lunedì 25 ottobre 2010

Pedofilia in parrocchia: il racconto degli abusi


Sono ingegneri, assistenti sociali, medici. Tutti sposati con figli.
Alle spalle una vita segnata dalla vergogna per gli abusi subiti mentre frequentavano la loro parrocchia. Per loro il gruppo scout, l’amico prete, i raduni, i locali della canonica, erano un rifugio da una vita difficile. Alle spalle la completa assenza dei genitori. Cresciuta tra disagi, solitudine, l’assenza di un tetto, e la difficoltà nel trovare un pasto al giorno. Almeno. Per loro chi li molestava era in realtà come un papà. Non capivano.
«Soltanto anni dopo abbiamo capito quello che avevamo subito. Ci sembravano normali gesti d’affetto. Eravamo soli, accettavamo di partecipare a quelle gite. Eravamo felici, poi di notte gli abusi. C’era il prete che si stringeva a noi di notte, si infilava nel letto, e dormivamo insieme. Prima ci toccava».
È il ritornello, lo stesso racconto standard di chi a distanza di vent’anni dagli episodi si è presentato in Procura per presentare denuncia o per rendere sommarie iniziative su quanto patito. Il loro vissuto lo hanno messo per iscritto.Tra di loro ci sono 3 ex bambini. Avevano tra i 10 e i 14 anni quando erano stati molestati da Franco Briano, ex contabile e animatore della parrocchia di San Dalmazio a Lavagnola, indagato per violenza sessuale. Molestie e abusi ammessi anche da chi li ha compiuti. Dallo stesso Briano nel suo verbale- confessione.
Le vittime sono savonesi che si sono allontanati dagli ambienti degli scout, delle gite organizzate e della comunità in cui erano cresciuti, per cercare di rifarsi una vita fuori provincia. Ma tra di loro c’è anche chi è ritornato in parrocchia dove adesso fa il volontario. Adesso sono uomini, adulti, tra i 35 e i 40 anni, che non hanno dimenticato. C’è chi ha rifiutato l’aiuto di uno psicologo e che si è tenuto l’orrore subito dentro sfogandosi con la fidanzata che poi lo ha convinto a rivolgersi a chi è uscito allo scoperto raccogliendo segnalazioni e denunce poi girate alla Procura.
Poi sull’onda del passaparola, anche tramite facebook, tra le vittime si è sparsa la voce “che in Procura ci sono due magistrati (i pm Giovanni Battista Ferro e Alessandra Coccoli) che ci ascoltano e che soprattutto continuano a ricevere denunce e segnalazioni”. I comportamenti ambigui di preti e collaboratori, seppur datati nel tempo, sono finiti in esposti e denunce. Le vittime hanno telefonato per un appuntamento alla segreteria dei pm. Si sono fatti forza l’un l’altro. Hanno fatto i nomi di chi li toccava. E anche di più.
Sono tante altre le vittime, indicate con nomi e cognomi nei dossier al vaglio della Procura, che hanno dato la loro disponibilità a fornire la testimonianza di quanto subito. Per il momento sono stati inseriti in un fascicolo aperto contro ignoti dalla Procura. «Troppo vaghe le accuse».
Negli esposti anche i nomi di quattro preti in servizio alla diocesi di Savona accusati di essere dei molestatori. Tutto da verificare. Intanto le indagini della squadra mobile della Questura proseguono soprattutto scandagliando le testimonianze di ex seminaristi, tra cui un assistente sociale che si è detto disponibile a riferire gli abusi subiti. Il suo nome è al vaglio dei pm Ferro e Coccoli al pari di un diciottenne, cresciuto solo con la mamma. Entrambi accomunati dal legame morboso con un parroco savonese, ora settantenne.

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