venerdì 30 novembre 2012

messaggio urgente

ATTENZIONE: chi ha avuto contatti con questo soggetto: PASQUALE RABUAZZO (54enne) - arrestato su disposizione dell'autorità giudiziaria per abusi su minori, ed essendo sieropositivo, contatti con urgenza la Questura di Catania
 o la Polizia Postale e delle Comunicazioni etnea. Per maggiori informazioni si legga la notizia diffusa dalla Polizia.







da quanto si evince l'uomo contattava le sue vittime usando facebook e lasciando messaggi di richiesta per prestazioni sessuali a pagamento.

“Appare quindi doveroso segnalare l'accaduto alla collettività, per consentire a quanti abbiano intrattenuto rapporti a rischio contagio con il Rabuazzo di svolgere accertamenti sanitari e di segnalare eventuali abusi all'autorità giudiziaria''

Pedofilia e satanismo, riti e violenze in chiesa



Il sospetto c’è ed è tremendo. Quello che dietro il caso della madre vestita da suora, scoperta a violentare ripetutamente il proprio bimbo di appena 8 anni, possa in realtà celarsi una setta satanica senza scrupoli è molto più che una semplice ipotesi al vaglio degli inquirenti.

E’ un giro di vite incessante e senza sosta quello che, da mesi ormai, il reparto della Polizia Postale del capoluogo etneo in sinergia con la Procura della Repubblica di piazza Verga ha messo in piedi per far luce sulle tante segnalazioni e sui troppi filmati scovati in rete a proposito della profanazione di chiese e luoghi di culto a Catania e nella provincia. Il fenomeno è più serio di quello che appare. E l’arresto della madre satanista sarebbe solo la punta dell’iceberg.

Una setta capace di creare una rete di protezione su se stessa e che, sulle sottotracce nascoste del web, pubblica filmati non solo a sfondo satanico ma, ancora peggio, a sfondo pedofilo. Video caricati attraverso il procedimento del deep web: un meccanismo non indicizzato da Google e che permette, così, di non essere riconoscibili e mantenere il più assoluto anonimato. Tutt’altro che un gioco: una successione di fatti perversi e criminali.

“Su questo aspetto stiamo approfondendo le nostre indagini", ci dice il vice Questore aggiunto Marcello La Bella . "Stiamo finalizzando ogni ricerca anche nella localizzazione delle chiese dove sono avvenuti questi atti blasfemi. Se c’è una vera e propria setta dietro tutto questo? Le immagini sono tante e bisogna studiare ogni particolare: di sicuro sembra che le chiese utilizzate siano diverse”.

C’è, poi, un dato tutt’altro che rassicurante. Quello che emerge da un recente monitoraggio del Servizio anti-sette Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che cita Catania come la provincia siciliana con la più alta percentuale di adepti alle sette sataniche: ben il 18%. E la linea che divide pedofilia e satanismo non è mai stata così sottile.

Pedofilia a Montecitorio

Alcune indiscrezioni giunte pochi minuti fa confermerebbero la presenza di un pedofilo nei piani alti del palazzo di Montecitorio, sarebbe un uomo che è a capo di un importante servizio a Montecitorio, uno dei servizi più delicati, che è stato accusato di pedofilia e sarebbe anche stato sospeso. La polizia avrebbe sequestrato dal suo ufficio presso la sede della Camera dei Deputati milioni di file contenenti immagini di bambini e che celano uno sfondo di pedofilia.

Ancora non è stato comunicato il nome del funzionario indagato.

La madre di Azzurra parla al "Punto": «I Carabinieri li hanno fermati a Genova domenica mattina»


Le dichiarazioni di Monica Campari, mamma di Azzurra: «Sono entrambi maggiorenni, quindi li hanno lasciati andare»

Monica Campari, mamma di Azzurra Delle Monache, ha parlato al "Punto" per raccontare quanto sta accadendo in questi giorni di grande apprensione.
Monica Campari precisa: «Innanzitutto la denuncia ai Carabinieri c’è, se no non avremmo potuto chiamare “Chi l’ha visto?”. La denuncia è stata poi estesa a tutta la Comunità Europea».
Stando a quanto dice la madre di Azzurra, i due sarebbero anche stati identificati dai Carabinieri: “Li hanno fermati domenica mattina, alle prime luci dell’alba, a Genova ma, essendo tutti e due maggiorenni, li hanno lasciati andare. In questi giorni abbiamo ricevuto alcune telefonate, penso le abbia fatte Aaron. In una ci diceva che era stata vista ad Alassio, in un’altra che era all’estero, ma forse sono tutti tentativi di depistaggio. Azzurra aveva con se un cellulare ma forse l’ha perso”.
I due sarebbero partiti sabato mattina dalla stazione di Imperia Oneglia con due grossi zaini sulle spalle.

