martedì 23 marzo 2010

Non pagano la mensa: bimbi a pane e acqua

Nove alunni di famiglie insolventi lasciati a digiuno dal Comune

MILANO — Si sono seduti a tavola, come tutti i giorni, insieme ai compagni di classe. Per il pranzo quotidiano, tra rumore di posate e sedie che si spostano. Poi il silenzio, quando invece di pastasciutta e hamburger, nel piatto bianco compare solo una pagnotta. Lunedì 22 marzo, lunedì di pane e acqua. Così inizia la primavera nella mensa scolastica di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Ma solo per nove bambini (sette stranieri e due italiani della scuola materna ed elementare), «inadempienti» per l'amministrazione perché i genitori non sono in regola con la retta dei pasti. Un «digiuno» annunciato quello di ieri, ma, diventato realtà, spiazza bambini, maestre e anche la preside.

Disappunto e amarezza di fronte ai nove panini, mentre altrettanti bambini si guardano intorno, e i compagni di classe alzano le forchette sui piatti colmi di pasta al pomodoro. Ma che cosa è successo a Montecchio Maggiore? Una storia di soldi arretrati e questione di principio quella che da tempo divide l'amministrazione comunale e un gruppo di famiglie macchiate di «insolvenza». Di fatto mandano i figli in mensa, ma da anni non versano un euro. La faccenda viene fuori mesi fa, quando a Montecchio la neogiunta di centrodestra (Lega e Pdl) insediatasi a giugno dopo 5 anni di amministrazione di centrosinistra, scopre un ammanco di oltre 150 mila euro nella gestione della mensa scolastica. Scatta una sorta di indagine per mettere ordine nel bilancio. E l'approfondimento produce i suoi frutti: gli amministratori arrivano a numeri e nomi allo scopo di recuperare importi relativi a quattro anni scolastici: 2005-06 e 2008-09.

Così partono gli avvisi: alla data del 10 marzo sono 52 le famiglie morose, 22 italiane, 30 straniere. Per loro l'amministrazione si preoccupa di affiggere manifesti all'interno delle scuole anche in lingua araba, inglese, francese, bengalese. L'ultimatum è chiaro: «Se entro il 15 marzo non avranno regolarizzato gli insoluti, il servizio mensa verrà sospeso». L'iter si conclude con una raccomandata consegnata a mano dei vigili urbani. Risultato: sono ancora nove posizioni da saldare. E l'assessore all'Istruzione Barbara Venturi è chiara: «Non è giusto non pagare le rette nel rispetto di chi ha problemi economici e le versa». Così ieri parte la sospensione. Ma i bambini non lo sanno. Arrivano in mensa come tutti i giorni senza immaginare il trattamento a pane e acqua. La preside Anna Maria Lucantoni, però, non ci sta: «Trovo dispregiativo dare un pezzo di pane — spiega al Corriere Veneto —, se avessimo immaginato, avremmo fatto una raccolta di fondi». La soluzione non si fa attendere: la parola d'ordine è dividere il pranzo. E nessuno si tira indietro: pastasciutta e hamburger anche per «gli insolventi».

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