martedì 27 novembre 2012

Adesca ragazzina su Facebook. Arrestato 25enne, gestiva una rete di pedofili

Tutto è nato con la scoperta, un anno fa, da parte di una mamma riminese, di un messaggio nel cellulare della figlia di 14 anni. Rivolgendosi ad un'amica, la ragazzina chiedeva aiuto, dicendo di essere minacciata da un maniaco. La mamma ha così scoperto che la figlia da due anni (dall'estate 2009) veniva ricattata da una persona che l'aveva agganciata su Messenger fingendosi sua coetanea, grazie a un'identità falsa. 

Con l'amicizia virtuale erano cominciati gli scambi di confidenze, anche sulle proprie parti del corpo. Tanto che la ragazzina aveva inviato anche delle foto di sue parti intime alla finta amica. L'uomo che c'era dietro quell'identità ha così cominciato a minacciarla: se non avesse accettato di spogliarsi davanti a lui tramite la web cam, avrebbe pubblicato le foto di cui era venuto in possesso. La ragazzina in un primo momento aveva rifiutato, ma quando, dopo due anni, si è iscritta su Facebook, è stata ricontattata dall'uomo, sempre nascosto dietro un'identità falsa. Si è rivelato e ha ripreso il ricatto, dopo aver chiesto l'amicizia a molti amici della ragazzina, in modo da dare maggior consistenza alle sue minacce. L'avrebbe anche messa, le diceva, sui siti di escort riminesi. Quando la mamma è venuta a sapere quello che stava accadendo a novembre 2011, e grazie all'intervento della postale le minacce sono cessate, la ragazzina era ormai molto provata psicologicamente. 

Il suo aguzzino, recidivo per il reato di pedofilia, per cui ha già conosciuto il carcere, sempre uscendone per questioni di salute, è finito agli arresti tre giorni fa, insieme ad altri 9 pedofili in tutt'Italia nell'ambito di quella che probabilmente è la più grande operazione contro la pedofilia on-line che si è mai avuta in Italia: l'operazione "Nessun dorma" partita dalla Procura di Salerno. L'uomo, 25enne della provincia di Napoli, è risultato essere amministratore di una rete online internazionale di scambio di file su immagini di minori, con anche violenze e sevizie, attraverso una rete on-line “sotterranea” (Deep web in gergo tecnico). 

Anche una foto della ragazzina riminese – che il sistema di sicurezza di Facebook nel frattempo aveva bloccato - era finita in questa rete e condivisa con un altro pedofilo in Messico. Una rete contenente 5 milioni di file. Violenze in alcuni casi finite con il decesso delle vittime, stando a quanto racconterebbero le immagini. Si è aperta un'indagine internazionale. 

Nessun commento:

Posta un commento