venerdì 22 febbraio 2013

"I bambini erano costretti a mangiare fino a sentirsi male e a vomitare". Al nido privato "Grillo parlante" Sotto accusa quattro educatrici del nido. Prime segnalazioni arrivate da tre stagiste


Accuse pesanti. Maltrattamenti in concorso nei confronti di bambini che nel 2010 frequentavano l’asilo nido privato, il «Gatto parlante» di Agliana. «Atti di violenza fisica e psicologica», si legge nel capo di imputazione. Bambini costretti a inghiottire il cibo a forza fino a provocargli il vomito, punizioni «umilianti» come essere rinchiusi da soli in bagno quando gli altri bambini mangiavano.
«Grida in faccia fino a farli piangere». Questi alcuni degli episodi riportati nel capo di imputazione nei confronti di quattro educatrici che, tra febbraio e dicembre del 2010, lavoravano al «Gatto parlante», all’epoca gestito da una cooperativa pratese. La struttura è stata chiusa più di un anno fa dal Comune di Agliana in «via cautelativa» ma le indagini della Procura di Pistoia sono andate avanti.
Sull'inchiesta la Procura ha sempre steso un velo — forse ‘brucia’ ancora l’incubo «Cip Ciop» — ma adesso le indagini sono state chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio per le quattro educatrici dell’asilo (una cinquantenne di Serravalle Pistoiese e tre trentenni, una della Vallata, una di Montale e una di Agliana) con l’accusa di maltrattamenti in concorso ai danni dei piccoli ospiti del «Gatto parlante» e di tre insegnanti di un liceo pistoiese a cui è addebitata l’omissione di denuncia.
Oggi le sette donne compariranno di fronte al giudice per l’udienza preliminare durante la quale si deciderà se andare a processo oppure no. La vicenda è venuta alla luce dopo la denuncia di tre stagiste, studentesse di un liceo pistoiese, che nel febbraio del 2010 avevano frequentato l’asilo per motivi di studio. Le ragazze riferirono subito alle proprie insegnanti del liceo di aver assistito a episodi «spiacevoli» nei confronti dei bambini del «Gatto parlante», nido privato ma accreditato con il Comune di Agliana. Le studentesse misero per scritto i fatti in maniera dettagliata (indicando giorno e ora, bambini e maestra) nella relazione di fine stage che poi consegnarono a tre insegnanti. Da quel momento, però, è calato il silenzio.
Le insegnanti non hanno denunciato il fatto subito ma hanno aspettato che l’anno scolastico ricominciasse, ossia nell’ottobre-novembre del 2010 quando hanno avvisato i servizi sociali del Comune di Agliana. A fine dicembre, il sindaco, Eleanna Ciampolini, informa la Procura dei presunti abusi. Il fascicolo viene aperto solo nel febbraio del 2011. Subito partono le indagini dei carabinieri che, per prima cosa, sentono i genitori dei bambini che frequentano «Il Gatto parlante».
Le versioni dei genitori sono contrastanti. Alcuni sostengono di aver notato cambiamenti nel comportamento dei propri figli come pianti isterici durante la notte, incubi, paura di restare in una stanza da soli, perdita dell’appetito, aggressività, rifiuto di andare all’asilo, particolare vergogna quando si facevano addosso i bisogni. Altri, invece, sostengono di non aver notato nulla di strano e di credere nei metodi educativi «un po’ rigidi» delle maestre del Gatto parlante. Ma sulle quattro educatrici «pesa» la relazione delle tre stagiste che descrivono minuziosamente episodi di violenza contro alcuni bimbi del nido.
«Legavano i bambini più grandi nei seggioloni dei bimbi più piccoli non solo per farli stare scomodi ma a scopo degradante», si legge sempre nel capo di imputazione. «Gli toglievano le sedie da sotto mentre si sedevano per farli cadere a terra», «Li chiudevano in stanze buie». Alcuni genitori hanno raccontato di aver avuto problemi anche con l’igiene dei figli. Secondo la loro versione, i bambini venivano lasciati con il pannolino sporco dalla mattina fino al pomeriggio causando eruzioni cutanee e arrossamenti. Tutte testimonianze raccolte dal procuratore Claudio Curreli che ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio. Oggi alcuni genitori si costituiranno parte civile.
L’asilo «Gatto parlante» non è estraneo a episodi simili. Un’altra educatrice fu accusata di aver usato metodi poco ortodossi nei confronti di alcuni bambini. La donna, 30 anni di Agliana, fu denunciata e patteggiò per fatti accaduti nel 2009. Nei suoi confronti furono raccontati episodi simili a quelli delle quattro maestre ora sotto accusa da parte della Procura di Pistoia. Si parlava di costrizione a deglutire il cibo fino a provocare il vomito e «umiliazioni» nei confronti di alcuni bambini. La donna fu accusa di «abuso di mezzi di correzione», in quel caso non si configura il vero e proprio maltrattamento nei confronti dei bimbi, piuttosto quell’insieme di metodi bruschi e inadeguati nei confronti di chi è affidato con fiducia alle cure altrui.

lo scandalo pedofilia nel Conclave: Roger Mahony ha permesso che centinaia di abusi accadessero.


Critiche per la sua partecipazione alla scelta del nuovo Papa: lanciata una petizione, ma il cardinale fa finta di nulla


Roger Mahony: lo scandalo pedofilia nel Conclave

Quanto dovremo ancora aspettare prima che venga ridotto allo stato laicale? Qualcuno dice che il Papa Benetto XVI ha fatto molto per contrastare la pedofilia nella chiesa, io in tutta sincerità non credo, visto che i vescovi non hanno obbligo di denuncia e se si permette a persone come il signor Mahony di votare al conclave con la possibilità (molto remota) che possa essere eletto.