Azzurra Delle Monache. I carabinieri di Imperia: "Nessuna denuncia di scomparsa"


Non ci sarebbe nessuna denuncia di scomparsa che riguarda la diciottenne imperiese Azzurra Delle Monache il cui caso è stato trattato mercoledì sera dalla trasmissione "Chi l'ha visto?".
A rivelarlo il comando dei carabinieri di Imperia che si sta occupando del caso: "La ragazza è maggiorenne e ha già avuto manifestazioni comportamentali del genere. Il suo è un allontanamento volontario".
Azzurra Delle Monache si appoggia al Centro di Solidarietà L'Ancora di Imperia in via Fanny Roncato Carli e dal 24 novembre non ha più dato notizie di se, ma, precisano i carabinieri: "Lei non è stata affidata al Centro di Solidarietà, si appoggia a loro, evidentemente presenta qualche problematica comportamentale, ma non ha obblighi verso la struttura, per cui può allontanarsi e tornare come e quando vuole".
La madre stessa della ragazza pare abbia chiarito che Azzurra non sia nuova a comportamenti del genere.  
IL CASO:
La trasmissione "Chi l'ha visto?" mercoledì sera ha trattato il caso della scomparsa di Azzurra Delle Monache, una ragazza imperiese di diciotto anni che dal 24 novembre non dà più notizie di se. Azzurra, conosciuta anche a Sanremo e Riva Ligure, si appoggia presso il Centro di Solidarietà L'Ancora di Imperia. Sul sito internet della trasmissione condotta da Federica Sciarelli, è online la scheda della ragazza con relativa fotografia. In queste ore è nata una pagina su Facebook dedicata alla sua presunta scomparsa e a quella di un ragazzo genovese Aaron Boffi.  
LA SCHEDA DI AZZURRA DELLE MONACHE:
Statura: 1.55
Occhi: Castani
Capelli: Castani
Abbigliamento: Non si sa cosa indossasse al momento della presunta scomparsa.
Segni particolari: Tatuaggio sulla spalla destra a forma di cuore tricolore e tatuaggio sotto il braccio destro a forma di ragnatela.
Scomparsa da: Imperia
Data della presunta scomparsa: 24/11/2012

LA MOBILITAZIONE DI FACEBOOK
Continua l'impegno di amici e parenti per le ricerche di Azzurra Delle Monache (18 anni) eAaron Boffi (24 anni). Di loro non si hanno più notizie dallo scorso 24 novembre e del caso si è occupata anche la trasmissione di Rai3 "Chi l'ha visto?".
Tra i tanti messaggi di sostegno e di affetto, degna di nota è la testimonianza di Giulia che scrive: «Scrivo per l'anuncio riferito alla scomparsa di Azzurra Delle Monache: Sabato scorso ho visto i due ragazzi prendere il treno delle 14.37 a Oneglia, diretto a Genova. Non avevano molti soldi e mi hanno chiesto 1 euro per il biglietto e sono riusciti a farlo fino a Finale Ligure. Non so dove fossero diretti. Erano vestiti tutti e due di scuro. Lei indossava un cappellino da baseball scuro e portava un bomber. Avevano tutti e due degli zaini molto grossi».

Sarebbe quindi confermata l'ipotesi secondo la quale i due si sarebbero allontanati in treno dal capoluogo, ma nessuno sa dove fossero diretti.
Intanto sempre su facebook alla pagina aperta per loro sono giunti i messaggi disperati dei genitori dei due ragazzi Poche parole, pochissime, che, però, dimostrano tutta la disperazione di un genitore che, da giorni, si trova ad affrontare il dramma della sparizione della figlia appena 18enne.

giovedì 29 novembre 2012

STATO DI ALLERTA: Azzurra Delle Monache 18ANNI



Azzurra Delle Monache 18anni

Azzurra Delle Monache, 18 anni, è scomparsa da Imperia lo scorso 24 novembre intorno alle 14:00. Da allora non si hanno più sue notizie. Ieri, mercoledì 28 novembre, il caso è approdato a "Chi l'ha visto?".  

