mercoledì 22 ottobre 2014

Catania: abusa della figlia e ne parla su Facebook, arrestato

Un uomo avrebbe violentato la figlia di otto anni nei weekend, quando la piccola gli era affidata, secondo gli accordi di separazione con l'ex moglie. La vicenda e' stata ricostruita dagli agenti del commissariato di Acireale (Catania) che hanno arrestato l'uomo, di 34 anni, con l'accusa di violenza sessuale. E' stata la madre a notare comportamenti strani della bambina. La donna e' poi entrata nel profilo Facebook della figlia e vi ha trovato una serie di comunicazioni tra lei il padre, dal contenuto che faceva riferimento a una vera e propria relazione erotica. Il padre raccomandava alla bimba, che lo considerava "il suo fidanzato", di non raccontare a nessuno quello che c'era tra loro, promettendole in cambio regali. L'uomo e' stato trasferito nel carcere di Piazza Lanza.

Cibo in cambio di sesso a ragazza 16enne, due anziani arrestati

Una ragazzina povera, di 16 anni, e due anziani che ne hanno approfittato sessualmente offrendole pochissimo: piccole somme di denaro, cibo, pranzi e sigarette. Questa la vicenda emersa a Settimo Torinese, cittadina alla periferia nord-orientale del capoluogo piemontese. Si è conclusa al termine di una delicata indagine con l’arresto di uno dei due presunti approfittatori, un 75enne. L’altro, un 77enne, era stato arrestato a febbraio, colto in flagranza durante un rapporto sessuale con la giovane. I due anziani sono accusati di induzione alla prostituzione minorile, e sono stati posti agli arresti domiciliari per motivi di età.
L’inchiesta
L’inchiesta, coordinata dal pm torinese Patrizia Gambardella, era partita nel gennaio scorso. Ai carabinieri, infatti, erano arrivate alcune segnalazioni di un anziano che avvicinava la minorenne in modo inequivocabile all’interno del «Parco delle Paperelle». Gli accertamenti ambientali svolti dagli investigatori hanno permesso di risalire in breve tempo al 77enne, piuttosto conosciuto noto nella zona. Chi lo conosceva meglio però sapeva che aveva già avuto qualche problema con la giustizia negli anni ‘70, quando era stato condannato per violenza sessuale nei confronti di una familiare. I carabinieri hanno acquisito informazioni sui suoi comportamenti e su quelli della ragazzina e hanno documentato una frequentazione costante che andava avanti da almeno un anno. L’anziano le dava quello che i suoi genitori non riuscivano a darle: pochi soldi per divertirsi, un pasto caldo, la merenda, sigarette. In cambio lei lo raggiungeva a casa di pomeriggio, quando non andava a scuola, ma anche di sera e di notte. Dopo poco più di un mese di indagine, a febbraio, era scattato il blitz proprio dopo la mezzanotte: i due erano stati sorpresi durante un rapporto sessuale.
Doni e alimenti in cambio di sesso
L’inchiesta, apparentemente chiusa, non si è però fermata. La ragazzina era stata sottratta alla famiglia e sistemata in una comunità protetta. È stata lei, ascoltata da una psicologa, a raccontare che quello con cui era stata trovata non era l’unico adulto con cui aveva rapporti sessuali. I carabinieri, così, sono riusciti a risalire all’altro anziano, ritenuto fino ad allora al di sopra di ogni sospetto. Il quadro era sempre lo stesso: con pochi doni, spesso qualcosa da mangiare, riusciva a convincerla ad andare a letto con lui. Entrambi gli arresti sono stati convalidati.

Facevano prostituire la figlia 12enne Arrestati i genitori e il cliente



Una coppia di cittadini romeni e un pensionato di Roma sono stati arrestati per sfruttamento della prostituzione minorile e violenza sessuale. L’indagine ha avuto origine lo scorso mese di agosto, quando la polizia ha ricevuto una segnalazione di strane attenzioni rivolte a una bambina romena di 12 anni da parte di S.C., 60 anni.

Soldi e regali
L’inchiesta ha rivelato che i genitori della ragazzina, T.G., 35 anni, e L.G., 40 anni, costringevano la figlia con percosse, offese e umiliazioni quotidiane a trascorrere molto tempo con il pensionato, che pagava con soldi e regali per poter disporre a proprio piacimento della bambina. 
Maltrattamenti da parte dei genitori
Le indagini, supportate dalle dichiarazioni della vittima, hanno confermato i reati ipotizzati: le violenze sessuali compiute dal 60enne e lo sfruttamento della prostituzione e i maltrattamenti commessi dai due coniugi romeni. Elementi che hanno determinato l’emissione, da parte del gip, di tre ordinanze di custodia cautelare.

Prostituzione minorile, abusava di tre sorelline: fermato un pensionato


Avrebbe abusato di tre sorelline romene minori di 14 anni, di cui, pare, una disabile, con il consenso dei genitori ai quali avrebbe versato, in circa due anni, decine di migliaia di euro oltre a regali vari. Per questo un pensionato 70enne che vive a Rende e i genitori delle piccole, che abitano nel campo nomadi di Vaglio Lise a Cosenza, sono stati sottoposti a fermo dai carabinieri del Comando provinciale del capoluogo calabrese. Secondo quanto riporta il Quotidiano della calabria, l’anziano era già stato denunciato per gli stessi reati nell’agosto scorso. Sempre secondo il Quotidiano, edizione online, dopo la prima denuncia dell’anziano, i carabinieri avevano anche lanciato un appello per capire cosa stesse davvero succedendo nel campo rom, dove presumevano che si fosse radicato un giro di baby prostitute spalleggiato dagli stessi genitori delle minori.
Genitori in fuga
Il fermo è scattato quando i Carabinieri sono venuti a sapere che i genitori delle bambine, scappati n Romania, in estate, erano tornati nel campo. Da qui l’azione che ha portato ai fermi di oggi. Gli investigatori mantengono comunque il massimo riserbo sulla vicenda. L’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica di Cosenza, è stata avviata dopo alcune segnalazioni che parlavano di uno strano via vai di bambine da casa del pensionato.
Filmati e regalini, la vita delle sorelline
L’uomo è accusato di violenza sessuale su minori di 14 anni ma anche di pedopornografia, dato che era solito filmare i suoi incontri con le piccole, cui l’uomo regalava ricariche telefoniche, spiccioli e oggetti. I genitori delle bambine sono accusati di sfruttamento della prostituzione minorile. Secondo il Quotidiano, anche il padre delle sorelline avrebbe abusato delle figlie più volte. L’inchiesta non è conclusa: nei filmati trovati dai carabinieri, infatti, si vedrebbero anche altre bambine la cui identificazione è al momento difficile.