Fuori Mahony dalla Chiesa, insabbio lo scandalo pedofilia coprendo 129 casi di abuso


L’ombra degli abusi sull’elezione pontificia. Il gruppo “Catholics United” ha lanciato una petizione on-line per impedire al cardinale Roger Mahony, sollevato dall’incarico di arcivescovo di Los Angeles per aver insabbiato casi di pedofilia, di partecipare al conclave che il mese prossimo eleggerà il nuovo Papa. «Il cardinale Mahony dovrebbe fare la cosa giusta e stare a casa», sostiene il gruppo, sottolineando che «avendo messo i bambini in pericolo, ha perso la sua possibilità ad avere una voce nella Chiesa». Da parte sua, Mahony sul suo blog ha risposto: «Negli ultimi giorni sono stato ripetutamente umiliato».  

La campagna contro Mahony del gruppo cattolico di sinistra, ripresa dalla stampa americana, ha suscitato un vasto eco negli Stati Uniti, con molte voci schierate contro l’ex arcivescovo di Los Angeles. Per il Washington Post, Mahony è «fortunato a non essere in prigione», sottolineando che la «sua continua preminenza riflette la cultura dell’impunità nella Chiesa cattolica un decennio dopo che la sua tolleranza e complicità nell’abuso dei bambini è stata svelata». Ma non tutti sono di questa opinione: per il reverendo Thomas Welbers della Chiesa del Buon Pastore di Beverly Hills, la posizione di Mahony come membro del Conclave è parte del processo elettivo: «il diritto di voto non è determinato da come gli altri percepiscono la persona», ha spiegato.  

Nonostante sia stato sollevato dall’incarico di arcivescovo, Mahony resta un cardinale in buona salute e al di sotto degli 80 anni, condizioni che lo rendono eleggibile per essere uno degli 11 cardinali americani che si recheranno a Roma il mese prossimo per scegliere il successore di Benedetto XVI. Lo stesso Mahony, all’indomani dell’annuncio del Papa delle sue prossime dimissioni, aveva scritto sul suo blog, dicendo di «non vedere l’ora di recarsi presto a Roma per aiutare a ringraziare Papa Benedetto XVI per il suo servizio alla chiesa e per partecipare al Conclave per leggere il suo successore».Alla vigilia delle dimissioni papali, il decano del Sacro Collegio, Angelo Sodano avrebbe tentato invano di chiedere al Pontefice una linea «soft» nei confronti dell’arcivescovo emerito di Los Angeles, Roger Mahony, accusato di aver coperto i preti pedofili della sua diocesi. Ora la vicenda torna incandescente in vista dell’imminente conclave. Malgrado sia stato sollevato da tutti gli incarichi, il cardinale americano entrerà nella Cappella Sistina e ciò provoca proteste in vasti settori del mondo cattolico. Gli viene addebitato l’insabbiamento di 129 casi di abusi, ma lui invoca «la grazia di sopportare le umiliazioni». Intanto negli Stati Uniti si raccolgono le firme nelle parrocchie per chiedere l’esclusione del porporato dall’elezione pontificia. L’accusatore di padre Aguilar Rivera, Anthony De Marco, afferma di essere in possesso di 130 pagine che documentano le malefatte del prete e che non erano disponibili l’ultima volta che Mahony ha testimoniato. Il prete, tornato in Messico dopo essere stato avvertito dall’arcidiocesi che un’inchiesta di polizia nei suoi confronti era probabile, è sospettato di avere molestato almeno 26 ragazzini durante i nove mesi di residenza nella diocesi. Il ruolo di Mahony nel cover up ha indotto il suo successore José Gomez a «degradarlo» impedendogli ogni impegno pubblico nel territorio della arcidiocesi. E tuttavia, secondo il Los Angeles Times, l’alto prelato più volte senza successo tentò di ottenere dal Vaticano la rimozione di preti accusati di abusi. 