Statura: 1.55
Occhi: Castani
Capelli: Castani
Abbigliamento: Non si sa cosa indossasse al momento della scomparsa.
Segni particolari: Tatuaggio sulla spalla destra a forma di cuore tricolore e tatuaggio sotto il braccio destro a forma di ragnatela.
Scomparsa da: Imperia
Data della scomparsa: 24/11/2012

Poco dopo la sua scomparsa è stata creata una pagina Facebook dove amici e conoscenti si stanno scambiando informazioni. 
Chi avesse informazioni utili al ritrovamento contatti immediatamente le forze dell'ordine o invii una mail a sosinfanzia@unavitasottile.org tutte le segnalazioni saranno inoltrate agli organi inquirenti. Con lei è scomparso anche un ragazzo Aaron Boffi nato a Genova il 06/08/1988 che su facebook viene descritto così: "altezza: 1.83 peso: 90 kg circa capelli: neri occhi: marroni segni particolari: sul viso buchi evidenti dei brufoli sulle braccia e su varie parti del corpo, inoltre segni di buchi neri su braccia e collo, educato gentile ma con pochissima pazienza".


Violenza assistita intrafamiliare: una voce in difesa dei minori l'articolo di Maria Rosaria De Simone


In questi giorni, a tutti i livelli dell’informazione, si dà ampio risalto al tema della violenza di genere, approfondendo i vari aspetti della questione, ponendo in risalto quanto è già stato fatto con l’introduzione della legge sullo stalking, ma anche mettendo coraggiosamente in luce quante carenze ancora permangono per poter affrontare tutte le falle che vanno man mano emergendo.
Ed è ormai chiaro a tutti che la prima forma di prevenzione parte dalle famiglie, dalla scuola, dalla corretta informazione, dalla corretta educazione al rispetto ed all’amore. E lì dove questo rispetto viene a mancare è necessario intervenire affinché le vittime, in primo luogo, si rendano conto che la denuncia è la forma attraverso la quale i violenti ed i manipolatori possono essere fermati e, anche, attraverso la quale ci si può liberare dalla schiavitù fisica e psicologica per ricominciare un nuovo percorso di vita.
Ma comincia anche ad essere ormai chiaro che, se le leggi sullo stalking funzionano davvero se la persona da difendere è una donna sola, invece non bastano se la donna violata ha dei figli. In tal caso mancano tutta una serie di accorgimenti che liberino non solo la donna, ma i figli stessi, dalle maglie della violenza.
E se è una donna indipendente a denunciare, quasi sicuramente, anche se con tempi lunghi, avrà giustizia. Una madre di bimbi piccoli o adolescenti, invece, si ritroverà a confrontarsi con una realtà in cui spesso non viene difesa, protetta, tutelata, ma soprattutto non vengono difesi, protetti e tutelati i suoi figli.
E per parlare di questa tematica bisogna introdurre il concetto di ‘violenza assistita’ intrafamiliare, che fa riferimento a quei minori che, hanno assisitito a fenomeni di violenza fisica e psicologica in famiglia, in genere del padre nei confronti della madre. Tali minori, spesso, hanno vissuto il dramma non legato ad un singolo episodio, ma a fatti orribili reiterati nel tempo, nascosti agli occhi di tutti. Violenze di ogni tipo, legate ad urla gesti inconsulti e tanto altro che i minori hanno imparato a tenere per sé, convinti che di queste cose non si debba parlare, ma solo subirle.
La violenza assistita, dunque, è essa stessa un abuso all’infanzia, ma è ancora un fenomeno misconosciuto.
I centri antiviolenza, le case rifugio per donne, i  centri e servizi specializzati per la tutela e la cura dei bambini maltrattati e abusati cercano in ogni modo,separati genitori Violenza assistita intrafamiliare: una voce in difesa dei minorianche attraverso Protocolli d’intesa con i Tribunali dei Minori e con tutte le istituzioni implicate, di porre una lente d’ingrandimento sul tema ma, diciamolo chiaramente, in genere tutto rimane lettera morta o la problematica viene minimizzata.
Il passo avanti fatti per l’emersione del problema della violenza sulle donne ha bisogno dunque del passo avanti anche dell’emersione del fenomeno della violenza assistita intrafamiliare.
