domenica 18 luglio 2010

Figuraccia per Google: da 'vatican.va' a 'pedofilo.com'

Fino a ieri bastava digitare sulla stringa di ricerca di Google la parola “Vatican” o “Vaticano” per veder venire fuori il link 'pedofilo.com' comeprimo risultato, mentre solo per secondo veniva il sito della Santa Sede. Il dominio del sito citato, ora irraggiungibile, era intestato a un messicano che gestisce una società informatica a Monterrey, nel Nuevo Leon.

La prima ipotesi era stata quella di un attacco hacker alGooglebombing, un sistema che sfrutta l'algoritmo che permette attribuire "importanza" a una pagina in base a quanti link nella rete rimandano ad essa, anche se nel Gennaio 2007 l'azienda Usa aveva affermato di aver sconfitto questa (assurda) tecnica. Simona Pansieri, responsabile della comunicazione di Google Italia, ha dichiarato di non poter confermare questa ipotesi fino a che non avrebbe avuto risultati più precisi.

Poi, in serata, dopo che i tecnici di Mountain View si sono messi all'opera per risolvere il problema, Google ha fatto sapere che si è trattato di un “errore di indicizzazione” in quanto “quel sito replicava il contenuto del sito ufficiale del Vaticano”.

La risposta può convincere solo chi ha una conoscenza molto superficiale dell'indicizzazione. Poi, non è certo la prima volta che siti istituzionali vengono dirottati dagli hacker verso altri indirizzi. Alcuni anni fa era toccato a Bush: scrivendo le parole “miserable failure”(fallimento miserabile), veniva fuori come primo risultato la biografia dell'ex presidente americano.

I tecnici del motore parlano di "errore di indicizzazione", per la duplicazione dei contenuti

Altra “chicca” relativa alla sicurezza in internet viene da Catania, dove un uomo ha messo sul web i filmati di alcune donne nude, riprese da una telecamera nascosta sotto il pavimento dello spogliatoio di un solarium. Lo scopo? Partecipare ad un concorso avviato da un sito americano chiamato “Operazione sottoveste. Siamo tutti agenti segreti”.Ovviamente, l'uomo, 30 anni, è stato identificato e denunciato dalla Polizia postale per trattamento illecito di dati personali.

Già parlare di sicurezza in rete diventa difficile, nel momento in cui il web è alla portata di tutti e colleziona sempre più utenti, pertanto diviene sempre più difficile controllarne i contenuti. Ma si auspica che almeno imotori grandi come Google si impegnino di più nel limitare ladiffusione della pornografia, della pedofilia e di altri "temi" ignobili e diseducativi. Se alcuni termini impedissero l'indicizzazione dei siti sui motori di ricerca, sarebbero quasi "invisibili".

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