I documenti pubblicati dall’arcidiocesi rivelano infatti che il cardinale si trovò spesso davanti un muro: la burocrazia romana incline ai ritardi e riluttante ad affrontare un problema potenzialmente esplosivo. Mahony ha ammesso sul suo blog la sofferenza provocata dalle critiche degli ultimi giorni: «Per essere onesto fino in fondo non posso dire di avere raggiunto il punto in cui posso pregare per ulteriori umiliazioni. Sono allo stadio in cui chiedo la grazia di sopportare l’umiliazione subita al momento». «Negli ultimi giorni mi sono trovato ad essere umiliato molte volte. Sono stato affrontato in più di un luogo da gente molto infelice. Posso capire la loro rabbia nei miei confronti e nei confronti della Chiesa», ha scritto il cardinale. La vicenda, tra l’altro, sbarca anche tra i cattolici italiani. Famiglia Cristiana, pubblicando un ampio dossier, ha lanciato un sondaggio online chiedendo agli utenti di esprimere la loro opinione: Mahony al Conclave sì o no? A proposito dello scandalo pedofilia, comunque, interviene monsignor Charles Scicluna, che per dieci anni è stato promotore di giustizia del Sant’Uffizio occupandosi proprio della lotta ai casi di abusi. Su questo, secondo Scicluna, «Benedetto XVI ci lascia un’eredità irremovibile che segna il futuro della Chiesa».«Benedetto XVI - aggiunge alla Radio Vaticana - si è impegnato con molto coraggio in particolare a rompere la cortina di silenzio che copriva molti casi, in rispetto al principio che solo la verità ci rende liberi». l caso Mahony, negli Stati Uniti, sta montando mediaticamente anche perché un gruppo assai determinato di fedeli cattolici ha annunciato una petizione per chiedere al cardinale di rinunciare a partecipare al Conclave -scrive il settimanale-. Intanto, dopo che il successore monsignor Gomez, in una lettera pubblica ai fedeli aveva spiegato, il 31 gennaio, che il cardinale era `sollevato da ogni incarico amministrativo e pubblico, Mahony aveva pubblicato sul suo blog una risposta evidenziando che il suo successore “non una volta in questi anni ha mai avanzato un solo dubbio sulle nostre politiche, pratiche e procedure per affrontare il problema degli abusi sessuali del clero sui minori”. Malgrado ciò, evidenza ancora il foglio paolino, che lancia anche un sondaggio sulla vicenda, Monsignor Gomez, il 15 febbraio, facendo parziale marcia indietro sulle precedenti disposizioni, ha assicurato che sia il cardinale Mahony che il suo ausiliare monsignor Thomas Curry, anche lui colpito da sanzioni, “rimangono vescovi in piena regola nell’arcidiocesi di Los Angeles e possono celebrare i sacramenti e svolgere attività pastorale”. Monsignor Gomez ha «invitato i fedeli a `pregare per il cardinale Roger Mahony mentre si prepara ad andare a Roma per eleggere il nuovo Papa che prenderà il posto di Benedetto XVI». Dunque lo scandalo dei preti pedofili estende i suoi rami velenosi anche sull’imminente Conclave.  

Si infiamma sempre di più il caso del cardinale Usa Roger Mahony, ex arcivescovo di Los Angeles recentemente «punito» dal suo successore per aver coperto decine di vicende di abusi sessuali su minori, che figura tra i 117 «elettori» chiamati a scegliere il nuovo Pontefice ma che un’ampia fetta di cattolici statunitensi vuole ora sia estromesso dal Conclave. Mahony, 77 anni, è stato sollevato da tutti gli incarichi dall’attuale arcivescovo, mons. José Gomez, che lo ha riconosciuto responsabile di aver insabbiato 129 casi di abusi da parte di sacerdoti, e per uno di questi, quello di un sacerdote messicano accusato di aver abusato di decine di bambini nella diocesi di Los Angeles nel 1987, dovrà deporre in Tribunale sabato prossimo, 23 febbraio, quindi proprio a ridosso della sua partenza per Roma. Più si avvicinano i giorni del Conclave, quindi, e più il caso Mahony suscita imbarazzo.Non è difficile comprendere come un «elettore» accusato di una lunga omertà sui casi di pedofilia costituisca una macchia nel processo di designazione del successore di Ratzinger. E che Mahony sia tenuto fuori dal Conclave è la richiesta di un gruppo di cattolici Usa, Catholics United, che hanno lanciato una petizione. «Se un cardinale è privato del suo ruolo pubblico nella diocesi, perché dovrebbe essere premiato con la possibilità di votare per il prossimo Santo Padre? Il cardinal Mahony aggraverebbe ulteriormente lo scandalo e la vergogna per la nostra Chiesa se partecipasse al Conclave», si legge nella petizione che chiede all’alto prelato di restare a casa. 

giovedì 21 febbraio 2013

"Bambini violentati in casa" Due condanne per pedofilia

PALERMO - La casa degli orrori era in via Castro. Tra le pareti di una vecchia abitazione nel popolare quartiere palermitano di Ballarò otto bambini sarebbero stati violentati. Li invitavano con la scusa di dovere partecipare ad un gioco e invece finivano tra le grinfie dei pedofili. Sotto gli occhi dei genitori. Attori di una situazione che definire squallida è riduttivo. Due persone, sono state condannate a 9 anni e sei mesi.

La vicenda viene a galla nel 2008 quando a scuola una bambina di appena 9 anni si rifiuta di baciare la madre. È un fatto insolito che non sfugge alle maestre. Troppo strano che una bimba rifiuti un gesto d'amore in un giorno particolare. Era la festa della mamma. La storia viene raccontata agli assistenti sociali. Da loro arriva agli agenti della sezione reati contro i minori della Squadra mobile e al pubblico ministero Alessia Sinatra. Le indagini sfociano in quattro arresti. Ci sono pure due minorenni indagati a piede libero. Sono stati tutti condannati. Gli ultimi due sono stati giudicati oggi dal Tribunale.

I racconti degli otto bambini sfortunati protagonisti sono agghiaccianti. La paura si materializzava quando venivano invitati a partecipare al gioco obbligo o verità. Rispondere obbligo significava ritrovarsi “a fare l'amore come i grandi, a letto o in cucina”. Alle violenze avrebbero partecipato le madri e alcuni loro amici. Oppure giocavano a dimmi, dammi o comando. Il risultato era sempre lo stesso: “Facevamo le schifezze nella stanza”. I bambini, tutti al di sotto dei dieci anni, erano costretti ad avere rapporti sessuali completi. Al di là di ciò che gli adulti si concedono. Chi si rifiutava? “Mi davano botte o mi bruciavano la mano con la sigaretta”, ha raccontato un bambino. “Mi facevano sdraiare per terra, mi calpestavano o mi tiravano i capelli”, ha aggiunto un'altra giovane vittima. I bambini sono stati affidati alle cure del personale di alcune case famiglia, dove a fatica stanno cercando di conquistarsi il diritto ad una serenità che era stato loro negata tra le mura domestiche.