Il CISMAI, Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, pone l’attenzione non solo sulla violenza a cui i bambini assistono, ma anche a quella che essi stessi subiscono.
Spesso il bambino stesso, infatti, viene percosso con oggetti o con le mani, gli viene impedito di mangiare, di bere o di dormire, viene segregato in casa per punizione di non si sa bene cosa, non viene curato se ammalato. Oppure subisce violenze psicologiche attraverso rimproveri e frasi che mirano a svalutarlo, ad isolarlo dai parenti, a minacciarlo di violenza e tanto altro ancora. Purtroppo le violenze talvolta, più spesso di quanto si voglia riconoscere sfociano negli abusi sessuali.
Le percentuali legate alla violenza assistita, sono alte. Il fenomeno va osservato, analizzato e non oscurato. Vanno messi in atto provvedimenti di ascolto, di aiuto e soprattutto di difesa, che ancora sono davvero insufficienti e carenti.
I bambini esposti a violenza domestica provano paura, terrore, confusione, impotenza e rabbia e vedono le figure di attaccamento da un lato terrorizzate e disperate (in genere la madre), dall’altro pericolose e minacciose (in genere il padre).
Inoltre, il loro futuro e davvero in pericolo.
Da una ricerca (1998, in Milani e Gatti, 2005), infatti, condotta su 1265 bambini monitorati annualmente dalla nascita ai 18 anni di età, risulta che i bambini esposti ad alti livelli di violenza familiare hanno mostrato una frequenza di comportamenti non corretti e violenti da 1,9 a ben 6,1 volte più alta rispetto ai bambini non esposti alla violenza; la ricerca ha inoltre rivelato che, isolando gli effettivi altri fattori di rischio come il basso livello socioeconomico o un contesto sociale deprivato, l’esposizione alla violenza domestica sarebbe il fattore più rilevante nel predire un peggiore adattamento in età adulta ed in particolare maggiori livelli di ansia, problemi della condotta e dipendenza dall’alcool (Milani, Gatti, 2005).
Nel complesso quindi un bambino che ha subito la violenza assistita potrebbe avere, se non aiutato e non tutelato, problematiche personali gravissime, che forse non riuscirà a superare.
Ma è anche vero che, se non si danno segnali di difesa al bambino, subito dopo la denuncia di violenza assistita, il bambino è in pericolo anche durante la sua infanzia.
Ed ecco il punto dolente, il nodo da sciogliere e che richiede che venga fatto in tutta fretta.
Quando una donna finalmente denuncia le violenze su se stessa e sui figli da parte del partner, purtroppo non scattano le dovute cautele per i bambini. Il processo penale, lungo, magari dà giustizia alla donna, anche se il violentatore non si farà un giorno di carcere. Ma, poiché esiste la patria potestà e, in caso di violenza, raramente questa viene revocata al padre, i bambini, essi stessi vittime di violenza assistita, vengono costretti, attraverso determinati interventi,  da tutta una serie di istituzioni, sotto la giurisdizione del Tribunale dei minori, a dover obbligatoriamente incontrare il genitore violento, contro la propria volontà ed anche se il genitore violento non ha mai chiesto perdono per le sue violenze.
Capita di peggio: se un genitore denunciato e magari anche condannato,  dichiara il suo voler mantenere il suo diritto ad incontrare il figlio anche se il minore non vuole perché ne è spaventato,  il Tribunale gli consente e gli mantiene questo diritto. E se il bambino si rifiuta son dolori.
E quello che accade poi ce lo raccontano le cronache dei tanti bambini allontanati dalla madre e condotti in casa famiglia fino a che non acconsentono ad incontrare il genitore violento.
Questa la realtà nuda e cruda, che potrebbe essere sottoscritta da tante vittime, donne e bambini.
È ora che la giustizia, anche minorile, torni ad essere dalla parte dei deboli e degli indifesi.
Questo il dramma, di cui è difficile parlare e ad anche pericoloso. 

