sabato 23 marzo 2013

La criminologa Roberta Bruzzone spiega la pedofilia e la violenza Ospite a Barletta della onlus “La Caramella Buona” «Sono cicatrici che difficilmente si rimarginano»


Vietato chiudere gli occhi, vietato tapparsi le orecchie. Quando si parla di violenza, e di quella violenza più brutta che colpisce le vittime più piccole e indifese come la pedofilia, la reazione di molti è far finta che non esista, non accettare di ascoltarla o di capirla. Contro questo comune sentimento di omertà, a Barletta già da diversi mesi "La Caramella Buona" cerca di sensibilizzare su temi forti come la pedofilia e le varie forme di violenza contro i bambini, attraverso incontri, dibattiti, momenti di condivisione col pubblico per dimostrare che queste aberrazioni esistono, sono intorno a noi e bisogna imparare a riconoscerle e a combatterle.

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Ospite dell'incontro che si è svolto ieri sera presso il Circolo Unione è stata la criminologa Roberta Bruzzone, nota per aver partecipato come consulente in alcuni dei più importanti casi di cronaca nera a livello nazionale, come la strage di Erba, l'omicidio di Sarah Scazzi e la morte di Melania Rea. Affiancata dagli avvocati Grazia Corcella e Rosanna Fiorella, responsabili della locale sede de "La Caramella Buona", Roberta Bruzzone ha spiegato al pubblico numeroso presente all'evento i risvolti più nascosti e più crudeli di un fenomeno inquietante ma reale: la pedofilia. Commentando alcuni angoscianti racconti brevi su storie di bambini "violati" narrati dall'attrice barlettana Maria Filograsso, la criminologa ha illustrato le caratteristiche della pedofilia: il segreto, le tecniche di manipolazione, l'incontinenza dell'impulso, lo sfruttamento dei più naturali vincoli di natura affettiva, come quelli tra padre e figlia. «Tanto più è piccola la vittima, tanto più quest'opera di mistificazione ha effetto» spiega la Bruzzone, non solo criminologa, ma anche ambasciatrice del Telefono Rosa nel mondo, docente negli istituti di formazione per i Carabinieri e la Polizia di Stato. «Si tratta di soggetti che sono in mezzo a noi, indistinguibili, insospettabili, si confondono in mezzo agli altri, nelle maglie della società. Sono esperti a mantenere il segreto inconfessabile della loro coscienza. E poiché nella maggior parte dei casi di pedofilia si tratta principalmente di attività sessuali di tipo masturbatorio, ci troviamo di fronte ad una violenza che non lascia segni e l'unica testimonianza può essere quella della vittima. L'indicatore principale è la variazione del comportamento della vittima, la cui sofferenza è difficile non cogliere».Il tema è forte, crea turbamento e attenzione, perché parliamo di ciò che di più puro esiste al mondo, i bambini, violati e segnati a vita dal comportamenti spesso lucido e premeditato di individui "nascosti", di veri e propri criminali della vita. «Sono cicatrici che difficilmente si rimarginano: neanche la psicoterapia riesce a lenire questo tipo di violenza» continua la criminologa, che spiega come questi eventi però non restano del tutto invisibili, perché emergono ossessivamente nei giochi dei bambini, nei disegni, una volta che la loro vita è cambiata per sempre. Occorre aprire gli occhi e non far più finta che terrori come questi non esistano: per combattere la pedofilia, bisogna conoscerne le conseguenze per poterla identificare e denunciare, per poter cogliere dietro la sofferenza di un bambino un dolore nero e terribile che neppure immaginiamo.

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