Una storia di miseria, violenza e arretratezza culturale che si è ripetuta non lontano dagli stessi luoghi dove nel 1996 e nel 2000 era già emersa la crudeltà di cui l'uomo è capace. Don Baldassare Meli, responsabile del centro Santa Chiara all'Albergheria, denunciò l'emergenza pedofilia nel quartiere. Bambini venduti per poche lire. Arrivarono condanne pesanti per una quindicina di imputati, ma il fenomeno, evidentemente, non si è fermato. Ed è stato ora descritto dalle parole del pubblico ministero Alessia Sinatra: “Ci colpisce lo spregevole approfittamento dello stato di abbandono dei propri figli. Ci colpisce la solitudine degli stessi, indifesi. Ci preoccupa ciò che è accaduto e ciò che potrebbe ancora accadere seguendo la scia del profondo solco lasciato da quelle esperienze”. La gravità del fatto, secondo il rappresentante dell'accusa, “non ci consente di attenerci ai livelli minimi ed in relazione ai quali l'aumento per le aggravanti non può essere meramente simbolico”. Pene esemplari, dunque. Che potrebbero non bastare. “La più grande soddisfazione di questo processo - aveva concluso il pm - sarà raggiunto quando avremo la certezza della ritrovata serenità dei nostri bambini. Ma una risposta e una restituzione delle istituzioni non può essere completa senza una condanna che tenga conto di tutti gli elementi che si è cercato di illustrare”.

Tre sorelline di 6, 9 e 11 anni stuprate a morte in India


Pedofilia - Tre sorelline di 6, 9 e 11 anni stuprate a morte in India
Nuova Delhi - Prima sono state rapite, poi stuprate e seviziate senza pietà, infine uccise, e i loro poveri corpicini martoriati gettati nel pozzo di un villaggio del distretto di Bhandara, a 200 chilometri da Mumbai.
Ed è proprio qui, infatti, che sono stati ritrovati i cadaveri di tre sorelline di 6, 9 e 11 anni, che erano sparite lo scorso 14 febbraio da un villaggio dello stato di Maharashtra.
Si tratta dell'ennesimo episodio di stupro e, in questo caso, anche di pedofilia scoperto in India, una nazione ormai esasperata da un'ondata di violenza sessuale che ha raggiunto livelli di frequenza e di orrore ormai intollerabili.
Al momento ci sarebbero già tre uomini sospettati dello stupro e dell'omicidio delle tre sorelline, trattenuti dalla Polizia, ma madre delle bambine sospetta che sia coinvolto anche un uomo di sua conoscenza.
E nel frattempo le accese proteste della popolazione che chiede più controlli e punizioni più severe contro i 'mostri' non si fermano.

mercoledì 20 febbraio 2013

Vende bambina 13enne ad amici pedofili, condannato a Torino maestro di musica

Un maestro di musica Roberto Bertazzoni, è stato condannato a 10 anni di carcere per aver venduto una bambina 13enne a degli amici perché la iniziassero al sesso. La 13enne era figlia di una donna con cui nel 2011 il Bertazzoni aveva una relazione.

lunedì 18 febbraio 2013

adescamento on-line di minorenne uomo di 35 anni arrestato nel Siracusano


Un uomo di anni 35, residente in provincia di Siracusa, è stato denunciato alla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni perché ritenuto responsabile di adescamento on-line di minorenne.
 E' uno dei primi casi in Italia in cui è applicata la norma, introdotta lo scorso ottobre dalla ratifica della Convenzione di Lanzarote, che ha previsto come reato l'adescamento di minorenni. L'indagine era stata avviata dopo una segnalazione dell'associazione Meter di don Fortunato Di Noto che aveva ricevuto il racconto di un genitore il cui figlio di 11 anni era stato contattato da uno sconosciuto sul social network Facebook ed era stato oggetto di alcune proposte di natura sessuale. La Procura Distrettuale ha immediatamente autorizzato la polizia postale ad agire sottocopertura e dopo avere conquistato la fiducia del presunto pedofilo, fingendosi un bambino di anni 11, i poliziotti sono riusciti ad ottenere un appuntamento con il soggetto al quale si sono presentati gli agenti che lo hanno identificato. Una perquisizione è stata compiuta nell'appartamento dell'indagato con sequestro del materiale informatico rinvenuto. Sono in corso indagini per comprendere se altri minori siano stati adescati dal denunciato