Social network e violenza su minori, i rischi di incontrare pedofili e sfruttatori sul web sono sempre più elevati

Gruppi di pedofili ricercano bambini e minori sui social network, che utilizzano come una sorta di catalogo su cui scegliere le proprie vittime invitandole a delle apposite feste. A dirlo è un rapporto pubblicato da una commissione britannica specializzata nei crimini su minori.
“Ingenui giovani passeggiano per internet, che sta giocando un ruolo sempre più centrale nel favorire che si abusi di loro”. Così Sue Berelowitz, deputato della commissione, che lamenta come molti uomini utilizzino le tecnologie per abusare di bambine e bambini.
E lo fanno nei modi più diversi: spingendo le ragazze a postare su Facebook foto sexy, o a inviarle tramite cellulare, obbligandoli a giochi erotici e pornografici, e invitando i ragazzini e le ragazzine a feste in cui vengono spesso drogati o rintontiti con l’alcol, in modo che non si rendano conto di quel che accade loro. Ma soprattutto, in modo che non possano identificare i loro abusatori.
In base al rapporto mostrato oggi, tra agosto 2010 e ottobre 2011 sono stati 2.409 i bambini e giovani vittime di violenza sessuale, e 16.500 sono quelli a forte rischio di sfruttamento sessuale.
In rete sono stati trovati 2.900 bambini vulnerabili, e il loro rischio principale è direttamente collegato all’uso dei social network (teoricamente vietati ai minori) che mette in contatto vittime potenziali e abusatori. Abusatori che a volte sono giovanissimi. E’ il caso di un ragazzo inglese di 13 anni, che ha subito violenze proprio da un gruppo di ragazzi della sua scuola che lo hanno contattato tramite Facebook organizzando a casa sua dei ‘sex party’ ogni volta che i genitori erano fuori.
“Abbiamo trovato persone che persistono in questi terribili crimini contro i bambini sin dagli anni ’70- ha sottolineato la signora Berelowitz- organizzando diversi tipi di party. E’ importante ora- ha proseguito- che le persone si sveglino e stiano attente, soprattutto di fronte a tante prove e all’evidenza dei fatti”.
Il ministro britannico per la Difesa dei minori, Shadow Lisa Nandy, ha dichiarato che “aziende come Facebook e altri social media dovrebbero presentare le loro scuse davanti al Parlamento e spiegare quello che stanno facendo per evitare questi abusi”.
Un portavoce di Facebook ha subito risposto: “Abbiamo una politica di tolleranza zero contro lo sfruttamento e la violenza sui minori, di fatti ci risulta che sul nostro sito tali attività siano molto rare. Tuttavia, quando viene rilevato un comportamento illegale dentro Facebook, lavoriamo con le forze dell’ordine per garantire che i colpevoli siano consegnati alla giustizia”.

martedì 27 novembre 2012

Adesca ragazzina su Facebook. Arrestato 25enne, gestiva una rete di pedofili

Tutto è nato con la scoperta, un anno fa, da parte di una mamma riminese, di un messaggio nel cellulare della figlia di 14 anni. Rivolgendosi ad un'amica, la ragazzina chiedeva aiuto, dicendo di essere minacciata da un maniaco. La mamma ha così scoperto che la figlia da due anni (dall'estate 2009) veniva ricattata da una persona che l'aveva agganciata su Messenger fingendosi sua coetanea, grazie a un'identità falsa. 

Con l'amicizia virtuale erano cominciati gli scambi di confidenze, anche sulle proprie parti del corpo. Tanto che la ragazzina aveva inviato anche delle foto di sue parti intime alla finta amica. L'uomo che c'era dietro quell'identità ha così cominciato a minacciarla: se non avesse accettato di spogliarsi davanti a lui tramite la web cam, avrebbe pubblicato le foto di cui era venuto in possesso. La ragazzina in un primo momento aveva rifiutato, ma quando, dopo due anni, si è iscritta su Facebook, è stata ricontattata dall'uomo, sempre nascosto dietro un'identità falsa. Si è rivelato e ha ripreso il ricatto, dopo aver chiesto l'amicizia a molti amici della ragazzina, in modo da dare maggior consistenza alle sue minacce. L'avrebbe anche messa, le diceva, sui siti di escort riminesi. Quando la mamma è venuta a sapere quello che stava accadendo a novembre 2011, e grazie all'intervento della postale le minacce sono cessate, la ragazzina era ormai molto provata psicologicamente. 

Il suo aguzzino, recidivo per il reato di pedofilia, per cui ha già conosciuto il carcere, sempre uscendone per questioni di salute, è finito agli arresti tre giorni fa, insieme ad altri 9 pedofili in tutt'Italia nell'ambito di quella che probabilmente è la più grande operazione contro la pedofilia on-line che si è mai avuta in Italia: l'operazione "Nessun dorma" partita dalla Procura di Salerno. L'uomo, 25enne della provincia di Napoli, è risultato essere amministratore di una rete online internazionale di scambio di file su immagini di minori, con anche violenze e sevizie, attraverso una rete on-line “sotterranea” (Deep web in gergo tecnico). 

