giovedì 4 luglio 2013

Chiesa e pedofilia, quando Ratzinger faceva il gioco delle tre carte


L’arcidiocesi di Milwaukee costretta a pubblicare carteggi segreti sulla mala-gestione di 350 casi di abusi. Dalle lettere del card. Dolan spunta il nome del papa emerito.
«Man mano che le vittime si organizzano e che le notizie diventano di dominio pubblico, i rischi di un vero scandalo sono sempre più reali». Così scriveva nel 2003 l’arcivescovo di Milwaukee, in Wisconsin, Timothy Dolan rivolgendosi al cardinale Joseph Ratzinger, il capo della Congregazione per la dottrina della fede. Nel 2001 Ratzinger in qualità di prefetto dell’ex Inquisizione aveva firmato il De delictis gravioribus, documento che rendeva esecutivo il Motu proprio di Giovanni Paolo II sulla gestione dei casi di pedofilia clericale imponendo a vescovi e cardinali, ai presunti rei e alle presunte vittime il segreto pontificio – pena la scomunica – per tutta la durata di un eventuale processo canonico. L’unico soggetto a cui i capi delle diocesi potevano rivolgersi per informare su eventuali situazioni a rischio era lui, il prefetto dell’ex Inquisizione. E così Dolan, appunto, fece. In completa segretezza. Tramite una lettera che da lunedì 1 luglio è divenuta di dominio pubblico (citata dal Nyt) dopo che l’arcidiocesi di Milwaukee ha deciso di mettere on line un archivio di circa 6mila pagine in cui è ricostruita la storia della gestione “interna” degli abusi compiuti da 42 sacerdoti da seconda metà del Novecento in poi.Dalle carte emerge pure che nel 2007 il cardinale Timothy Dolan, dal 2009 arcivescovo di New York e capo dei vescovi americani, chiese al Vaticano – guidato da Ratzinger, nel frattempo divenuto papa, e con Tarcisio Bertone ministro degli Esteri e suo braccio destro sin dai tempi della Congregazione per la dottrina della fede – il permesso di spostare circa 57 milioni di dollari in un fondo fiduciario «per proteggere meglio questi soldi da eventuali ricorsi legali e richieste di risarcimento» presentati dalle vittime di criminali dipendenti dell’arcidicesi. Dolan ha sempre respinto queste accuse, definendole «attacchi vecchi e tesi a screditare la sua immagine». Fatto sta che – secondo quanto emerge dalle carte – il Vaticano (cioè Ratzinger e Bertone) si mosse rapidamente per dare l’ok alla richiesta dell’arcivescovo. Una rapidità mai riscontrata, ad esempio, nella denuncia alle autorità civili e nella rimozione dallo stato sacerdotale dei preti coinvolti in casi di pedofilia.
Diversamente da quanto scrivono alcune autorevoli testate italiane, non si tratta di una tappa della presunta operazione-trasparenza declamata da papa Bergoglio. La pubblicazione dei documenti era stata annunciata nell’aprile scorso dall’attuale arcivescovo di Milwaukee, Jerome E. Listecki, dopo che nel corso di un’udienza gli avvocati delle vittime avevano chiesto al giudice di obbligare il porporato a rendere noto il carteggio. Come spesso accade in questi casi, la Chiesa ha anticipato le mosse per tentare di ridurre al minimo il danno d’immagine. La scorsa settimana Listecki si era rivolto ai suoi fedeli con una lettera aperta avvertendo che i documenti avrebbero potuto scuotere le loro convinzioni religiose, cercando di spiegare le motivazioni dei leader della Chiesa, e offrendo le proprie scuse alle vittime. «Preparatevi a rimanere scioccati da quello che leggerete», ha scritto l’arcivescovo. «Ci sono alcune descrizioni del comportamento criminale di questi sacerdoti».
Secondo le carte, il fondo in cui nel 2003 è confluito l’enorme massa di denaro (56,9 mln) era quello destinato alla manutenzione dei cimiteri. In quel momenot l’arcidiocesi di Milwaukee andava verso la bancarotta che avrebbe dichiarato nel 2011 non potendo più sostenere le spese milionarie di risarcimento. Secondo Jeff Anderson, il legale che rappresenta 350 vittime degli abusi commessi in Wisconsin in ambito ecclesiastico, si tratterebbe chiaramente di frode e Dolan avrebbe effettuato il trasferimento per proteggere il denaro da rivendicazioni e responsabilità legali. «Se vogliono trasferire e nascondere del denaro lo fanno rapidamente, se vogliono proteggere la storia segreta di un prete pedofilo lo spediscono in una località glaciale», ha detto Anderson al Wall Street Journalalludendo probabilmente ad alcuni trasferimenti “sospetti” in diocesi periferiche come quella dell’Alaska. Dolan ha immediatamente negato tutto, diffondendo un comunicato ufficiale per spiegare che il fondo è stato creato secondo le leggi statali e non «era uno scudo al processo di bancarotta» tuttora in corso.
Oltre ai file sul trasferimento di denaro, il nome del capo dei vescovi americani compare anche su alcune lettere dirette al Vaticano per richiedere punizioni più severe nei confronti di preti responsabili di crimini pedofili. Dolan avrebbe invitato la Santa Sede a revocare un permesso di tornare in servizio concesso a un prete, sostenendo che «la nostra credibilità verrebbe fortemente danneggiata». Prima del “caso Dolan” l’arcidiocesi di Milwaukee era divenuta famosa per aver tenuto segrete le gesta di uno dei più feroci pedofili seriali del secolo scorso. Vale a dire il reverendo Lawrence Murphy, reo confesso ai propri superiori, a Ratzinger, a Bertone e al proprio terapeuta (ma solo poche settimane prima di morire a 82 anni nel 1998) di aver molestato nella sua carriera oltre 200 bambini sordomuti di età compresa tra 10 e 12 anni.

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