gli agenti della polpost di Cagliari hanno individuato i contatti con i quali la tredicenne aveva scambiato le sue foto e dai quali aveva ricevuto a sua volta immagini pornografiche. Sono quattro maggiorenni, due della provincia di Cagliari, gli altri residenti nella penisola, che sono stati denunciati per induzione, produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Durante l'indagine, coordinata dalla pm della procura di Cagliari Danilo Tronci, sono state effettuate perquisizioni nel Cagliaritano e nelle province di Milano, Genova e Livorno: gli agenti hanno sequestrato cellulari e notebook che contenevano immagini della minorenne. La ragazzina sarebbe stata prima lusingata perche' cedesse alla richiesta di fotografarsi nuda e in atteggiamento particolarmente volgari e poi minacciata, una volta che aveva inviato ai contatti le immagini richieste.

Bimbi nella trappola di 'Angela': un pedofilo dietro il gattino virtuale

Talking Angela
Attenzione. Dietro al gattino di nasconde un pedofilo. E’ allarme anche a Rovigo per “Talking Angela”, l’app tanto amata dai ragazzi che permette di interagire con un gattino virtuale come in una vera e propria chat. Alcuni genitori si sono rivolti nei giorni scorsi alla Polizia Postale di Rovigo per segnalare la presenza di qualcosa di decisamente “ambiguo” nel gioco presente nello smartphone e tablet dei propri figli.
Sembrerebbe, infatti, che attraverso gli occhi dell’animaletto parlante, sia i minori e poi i genitori stessi, abbiano chiaramente individuato la sagoma di un signore di mezza età, seduto in una specie di ufficio, con alle spalle una libreria. Non solo, a turbare i bambini, tutti tra gli 9 e 11 anni, anche le domande decisamente intime poste dal gioco, con richiesta esplicita di informazioni personali, come nome e cognome ed indirizzo. E, in un caso segnalato, anche la proposta di un eventuale incontro.
Il gioco incriminato appartiene alla Outfit 7, la società che realizza altre serie come Talking Tom e Talking Ginger, app che permettono di far interagire il giocatore rispondendo coerentemente alle domande poste, ma anche di partecipare a quiz e giochi interattivi, come “accarezzare” il gattino attraverso il touch screen e prendersene cura. Sebbene la società costruttrice abbia smentito la notizia emersa dalle diverse segnalazioni provenienti da tutto il mondo, tra gli esperti del web si parla di un possibile attacco degli hacker che, impadronitisi dell’applicazione,la utilizzano per spiare e scattare foto ai ragazzi, visto che, appena “Talking Angela” viene scaricato, si attiva immediatamente una webcam. L’ipotesi che si tratti solo di una bufala è allontanata dalle numerose segnalazioni di genitori turbati che si rivolgono alle forze dell’ordine di tutta Italia, Rovigo compresa, per denunciare il comportamento sospetto del gattino virtuale, tra cui quello di chiedere al giocatore di “levare il dito dalla telecamera o spostarsi un po’ più a destra o sinistra dello schermo”.
Effettivamente, sembrerebbe che ci sia qualcuno a manovrare le conversazioni, anzi più di una persona. Queste le ipotesi al vaglio in questi giorni di chi si occupa della sicurezza del web a livello internazionale. Intanto tra i genitori di Rovigo, grazie al passaparola, è dilagata la paura che i propri figli possano, giocando, essere vittima di pedofili, pronti anche semplicemente a scattare foto a insaputa dei minori per poi diffonderle a scopi malavitosi.

Ragazzine su Facebook: Quel preside ha strappato il sipario

 