Anche una foto della ragazzina riminese – che il sistema di sicurezza di Facebook nel frattempo aveva bloccato - era finita in questa rete e condivisa con un altro pedofilo in Messico. Una rete contenente 5 milioni di file. Violenze in alcuni casi finite con il decesso delle vittime, stando a quanto racconterebbero le immagini. Si è aperta un'indagine internazionale. 

Filmava rapporti con minorenne, arrestato

Un uomo di 49 anni, residente in provincia di Catania, ritenuto responsabile di atti sessuali con minore e detenzione di materiale pedo-pornografico e' statoarrestato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni. L'indagato alcuni giorni addietro era stato gia' arrestato in flagranza di reato per detenzione di un ingente quantitativo di immagini di pornografia minorile. Le perizie disposte dallaProcura sul suo computer avevano scoperto alcuni video in cui l'uomo appariva mentre aveva rapporti sessuali con una minorenne, che e' stata identificata come la figlia di alcuni conoscenti. A questo punto, oltre a convalidare l'arresto, laProcura ha chiesto e ottenuto dal Gip un'ordinanza di custodia cautelare non solo per detenzione di materiale di pornografia minorile ma anche per atti sessuali con minore. L'indagine e' stata avviata a seguito un monitoraggio della rete internet in cui era emerso che l'arrestato divulgava immagini di pedofilia.

domenica 25 novembre 2012

Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne

In occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE ricordiamo il sacrificio di Carmela Petrucci, la 17enne uccisa per salvare la sorella dalla furia omicida dell'ex fidanzato.



Impariamo a combattere il silenzio, l'abuso sui minori e la violenza sulle donne rappresenta una intolleranza della nostra società, una cosa insopportabile e vigliacca. Per informazioni e conoscere il centro antiviolenza  più vicino contattacci: consulenze@unavitasottile.org per segnalare e denunciare un'episodio di abuso o violenza chiama il 1522 gestito dal ministero per le pari opportunità.



sabato 24 novembre 2012

Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne

Alcuni volti di donne uccise nel 2012

Dall’abuso sui minori alla violenza sulle donne: combattiamo il silenzio

Lo spot antiviolenza “Non chiamarlo amore” di Francesca Comencini




Accusato di violenza su minori Il gup lo rinvia a giudizio

Avrebbe abusato del fratellino della sua convivente e del cugino di questi, invalido, che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 8 e 12 anni. Per questo lo scorso gennaio un artigiano edile pugliese di 30 anni, residente ad Almè, era finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale. A quasi un anno di distanza, la Procura ha chiuso l’inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio dell’uomo.
Il gup Tino Palestra, su richiesta del difensore del 30enne, l’avvocato Stefania Russo, ha però disposto una perizia psichiatrica sull’artigiano, affidando l’incarico al dottor Massimo Biza, per capire se il 30enne sia capace di intendere e volere. I fatti contestati sarebbero accaduti fra aprile e novembre del 2011. Secondo le accuse, l’uomo creava le occasioni per restare solo con i ragazzini, ad esempio facendosi accompagnare da loro nella sua abitazione, convincendoli con diverse scuse. A sporgere denuncia erano stati i genitori dei due minori. I primi a farlo erano stati il papà e la mamma del ragazzino di 8 anni, che si era confidato con loro.
A dicembre 2011 il bambino viene sentito in un ambiente protetto. Spiega di aver subito abusi da parte del compagno di sua sorella e il suo racconto viene ritenuto credibile. Gli inquirenti aprono un’indagine, affidata ai carabinieri. L’artigiano non sa di essere sotto inchiesta. Di fronte alle accuse della compagna, nega tutto. Nel frattempo però lascia la casa, la convivente, licenziandosi dalla ditta per cui lavora e torna in Puglia.
Per cautelarsi va in una caserma dei carabinieri dicendo che i familiari sono intenzionati a denunciarlo per pedofilia. La denuncia arriva e il suo cellulare viene messo sotto intercettazione. Gli inquirenti scoprono numerosi contatti con persone conosciute in chat o siti web di incontri. Secondo i carabinieri, l’uomo parla di pratiche sessuali. «Ti piacerebbe farlo con i bambini?», avrebbe detto in una circostanza. E in un altro momento, «i bambini poi parlano». Elementi ritenuti un riscontro ai sospetti. 

