mercoledì 10 marzo 2010

La ricca biblioteca sulla pedofilia nel clero

DOSSIER. Lo scandalo che ha travolto la Chiesa d’Irlanda fa storia a sé. Raramente le vicende di violenza commessa da preti su minori escono dai trafiletti della cronaca locale. Il vuoto informativo è colmato da numerosi casi editoriali.

Di rado la stampa italiana si occupa fino in fondo dei casi di violenza pedofila che vedono coinvolti uomini di Chiesa. Diverso, per fortuna, è il caso delle produzioni editoriali. Sull’onda emotiva degli scandali che hanno rischiato di mandare in bancarotta la Chiesa Usa (obbligata a pagare risarcimenti per oltre 2,6 miliardi di dollari a migliaia di vittime dei circa 4.400 i sacerdoti condannati per pedofilia, e anche per aver “coperto” gli aguzzini sulla base dei dettami del Crimen sollicitationis e del De delicti gravioribus) sempre più case editrici sono riuscite a squarciare il velo di omertà che storicamente grava su queste vicende. Così, dopo i dettagliatissimi Viaggio nel silenzio (Chiarelettere) di Vania Lucia Gaito e Olocausto bianco (Bur) di Ferruccio Pinotti, che tanto clamore continuano a suscitare a poco più di un anno dalla loro pubblicazione, anche il 2009 non ha lesinato interessanti novità. Tra tutte spicca Atti impuri (Raffaello Cortina) a cura di Mary Gail Frawley-O’Dea e Virginia Goldner. Nel saggio le due note psicanaliste Usa hanno raccolto i contributi di alcuni dei maggiori esperti in tema di violenza pedofila in seno alla Chiesa, offrendo un’analisi rigorosa degli aspetti storici, dottrinali e psicologici implicati nello scandalo che ha scosso gli Usa. C’è poi l’agile pamphlet edito da Malatempora dal titoloLasciate che i pargoli vengano a me (Malatempora) in cui l’autore, Paolo Pedote, racconta alcuni tragici casi di abusi avvenuti in Italia negli ultimi anni. Svelando così un mondo oscuro di repressioni, omertà, abusi fisici e psicologici «figli di una mentalità medievale e sessuofobica che non può che generare perversioni e sofferenze».

Basta sfogliare poche pagine di ciascuno di questi libri per guardare con occhi diversi (dai media generalisti) le vicende irlandesi deflagrate in questi giorni tra le mani di Benedetto XVI. Un classico caso di montagna che ha partorito il topolino. Tolleranza zero contro la pedofilia nel clero, aveva tuonato il pontefice in vista della due giorni di summit in Vaticano organizzato per uscire dall’imbarazzo generato dal Rapporto Murphy sulla diffusione, nella Chiesa, di violenze contro minori. E tolleranza zero, almeno a parole, è stata: «La pedofilia - ha detto il papa - è un crimine odioso e un peccato contro la dignità umana». Ma l’unico concreto impegno, annunciato con una nota alla fine del vertice, è stato quello assunto dalla Chiesa d’Irlanda a collaborare con l’autorità giudiziaria dell’isola per far luce sui crimini commessi su minori tra il 1975 e il 2004. Impegno forse tardivo, ma dovuto.

Per discutere dell’ennesimo scandalo di preti pedofili e dei loro superiori poco inclini a denunciarli, che ha travolto le gerarchie dello Stato più longevo del mondo, sono giunti da Benedetto XVI 24 vescovi irlandesi. I quali hanno ammesso che alla base della vicenda ci sono «senza dubbio errori di giudizio e omissioni», tuttavia secondo quanto si legge nella nota vaticana, ora sono state adottate «misure significative per la sicurezza dei bambini e dei giovani». Inoltre, «ognuno dei vescovi ha fatto le sue osservazioni e dato i suoi suggerimenti». E tutti «hanno parlato con sincerità del senso di pena e di rabbia, di tradimento, di scandalo e di vergogna loro espresso, in più occasioni, dalle vittime degli abusi». Nella delegazione c’era anche monsignor Drennan, uno dei due alti prelati - tra i sei accusati dal Rapporto Murphy di aver coperto le violenze - che ancora non ha rassegnato le proprie dimissioni al papa. Del resto, nella nota vaticana non si menzionano le dimissioni o misure analoghe ma vi si legge che il pontefice «ha espresso la speranza che l’incontro aiuti a unire i vescovi e permetta loro di parlare con una sola voce nell’identificare i passi concreti volti ad aiutare coloro che sono stati abusati, incoraggiando un rinnovamento della fede in Cristo e restaurando la credibilità spirituale e morale della Chiesa». In pratica, da dicembre a oggi in quattro hanno lasciato l’incarico, ma solo in un caso Benedetto XVI ha accettato le dimissioni. Un’altra questione rimasta in sospeso riguarda la Lettera alla Chiesa di Dublino che il papa ha scritto ai cattolici d’Irlanda. In un primo tempo era stato detto che la missiva pastorale con le indicazioni per le iniziative da intraprendere in risposta agli scandali “pedofilia” sarebbe stata pubblicata durante il summit. Ma la data è slittata, probabilmente, ai primi di marzo.

Il Rapporto Murphy ha preso il nome da Yvonne Murphy il magistrato che ha condotto l’inchiesta governativa. Vi sono elencati 320 casi di abusi sessuali commessi da 46 preti nella diocesi di Dublino e le relative “coperture eccellenti”, confermati poi anche dai vertici dell’Episcopato locale. Questo documento segue di pochi mesi il Rapporto Ryan del maggio 2009, che a sua volta denunciava oltre 50 anni di violenze compiute negli istituti correttivi cattolici, da parte di circa 800 tra preti e suore dagli anni 30 agli anni 80.

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