sabato 6 agosto 2011

Settemila foto pedopornografiche nel pc


Nei guai operaio della Bassa: nell’archivio degli orrori scatti e video di incesti anche tra personaggi dei fumetti


Più di settemila foto e una settantina di video salvati sul computer. E un unico leitmotiv: atti sessuali che vedono protagonisti minorenni. In alcuni casi bambini. La Polizia Postale di Mantova ha arrestato nei giorni scorsi O.S., operaio 42enne del Basso Mantovano. L’accusa: pedopornogragia on line. L’uomo è stato in seguito scarcerato in attesa di essere interrogato ed eventualmente processato dal tribunale di Brescia. Rischia una pena dai sei ai 12 anni.
Il materiale era sul pc dell’uomo, catalogato in maniera quasi maniacale. Dal 2009 ad oggi aveva accumulato un quantitativo impressionante di file illegali, acquistati soprattutto su siti internet dall’est Europa, in particolare dalla Russia. Vere e proprie cartelle degli orrori, sulla scrivania della camera da letto dell’uomo, che non è sposato.
Nell’archivio dell’operaio, inoltre, sono stati rintracciate anche decine di foto pedopornografiche con protagonisti i manga, cioè i cartoni animati giapponesi. Bambini nipponici disegnati e animati mentre si accoppiano o si mostrano in atteggiamenti provocanti. E non solo. Oltre ai fumetti giapponesi, nell’archivio del 42enne sono stati scovate anche fotografie di due personaggi della celebre serie di cartoni animati i “Simpson”. In questo caso il figlio Bart era immortalato in pose oscene con la mamma Marge.
Come hanno fatto gli uomini della Postale a rintracciare l’operaio e le sue scorribande su siti illegali? Grazie a settimane di intercettazioni e attività sotto copertura, che hanno preceduto la perquisizione nella casa dell’uomo.
La pedopornografia con protagonisti personaggi di fumetti e cartoni animati, va detto, è un filone da poco presente in Italia, mentre da anni è conosciuto e combattuto in Giappone e nel resto dell’Asia. Tecnicamente si tratta della diffusione di “shotacon e lolicon manga”.
Shotacon, o shota è l’abbreviazione di “shotaro complex”, un termine che in giapponese si riferisce all'attrazione sessuale ed affettiva che alcuni adulti provano nei confronti dei minori. I topos di quello che è un vero e proprio genere letterario, includono rapporti tra adulti e bambini e tra minori.
Il corrispondente femminile viene chiamato lolicon, la traslitterazione dal giapponese di “lolicom”, abbreviazione per "lolita complex", termine che ha avuto origine dal celebre libro di Vladimir Nabokov, Lolita, nel quale un uomo di mezza età diviene sessualmente ossessionato da una bambina di 12 anni.
Sul sito del Ministero delle pari opportunità è presente una descrizione accurata del fenomeno. «Sia i lolicon che gli shotacon sono presenti sul web: basta fare una ricerca su Google per accedere a centinaia di raffigurazioni sessualmente esplicite di bambini e adolescenti – si legge sul sito ministeriale –. Il fenomeno della detenzione di questo materiale nei propri computer sembra essere diventato una piaga sociale, soprattutto in Giappone, dove le persone che sviluppano una disaffezione nei confronti della società, anche quelle che non hanno niente a che vedere con la pedofilia, sembrano sfogare il disagio collezionando manga (disegni) e anime (cartoni animati) come manifestazione del proprio dissenso». Una cosa è certo: uno dei primi casi di pedopornografia legata a fumetti e manga è stato accertato nella Bassa.

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