venerdì 19 ottobre 2012

Gli hacker di Anonymous vendicano la 15enne suicida vittima del cyber-bullismo


Pochi giorni fa Amanda T. si è tolta la vita in seguito a ripetuti atti di violenza e stalking da parte di un pedofilo, dopo aver affidato la sua storia ad un toccate video su YouTube. La vendetta dei cyber attivisti non si è fatta attendere; nome, cognome ed indirizzo civico del criminale sono stati scovati e resi pubblici. La polizia ora teme per la sua incolumità.

Pochi giorni fa il mondo intero si è commosso davanti alla storia di Amanda T., una quindicenne canadese vittima di violenza e cyber-bullismo, che ha scelto di porre fine alla sua vita dopo anni di vessazioni. La vicenda comincia due anni fa, quando la ragazzina incontra su Facebook quello che sarà il suo persecutore. Il seno mostrato per gioco in webcam, pratica sempre più diffusa tra i giovanissimi, diventa una spietata macchina di ricatto; o continui con gli “show privati” o le tue immagini diventano di dominio pubblico.

Amanda si ribella ma in men che non si dica le foto vengono diffuse, inutile descrivere il trauma per una ragazzina di soli 15 anni, che diventa oggetto di dileggio anche tra i suoi compagni di scuola. E’ sola Amanda, o almeno si sente tale e dentro di lei qualcosa pian piano comincia a spegnersi. Prova a cambiare scuola, a rifarsi una vita ma la relazione clandestina con un uomo più maturo di lei e le complicazioni che ne seguono (compreso l’essere picchiata dalla compagna di lui davanti agli amici di scuola, che incitano alla violenza invece di intervenire) sono un peso troppo forte e la ragazzina crolla. Prima affida la sua storia ad un toccante video pubblicato in rete, poi decide il gesto estremo. L’ennesima vittima del cyber-bullismo, ennesima vita spezzata da chi il rispetto per la vita non lo ha mai avuto.

La sua sembra una (brutta) storia come tante, se non fosse per il terribile, tragico epilogo. Ora Amanda non c’è più e negli occhi di chi la conosceva e le voleva bene rimane solo la rabbia per non aver capito il dramma, per non essere stato in grado di starle accanto e soprattutto, ascoltare ciò che lei provava. C’è qualcuno però che davanti a questa ennesima ingiustizia ha deciso di non girare lo sguardo dall’altra parte, di non archiviare l’episodio come uno dei tanti che capitano alle povere ragazzine sprovvedute. Qualcuno che, nell’intricato mondo della rete, ha deciso che le cose devono cambiare e che episodi del genere non devono più accadere: Anonymous.
Il collettivo di cyber attivisti in genere non è particolarmente attirato da episodi di cronaca di questo genere, ma la pedofilia online rappresenta forse la piaga più terribile che colpisce il mondo della rete e i suoi giovani frequentatori. E’ nella rete che Anonumous si muove e nella rete i pirati offrono il proprio contributo per restituire alle vittime la dignità che gli è stata negata.
Così il il team ha deciso di intervenire alla sua maniera e in pochissimo tempo è riuscito a risalire all’identità reale del pedofilo, pubblicando in rete tutte le informazioni su di lui: nome, cognome, indirizzo civico con tanto di immagini prese da StreetView, persino uno screenshot del suo profilo di Facebook. In una lettera inviata alla rete televisiva canadese CTV il collettivo ha affermato :”Generalmente non amiamo avere a che fare con la polizia direttamente ma in questo caso ci siamo sentiti nell’obbligo di utilizzare le nostre capacità per proteggere i minori. Questa è una storia a cui non siamo indifferenti.”.

Nessun commento:

Posta un commento