Susanna Tamaro ha lanciato un appello: «Salviamo la generazione del nulla». Cioè gli adolescenti di oggi ai quali, ha spiegato l’autrice di «Va’ dove ti porta il cuore», «occorre ricominciare a parlare della differenza che c’è fra il Bene e il Male». Scrivendo una lettera indirizzata ai genitori dei propri studenti ma che andrebbe girata a ogni padre e madre di famiglia di questo Paese, il preside della scuola media Fra Salimbene di Parma, Pier Paolo Eramo, ha compiuto un gesto altrettanto coraggioso e controcorrente. Ha strappato, cioè, il sipario ipocrita e conformista che anche da queste parti impedisce a noi adulti di prendere coscienza e soprattutto di farci carico della tragedia che si sta divorando, appunto, la «generazione del nulla». Come altro definire, infatti, delle ragazzine (e dei ragazzini) nemmeno tredicenni che trascorrono gran parte del tempo a pubblicare su Facebook valanghe di autoscatti in pose inequivocabilmente spinte? La moda - in inglese «sexting» - è talmente diffusa da essere praticata ormai da un adolescente italiano su quattro. Per i più organizzati è normale scambiarsi, oltre alle foto, anche dei filmati ancora più adatti a mettersi in tutti i sensi «a nudo». E’ anche grazie al «sexting» (praticato quasi sempre senza curarsi di mettere in rete nomi, numeri di telefono e perfino indirizzi di casa reali) che Internet si è trasformata in un immenso bordello nascosto, ma al tempo stesso alla portata di tutti. Territorio di caccia oggi prediletto dai pedofili, come da tanti bravi e insospettabili «paparini» pronti a sborsare qualsiasi cifra pur di portarsi a letto una bambina della stessa età della figlia. Naturalmente, gli studenti della Fra Salimbene (inutile rimarcare che il problema non riguarda certo solo quell’istituto) queste cose, il più delle volte, non le sanno. Oppure, ne hanno sentito parlare solo vagamente. Dunque, con la sua lettera quel coraggioso preside ha fatto centro pieno. Ed ora anche a Parma nessuno - genitori e insegnanti inclusi - potrà più affermare che «non è affar nostro». Se non che, prepariamoci alla solita reazione furibonda dei sacri custodi della rete (che nessuno sia chiaro intende criminalizzare). E di quanti sono sempre pronti a dare del conservatore e del fascista (la stessa Tamaro ne sa qualcosa) a chiunque si azzardi anche solo a nominare la separazione fra il Bene e il Male. Proprio in quanto totalmente incapaci di distinguere l’uno dall’altro, le prostitute minorenni dei Parioli hanno cominciato a vendersi via web. Servendosi delle stesse identiche tecniche adottate dalle loro coetanee della Fra Salimbene per mettersi in mostra, o magari per «giocare alla miss». Che poi il confine fra gioco e prostituzione possa rivelarsi ancora più sottile e rapido di un «clic» sono di nuovo le cronache quotidiane, piene zeppe di «baby-squillo» e pure di «mini gigolò», a dimostrarlo. Per non parlare del fenomeno anch’esso dilagante del cyber-bullismo, che non fa che mietere vittime anche in Italia. L’ultima in ordine di tempo è stata una 14enne di Padova suicidatasi lanciandosi dal tetto di un albergo nel febbraio scorso. Il suo errore? Avere messo una propria foto su Ask.fm. (un altro social network particolarmente in voga fra gli under 18). Spero che di lei e della sua fine tragica si parli presto sia nelle aule che nelle case degli studenti della Fra Salimbene. E non solo lì. Non sarà facile, considerato l’andazzo corrente. Ma se vogliamo salvare la generazione del nulla, qualcuno dovrà pure cominciare. Proprio come ha fatto quel preside. Sosteniamolo in ogni modo. Prendiamo esempio da lui. E qualcosa, stavolta di buono, nascerà.

Capo scout abusava sessualmente di minorenni: arrestato 61enne

Pedofilia a Civitavecchia: dirigente scout abusava di minorenni

Atti sessuali su ragazze minorenni andati avanti per anni. A Civitavecchia tutti si fidavano di lui. Erano conosciuto e molto stimato e nessuno immaginava potesse in realtà essere l'orco che ieri l'arresto della polizia di frontiera di Civitavecchia ha smascherato. A finire in manette un 61enne dirigente scout che proprio in forza della sua posizione, avrebbe abusato sessualmente negli anni di diverse ragazzine. L'arresto al termine di una lunga indagine portata avanti dal sostituto procuratore Alessandra Amore. Ad incastrare l'uomo testimonianze e racconti, ma anche intercettazioni e video.
LA TESTIMONIANZA - Tutto è partito dalla denuncia sporta pochi mesi fa da una ragazza oggi ventenne. Alla polizia la giovane ha raccontato di come, da quando aveva compiuto appena dieci anni, avesse cominciato a subire veri e propri abusi sessuali da parte dell'uomo. Gli abusi sono durati sette lunghi anni. Gli atti sessuali sarebbero continuati approfittando di ogni scusa e momento propizio. Tutto fino a quando la ragazza ha trovato il coraggio di lasciare gli scout e di raccontare tutto alla madre.
LE INDAGINI - Raccolta la testimonianza e intuita la fondatezza delle accuse, gli inquirenti hanno iniziato ad indagare. Gli inquirenti hanno ascoltato, con modalità protette, altre ragazzine. Nel corso degli interrogatori è emerso che anche un'altra ragazzina, ormai adolescente, è stata oggetto dall'età di otto all'età di dodici anni di palpeggiamenti nelle parti intime.
LE INTERCETTAZIONI - Sono quindi partite delle intercettazioni video ambientali, proprio all'interno dell'ambiente di lavoro del dirigente scout. Qui la prova schiacciante. Le intercettazioni infatti hanno anche consentito di scoprire che l'arrestato ha continuato ad avere lo stesso comportamento denunciato dalle ragazze nei confronti di un'altra ragazzina di circa 13 anni. Gli stessi atti sono stati confermati poi dalla minore agli inquirenti.
In occasione dell'ultimo episodio è scattato quindi per l'uomo l'arresto in flagranza di reato, con l'accusa di atti sessuali con una minorenne. L'arresto è stato convalidato dal Gip  Giovanni Giorgianni, il quale ha disposto per il sessantunenne il regime carcerario.


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