Cosenza: un minuto di buio contro la pedofilia

La città di Cosenza sostiene l’iniziativa contro la pedofilia “Spegni le luci. Apri gli occhi”: questa sera, alle ore 19,00, luci spente per un minuto per accendere i riflettori su un fenomeno sommerso ma sempre più in crescita. Sessanta secondi di buio per accendere i riflettori su un fenomeno sommerso, ma purtroppo in crescita: la pedofilia e gli abusi sui minori. La città di Cosenza ha aderito all'iniziativa promossa da Don Fortunato Di Noto, in prima linea contro la pedofilia con la sua Associazione “Meter”, e dal giornalista Mario Campanella, Presidente dell’Associazione “Peter Pan”. Alle ore 19,00 saranno spente per un minuto tutte le luci della città. L'appello è ai cittadini e ai commercianti, perchè aderiscano all’iniziativa “Spegni le luci. Apri gli occhi”.

venerdì 23 novembre 2012

pedofilia e satanismo nelle chiese catanesi

Scene di pedofilia e satanismo girate di notte in alcune chiese di Catania e provincia. Ha dell’ incredibile la scoperta degli agenti della polizia postale di Catania, gli stessi che hanno arrestato la quarantenne catanese, accusata di avere abusato sessualmente del figlio di 10 anni, travestita da suora, utilizzando croci e oggetti sacri. I poliziotti, che da un anno indagano su una setta satanica con ramificazioni in Sicilia, sono riusciti a risalire alla donna attraverso l’accesso a dei files celati nell’anonimato garantito in quella zona grigia di internet chiamata ”Deep Web”. Gli agenti hanno identificato la quarantenne guardando le immagini realizzate in alcune chiese particolarmente conosciute in Sicilia e dalla copertina di un libro più volte inquadrato nelle scene hard. Le sevizie da parte della donna nei confronti del figlio minorenne, sarebbero andate avanti dal 2006 al 2011. Nello specifico gli investigatori hanno lavorato su due set, ovvero due album:  il primo su sevizie e violenze su adolescenti avvenute nella zona di Napoli, mentre il secondo è quello che riguarda il pedosatanismo.  I magistrati di Catania, per tutelare il bambino, lo scorso 8 ottobre hanno fatto scattare le manette per la donna e allontanato il ragazzino. L’inchiesta è ormai alle battute finali, ma non è ancora e presto potrebbe portare a clamorosi arresti.

"Mio padre e mio zio condannati per pedofilia. Ma il mio vero aguzzino è in libertà

Appena ha compiuto 18 anni è scappata dalla casa in cui viveva con la madre e il suo nuovo compagno. E' tornata dai nonni paterni e ha raccontato "tutta la verità": "Ho subito circa sette anni di abusi dall'uomo che abitava con noi. Sette anni in silenzio, sotto la minaccia di violenza e pure di morte. Sono anche stata costretta a denunciare mio padre e mio zio sostenendo che mi violentavano". Il processo si è concluso, entrambi sono stati dichiarati colpevoli e sono in carcere, "nonostante la loro totale innocenza. Il vero carnefice invece è a piede libero. Chiedo che la giustizia intervenga e riconosca come sono davvero andate le cose".

Questo l'appello di Erica, nome di fantasia scelto per raccontare la sua vita di adolescente devastata dal dolore e dalla violenza. "Ho subito abusi fisici e psicologici  dal compagno di mia madre da quando avevo 11 anni fino a poco tempo fa, è successo anche prima della mia fuga da casa tra settembre e i primi di ottobre 2012. Lo stesso  compagno di mia madre ha condizionato anche il mio fratellino, ma lui è rimasto, perché ha paura e non vuole parlare, e poi è minore d’età. Anche io per anni non sono riuscita a dire nulla: ero terrorizzata e plagiata da quest'uomo. Ci persudeva il cervello. E' riuscito a farci credere davvero che i veri colpevoli fossero mio padre e mio zio". 