lunedì 4 agosto 2014

‘Figli posseduti’, 15enne ustionato, tso per la coppia. Ricoverate anche altre due figlie

Credevano figli 'posseduti', minore ustionato in ospedale Un ragazzo di 15 anni è finito in ospedale a Prato con le braccia coperte da bruciature che gli stessi genitori gli avrebbero procurato poichè, hanno spiegato padre e madre, il ragazzo è “posseduto da demonio”. La coppia, che ha anche altre due figlie maggiorenni ritenute anch’esse “possedute”, è stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio dopo l’intervento dei carabinieri. I cinque membri della famiglia sono ora tutti ricoverati.
E’ avvenuto ieri sera a Prato e non è ancora chiaro che la coppia si sia presentata in ospedale o se i carabinieri siano prima intervenuti a casa loro dove sarebbe stata in corso una lite. Marito e moglie, di origine albanese, hanno dato ai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano di Prato e ai carabinieri la stessa spiegazione: il demonio si sarebbe impadronito non solo del figlio, ma anche delle altre due figlie, maggiorenni. Queste ultime, nei giorni scorsi si sarebbero presentate in ospedale con problemi sanitari di altro genere. I militari hanno fatto presente alla coppia che l’insussistenza delle loro motivazioni potevano essere all’origine di provvedimenti che potevano far perdere loro la tutela dei figli. Parole che hanno suscitato la reazione di tutta la famiglia, con grida e proteste nell’atrio dell’ospedale. Dopo alcune ore tutti e cinque i membri della famiglia sono stati condotti nel reparto psichiatrico ed i genitori sono stati sottoposti al trattamento sanitario obbligatorio. Ora i pazienti si trovano ricoverati in cinque ospedali diversi della Toscana.
La famiglia si era sottoposta ad esorcismi - I componenti della famiglia di origine albanese – genitori e tre figli di cui uno minorenne – che ieri all’ospedale di Prato hanno asserito di essere “posseduti dal demonio” si erano tutti sottoposti ad esorcismi. I due genitori si erano infatti prima confidati con il parroco che aveva impartito una benedizione e poi, vista la loro insistenza, era andato a casa loro con un esorcista per il rito che si sarebbe ripetuto successivamente altre due volte in chiesa.

I genitori, infatti, martedì scorso si erano rivolti alla parrocchia del quartiere pratese di Coiano, non lontano da dove abitano, per sottoporre al prete la propria preoccupazione. Fonti ufficiali della diocesi parlano di un primo allarme lanciato dalla famiglia per “dolori improvvisi del padre e strani rumori”. Il parroco Nedo Mannucci ha raccolto la loro testimonianza per poi tranquillizzarli recandosi in quella casa per una semplice benedizione. L’indomani, mercoledì pomeriggio, il parroco è tornato a casa loro con l’esorcista della diocesi pratese, monsignor Guglielmo Pozzi, ma la famiglia, nonostante un appuntamento concordato, non si era fatta trovare nell’abitazione: poco dopo il parroco ha ritrovato in Duomo tutti i famigliari terrorizzati. Giovedì mattina l’esorcista è entrato nella casa: ha eseguito un esorcismo “agli ambienti ed alle persone”. Nella stessa giornata una delle due figlie della coppia, di circa vent’anni, è stata ricoverata per disagi psichici e per alcune bruciature all’ ospedale Santo Stefano di Prato. Il parroco, nell’occasione della visita alla casa che la famiglia riteneva “posseduta”, ha spiegato di non aver “ravvisato nessun caso di possessione demoniaca”. Tuttavia ha eseguito comunque il rito per tranquillizzare le persone che “apparivano piuttosto esagitate”. Venerdì la famiglia si è recata nuovamente in Duomo ed ha chiesto un secondo esorcismo alle persone e sabato, non ancora soddisfatta, un terzo rito. Poche ore dopo la situazione è degenerata e l’intera famiglia si ritrovata ricoverata: i carabinieri sono intervenuti solo dopo essere stati allertati dal personale medico circa le farneticazioni dei due genitori.

domenica 22 giugno 2014

Iran, pronto il patibolo per la sposa bambina che ha ucciso il marito violento


Razieh Ebrahimi ha 21 anni ed è rinchiusa dentro un braccio della morte di una prigione iraniana in attesa di essere uccisa. Quando aveva 17 anni Razieh ha sparato un colpo in testa al marito mentre dormiva, stanca di anni di abusi, botte e umiliazioni. Nel 2010 è stata condannata a morte. La sentenza doveva essere eseguita già alcuni mesi fa ma poi tutto si è fermato per via della minore età della giovane al momento del delitto. (nella foto una madre perdona l’assassino del figlio prima della sua esecuzione)
Ora numerose organizzazioni internazionali che si battono per la difesa dei diritti umani si stanno mobilitando per salvarle la vita. Amnesty International giovedì 19 giugno ha reso noto che la richiesta dell’avvocato per un nuovo processo è stata respinta e i giorni di Razieh appaiono ormai contati. Human Rights Watch (Hrw)  ha lanciato un appello alla magistratura iraniana affinché blocchi l’esecuzione, .
Quella di Razieh è la storia di una delle tante spose bambine, costrette a matrimoni combinati che diventano degli inferni.
“Ho sposato il figlio del nostro vicino quando avevo solo 14 anni perche’ mio padre insisteva – ha raccontato all’agenzia Mehr – Mio padre voleva che lo sposassi perché aveva studiato e lavorava come insegnante. Avevo 15 anni quando ho dato alla luce mio figlio”.
Ebrahimi ha ucciso il marito con un colpo di pistola mentre stava dormendo e poi l’ha sepolto in giardino. All’inizio disse alla polizia che l’uomo era scomparso. E’ stato il padre della giovane a ritrovare il cadavere e a consegnare la figlia alle autorità. A quel punto Razieh ha confessato l’omicidio.
“Mio marito mi maltrattava. Cercava qualsiasi scusa per insultarmi e mi aggrediva anche fisicamente”, ha detto l’iraniana subito dopo il suo arresto
L’Iran detiene il triste record del Paese con maggiori esecuzioni di minorenni, in compagnia di Yemen, Arabia Saudita, Sudan e Hamas a Gaza. Il diritto internazionale proibisce la condanna a morte di persone che hanno commesso un crimine quando avevano meno di 18 anni.
Secondo le Nazioni Unite nel 2013 in Iran 500 persone sono morte sul patibolo, mentre per le organizzazioni non governative il sarebbero state circa 700. Il caso di Razieh evidenzia ancora una volta il dramma delle spose bambine che nel Paese islamico possono essere date in maritate già a 13 anni. Ragazzine che dovrebbero andare a scuola si ritrovano alle prese con una vita piena di violenza e finiscono per uccidersi o per uccidere i loro mariti. Un circolo vizioso che sembra non avere fine.