Abusi su bimbo, 9 anni ai genitori


Violenza sui minori
SE LA MADRE, pur essendo a conoscenza dei fatti o consapevole dei rischi futuri, non protegge il figlio che si suppone abbia subito abusi sessuali (dal padre, dal compagno, dal vicino di casa...) diventa corresponsabile della violenza. La legge la obbliga ad attivarsi, non può mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo. Non può, la madre, chiamarsi fuori e restare inerte.
E’ RIFERENDOSI a questa legge (l’obbligo giuridico previsto dall’articolo 40) che ieri il pubblico ministero Maria Rita Pantani ha chiesto una condanna a nove anni di carcere non solo per ilmuratore 47enne albanese accusato di pedofilia, di aver cioè compiuto atti sessuali sul figlioletto di cinque annima anche per la moglie che si schierò dalla sua parte minacciando le maestre. Non è la prima volta che il magistrato inquirente agisce anche nei confronti di una partner. Lo scopo è chiaro: responsabilizzare chi ha la possibilità di intervenire - spesso l’unica persona, che vive in famiglia - utilizzando il deterrente del carcere.
IL FATTO, due anni fa, suscitò enorme scalpore. All’asilo due maestre vennero a sapere dal bambino che il padre aveva pesanti attenzioni nei suoi confronti: il piccolo, inconsapevole della gravità di quanto comunicava, fece il gesto di mettere in bocca un cucchiaio per rappresentare la scena. Dall’asilo ci fu la segnalazione ai servizi sociali e vennero mobilitati carabinieri e procura. L’inchiesta fu rapida. In camera da letto gli investigatori nascosero una microcamera che filmò la scena. Cosa sia successo, è controverso: la ripresa viene fatta da dietro e si vede la nuca del padre, ma altri elementi - sui quali non ci dilunghiamo - hanno fatto ritenere senza alcun dubbio all’accusa che il contatto fosse di natura sessuale, non solletico o innocuo gioco.
SCATTO’ l’arresto del padre. In un primo momento emerse la tesi giustificatrice secondo cui quel gesto era una tradizione patriarcale delle zone montuose più interne dell’Albania, una sorta di «deificazione» del sesso del figlio maschio. Comunque siamo in Italia, e non è consentito. La difesa ipotizzò poi un gesto d’affetto senza intenti sessuali e senza penetrazione. Ma in un colloquio in carcere tra l’arrestato e il fratello, appreso dagli inquirenti grazie a un’intercettazione ambientale, spuntava una sua frase all’incirca così: «Non era un rapporto orale, sarà stato solo sette secondi». Quanto bastava per puntellare l’architettura accusatoria. L’imputato ottenne poi i domiciliari e infine la libertà. Ora il processo. Sentenza mercoledì prossimo.

Pedofilia nel negozio di videogiochi. L’orco condannato a 16 anni


Pedofilia (Germogli)
Montecatini Terme (Pistoia), 15 febbraio 2013  - SEDICI ANNI e quattro mesi di carcere per pedofilia a un commerciante della Valdinievole. La condanna più pesante mai pronunciata dal tribunale di Pistoia per violenza sessuale aggravata e continuata su minori.
La tana del lupo era il negozio di videogiochi nel centro di Montecatini. I bambini, affascinati da quel mondo fantastico e virtuale, entravano irretiti dall’idea di un videogioco in regalo. Poi la trappola scattava. Sulle vetrine, all’improvviso, comparivano cartelloni pubblicitari a nascondere l’interno e lì dentro, per due anni, alcuni dei bimbi sono stati costretti a subire atti sessuali di ogni genere. Tutto è finito i primi d’aprile dello scorso anno, quando la polizia ha fatto irruzione nel negozio di via Garibaldi, il «Consolle Point», ormai chiuso, per il sollievo di tutto il quartiere.
«Meno male, dopo anni, l’hanno beccato», scrissero i residenti di Facebook. Gli agenti della Mobile, seconda sezione, specializzata nel contrasto ai reati contro i minori e le fasce deboli (la stessa squadra che inchiodò le maestre del Cip Ciop), avevano piazzato un sofisticato sistema di intercettazione audiovisiva. Fecero irruzione mentre l’uomo abusava di un bambino. Fu arrestato subito e portato nel carcere di Prato, nella sezione speciale.
Il processo di primo grado, con rito abbreviato, è finito nel primo pomeriggio di ieri con una condanna severa del gup Alessandro Buzzegoli. La più pesante mai pronunciata a Pistoia. Paolo Donnini, 43 anni, originario di Pescia, dovrà scontare sedici anni e quattro mesi di carcere. Per lui il giudice dell’udienza preliminare ha disposto inoltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e un risarcimento provvisionale dai 70mila ai 90mila euro alle parti civili, sei minori tra bambini e ragazzi della Valdinievole, tutti rappresentati, con le loro famiglie, dagli avvocati.
Il pubblico ministero Claudio Curreli che aveva diretto le indagini, aveva chiesto la condanna a venti anni, partendo da una pena base di trent’anni di carcere. Donnini, nove anni fa, aveva patteggiato un anno e otto mesi per violenza sessuale. L’indagine era partita nel gennaio del 2012 da una segnalazione anonima a un consultorio della Valdinievole, inoltrata subito alla polizia, che era riuscita a risalire a un bimbo. Il piccolo si era confidato con la nonna: «Mi è successa una cosa brutta — le aveva detto — ma non la posso dire».
E la Mobile, in quattro mesi, era riuscita a stanare il lupo dalla sua tana.

domenica 17 febbraio 2013

molesta minorenne: 28enne arrestato dai carabinieri


Un uomo di 28 anni Salvatore Scalzo di Caltanissetta è stato arrestato nella serata di ieri dai carabinieri per ‘atti persecutori e molesti’  nei confronti di una ragazza minorenne.
La ragazza ha denunciato ai carabinieri che mentre si trovava a bordo di un’auto con alcuni familiari era stata seguita da Scalzo alla guida della sua auto aggiungendo di essere vittima di continui e ripetuti episodi di molestie e pedinamenti immotivati da parte dell’uomo tutti già denunciati sin dal mese di ottobre 2012.
Per la continuità degli atti di molestia Scalzo è stato posto agli arresti domiciliari dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Caltanissetta su ordine del magistrato di turno.