Tutto è cominciato la settimana in cui la madre, con cui oggi non ha praticamente rapporti, è andata in ospedale per partorire il figlio avuto con l'attuale compagno: "Non potevo oppormi e non potevo fuggire di casa. Ho dovuto aspettare di essere maggiorenne. Subito dopo il compimento della maggiore età me ne sono andata". Erica ha così rivisto suo padre, con cui non aveva più rapporti dal 2006. Una gioia immensa per averlo ritrovato e allo stesso tempo un dolore atroce perché poco tempo dopo lo ha 'perso' di nuovo: "I carabinieri sono venuti a prenderlo e lo hanno portato in carcere perché era latitante".

Il padre di Erica deve scontare una pena di dieci anni, lo zio è stato invece condannato a 16 ed è in carcere da sei."Sono stata costretta a denunciarli: era il dicembre 2006, avevo solo 12 anni. Il compagno di mia madre ha costruito tutta questa la storia: mio padre mi avrebbe venduta a mio zio per rapporti sessuali". Erica è chiamata a testimoniare nell'incidente probatorio al processo. Le sue dichiarazioni 'inchiodano' i parenti più stretti. "Ero plagiata. E quando ho cercato di dire la verità sono stata minacciata più volte, da ultimo anche con un coltello conficcato nella pancia. Lui mi faceva passare per psicopatica, nessuno mi credeva. Quell'uomo è stato anche denunciato a suo tempo dagli avvocati di mio padre e mio zio, ma tutto è stato archiviato. E anche alcune mie contraddizioni nel processo non sono state approfondite".
Dall'inizio di ottobre Erica, attraverso il suo avvocato, ha chiesto a due diversi tribunali di riaprire questo caso: da un lato ha denunciato il suo vero aggressore e dall'altro ha permesso al padre e allo zio di iniziare  la revisione del processo già concluso. Ma da entrambe le parti, per ora, il silenzio: "Spero di non diventare vittima dei meccanismi di una giustizia lunghissima. Dopo quello che ho subito, vorrei solo rivedere a casa mio padre e mio zio. E' assurdo che di fronte alle nuove dichiarazioni della loro principale fonte d'accusa siano ancora in carcere, mentre il vero colpevole gira liberamente. Io li ho scagionati, fornendo dettagli molto precisi. Chiedo giustizia per loro e per me. Ho 18 anni e non riesco a vivere la mia vita. Non riesco a studiare. Vorrei prendere la patente e cercarmi un lavoro, ma in questo momento non riesco a reagire. Ho tanta rabbia dentro per non aver potuto parlare prima e ora ho paura che tutto finisca nel nulla, non so più cosa fare. Aiutatemi, vi prego, ho solo 18 anni".


Un altro caso di pedofilia che vede a oggi impunito l'autore del reato e distrutta psicologicamente la vittima abusata. Tra tutti i casi di manipolazione relazionale o plagio (reato che nel nostro ordinamento era previsto e disciplinato dall'art. 603 del codice penale, che prevedeva la pena della reclusiona da cinque a quindici anni per chiunque avesse sottoposto una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione, e che nel 1981 é stato dichiarato incostituzionale per indeterminatezza della fattispecie criminosa.)
Quello attuato dai pedofili é forse il peggiore in assoluto. I bambini sono le creature più fragili e innocenti che esistano, eppure gli abusi perpetrati nei loro confronti sono in continuo aumento secondo un recente rapporto presentato al Senato da parte dell'organizzazione Telefono Azzurro. Pedofilia e pedocriminalità continuano ad alimentare un mercato ricchissimo e con interessi ramificati in tutto il mondo e la cifra oscura che riguarda questo reato rimane ancora molto alta.

Ipocrisia e omertà rimangono le maggiori alleate dell'abuso all'infanzia dal momento che questa tragedia, molto più diffusa di quanto non si creda, non riguarda soltanto la violenza sessuale perpetrata fin dai primi anni di vita della vittima, ma anche condizionamenti psicologici e molestie morali che fanno crescere il bambino con profondi problemi destinati, il più delle volte, ad esplodere, con effetti devastanti, in età adulta.

Erica narra una storia tristissima che coinvolge l'intera famiglia, quella che dovrebbe essere la base d'appoggio emotivo per ciascun minore, ma che per Erica si trasforma in un inferno: costretta - racconta - a subire violenza, ad accusare il padre e lo zio, minacciata da un criminale senza scrupoli e ora piena di sensi di colpa per aver mandato in carcere due persone care innocenti. In tutto ciò una domanda alla quale non sono riuscita a darmi una risposta: la madre di Erica dov'era mentre si consumava questa tragedia?