lunedì 10 ottobre 2011

Pedofilia. Faceva prostituire figlia 12enne: arrestati madre e due clienti di 92 e 18 anni

Faceva prostituire la figlia dodicenne per andare a giocare al bingo. Arrestati dalla Squadra mobile una donna pescarese e due clienti della bambina: un 92 enne ed un 18enne con problemi psichici.

E’ una storia davvero brutta quella emersa dalle indagini della polizia di Pescara, una storia in cui  ad essere protagonista e vittima allo stesso tempo è una bambina, dodici anni all’anagrafe, cresciuta in una famiglia “difficile”, dove la miseria e gli espedienti per farvi fronte erano di casa.
Un padre lontano ed una madre alla continua ricerca di denaro hanno fatto sì che la dodicenne divenisse presto, troppo presto, l’oggetto di insane e illecite attenzioni sessuali, sfruttate per tirare su qualche soldo.
E così la madre non ha esitato a farla prostituire, vedendo in lei una sicura fonte di guadagno per far fronte non solo alle difficoltà economiche quotidiane, ma anche per assecondare bisogni che di certo non sono primari come la “passione” della donna per il gioco del bingo.
La donna, 45 anni, è stata oggi tratta in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarell,a su richiesta del pm che ha coordinato le indagini, Simonetta Ciccarelli.
Grave l’accusa contestata: prostituzione minorile, per aver indotto, in più occasioni, la figlia dodicenne ad avere rapporti sessuali con uomini in cambio di denaro.
Nei guai anche i clienti, un vicino di casa di 92 anni, finito ai domiciliari, ed un diciottenne  di Montesilvano, affetto da disturbi comportamentali e ritardo cognitivo, assistito dai servizi sociali, anche lui finito ai domiciliari. Per entrambi l’accusa è di atti sessuali con persona minore di anni 14.
Ulteriori particolari saranno resi noti in tarda mattina.
08/10/2011 7.15
INDAGINI PARTITE A LUGLIO
Le indagini della Squadra Mobile hanno preso avvio lo scorso mese di luglio, quando una comunità educativa per minori di Pescara ha segnalato che uno degli ospiti della loro struttura, appena maggiorenne e seguito dai Servizi Sociali, aveva raccontato di essersi recato a casa di A.L.I., pescarese di 45 anni e di avere lì consumato una prestazione sessuale orale a pagamento con la figlia minorenne della donna, pagando trenta euro direttamente alla madre. In un’altra occasione, invece, risalente a qualche tempo prima, il compenso della dodicenne era consistito in un telefonino.
E' scattata così l'indagine e le intercettazioni telefoniche. Le prime risultanze hanno dato conferma dello sfruttamento sessuale della minore da parte della madre, persona gravata da precedenti e dedita anche lei alla prostituzione.
E' emerso un quadro familiare desolante, dove la madre, alla continua ricerca di denaro, non esitava a concedere, a fini di lucro, i favori dell’unica figlia, ad un anziano vicino di casa, classe 92 anni, presso la cui abitazione la minore era solita recarsi di frequente.
Gli inquirenti hanno scoperto come mamma e figlia fossero riuscite ad ottenere a più riprese, attraverso vari stratagemmi, elargizioni di denaro da parte dell’anziano. 
LA FALSA MORTE PER RAGGRANELLARE ALTRI SOLDI 
Addirittura la donna aveva inscenato la morte della figlia, per raggranellare altro denaro dall’anziano vicino, raggirato ed indotto a pagare anche le spese per il finto funerale. A fine agosto il Tribunale dei Minori di L’Aquila ha disposto l’allontanamento della bambina dal nucleo familiare, collocandola presso una struttura protetta specializzata, sospendendo, nel contempo, la potestà genitoriale della madre.
Per riottenere l’affidamento della figlia - ed i guadagni che ne derivavano - la donna, spalleggiata in questo da un settantatreenne di Popoli (cui è stata notificata oggi la misura cautelare del divieto di dimora a Pescara e Montesilvano perchè indiziato di favoreggiamento)ha anche tentato di far ritrattare, di fronte al Tribunale dei Minori, il ragazzo la cui “confessione” aveva determinato la comunità educativa di cui era ospite ad inoltrare la segnalazione alle autorità.
La coppia aveva avvicinato il padre del ragazzo per indurlo a far leva sul figlio e convincerlo a dichiarare ai giudici di essersi inventato tutto. Sulla base degli elementi di prova acquisiti nel corso dell’indagine la Polizia ha trasmesso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di L’Aquila una dettagliata informativa, sollecitando l’adozione dei provvedimenti cautelari ai quali è stata data oggi esecuzione. 

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