sabato 31 luglio 2010

Campania, Mons. Michele De Rosa: "Non denuncerei un prete accusato di pedofilia"

Negli ultimi mesi, l'attenzione della stampa nazionale e locale è stata catalizzata da quella che sembra ormai essere diventata una vera e propria urgenza, ossia gli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti. Tra i primi a lanciare l'allarme è stato Pietro Forno, Procuratore aggiunto della Procura di Milano che guida il pool specializzato in molestie.

"La lista dei sacerdoti indagati per pedofilia è lunga ma nessuno dei vescovi ha mai denunciato gli abusi. Vedo tanti episodi che penso che molti scelgono l'abito talare per avvicinarsi ai ragazzi", dichiara.

"Non solo i colpevoli non sono cacciati ma spesso sono solo spostati in altre diocesi. Si limitano a trasferirli da una parrocchia all'altra e così permettono a questi sacerdoti di fare altre vittime, perché consentono di andare dove non sono conosciuti" aggiunge il Procuratore.

In sostanza, per lungo tempo, colpevolmente, questi episodi sono stati tenuti nascosti, taciuti per difendere l'immagine della Chiesa ed i prelati coinvolti sono stati spesso trasferiti ad altra sede ma non denunciati e non sospesi dagli incarichi educativi e pastorali. E nonostante le dichiarazioni di facciata da parte delle alte sfere ecclesiastiche, che si dichiarano disponibili a svolgere la propria parte con fermezza ma che invitano a non generalizzare, alcune affermazioni di alti prelati lasciano ancora, comunque, a dir poco perplessi.

E' il caso di Mons. Michele De Rosa, Segretario della C.E.I. in Campania, nonché membro della Commissione per l'ecumenismo e il dialogo.

Ebbene, in un articolo che riporta la sua firma e ripreso dall'Agenzia Asca, a proposito di pedofilia si legge testualmente: "Non denuncerei alla polizia un prete accusato. Soprattutto se si è pentito sinceramente, lo toglierei di là e lo metterei in un posto dove non può più far male, dove avrebbe meno tentazioni [...]".Nell'articolo, il prelato fa poi riferimento alla necessità di nutrire rispetto per il peccatore.

"Spesso, sono i PM che fanno a gara per fare accuse e rinvii a giudizio. Un bambino dice qualcosa, e le famiglie e gli avvocati fanno a gara sperando di farci soldi. Può capitare un caso ma diciamo sempre che il peccato è una cosa, il peccatore un'altra. Io voglio bene ai preti" conclude De Rosa.

Affermazioni sconcertanti quelle del Monsignore che vanno ad avvalorare l'opinione di Forno e che necessitano di alcune considerazioni, dettate dal buon senso.

Innanzitutto, è bene ricordare che i sacerdoti come i comuni cittadini sono assoggettati alla legge degli uomini. La pedofilia è un reato, a prescindere che si porti o meno al collo il clergyman o si indossi l'abito talare. Anzi, sotto quest'aspetto, è proprio il caso di dire che "dignitas delinquentis, peccatum auget"!

"Innanzitutto ci chiediamo cosa sarebbe il nostro sistema giudiziario se i reati cadessero in prescrizione solo in virtù del pentimento cui, è implicito, seguirebbe il perdono dettato da carità cristiana. Qual è il concetto di giustizia che sottende tali affermazioni?" ci dice Adam Biondi, membro di un'associazione di volontariato contro la pedofilia, tra i pochi ad aver accettato di commentare la notizia. Giovane, ma decisamente determinato ed indignato nel denunciare l'accaduto.

"Ritengo siano proprio queste parole tra le cause di una sempre più forte perdita di fiducia nella Chiesa Cattolica e specialmente nelle gerarchie ecclesiastiche, soprattutto da parte dei più giovani nonché dell'offesa verso i molti bambini vittime di un reato abominevole e delle loro famiglie. Offesa che si perpetra anche nei confronti delle tante associazioni che, quotidianamente, svolgono attività a favore di questi ragazzi" aggiunge Adam.

Resta il dubbio su cosa Mons. De Rosa abbia voluto significare, affermando che metterebbe il sacerdote in un posto dove non potrebbe cadere in tentazione, ergo nuocere o su cosa avesse intenzione di sostenere sottolineando la differenza tra peccato e peccatore.

Riteniamo, di contro, che gli atti di abuso sessuale sui minori vadano denunciati attraverso atti di civiltà ed umanità, affinché si possa davvero metter fine ad un fenomeno che negli ultimi tempi sta venendo fuori in tutta la sua attualità e gravità.

Ciò nell'auspicio di una ferma e decisa presa di posizione da parte della gerarchia ecclesiastica che cominci, finalmente, ad interrogarsi responsabilmente su cosa sta succedendo al proprio interno, in un evoluto quanto pacato confronto con la società civile dalla quale non è avulsa ma parte integrante, sempre e comunque.

Procedere sulla strada di una sana quanto irrinunciabile autocritica, sarebbe atto dovuto, utile altresì a recuperare credibilità e fiducia da parte dei cittadini, fedeli e non, nell'Istituzione. Essa, infatti, non può e non deve continuare a tacere, stendendo un velo di reticenza su episodi la cui gravità andrebbe denunciata urbi et orbi e che non sarebbe tollerata nemmeno dalla misericordiosa, divina Provvidenza.

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