Maltrattamenti al Quadrifoglio, bambini malnutriti

"Al Quadrifoglio alcuni bambini erano malnutriti. E un bambino è stato chiuso più volte in una stanza al buio". Lo ha dichiarato un'ex operatrice al processo sul caso della casa alloggio "Il Quadrifoglio" di corso Sicilia. Imputata di maltrattamenti e malversazioni è l'amministratrice Olimpia Arangio; e, per maltrattamenti, due dipendenti, Stefania Cardaci e Fabrizio Russo. I tre sono difesi dagli avvocati Antonio Impellizzeri, Michele Caruso e Sergio Chiarenza. Altri quattro dipendenti, con l'abbreviato, presero pochi mesi per maltrattamenti, ma sono in attesa d'appello. Dunque ora procede il processo col rito ordinario, di fronte al tribunale presieduto da Elisabetta Mazza. Secondo una testimone, alcuni cibi erano scaduti e la Arangio avrebbe dato l'ordine di cancellare le date di scadenza. Un'operatrice, interrogata dal pm Marco Di Mauro, ha dichiarato che si sarebbe rifiutata di dare il latte scaduto ai bambini e l'avrebbe versato nel lavandino.

L'avvocato Impellizzeri, difensore della principale imputata, ha contestato le testimonianze: per la difesa chi accusa la Arangio dicendo di aver agito su suo ordine, non può essere considerato "testimone" ma "complice" (se le dichiarazioni fossero provate), dunque dovrebbe essere sentito con un avvocato. Il tribunale però ha rigettato l'eccezione. In aula poi un testimone ha invece detto l'esatto opposto degli altri, parlando di "condizioni igieniche buone", "cibi buoni" e mai scaduti, bambini "perfettamente lavati e profumati" e dicendo di non aver mai assistito a punizioni corporali da parte di nessuno, neppure dalla Arangio; che altri hanno descritto come molto autoritaria, pur precisando che le rispondevano a rima. Il teste è stato ripreso dal tribunale, perché in alcuni momenti sarebbe parso reticente, ma poi l'esame è proseguito regolarmente.

giovedì 14 febbraio 2013

Violenza sulle donne, per segnalare fai il 1522


Raccontare la violenza subita non è scelta facile. Anche dopo aver preso coraggio, bisognerebbe trovare le parole giuste. Nel cortometraggio "Piccole cose di valore non quantificabile" di Paolo Genovese e Luca Miniero è possibile cogliere il senso di questo dramma, che nel giorno della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne va nuovamente ricordato. Dieci minuti molto toccanti. Un omaggio a tutte quelle persone che trovano la forza di parlare.

Ricordiamo che per segnalare episodi di violenza contro le donne è attivo il numero verde nazionale 1522. 

Benedetto XVI denunciato dall' Associazione Vittime Pedofilia


Benedetto XVI denunciato da Associazione Vittime Pedofilia
La SNAP (Survivors Network of those Abused by Priest, Associazione delle vittime di pedofilia da parte dei preti) e il CCR (Centre for Constitutional Rights, Centro per i Diritti Costituzionali) ha deunciato il dimissionario papa Benedetto XVI con la pesante accusa di crimini contro l'umanità, per avere tentato di insabbiare e fare sparire gli episodi di pedofilia commessi da sacerdoti contro minori.
Le due associazioni hanno depositato presso la Corte Penale Internazionale dell'Aja una documetazione con un ricorso in cui vengono notificate le accuse a Joseph Ratzinger e altri esponenti di primo livello del Vaticano fra cui il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore Angelo Sodano, oltre al Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, cardinale William Levada. Da alcune indiscrezioni, fra cui l'ITCCS (International Tribunal into Crime of Church and State) pare che le autorità della UE potrebbero dare inizio ad un'azione approfondita di indagine penale.

martedì 12 febbraio 2013

Il cyber-bullismo fa paura ai giovani digitali


Non ci provare a prendermi in giro! Un volumetto sul bullismo


Di bullismo si può anche morire. Ecco perché non va sottovalutato fin dall’infanzia. L’arroganza colpisce l’autostima e porta all’esclusione: non si può stare a guardare. “La vita – afferma A. Einstein – non è pericolosa per i pochi uomini che fanno del male ma per i molti che stanno a guardare cosa succede”. Ci vuole educazione alla responsabilità, cura dei sentimenti e allenamento al rapporto con gli altri.
I ricorrenti episodi mettono in rilievo un clima sociale in cui debolezza e diversità sembrano appartenere a una categoria subumana su cui sia lecito esercitare scherno e disprezzo. Questo clima viene fatalmente respirato anche dai bambini che diventano, a loro volta, persecutori e perseguitati. E allora, oltre a cercare di capire il perché di questo accanimento, che nasce di solito da una personalità trascurata la quale vive un senso di inferiorità che proietta poi sul più debole, credo occorra suggerire ai più piccoli, che sono anche i più esposti, degli strumenti verbali che li aiutino ad “attrezzarsi” e a difendersi, con umorismo e leggerezza, dall’ottusità e dalla prepotenza.
Per questo, come scrittore per l’infanzia, ho cercato parole che bambini a partire dai quattro anni potessero capire. Ne è nato un volumetto: Non ci provare a prendermi in giro! (Raffaello Editrice, 2012) scritto in rima per rispondere “per le rime” all’antipatico di turno. Francesco, il protagonista, è un bambino che conosco: è senza capelli, piccolino di statura, con gli occhiali e le orecchie a sventola.



