mercoledì 22 settembre 2010

DONNA UCCISA A NAPOLI, TESTIMONIÒ CONTRO PEDOFILO

Napoli, 20 set. - Si chiamava Teresa Buonocore, 51 anni, la donna trovata morta a bordo di una auto a Napoli in via Ponte dei Francesi, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, all'ingresso nel porto e nel centro del capoluogo campano. La donna era di Portici, grosso centro alle porte di Napoli. Sul suo corpo diverse ferite provocate da colpi di arma da fuoco. Ad avevrtire la polizia, una segnalazione.

Teresa Buonocore aveva testimoniato in un processo per pedofilia conclusosi con la condanna di un uomo a 14 anni. Secondo quanto si e' appreso, due dei colpi che l'hanno uccisa l'hanno raggiunta alla testa. L'auto percio' ha sbandato ed e' finita contro un pilone. I quattro bossoli sparati dai killer sono stati rinvenuti tutti sull'asfalto. Gli altri due colpi l'hanno ferita al braccio e al tronco. Sul caso indaga un pm della Direzione distrettuale antimafia, Simona di Monte, perche' la dinamica sembra quella di un agguato di camorra, ma nessuna pista di indagine e' al momento esclusa o privilegiata dagli investigatori. (AGI) .

DONNA UCCISA A NAPOLI, ARRESTATI I KILLER

Napoli, 22 set. - Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli hanno arrestato gli esecutori materiali dell'omicidio di Teresa Buonocore. Si tratta di Alberto Amendola, 26enne, e Giuseppe Avolio, 21enne, destinatari di un provvedimento di fermo di pm in quanto responsabili di omicidio, detenzione e porto illegale di arma da fuoco relativo munizionamento e spari in luogo pubblico. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura, a Portici in un'area di rimessaggio di auto in via Madonnelle, la polizia ha rinvenuto un vero e proprio arsenale di pertinenza dei Perillo. Sono stati sequestrati 5 pistole di vario calibro, 2 pistole mitragliatrici, 2.632 cartucce di vario calibro, di cui numerose a palla blindata, perforanti ed a pallettoni, 2 giubbotti antiproiettili, 18 caricatori, 6 valigette per armi, 3 fondine e materiale relativo alla custodia delle armi. La Squadra Mobile della polizia ha messo insieme un quadro di elementi probatori non sufficienti a spiccare un mandato di arresto per Lorenzo Perillo, fratello di Enrico, l'uomo in carcere a Modena per pedofilia, e per Patrizia Nicolino, moglie di Enrico, medico radiologo, quali mandanti dell'omicidio. Al momento, inoltre, non ci sono elementi diretti a carico dello stesso Enrico Perillo. Le indagini pero' proseguono. Amendola, 26 anni, tatuatore con precedenti per armi, e Avolio, 21 anni, incensurato, che hanno anche confessato la partecipazione al delitto senza ammettere entrambi di esserne l'esecutore materiale e fornendo dichiarazioni divergenti sul fatto che l'atto fosse commissionato dai parenti del pedofilo, atti che il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ha deciso di secretare, sono stati coinvolti nell'omicidio, il primo per rapporti pregressi con la famiglia Perillo (in particolare sia Amendola che Enrico Perillo hanno la passione per le armi e sono stati gia' condannati per detenzione senza autorizzazione), il secondo per denaro. A indirizzare gli inquirenti, la denuncia presentata dal fratello di Amendola, ritenuto inconsapevole del fatto che fosse falsa, per la sparizione del motorino di questi, lo stesso che la polizia aveva trovato a poca distanza dall'auto di Teresa Buonocore dopo l'omicidio.

L'agguato, dicono le indagini, e' il risultato di una lunga e complessa pianificazione con sopralluoghi e pedinamenti della vittima. I due killer, secondo gli investigatori, sono poco piu' che dei balordi, e tutta la vicenda si consuma in un contesto degradato di vendetta e per il pagamento di 50mila euro di provvisionale. Le immagini delle telecamere di video sorveglianza lungo la strada hanno fornito poco aiuto, dato che i due hanno agito con il volto coperto dal casco integrale. Inoltre non e' ancora stata trovata la pistola usata per il delitto, una calibro 9x21 dalla quale sono stati sparati 4 colpi che hanno raggiunto Teresa Buonocore al volto, alla testa e alle braccia. Tutti e quattro gli indagati ieri hanno trascorso la giornata in Questura, i tre uomini prelevati a casa, la donna raggiunta nell'ospedale dove lavora e dove si e' posto il problema di sostituirla. Patrizia Nicolino e Lorenzo Perillo sono comunque indagati per concorso in omicidio. Alle armi gli uomini della Mobile diretti da Vittorio Pisani e del commissariato di Portici retto da Michele Spina sono arrivati sulla base di una segnalazione. Mitra modificati per sparare di continuo e pistole erano nascosti in un automezzo dentro un'autorimessa a Portici; il mezzo era intestato a un prestanome e parcheggiato in un box invece il cui contratto di fitto e' intestato ai coniugi Perillo. Non e' escluso che le armi potessero essere nella disponibilita' del clan Vollaro.

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