mercoledì 24 marzo 2010

Pedofilia, Hans Kung accusa il Papa: «Ha tenuto nascoste le informazioni»

Si dimette il vescovo segretario di Wojtyla. Piano d'azione del governo tedesco. Nuove accuse su Hullermann

ROMA (24 marzo) - Il tema degli abusi sessuali su minori approda al consiglio dei ministri tedesco con un piano d'azione omnicomprensivo non solo per gestire i numerosi casi emersi negli ambienti della Chiesa cattolica, ma per far fronte a un problema che interessa tutta la società.

La questione è stata inserita all'ordine del giorno della riunione settimanale del gabinetto Merkel. Obiettivo della cancelliera è dire ai cittadini la verità indipendentemente dagli ambienti in sui sono stati commessi gli abusi. Il piano vuole anche avviare un dibattito istituzionale sulla prevenzione, i risarcimenti ed i termini di prescrizione del reato. Il governo dovrebbe nominare un “delegato indipendente” che si dovrà occupare di questi casi, sia fuori che dentro la Chiesa. In particolare, il delegato dovrà anche fornire raccomandazioni all'esecutivo sul modo migliore per aiutare le vittime degli abusi. Parallelamente a questa iniziativa, il governo avvierà una tavola rotonda interministeriale il 23 aprile prossimo alla quale parteciperà anche la Chiesa tedesca, per gettare le basi del dibattito ed individuare le principali linee guida.

È emersa una nuova accusa a carico di Peter Hullermann, il prete pedofilo che papa Ratzinger, quando era arcivescovo, aveva accettato di far curare nella propria diocesi di Monaco di Baviera nel 1980 ma che poi era stato anche impiegato pericolosamente in attività pastorali per dichiarata colpa del suo vicario, Gerhard Gruber, e poi trasferito dal successore dell'attuale pontefice. Lo ha reso noto oggi l'arcivescovado di Monaco di Baviera e Frisinga precisando che «il presunto abuso sarebbe avvenuto nel 1998, quando «il prete H. era amministratore parrocchiale a Garching/Alz, sempre in Baviera. Il caso non è caduto in prescrizione e la presunta vittima era all'epoca minorenne», informa un comunicato, annunciando che l'informazione è stata trasmessa alla Procura e ricordando che il religioso è stato già sospeso.

Papa Ratzinger ha accolto oggi le dimissioni di mons.John Magee, vescovo di Cloyne, in Irlanda,coinvolto nell'inchiesta sulla pedofilia. Il presule aveva presentato le sue dimissioni all'inizio di marzo. Magee, in passato, era stato segretario privato di Paolo VI e Giovanni Paolo II. L'ex vescovo di Cloyne ha chiesto perdono alle vittime degli abusi da parte di sacerdoti commessi nella sua diocesi ammettendo le sue responsabilità nell'averne coperto i misfatti, dicendosi a disposizione della Commissione d'inchiesta. «Sono stato informato dell'accettazione delle mie dimissioni - afferma in una nota diffusa dalla sala stampa vaticana - e, andandomene, voglio offrire ancora una volta le mie sincere scuse ad ogni persona abusata da un sacerdote della diocesi di Cloyne durante il mio ministero, e in ogni tempo». «Ovviamente - aggiunge Magee - rimarrò a disposizione della Commissione investigativa in ogni momento».

Mea culpa del cardinal Wetter. L'arcivescovo di Monaco di Baviera e Frisinga dell'epoca, il cardinale Friedrich Wetter, si è assunto la responsabilità di aver messo in contatto con bambini e ragazzi il prete pedofilo Peter Hullermann nonostante questi fosse stato già condannato per abusi sessuali su minori. Lo sottolinea oggi un giornale locale di Monaco la Tz citando una dichiarazione diffusa ieri dall'alto prelato. «La violazione di bambini e ragazzi con abusi sessuali mi fa male. Mi carica di un gravissimo peso», ha dichiarato Wetter chiedendo «scusa in ogni forma» possibile alle vittime e loro familiari. «Ho sopravvalutato la capacità di un essere umano di realizzare un cambiamento di personalità e ho sottovalutato le difficoltà del trattamento terapeutico richiesto per un pedofilo». Il cardinale, nella stessa dichiarazione, nega di aver avuto «indizi concreti» di abusi pedofili commessi da un ormai defunto funzionario dell'Ordinariato vescovile Heinz Maritz, come invece sostenuto in una «lettera anonima indirizzata a diverse redazioni» giornalistiche.

Intanto non si fermano le accuse verso il pontefice. Un professore di teologia tedesco, nonchè prete sospeso dal sacerdozio, Gotthold Hasenhuettl, ha accusato papa Benedetto XVI di essere il «principale responsabile dell'insabbiamento» degli abusi sessuali su minori commessi negli ambienti cattolici. Lo scrive il quotidiano Saarbruecker Zeitung. Hasenhuettl insegna teologia a Saarbruecken (Sud) ed è stato sospeso dal sacerdozio nel 2003 per avere celebrato una messa secondo il rito cattolico in una chiesa protestante di Berlino. Parlando con un giornalista del quotidiano, Hasenhuettl ha detto che l'allora cardinale Joseph Ratzinger nel 2001 - nella sua veste di prefetto della Congregazione della fede - aveva inviato una lettera a tutti i vescovi minacciando pene ecclesiastiche per chi avesse reso pubblici casi di abusi sessuali negli ambienti della Chiesa. Il teologo ha inoltre criticato la scelta della Conferenza episcopale tedesca di nominare il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, principale investigatore sui casi di abuso sessuale nelle istituzioni cattoliche in Germania.

Hans Kung: Papa Benedetto XVI ha tenuto nascoste in passato importanti informazioni sui casi di abusi sessuali su minori nella Chiesa. L'accusa arriva dall'82enne teologo riformista svizzero, che già la settimana scorsa aveva esortato il Pontefice a fare mea culpa: «Non c'era nessun altro uomo, in tutta la Chiesa cattolica, che sapeva così tanto sui casi di abusi sessuali - ha detto Kung a un'emittente televisiva svizzera - e certamente ex officio, in virtù della sua carica». Il riferimento, ha precisato l'ufficio di Kung, è a una lettera del 18 maggio 2001 inviata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger - nella sua veste di presidente della Congregazione per la dottrina della fede - ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica. Nella missiva, ha spiegato il teologo, agli alti prelati veniva chiesto di passare a Ratzinger tutte le informazioni sui casi di abusi sessuali. Quindi, il Papa «non può solo puntare il dito contro i vescovi», ha commentato il teologo sottolineando che «lo stesso» Benedetto XVI «ha dato le istruzioni quando era capo Congregazione della fede e di nuovo come Papa».

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