domenica 8 giugno 2014

Pedopornografia: 13enne si fotografa nuda, poi viene minacciata

Pedopornografia 13enne si fotografa nuda  poi viene minacciataTradita dalla passione per l'autoscatto (selfie) con lo smart phone, una tredicenne ha accettato di fotografarsi nuda in pose ose' e di inviare le immagini a sfondo pedopornografico ad alcuni contatti che l'avevano adescata via chat attraverso social network e applicazioni per cellulari come 'whatsapp'. A scoprire le incaute esibizioni della ragazzina nei suoi "selfiesex", e' stato uno dei genitori che ha sporto denuncia alla polizia postale. Gli agenti della polpost di Cagliari hanno individuato i contatti con i quali la tredicenne aveva scambiato le sue foto e dai quali aveva ricevuto a sua volta immagini pornografiche. Sono quattro maggiorenni, due della provincia di Cagliari, gli altri residenti nella penisola, che sono stati denunciati per induzione, produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Durante l'indagine, coordinata dalla pm della procura di Cagliari Danilo Tronci, sono state effettuate perquisizioni nel Cagliaritano e nelle province di Milano, Genova e Livorno: gli agenti hanno sequestrato cellulari e notebook che contenevano immagini della minorenne. La ragazzina sarebbe stata prima lusingata perche' cedesse alla richiesta di fotografarsi nuda e in atteggiamento particolarmente volgari e poi minacciata, una volta che aveva inviato ai contatti le immagini richieste.

Bimbi nella trappola di 'Angela': un pedofilo dietro il gattino virtuale

Talking Angela
Attenzione. Dietro al gattino di nasconde un pedofilo. E’ allarme anche a Rovigo per “Talking Angela”, l’app tanto amata dai ragazzi che permette di interagire con un gattino virtuale come in una vera e propria chat. Alcuni genitori si sono rivolti nei giorni scorsi alla Polizia Postale di Rovigo per segnalare la presenza di qualcosa di decisamente “ambiguo” nel gioco presente nello smartphone e tablet dei propri figli.
Sembrerebbe, infatti, che attraverso gli occhi dell’animaletto parlante, sia i minori e poi i genitori stessi, abbiano chiaramente individuato la sagoma di un signore di mezza età, seduto in una specie di ufficio, con alle spalle una libreria. Non solo, a turbare i bambini, tutti tra gli 9 e 11 anni, anche le domande decisamente intime poste dal gioco, con richiesta esplicita di informazioni personali, come nome e cognome ed indirizzo. E, in un caso segnalato, anche la proposta di un eventuale incontro.
Il gioco incriminato appartiene alla Outfit 7, la società che realizza altre serie come Talking Tom e Talking Ginger, app che permettono di far interagire il giocatore rispondendo coerentemente alle domande poste, ma anche di partecipare a quiz e giochi interattivi, come “accarezzare” il gattino attraverso il touch screen e prendersene cura. Sebbene la società costruttrice abbia smentito la notizia emersa dalle diverse segnalazioni provenienti da tutto il mondo, tra gli esperti del web si parla di un possibile attacco degli hacker che, impadronitisi dell’applicazione,la utilizzano per spiare e scattare foto ai ragazzi, visto che, appena “Talking Angela” viene scaricato, si attiva immediatamente una webcam. L’ipotesi che si tratti solo di una bufala è allontanata dalle numerose segnalazioni di genitori turbati che si rivolgono alle forze dell’ordine di tutta Italia, Rovigo compresa, per denunciare il comportamento sospetto del gattino virtuale, tra cui quello di chiedere al giocatore di “levare il dito dalla telecamera o spostarsi un po’ più a destra o sinistra dello schermo”.
Effettivamente, sembrerebbe che ci sia qualcuno a manovrare le conversazioni, anzi più di una persona. Queste le ipotesi al vaglio in questi giorni di chi si occupa della sicurezza del web a livello internazionale. Intanto tra i genitori di Rovigo, grazie al passaparola, è dilagata la paura che i propri figli possano, giocando, essere vittima di pedofili, pronti anche semplicemente a scattare foto a insaputa dei minori per poi diffonderle a scopi malavitosi.

