venerdì 7 maggio 2010

La Vostra Voce: LA NOSTRA VITA.

“A mia figlia hanno rubato gli anni dell’infanzia”

LA CRISI DI UNA MAMMA:

“Non me n’ero accorta”.
A casa il marito era malato. C’erano altri due figli piccoli. Dove la figlia più grandicella, di 10 anni, avrebbe potuto trovare un po’ di serenità se non a casa degli zii? “Invece io non me ne sono accorta e lì c’era lui, un professionista, una persona stimata e ben inserita in parrocchia, che le ha fatto del male”. A tratti vengono gli occhi lucidi a questa madre. La vicenda della figlia le fa male 2 volte.
Una: “Non me ne sono accorta, solo adesso leggo alcuni comportamenti di mia figlia in un altro modo. Una volta mi ha quasi aggredita per un piccolo rimprovero, alle superiori ha iniziato ad avere problemi con lo studio, diceva che non riusciva ad avere amici. L’abbiamo portata dallo psicologo, le abbiamo cambiato scuola, dove poi andava bene”.
Due: “Proprio ad una persona insospettabile, così vicina alla famiglia, che va in parrocchia, che fa catechismo, professionista. Noi la mandavamo dagli zii perché si distraesse da una situazione difficile perché mio marito era molto malato. Altro che stare attenti agli sconosciuti”.
A casa c’erano altre preoccupazioni, di salute, gravi, di quelle che fanno quasi dimenticare il resto anche di una famiglia normale che ai figli presta attenzione.
Poi è arrivato quel giorno:
”mia figlia aveva 19 anni, il suo fidanzato ci aveva raccontato quello che lei gli aveva detto, anche lei c’era. La prima reazione è stata di shock. Ma le abbiamo creduto subito. Lui e mio marito sono andati dallo zio, che ha minimizzato”.
Da lì è partito il percorso giudiziario e personale:
”il giorno dopo siamo andati dall’avvocato ed è stata presentata la denuncia. Ne abbiamo parlato anche col preside di mia figlia perché a scuola gli insegnanti sapessero che stava vivendo un momento difficile. A quel punto è crollata la sua maschera, è uscito il suo segreto, è stato molto difficile, era fragile ma col tempo grazie anche alla psicologa, è riuscita in parte a superare quella vicenda che comunque lascia un segno, quello di un’infanzia rubata”.
E c’è il percorso personale di una madre:
”mi sono messa in discussione, sono andata in crisi, mi sono detta molte volte che avrei potuto intuire qualcosa, se solo avessi capito prima”.
Qui le lacrime agli occhi e la sofferenza si fanno vedere senza filtri.
Rimane ancora un rammarico:
”È vero, è stato condannato, ma che cosa sono 2 anni e mezzo, poi 2 e 4 mesi che ora diventeranno ancora meno?
intanto lui fa la vita di prima.
Noi vorremmo urlarlo al paese, mettere fuori i manifesti”. (g.u.)

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