venerdì 5 aprile 2013

Il padrino la stupra, 15enne rischia la fustigazione nelle Maldive

La ragazza punita in base alla sharia per aver ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con un uomo nonostante gli abusi subiti dal patrigno

TMNews



L'incredibile storia è avvenuta a una ragazza di 15 anni delle MaldiveViolentata per anni dal patrigno, è stata condannata in base alla sharia, la legge islamica, a 100 frustate e a otto mesi di arresti domiciliari. L'incredibile punizione è statacomminata perché avrebbe raccontato agli investigatori di avere avuto anche una relazione sessuale con un altro uomo. La confessione è avvenuta durante le indagini delle forze della polizia dell'arcipelago che la accusavano di avere ucciso e occultato il bambino nato dalle violenze sessuali subite per anni dal patrigno nell'atollo di Shaviyani. Ma la storia ha dei retroscena orribili. La ragazzina era stata infatti per anni sottoposta ad abusi sessuali dal patrigno. La madre, a conoscenza delle violenze, non aveva mai osato denunciare l'uomo. A seguito degli abusi la giovane era anche rimasta incinta. Dopo aver scoperto la gravidanza l'uomo e sua moglie hanno elaborato un piano diabolico per nascondere la verità. Prima hanno ritirato la ragazza dalla scuola perché nessuno notasse il pancione e successivamente, quando è nato il bebè, l'hanno subito ucciso e sepolto in un giardinetto. La polizia ha scoperto l'accaduto e arrestato i genitori ma, un po' a sorpresa, sono scattate le manette anche per la ragazzina perché aveva ammesso di avere avuto un rapporto sessuale con un altro uomo. Un portavoce del tribunale ha precisato che gli arresti scattano immediatamente, mentre le frustate le saranno inferte al raggiungimento del 18° anno di età, "ma anche subito se lei lo chiederà". Il codice penale prevede infatti che i minori di dieci anni non siano perseguibili, mentre i bambini dai dieci ai quindici anni possono finire in tribunale per cinque reati: apostasia, tradimento, fornicazione, calunnie basate sulla fornicazione e consumo di alcol.

La sentenza ha suscitato numerose proteste da parte di organismi internazionali di difesa dei diritti umani e delle donne, prima fra tutte la Missione delle Nazioni Unite nelle Maldive, che ha ricordato come ci si trovi di fronte "non a una colpevole, ma a una vittima di molteplici abusi". Sgomento anche da parte del presidente, Mohammed Waheed, che ha affermato di "essere rattristato per la fustigazione inflitta a una minorenne" e di aver impartito alla Procura della Repubblica l'ordine di presentare appello per la sentenza. E' stata anche lanciata una petizione dal sito di campagne umanitarie avaaz.org che ha raccolto oltre un milione e mezzo di firme raccolte nello spazio di una settimana.

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