lunedì 15 agosto 2011

Accusato di pedofilia esce dal carcere e vive in un luogo segreto

A due mesi dall'arresto è uscito di prigione. Per Domenico Mattiello, 64 anni, ieri si sono aperte le porte del carcere di Montorio Veronese. Il giudice ha accolto l'istanza del legale del medico e gli ha concesso gli arresti domiciliari. Non nella sua abitazione a Borgo Casale, comunque. Il pediatra starà in un appartamento sul quale, per motivi di sicurezza, viene mantenuto il massimo riserbo: lontano non solo dalla città ma anche dalla provincia di Vicenza. 
L'ARRESTO. Era lo scorso 14 giugno quando i poliziotti della squadra mobile, attraverso le microcamere installate a seguito di due segnalazioni alla procura, videro Domenico Mattiello in azione all'asilo nido Cariolato, mentre "visitava" una bimba di appena tre anni e fecero immediata irruzione per interrompere quelle che il procuratore Pecori ha definito «prove granitiche» di violenza sessuale, peraltro autofilmate dallo stesso pediatra con una macchinetta digitale.
Durante gli interrogatori l'uomo, assistito dall'avvocato Lino Roetta, ha affermato di aver effettuato la prima ripresa un anno fa. «Dopo l'estate - aveva detto - non si verificarono più queste "situazioni" diciamo oltre i limiti del mio ruolo. Il problema si ripresentò nei primi mesi di quest'anno». Ora a Doraldo Santagiuliana, il perito incaricato dal giudice, spetta il compito di setacciare i quattro computer del medico, per scoprire se esistano altri filmati o fotografie. L'incarico è stato conferito a fine luglio: l'esperto ha ancora 45 giorni per trovare altri elementi che siano utili all'indagine e far capire agli inquirenti quanti siano effettivamente i minori molestati dall'uomo. Mattiello ha ammesso le sue responsabilità per quattro episodi, per altri due, che vedrebbero coinvolte due bimbe di sette e dodici anni, aveva invece rigettato ogni responsabilità. 
I DOMICILIARI. Secondo il magistrato gli arresti domiciliari sono una misura sufficiente per tutelare le esigenze cautelari dal momento che Mattiello non sarebbe in grado di reiterare il reato né avrebbe alcuna possibilità d'inquinare le prove, dato che proprio sugli ultimi due casi, lo scorso 22 luglio, le presunte vittime, alla presenza del pm De Munari e degli avvocati delle parti, hanno dato vita all'incidente probatorio, chiesto dalla procura per acquisire una prova che anticipa il processo. La famiglia del pediatra, nei giorni scorsi, si era impegnata a trovare una sistemazione alternativa in una località fuori provincia. Località che viene tenuta rigorosamente segreta e per la quale è inoltre prevista la vigilanza da parte dei carabinieri del posto. Misure ritenute necessarie per garantire l'incolumità del medico. 
L'INTIMIDAZIONE. Poche ore prima dell'incidente probatorio, infatti, alcuni sconosciuti avevano lanciato una bomba-carta contro il suo studio in viale della Pace. 
Un episodio allarmante sulle cui ragioni sembrano esserci pochi dubbi. Il gesto lascia intendere che vi sia qualcuno che ha perso letteralmente la testa e la misura e abbia voluto lanciare un messaggio intimidatorio nei confronti del medico indagato. 

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