Ragazzine su Facebook: Quel preside ha strappato il sipario

 

Susanna Tamaro ha lanciato un appello: «Salviamo la generazione del nulla». Cioè gli adolescenti di oggi ai quali, ha spiegato l’autrice di «Va’ dove ti porta il cuore», «occorre ricominciare a parlare della differenza che c’è fra il Bene e il Male». Scrivendo una lettera indirizzata ai genitori dei propri studenti ma che andrebbe girata a ogni padre e madre di famiglia di questo Paese, il preside della scuola media Fra Salimbene di Parma, Pier Paolo Eramo, ha compiuto un gesto altrettanto coraggioso e controcorrente. Ha strappato, cioè, il sipario ipocrita e conformista che anche da queste parti impedisce a noi adulti di prendere coscienza e soprattutto di farci carico della tragedia che si sta divorando, appunto, la «generazione del nulla». Come altro definire, infatti, delle ragazzine (e dei ragazzini) nemmeno tredicenni che trascorrono gran parte del tempo a pubblicare su Facebook valanghe di autoscatti in pose inequivocabilmente spinte? La moda - in inglese «sexting» - è talmente diffusa da essere praticata ormai da un adolescente italiano su quattro. Per i più organizzati è normale scambiarsi, oltre alle foto, anche dei filmati ancora più adatti a mettersi in tutti i sensi «a nudo». E’ anche grazie al «sexting» (praticato quasi sempre senza curarsi di mettere in rete nomi, numeri di telefono e perfino indirizzi di casa reali) che Internet si è trasformata in un immenso bordello nascosto, ma al tempo stesso alla portata di tutti. Territorio di caccia oggi prediletto dai pedofili, come da tanti bravi e insospettabili «paparini» pronti a sborsare qualsiasi cifra pur di portarsi a letto una bambina della stessa età della figlia. Naturalmente, gli studenti della Fra Salimbene (inutile rimarcare che il problema non riguarda certo solo quell’istituto) queste cose, il più delle volte, non le sanno. Oppure, ne hanno sentito parlare solo vagamente. Dunque, con la sua lettera quel coraggioso preside ha fatto centro pieno. Ed ora anche a Parma nessuno - genitori e insegnanti inclusi - potrà più affermare che «non è affar nostro». Se non che, prepariamoci alla solita reazione furibonda dei sacri custodi della rete (che nessuno sia chiaro intende criminalizzare). E di quanti sono sempre pronti a dare del conservatore e del fascista (la stessa Tamaro ne sa qualcosa) a chiunque si azzardi anche solo a nominare la separazione fra il Bene e il Male. Proprio in quanto totalmente incapaci di distinguere l’uno dall’altro, le prostitute minorenni dei Parioli hanno cominciato a vendersi via web. Servendosi delle stesse identiche tecniche adottate dalle loro coetanee della Fra Salimbene per mettersi in mostra, o magari per «giocare alla miss». Che poi il confine fra gioco e prostituzione possa rivelarsi ancora più sottile e rapido di un «clic» sono di nuovo le cronache quotidiane, piene zeppe di «baby-squillo» e pure di «mini gigolò», a dimostrarlo. Per non parlare del fenomeno anch’esso dilagante del cyber-bullismo, che non fa che mietere vittime anche in Italia. L’ultima in ordine di tempo è stata una 14enne di Padova suicidatasi lanciandosi dal tetto di un albergo nel febbraio scorso. Il suo errore? Avere messo una propria foto su Ask.fm. (un altro social network particolarmente in voga fra gli under 18). Spero che di lei e della sua fine tragica si parli presto sia nelle aule che nelle case degli studenti della Fra Salimbene. E non solo lì. Non sarà facile, considerato l’andazzo corrente. Ma se vogliamo salvare la generazione del nulla, qualcuno dovrà pure cominciare. Proprio come ha fatto quel preside. Sosteniamolo in ogni modo. Prendiamo esempio da lui. E qualcosa, stavolta di buono, nascerà.

Capo scout abusava sessualmente di minorenni: arrestato 61enne

Pedofilia a Civitavecchia: dirigente scout abusava di minorenni

Atti sessuali su ragazze minorenni andati avanti per anni. A Civitavecchia tutti si fidavano di lui. Erano conosciuto e molto stimato e nessuno immaginava potesse in realtà essere l'orco che ieri l'arresto della polizia di frontiera di Civitavecchia ha smascherato. A finire in manette un 61enne dirigente scout che proprio in forza della sua posizione, avrebbe abusato sessualmente negli anni di diverse ragazzine. L'arresto al termine di una lunga indagine portata avanti dal sostituto procuratore Alessandra Amore. Ad incastrare l'uomo testimonianze e racconti, ma anche intercettazioni e video.
LA TESTIMONIANZA - Tutto è partito dalla denuncia sporta pochi mesi fa da una ragazza oggi ventenne. Alla polizia la giovane ha raccontato di come, da quando aveva compiuto appena dieci anni, avesse cominciato a subire veri e propri abusi sessuali da parte dell'uomo. Gli abusi sono durati sette lunghi anni. Gli atti sessuali sarebbero continuati approfittando di ogni scusa e momento propizio. Tutto fino a quando la ragazza ha trovato il coraggio di lasciare gli scout e di raccontare tutto alla madre.
LE INDAGINI - Raccolta la testimonianza e intuita la fondatezza delle accuse, gli inquirenti hanno iniziato ad indagare. Gli inquirenti hanno ascoltato, con modalità protette, altre ragazzine. Nel corso degli interrogatori è emerso che anche un'altra ragazzina, ormai adolescente, è stata oggetto dall'età di otto all'età di dodici anni di palpeggiamenti nelle parti intime.
LE INTERCETTAZIONI - Sono quindi partite delle intercettazioni video ambientali, proprio all'interno dell'ambiente di lavoro del dirigente scout. Qui la prova schiacciante. Le intercettazioni infatti hanno anche consentito di scoprire che l'arrestato ha continuato ad avere lo stesso comportamento denunciato dalle ragazze nei confronti di un'altra ragazzina di circa 13 anni. Gli stessi atti sono stati confermati poi dalla minore agli inquirenti.
In occasione dell'ultimo episodio è scattato quindi per l'uomo l'arresto in flagranza di reato, con l'accusa di atti sessuali con una minorenne. L'arresto è stato convalidato dal Gip  Giovanni Giorgianni, il quale ha disposto per il sessantunenne il regime carcerario.


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giovedì 1 maggio 2014

Istituzione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia



Art. 1.



1. La Repubblica riconosce il 5 maggio come Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, quale momento di riflessione per la lotta contro gli abusi sui minori.

2. La Giornata nazionale di cui al comma 1 non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.


Art. 2.



1. In occasione della Giornata nazionale di cui all'articolo 1 possono essere organizzate iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla lotta contro gli abusi sui minori.