Le caratteristiche del bullismo



Il bullismo è una forma di abuso tra i compagni di classe che può essere verbale, emotivo, psicologico o fisico. I bambini e i giovani sitrovano quindi a scuola ad affrontare diverse sfide tra cui anche quella di evitare di essere vittime di bullismo.
Per contrastare il bullismo è importante dare ai genitori gli strumenti per scoprire in tempo questa minaccia e adottare le azioni necessarie per proteggere i loro figli.
Il bullismo è una forma di molestia di verbale, psicologico o fisico tra studenti per un periodo di tempo che dura settimane, mesi o anni. Alla base del bullismo c’è il fatto di volere imporre il controllo sugli altri per e dimostrare la propria superiorità.
Il bullo come il delinquente, lo scopo è lo stesse ed è quello di intimidire, emarginare e isolare la sua vittima.
Le caratteristiche del bullismo sono diverse.
C’è il blocco sociale, con il bullo che impedisce alla sua vittima di comunicare con gli altri o agli altri di parlare con lui.
C’è la molestia, che riguarda tutti quei comportamenti che hanno lo scopo di colpire psicologicamente come il prendere in giro, il non rispettare e il disprezzare.
C’è la manipolazione sociale, con il bullo che manipola il gruppo e lo porta a criticare la vittima .
C’è la coercizione, dove si cerca di far fare alla vittima azioni contrarie alla sua volontà.
C’è la violenza fisica, che quando l’intimidazione verbale non riesce entra in gioco e serve al bullo per esercitare il suo potere.

Il cyber-bullismo fa paura ai giovani digitali


Bisogna promuovere un utilizzo più sicuro e responsabile delle nuove tecnologie tra i giovani, per metterli al sicuro da aggressioni di "bullismo cibernetico" ed evitare conseguenze che attentino alla loro salute psico-fisica in via di sviluppo.
E' questo l'intento informativo del rapporto scritto frutto della collaborazione tra Ipsos e Save the Children (Onlus) in occasione del Safer Internet Study sul cyber-bullismo. La ricerca ha riguardato "l'uso delle nuove tecnologie come strumento di pressione-aggressione-molestie all'interno del gruppo dei pari". Save the Children è la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dei bambini e dedica attenzione crescente ai rischi per le giovani generazioni sull'uso dei nuovi media digitali.
Le modalità di attacco preferite riguardano i social network (61%), foto e filmanti denigratori (59%), creazione di gruppi ostili (57%), nel 48% dei casi si rubano e-mail, profili o messaggi privati e si rendono pubblici, s'inviano sms, mms, e-mail minacciose nel 52% dei casi attuate dal 61% di ragazze preadolescenti. I luoghi privilegiati sono quelli di aggregazione (67%), a scuola (80%), su internet e cellulari (53%), nei luoghi, dove si fa sport (37%). L'utilizzo d'internet e cellulare, peggiora la situazione per l'83% dei giovani intervistati.
Motivazioni del cyber-bullismo sono sintetizzate nelle caratteristiche fisiche della vittima (67%), il suo carattere timido e poco sveglio (67%), per il maggior successo negli studi (59%), perché è femmina brutta (59%), per il modo di vestire (49%), orientamento sessuale (56%), perché straniero (43%), per l'estrazione sociale superiore (34%), la disabilità (31%). Tra i motivi per "prendere di mira", per il 36% la vittima non sa reagire, perché si vanta (31%), si comporta stranamente (27%), per vendetta (22%), per invidia (21%), per debolezza (18%), perché s'isola (14%), perché se lo merita (12%).
Conseguenze negative per la vittima. Isolamento e impossibilità di andare a scuola o fare sport (67%), non esce e non frequenta amici (65%), depressione (57%), diventare silenzioso e non confidarsi (45%), si fa del male (44%), calo di rendimento scolastico (38%), reazione violenta contro il persecutore (24%), autocommiserazione (18%).
Suggerimenti per la vittima. Parlare con i genitori (77%), informare l'insegnante (53%), parlarne con un amico/a (40%), chiudere con Facebook e cambio cellulare (29%), segnalare l'abuso online (25%), far finta di niente (12%), cambiare luoghi (6%).
Per i giovani intervistati, prevenire il cyber-bullismo organizzando incontri con i ragazzi (57%), segnalare ciò che accade (46%), punizioni per i colpevoli (46%), coinvolgere i genitori (41%), vigilare meglio sui social network (41%), numero telefonico per ricevere le segnalazioni (36%), più vigilanza da parte degli operatori telefonici (24%).
L'età della pubertà rende i giovani più sensibili alle spinte dall'esterno date dall'immagine proposta dai media e dagli insegnamenti dei genitori verso l'identità di genere. La rete rende anonimi e, in apparenza, non perseguibili e consente di falsificare protagonisti e contenuti e l'esperienza del cyber-bullismo sembra aver toccato almeno 4 ragazzi su 10 e il 5% ne parla come un'esperienza ricorrente. In buona sostanza è un fenomeno sul quale intervenire con azioni coordinate con tutti i soggetti coinvolti nel mondo ludico-formativo.

abusi sui figli minori e maltrattamenti in famiglia: 40enne in manette.

Alterato dall'assunzione di alcol e droga, l'uomo avrebbe in alcune circostanze compiuto abusi sessuali anche nei confronti della nipote. 

Roma, 22 Gennaio 2013 - Sono state le audizioni in sede protetta della figlia minorenne, dalle quali sono emersi i particolari sui ripetuti abusi sessuali dei quali è stata vittima, a motivare il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal Tribunale di Tivoli nei confronti di un 40enne italiano.

Le indagini, che hanno avuto origine lo scorso anno in seguito alla denuncia effettuata dalla madre della vittima agli agenti del Commissariato di Tivoli, diretto da Giancarlo Sant'Elia, hanno permesso di ricostruire un quadro di violenze maturato in un ambito familiare nel quale la giovane vittima era soltanto una dei destinatari delle morbose attenzioni del padre. Alterato dall'assunzione di alcol e droga, infatti, l'uomo avrebbe in alcune circostanze compiuto abusi sessuali anche nei confronti della nipote.

