sabato 27 agosto 2011

La setta della porta accanto: la santona di prevalle Fiorella Tersilla Tanghetti


Blitz all'alba, liberata Emanuela




LA «SETTA» DI PREVALLE. I carabinieri sono intervenuti nella comunità di Fiorella Tersilla Tanghetti, alla ricerca di una donna ritenuta vittima del gruppo. Da 20 anni si era unita alla presunta «santona», che ora è accusata di averla ridotta in schiavitù. Per gli inquirenti viveva prigioniera e soggiogata, senza poter avere alcun contatto con l'esterno


Dormiva sotto lo sguardo attento di due «custodi», a cui doveva chiedere il permesso anche per uscire sul balcone, era nella sua stanza al numero 4 di piazza del Mercato a Prevalle, un locale di cui non aveva neppure le chiavi. Emanuela Saretti, un grave deficit cognitivo, quarant'anni all'anagrafe e gli ultimi venti spesi tra le mura della associazione Sergio Minelli, è stata liberata ieri mattina grazie a un blitz dei carabinieri di Brescia.
Una decina di uomini dell'Arma, insieme al sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, alle sette di ieri mattina hanno suonato alla grossa palazzina legata all'associazione Minelli, la comunità di Fiorella Tersilla Tanghetti, meglio nota come la «santona di Prevalle». 
LA FINE DI UN INCUBO per la mamma della donna: «Adesso mia figlia Emanuela è stata collocata in una struttura protetta. Finalmente, dopo anni di lotte giudiziarie, la mia fiducia nella giustizia oggi è stata premiata. Ringrazio la procura e l'Arma dei carabinieri».
I carabinieri hanno svegliato i custodi e la giovane donna. La ragazza era scossa, perplessa, preoccupata, ha pianto, le è stato spiegato quello che stava succedendo, il magistrato e la madre le hanno parlato, ed Emanuela ha deciso di seguire i carabinieri, di lasciare la casa e i suoi custodi. E così Emanuela ha lasciato quella che, secondo gli investigatori, è stata una «prigione» per vent'anni.
CONTRO LA TANGHETTI la procura procede per il reato di «riduzione in schiavitù».
Secondo gli inquirenti Emanuela Saretti, invalida civile al cento per cento, era stata ridotta in uno stato di soggezione continuativo che le ha causato una condizione di totale annichilimento, ottenuto anche con pesanti punizioni corporali, con informazioni fasulle su ciò che avveniva all'esterno e con pressioni continue perchè non parlasse con nessuno di quello che succedeva all'interno della comunità, costringendola a prestazioni lavorative non retribuite, con orari quotidiani di lavoro che sforavano anche le 15 ore.
Sempre secondo l'accusa, la donna ha lavorato in buona parte della strutture riconducibili alla Tanghetti: ha cucinato per i membri della comunità di Caino, a Manerba del Garda, avrebbe fatto da cuoca e cameriera in una villa con piscina, analoghi lavori anche a Muscoline e Prevalle, con attività anche di ricamo e di sartoria. La procura ipotizza che sia stata commissionata anche una consulenza tecnica depositata davanti al giudice tutelare di Salò, in cui falsamente si affermava che la vittima era stata abusata dal padre, inducendo il giudice tutelare a ritenere l'associazione «Sergio Minelli» (che fa capo alla presunta «Santona») un luogo idoneo in cui tenere Emanuela.
Il blitz di ieri mattina è il risultato di una denuncia sporta dai genitori di Emanuela nel luglio del 2010, quando il caso della «santona» era già scoppiato: la corte d'appello di Brescia, nell'ambito del procedimento per la nomina di un amministratore di sostegno, ha disposto la trasmissione degli atti in procura. Una settimana fa il fascicolo è arrivato sul tavolo del sostituto Cassiani che, esaminate le risultanze delle indagini già svolte, ha deciso l'intervento dei carabinieri di ieri mattina.
Nella denuncia i genitori di Emanuela, la madre Rosa Bighetti e il padre Angiolino, ricordano il matrimonio della figlia nel '90 con Albino, pure lui con problemi e l'ingresso in comunità nel '92. «Dalla fine del '95 Emanuela chiedeva di tornare a casa, ci rivolgeva questa richiesta anche piangendo» scrivono i genitori nella denuncia. I genitori, sempre secondo la denuncia, non l'hanno più potuta vedere, e con la figlia non sono più riusciti a parlare nemmeno al telefono. Emanuela l'hanno rivista nel 2005 al funerale del fratello: la ragazza era scortata e non sarebbe mai stata lasciata sola con la madre e il padre.

Nessun commento:

Posta un commento