2. In occasione della Giornata nazionale di cui all'articolo 1 le regioni, le province e i comuni possono promuovere, nell'ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, apposite iniziative, anche in coordinamento con le associazioni e con gli organismi operanti nel settore e, in particolare, nelle scuole di ogni ordine e grado, in considerazione del compito attribuito alle medesime istituzioni scolastiche di formare i giovani affinche' contribuiscano a costruire un mondo rispettoso dei diritti di ogni essere umano.

3. Dall'attuazione del presente articolo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.


Art. 3.



1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addi' 4 maggio 2009

La Giornata Nazionale Contro la Pedofilia, le cifre di un fenomeno ancora troppo sottovalutato


In Italia aumenta il numero di casi di abuso sui minori non ancora denunciati.
Il dramma quotidiano che vivono tanti bambini e adolescenti non può essere taciuto. Per questo, il 5 maggio è la Giornata dedicata in tutta Italia alla lotta alla pedofilia e alla pedopornografia. Un’occasione per riflettere, discutere e proporre strategie di intervento nel contrasto a un fenomeno che desta sdegno, ma che «troppe volte viene sottovalutato» In Italia, confermano i dati forniti dall’associazione, gli abusi sessuali sui minori sono il 4% di tutti i maltrattamenti che gli adulti perpetrano nei confronti dei più piccoli. Dal dossier 2013 emerge il profilo dei responsabili degli abusi: nel 29% dei casi è proprio il padre ad approfittarsi dei figli; sempre nell’ambiente familiare, inoltre si stima che la percentuale di “altri parenti” che abusano dei minori ammonta al 13,5%. Gli estranei sono il 10%. Il dossier permette di tracciare anche l’identikit delle vittime: sei bambini su dieci tra quelli che hanno subito abusi sessuali non hanno ancora compiuto 12 anni; nel 66% dei casi si tratta di bambine. I minorenni maschi sono oltre il 33%, e sono tutti di età inferiore agli undici anni. Quello che viene messo in evidenza dalle statistiche non è che la punta di un iceberg di un problema che non riguarda più soltanto le fasce degradate della popolazione. «I carnefici sono molte volte persone perfettamente integrate e appartenenti a ogni contesto sociale, quindi difficili da riconoscere».

Adescavano bambine su Skype e Whatsapp: denunciati anche due sardi


Sono due gli indagati sardi nell'ambito della maxi indagine sulla pedofilia condotta dalla Polizia Postale di Udine. Si tratta di due giovani residenti nella provincia di Cagliari, uno del 1975 l'altro dell'89. Non c'entra quindi - come si era appreso in un primo tempo - il 70enne del Sulcis, rimasto coinvolto invece in un'indagine precedente.
Le abitazioni dei due giovani sono state perquisite dagli agenti della Polpost di Cagliari. A casa del venticinquenne è stato trovato e sequestrato materiale informatico che sarà ora analizzato dagli specialisti. I due sono accusati di adescamento di minori su Internet e detenzione di materiale pedopornografico.
Secondo l'accusa, le bambine adescate su Messenger, Skype e WhatsApp venivano convinte a inviare filmati e foto a contenuto erotico.
La vasta operazione antipedofilia della Polizia postale di Udine ha individuato una vera e propria community i cui membri, dopo avere agganciato le minorenni, si scambiavano i riferimenti di contatto.
Le indagini, avviate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni. Coordinate dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online di Roma e dalla Sezione polizia postale e delle comunicazioni di Udine, hanno permesso di sequestrare un'ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini, svolte nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento.
Tra i denunciati, in maggioranza tra i 29 e i 54 anni ma c'è anche un ultrasessantacinquenne. Nell'elenco ci sono impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro recidivi per reati analoghi.

Pedofilia: certificato solo nuovi assunti, escluse colf

Niente certificato anti-pedofilia per colf e baby sitter e nemmeno per i bidelli, come per le altre categorie di dipendenti che svolgono un lavoro a diretto contatto con i minori ma che sono gia' sotto contratto; possibilità di procedere all'assunzione, in attesa dell'attestato del casellario giudiziale, con un'autocertificazione del lavoratore, che dichiari di non aver avuto condanne per reati contro bambini e ragazzi; e nessun controllo a tappeto nella prima fase di attuazione della nuova normativa. Fonti del ministero della Giustizia sciolgono gli ultimi dubbi sull'applicazione dell' obbligo che scatta da domani in adempimento di una direttiva dell'Unione europea e parlano di un allarmismo intorno a questa vicenda "che non ha ragion d'essere"; anche perché i principali nodi erano stati chiariti già dalle circolari pubblicate giovedì scorso sul sito di via Arenula, dove è scaricabile anche il modulo con cui chiedere alla procura competente il rilascio del certificato.
    Intanto però il tribunale di Genova è già intasato da migliaia di richieste di rilascio del nuovo certificato.

    OBBLIGO SOLO PER NUOVI CONTRATTI, NON PER QUELLI IN CORSO Il decreto legislativo 30 del 2014 che dà attuazione alla direttiva Ue contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile non lascia spazio a dubbi: il datore di lavoro ha l'obbligo di richiedere il certificato del casellario giudiziale della persona da impiegare "prima di stipulare il contratto di lavoro e quindi prima dell'assunzione". Una norma che spazza via il timore di un caos nelle scuole fondato sul dubbio che il nuovo adempimento fosse retroattivo e dunque applicabile anche a bidelli e professori già assunti.
   
   FUORI DA NUOVE NORME VOLONTARI, BABYSITTER E COLF Le nuove disposizioni "valgono solo per l'ipotesi in cui si abbia l'instaurazione di un rapporto di lavoro"; l'obbligo di richiedere il certificato non grava "su enti e associazioni di volontariato, pur quando intendano avvalersi dell'opera di volontari", specifica la circolare di via Arenula. Nessun problema dunque per catechisti e volontari che operano presso associazioni di vario tipo, comprese le società sportive. Niente obbligo di chiedere la certificazione nemmeno per il datore di lavoro domestico, dunque per chi assume donne per le pulizie e babysitter, spiegano dal ministero: trattandosi di un rapporto fiduciario sarà lui a decidere come regolarsi.
   
