domenica 30 dicembre 2012

SOCIETÀ INCIVILE: Marida Lombardo Pijola a "il Messaggiero" scrive sul caso del piccolo Emanuele abbandonato nel bagno di un Mc Donald's


A Emanuele, gettato nel bagno di un Mc Donald's: buona vita, caro neonato eroe

Buon anno e benvenuto al mondo, Emanuele. Più che a chiunque altro auguri a te, che hai cominciato la tua vita l’altra sera immerso nella tazza di un water nel bagno di un Mc Donald’s della capitale. Che sia davvero buono, per te, il 2013, e che lo siano gli anni a venire uno per uno, e che lo sia la vita, tutta quanta, in ogni giorno, in ogni mese, in ogni ora. Tu hai dimostrato di meritare la vita come nessun altro, per quel miracolo di attaccamento e ostinazione e forza che ti ha permesso di restare tra noi e di non morire.

Siamo sicuri che sarai felice, piccolino, dato che la memoria non ha registrato nulla, salvo la sensazione dell’acqua che ti stava congelando, quella forse sì, coi morsi del freddo sulla pelle nuova e sottile come una velina, e chissà come hai trovato la forza di resistere per nove minuti, chissà che sofferenza, chissà se qualche esperienza un giorno, facendoti rabbrividire, ne disseppelirà un' evanescenza, qualcosa che possa replicare un ricordo terribile e confuso.

Noi tutti speriamo che mai più avrai freddo, Emanuele, e che vivrai per sempre immerso nel calore, e avrai un papà e una mamma affettuosi e competenti, addestrati dal cuore all’arte di insegnarti l’armonia, capaci di risarcirti con un'infinità di amore, di scolpirti addosso i lineamenti di una persona bella, serena, generosa. Un giorno quella mamma e quel papà decideranno se rivelarti in che maniera sei venuto al mondo oppure no. Faranno per il meglio, noi ne siamo certi. Se sceglieranno di non nasconderti quello che è accaduto, vedrai che troveranno le parole giuste.

Faranno in modo di non farti odiare quella madre che non si è presa cura di suo figlio forse perché nessuno si era preso mai cura di lei, e che non ha compreso il valore di una vita forse perché nessuno le aveva mai permesso di comprendere neppure il valore della sua. Siamo portati a credere che nessuno le avesse mai spiegato che esistono leggi per partorire in ospedale senza registrare la propria identità, e non rischiare la morte per infezioni o per dissanguamento, e non uccidere un bambino, e abbandonarlo in sicurezza, così che venga subito dato in adozione. Vogliamo immaginare che qualcuno la trattenesse con la forza dallo slancio del suo istinto, dalla tua salvezza e dalla sua. Era probabilmente incatenata alla solitudine e al terrore, come tutte le altre uguali a lei, escluse come sono dal mondo civile, dal sistema delle informazioni, dalla legge, dal rispetto, dalla libertà, dalla pietà.

Quello che ha fatto è imperdonabile. Eppure forse un giorno la tua mamma e il tuo papà adottivi ti parleranno di schiave che vengono dall’est per diventare carne da macello, corpi vuoti, con dentro un cuore e un utero che ingombrano uno spazio tariffato senza poter svolgere funzioni, senza prerogative che non siano amministrare da gente avida e feroce, senza diritti riconosciuti, proprio nessuno, nemmeno  alla dignità, agli affetti, alla salute, all’assistenza, alla sopravvivenza. La cattiveria genera cattiveria, e nella cinghia di trasmissione l'ultimo paga  sempre più di tutti.

In ogni caso, caro Emanuele, noi ci auguriamo che tu non sappia mai. Ce lo auguriamo perché, quando a metà del secolo sarai un uomo maturo, qualora tu sapessi, capiresti che nella tua storia era iscritta la cifra di un imbarbarimento senza sconti, infingimenti, sfumature. E’ lo stesso di cui è stata prigioniera la tua madre biologica, che un uomo su tre, tutte le notti, va a cercare. Lo stesso che ti aveva condannato a morte come un gattino abbandonato. Lo stesso che ha sostituito il tempio della carità -una chiesa, sul cui sagrato i bambini un tempo si abbandonavano avvolti in una coperta perché sopravvivessero- con il tempio del fast food, dove partorire in un bagno sporco e promiscuo, per poi gettare via i neonati come rifiuti organici, azionare uno sciacquone e scappar via.

Nella tua storia, Emanuele, c’è un’epifania di totem dai volti deformi e ripugnanti, ci sono le nuove velocità e le nuove qualità dei sentimenti, c’è il nuovo valore della vita, da consumare in fretta come un big mac nel gelo delle luci al neon. Eppure tu sei stato capace di sbarrare il passo alla malvagità del tempo in cui sei nato, te ne sei fatto beffe, lo hai sconfitto, e quindi sei un neonato eroe. Sei il nostro piccolo eroe dell’anno nuovo. Perciò viva il 2013, e faticosamente auguri a tutti, ed incommensurabilmente auguri a te.

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