A nulla è servito il trasferimento presso un'altra abitazione nella quale la madre dei minori si era precauzionalmente spostata. L'uomo infatti era riuscito a mantenere i contatti con i figli, vedendoli regolarmente e riuscendo in alcuni casi anche a farli pernottare presso la sua abitazione. Nel corso degli accertamenti sono emerse responsabilità dell'uomo anche in merito alla detenzione di filmati pedopornografici scaricati dal web scoperti dalla moglie ed ai quali, secondo una prima ricostruzione degli investigatori, potrebbe aver assistito anche il figlio minorenne.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli ha pertanto emesso nei confronti di A.P. un provvedimento di custodia cautelare in carcere per i reati di violenza sessuale sui minori, maltrattamenti in famiglia e detenzione di materiale pedopornografico. Il Tribunale dei Minorenni di Roma ha poi sospeso la podestà genitoriale sui tre figli minori disponendo anche il suo allontanamento dai luoghi abitualmente frequentati dal nucleo familiare.

Pedofilia, in manette pensionato neretino


L’uomo, di 76 anni, approfittava della comune passione per il calcio per avvicinare due ragazzini presso il campo comunale.
È stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale continuata e aggravata nei confronti di due minori. A finire nei guai C.A., 76 anni di Nardò arrestato dai Carabinieri dopo lunghe e attente indagini.

I militari avevano da tempo notato gli strani comportamenti accompagnati da singolari attenzioni che il pensionato neretino riservava a due minori di appena 10 e 12 anni in occasione delle partite presso il campo sportivo cittadino piuttosto che, come sarebbe normale, essere interessato all’andamento di ciò che accadeva sul campo da gioco durante gli incontri della locale squadra di calcio. 

Le indagini hanno preso il via dopo il primo episodio, risalente allo scorso mese di novembre: attraverso servizi mirati di osservazione, pedinamento e controllo, nonché di “ascolto assistito” dei bimbi coinvolti,
 sono stati raccolti tutti gli elementi necessari per inchiodare l’anziano con fatti documentati anche attraverso l’utilizzo di sofisticati sistemi di video registrazione.

Il provvedimento di ordinanza di custodia cautelare, emesso dall’Autorità Giudiziaria è stato eseguito con estrema tempestività nel primo pomeriggio di oggi, 
anche tenuto conto della potenziale pericolosità sociale del soggetto nonché nella eventuale possibile reiterazione del reato.

L’uomo, dopo la notifica del provvedimento restrittivo ed espletate le formalità di rito, si trova agli arresti domiciliari. 

venerdì 8 febbraio 2013

Nastro adesivo sulle bocche dei bambini, maestra indagata per maltrattamenti


Nastro adesivo sulle bocche dei bambini, maestra indagata per maltrattamenti
Non è molto che l'opinione pubblica è stata scossa dagli episodi sconcertanti che riguardano la provincia di Rovigo dove una maestra elementare picchiava selvaggiamente i bambini sbattendogli la testa contro il muro e minacciandoli. Adesso un nuovo caso, questa volta a Reggio Emilia.
Una maestra di una prima elementare di un paese della provincia di Reggio Emilia è stata indagata per maltrattamenti. La donna è accusata di aver tappato la bocca col nastro adesivo a tre bambini. La vicenda, accaduta nell’anno scolastico 2011-2012, era stata raccontata dai genitori e dai bambini e ha dato il via ad un’inchiesta della magistratura.

La maestra, che ora ha cambiato scuola, era stata richiamata dalla direttrice e si sarebbe giustificata dicendo che i bambini erano irrequieti, senza però ammettere l’uso del nastro adesivo.
In queste settimane i carabinieri hanno sentito tutti i genitori per ricostruire la vicenda. Secondo quanto trapelato inoltre almeno in un’occasione la maestra avrebbe legato un alunno alla sedia allacciando con corde i polsi. La direttrice della scuola ha inviato una segnalazione alla Procura della Repubblica citando il caso di tre bambini di sei anni, due italiani e uno straniero, per i quali il sostituto procuratore Maria Rita Pantani si accinge a chiedere un incidente probatorio in forma protetta.
Dopo questo sorge un dubbio: " ma queste persone che hanno una cattedra a scuola, hanno scelto quel mestiere per vocazione o solo per lo stipendio di fine mese"? Stare con i bambini deve essere prima che un mestiere una vocazione. Riflettiamo gente riflettiamo.

qui trovi l'articolo: http://unavitasottile.blogspot.it/2012/12/rovigo-maltrattava-i-bambini-arrestata.html

don Lu fa ricorso alla Corte Europea di Strasburgo

Pedofilia, don Lu fa ricorso alla Corte Europea di Strasburgo

I legali di don Luciano Massaferrol'ex parroco di Alassio condannato in tre gradi di giudizio a sette anni e otto mesi di reclusione per aver molestato sessualmente una ex chierichetta, hanno presentato ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo per ottenere di poter celebrare "un processo equo".
Il collegio difensivo del sacerdote, spiega: "ci vorranno da nove mesi ad un anno prima che la corte possa pronunciarsi.Chiederanno sicuramente tutti gli incartamenti legati ai tre gradi di giudizio nei confronti del mio cliente e sentiranno probabilmente anche alcune parti nel procedimento".
"L'affermazione della responsabilità penale dell'imputato - si legge inoltre nel ricorso presentato ai giudici europei - è statafondata soltanto sulle dichiarazioni di un soggetto minorenne, ascoltato nel corso di un'unica audizione avvenuta in sede di incidente probatorio in data 29.1.2010. Tutti gli altri testimoni, hanno escluso di essere stati vittima di attenzioni e hanno descritto l'attitudine menzognera della minore".