   NESSUNO STOP A ASSUNZIONI IN ATTESA DI CERTIFICATO Una volta fatta la richiesta del certificato al Casellario, il datore di lavoro, se è un organo della pubblica amministrazione o gestore di un pubblico servizio, potrà procedere all'impiego del lavoratore "anche soltanto mediante l'acquisizione di una dichiarazione del lavoratore sostitutiva di certificazione" con cui dichiari l'assenza di condanne a suo carico per reati contro minori. Stessa regola nel caso ad assumere sia un privato. Un'applicazione elastica per "evitare che nella prima fase di applicazione della nuova normativa, possano verificarsi inconvenienti organizzativi" ,sottolinea la circolare del ministero.

   RILASCIO CERTIFICATI SARA' RAPIDO,A GENOVA BOOM RICHIESTE "I certificati saranno rilasciati entro qualche giorno dalla richiesta", assicura il ministero della Giustizia. E l'ufficio del Casellario Centrale sta operando sul sistema informativo gli interventi necessari per fornire al datore di lavoro il certificato in questione "con le sole iscrizioni di provvedimenti" relativi ai reati contro i minori. Intanto però al tribunale di Genova già da ieri lunghe code di rappresentanti di aziende e associazioni per ottenere il certificato. Eppure fonti di via Arenula assicurano che nella prima fase di attuazione delle nuove disposizioni sarà usata la mano morbida: niente controlli a tappeto per scovare chi non si è messo in regola.

Dall’accusa di pedofilia al prete all’arresto per droga


Da un mandato di arresto internazionale dell’Interpol al caso del prete ferrarese accusato di pedofilia. Due vicende in apparenza lontanissime tra loro ma che si sono allacciate ieri, 29 aprile, durante l’ultima operazione della squadra mobile della polizia di Ferrara. Che ha arrestato l’accusatore del parroco – nonchè padre della presunta vittima di pedofilia – per un traffico di stupefacenti eseguito nel 2006 in Serbia, quando avrebbe spacciato marijuana a Belgrado. Ma un nuovo colpo di scena era già in agguato nelle aule della corte di appello di Bologna, che ha ridimensionato l’ammontare del ‘traffico illecito’ a qualche grammo, decidendo così di rimettere l’uomo in libertà. Un fatto che secondo l’avvocato Giovanni Montalto getta parecchie ombre sul mandato di arresto internazionale, dal momento che il suo assistito si è sempre presentato in Italia come rifugiato politico.
L’uomo, un cittadino serbo di 36 anni, era già conosciuto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti (ad esempio per un caso di guida senza patente), ma soprattutto per il “doppio processo” che lo vede tuttora contrapposto al prete ferrarese. Una vicenda che cominciò quando arrivò con la famiglia nella provincia estense, trovando ospitalità nell’abitazione del ‘don’. La convivenza si rivelò ben presto problematica e il religioso chiese ai tre – madre, padre e figlioletto – di cambiare sistemazione. Ne venne fuori una causa civile vinta dal prete, che tuttavia non riuscì ad allontanare la famiglia serba. Poco tempo dopo le tensioni portarono le due parti in tribunale: il 36enne affermava che il figlio era stato molestato sessualmente durante una festa di compleanno dal parroco, che a sua volta denunciava il proprio accusatore di averlo ricattato per evitare lo sfratto (“Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia”, avrebbe detto l’uomo al don).
A queste vicende si aggiunge ora un inatteso sviluppo: la squadra mobile di Ferrara è venuta a conoscenza di un mandato di arresto internazionale verso il cittadino serbo e lo ha arrestato a Porotto, nell’abitazione dove si era da poco trasferito con la famiglia. Gli agenti spiegano che l’uomo non ha opposto resistenza, non aspettandosi di essere ‘beccato’ per un fatto ormai così lontano geograficamente e cronologicamente. Al momento dell’udienza per la convalida dell’arresto, forze dell’ordine e giudici si trovano però di fronte a un dato inaspettato: secondo la documentazione del tribunale, l’ammontare del traffico illecito sarebbe talmente ridotto (meno di tre grammi di marijuana) da non giustificare alcun mandato di cattura internazionale. L’uomo è stato quindi rimesso in libertà, con l’obbligo di firma in questura, in attesa che il tribunale faccia chiarezza sulle quantità di droga ceduta per cui è ricercato in patria.
Nel frattempo l’avvocato Montalto si mostra ancora più perplesso dal mandato di cattura internazionale, ma questa volta per una questione di tempistiche. “Da quanto si legge nei documenti ufficiali – spiega l’avvocato – i fatti sarebbero avvenuti nel 2007, ma il mandato di cattura è stato emesso a Belgrado solo il 25 dicembre del 2013. Considerato il lasso di tempo tra il reato e l’emissione della misura cautelare, e che quando il mio cliente arrivò in Italia chiese asilo politico sostenendo di essere perseguitato dalle autorità politiche del suo Paese, credo che possa davvero nascere qualche dubbio su questo mandato di cattura”. Lo Stato italiano non ha mai concesso l’asilo politico richiesto dal 36enne, la cui posizione è ancora in fase di valutazione. Ma proprio alla luce di quanto appena avvenuto, secondo Montalto, le istanze del proprio assistito sono da leggere in una nuova ottica.

mercoledì 26 marzo 2014

Arrestato maestro scuola elementare a San Giuliano Milanese

Pedofilia, San Giuliano Milanese: Arrestato Maestro Scuola
Pedofilia, San Giuliano Milanese: Arrestato Maestro Scuola

Queste le accuse che hanno portato la procura di Lodi a dare il via all'arresto di un maestro della scuola elementare “Gianni Rodari” di San Giuliano Milanese. L'uomo, 63 anni, sposato e con figli, al momento è solo indiziato di delitto ma ci sarebbero anche le immagini catturate da alcune microspie ad incastrarlo. L'arresto è stato eseguito dai carabinieri.
Secondo quanto raccontato da una delle bambine alla mamma, sembra che il maestro, insegnate di materie tecniche, abitualmente tocasse morbosamente nelle parti intime le allieve che si avvicinavano alla cattedra per essere interrogate. La madre, sconvolta dopo il racconto della figlia, ha denunciato tutto ai carabinieri che stanno ancora indagando sotto la direzione della procura della Repubblica presso il Tribunale di Lodi​. Sembra che episodi simili fossero capitati già ad altre bambine della classe, la seconda elementare.
Il maestro, del quale non sono state ancora diffuse le generalità, si trova nel carcere milanese di San Vittore. ​
Il procuratore della Repubblica di Lodi Vincenzo Russo sottolinea che "le indagini, proprio per la gravità del delitto contestato, sono state velocissime. Da quando la madre di una delle bambine in questione ha denunciato i fatti ai carabinieri, l'uomo è stato attenzionato e poi arrestato nel giro di pochi giorni".


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Il Papa nomina la Commisione anti-pedofilia Tra gli otto membri anche una vittima di abusi

papa-francesco-nomina-i-primi-otto-membri-della-commissione-contro-la-pedofilia-tra-loro-anche-marie-collins-una-donna-irlandese-vittima-di-abusi-quando-aveva-13-anni

Papa Francesco contro la pedofilia. Il Pontefice ha nominato i primi otto componenti della Commissione per la tutela dei minori, quattro uomini e quattro donne.
Tra loro anche l’irlandese Marie Collins che negli anni ’70 è stata vittima di abusi. La donna ha fondato un’associazione per la protezione dei minori e portò la sua testimonianza al Simposio anti-abusi voluto da Papa Ratzinger: “Ho iniziato a guarire il giorno in cui il mio violentatore ha riconosciuto davanti al giudice la propria responsabilità e ha ammesso le sue colpe” aveva detto Marie Collins nel 2012. Quando aveva 13 anni un sacerdote abusò di lei mentre era ricoverata in ospedale. Solo a 47 anni la donna è riuscita a parlare delle violenze subito e solo a 57 a denunciare l’uomo che aveva abusato di lei. I disagi mentali successivi alla violenza subita, ha raccontato Collins, l’hanno perseguitata per tutta la vita e solo con la confessione e l’arresto del suo aggressore ha iniziato a superare i disturbi psicologici. “È importante – ha affermato alla Gregoriana – che i colpevoli chiedano perdono”.
Insieme a lei il cardinale Sean O’Malley, l’arcivescovo di Boston, in prima linea nella lotta alla pedofilia, che per pagare i risarcimenti alle vittime degli abusi, mise in vendita l’episcopio ritirandosi a vivere in una cella monastica.
Gli altri componenti della Commissione sonoCatherine Bonnet, studiosa francese di psicologia e psichiatria, Sheila Hollins, docente inglese di psichiatria, il giurista italiano Claudio Papale, l’ex primo ministro ed ex ambasciatrice polacca Hanna Suchocka, il gesuita argentino Humberto Miguel Yanez, e il gesuita tedesco Hans Zollner, studioso del fenomeno e decano della facoltà di psicologia dell’Università Gregoriana.
Il Vaticano precisa che dovranno “preparare gli statuti della Commissione, i quali ne definiranno le competenze e le funzioni. La medesima Commissione verrà successivamente integrata da altri membri, scelti nelle varie aree geografiche del mondo”.

Sconsacrato per pedofilia. Cambia nome e dice messa

Un ex prete, con alle spalle un'accusa di pedofilia, continuava, sotto falso nome, a celebrare messa. E' successo in provincia di Latina. L'ex religioso e' David Antony Samy, 50 anni, di nazionalita' indiana, ora scomparso nel nulla. Nel 2011 fu condannato per pedofilia sia dal tribunale ecclesiastico, sia dal tribunale di Fermo, dove patteggio' la pena. Benedetto XVI lo sollevo' dai suoi incarichi, in pratica fu "spretato". David Antony Samy dal 2011 era pero' ospite del parroco della Cattedrale di Santa Maria a Sezze, ignaro del suo passato.
Presentatosi con il falso nome di don John, celebrava normalmente messa. E' stato lo stesso parroco a insospettirsi, dopo che l'ex religioso non forniva informazioni sui suoi studi vaticani. Monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina, informato della vicenda, ha avviato subito una indagine, scoprendo l'inganno. David Antony Samy ha fatto perdere le proprie tracce. Sul caso indagano i carabinieri di Sezze e di Latina.

venerdì 14 marzo 2014

Treviso choc, bambini maltrattati in una casa famiglia: erano costretti a mangiare sapone

E’ choc a Treviso per quanto emerso su una casa famiglia. Una coppia maltrattava e puniva i bambini costringendoli a mangiare del sapone inginocchiati sui sassi

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Una storia choc arriva da Treviso, dove in una casa famiglia i bambini venivano maltrattati, e addirittura erano costretti a mangiare il sapone per punizione. Sotto accusa è una coppia di trevigiani, che risultavano genitori affidatari dei piccoli tolti alle loro famiglie per varie problematiche connesse.
I coniugi, che gestivano una casa famiglia, invece di prendersi cura di questi bambini che arrivavano da situazioni difficili, li maltrattavano sia psicologicamente che fisicamente. Negli anni molti bambini sono stati affidati alla struttura dalla magistratura, ed ora si indaga per fare chiarezza sulla vicenda. Le punizioni all’interno della casa famiglia sarebbero state fin troppo dure, e i fatti emergono proprio dalle testimonianze dei piccoli, quattro di essi per la precisione. I bambini in questione, che avrebbero alloggiato presso la casa famiglia di Treviso tra il 2009 e il 2011, hanno raccontato episodi choc. Le punizioni sfociavano in maltrattamenti: i bambini erano costretti a mangiare scaglie di sapone. Ma non finisce qui, perché dovevano farlo inginocchiati su dei sassi o altri oggetti spigolosi, che procuravano loro dolore.
In questa casa famiglia, a detta dei testimoni, avvenivano dunque maltrattamenti ai danni dei bambini da parte di questa coppia. I coniugi ora dovranno comparire di fronte ai giudici presso il Tribunale di Treviso nei prossimi mesi, precisamente in autunno. La storia in questione non può che lasciare l’amaro in bocca, per il trattamento assurdo riservato a questi bambini all’interno di una casa famiglia lager. Non solo i piccoli dovevano soggiornare lì per problemi concernenti le famiglie di origine, ma dovevano anche subire maltrattamenti terribili, come mangiare scaglie di sapone. Non ci resta che attendere ulteriori aggiornamenti su questa terribile storia che arriva dalla provincia di Treviso.

Padova, violentava la figlia 14enne e dopo le dava la 'paghetta'


Padova sotto choc per la brutta storia di violenze in famiglia. Un 43enne, di origini camerunensi, è accusato di violenza sessuale e prostituzione minorile, per aver abusato della figlia dai nove ai 14 anni, arrivando a darle una sorta di ‘paghetta’ per i rapporti consumati.
L'uomo, residente a Padova, è stato sottoposto dal gip alla misura cautelare dell’allontanamento e del divieto di avvicinarsi alla figlia e ai luoghi che lei frequenta.
Nel gennaio scorso, come riportano i giornali locali, la giovane insieme alla madre si era allontanata dal genitore facendosi ospitare in una comunità di prima accoglienza, sotto la tutela dei servizi sociali del Comune. Ora che l'uomo è stato allontanato da casa, a seguito delle indagini condotte dalla squadra mobile, madre e figlia hanno potuto far ritorno nell’abitazione.

martedì 11 marzo 2014

Pedopornografia: video e abusi sui bambini scambiati su Darknet, 10 arresti L'operazione 'Sleeping Dogs' messa a segno in tutta Italia dagli uomini della Polizia Postale con il supporto del FBI. Accertate violenze su tre vittime di 5, 8 e 10 anni

Pedopornografia: arresti operazione Sleeping Dogs
Pedopornografia: arresti operazione Sleeping Dogs
Pedopornografia: arresti operazione Sleeping Dogs
Pedopornografia: arresti operazione Sleeping Dogs
Pedopornografia: arresti operazione Sleeping Dogs

"Trasformare l'anonimato in una traccia processabile". Questo l'obiettivo ed il risultato messo a segno nell'ambito della 'Operazione Sleeping Dogs' che ha portato ad arrestare 10 persone in tutta Italia, Lazio compreso, giudicati responsanbili di divulgazione e produzione di materiale pedopornografico. Gli arresti dopo un'indagine che ha preso il via nel 2010 quando dalle attività investigative sotto copertura è emerso un giro di pedofili italiani che utilizzavano il darknet con l'intento di garantirsi la non rintracciabilità sul web e la conseguente incriminazione.
10 ARRESTI - Gli abusatori di minori emigrati progressivamente sulle piattaforme parallele del web non sono sfuggiti agli inquirenti che hanno individuato 15 soggetti, arrestandone dieci, di età compresa tra i 24 ed i 63 anni, tra di loro impiegati di banca, libero professionsiti e operai specializzati. Tra di loro, in parte celibi, quattro uomini coniugati con due separati con figli. Due tra gli arrestati erano stati accusati in passato di abuso e maltrattamento in famiglia e detenzione di materiale pedopornografico. Per gli accusati sono state comminate già tre condanne definitive a 5 anni e 7 mesi, 5 anni e 9 mesi e 7 anni. Due dei condannati si stanno già sottoponendo a psicoterapia.
SLEEPING DOGS - I risultati dell'Operazione Sleeping Dogs sono stati illustrati la mattina di oggi 14 febbraio presso l’Ufficio Relazioni Esterne e Cerimoniale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza in piazza del Viminale 7 a Roma. A spiegare nel dettaglio le indagini il direttore della Polizia Postala Antonio Apruzzese, il comandante della Postale Carlo Solimene, la dottoressa Elvira D'Amato, sempre della Polizia Postale, il responsabile del FBI a Roma Jason Fickett ed il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica Maria Monteleone. Titolare dell'inchiesta il Sostituto Procuratore Eugenio Albamonte.
DEEP WEB - Le indagini sono state attivate attraverso la cooperazione internazionale tra la polizia postale italiana, l'Fbi americana e l'Europol. I 10 arrestati, residenti nelle regioni del nord e del centro Italia navigavano su reti sommerse del deep web, con la certezza di rimanere anonimi ed invisibili. Uno stratagemma che non è servito e che ha portato gli inquirenti a dare il via all'operazione Sleeping Dogs che non si fermerà a questi primi 10 arresti.
RETE TOR - L'operazione Sleeping Dogs ha dimostrato come il mito dell'anonimato in rete sia il miraggio a cui nemmeno la Rete Tor, nata col presupposto di irrintracciabilità, riescono a dare concretezza, soprattutto quando in ballo ci sono vittime innocenti. "E' la prima volta che in Italia è stato acceso un faro sulle reti alternative che ti rendono anonimo -   le parole di Carlo Solimene, responsabile della divisione investigativa della PS Postale -. Grazie alla collaborazione con l'Fbi, abbiamo aperto uno squarcio su una community di pedofili che dal Web in chiaro si era spostata al Web in scuro. Credevano di essere anonimi nella rete, ma così non é stato. Negli ultimi due anni abbiamo affinato le tecniche che ci hanno permesso di identificare questi personaggi che navigano in maniera anonima".
LE VITTIME - Duecento mila i file sequestrati dagli inquirenti con immagini di torture e abusi su bambini, requisiti anche dieci terabyte di materiale. Le vittime degli abusi accertati sono tre bambini, tutti italiani, di 5, 8 e 10 anni. Le immagini dei loro abusi sono state condivise su Tor con le vittime localizzate e poste in salvo. Attualmente sono al sicuro presso le loro famiglie, uno degli arrestati era un parente di una delle vittime. I bambini sono stati identificati a partire dall'analisi tecnica dei dettagli delle immagini di abuso, attraverso l'incrocio ed i dati con le tracce informatiche presenti nei computer e negli smartphone degli indagati.
IL NOME DELL'OPERAZIONE - Il nome dell'Operazione Sleeping Dogs nasce da un primo soggetto che venne agganciato dagli investigatori in una chat. Il pedofilo aveva una passione per il videogames 'The Sleeping Dogs', passione condivida da uno degli agenti sotto copertura che ha potuto, con la scusa di farsi passare i 'trucchi' per procedere nei vari livelli, aprirsi una strada elettiva di comunicazione col soggetto. Il gioco racconta la storia di un detective che si infiltra nella mafia cinese allo scopo di distruggerla dall'interno e rappresenta in qualche modo una allegoria dell'attività investigativa e l'incipit dell'indagine stessa.   


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