venerdì 12 ottobre 2012

Cittadella (Pd) filmato choc: come può la polizia agire così? dimissioni per questi agenti, non sono degni della divisa che portano



Un filmato choc  quello trasmesso da “Chi l’ha visto?” su Raitre ieri sera: mostra un ragazzino di 10 anni che alcuni agenti della polizia hanno prelevato mercoledì mattina davanti a una scuola in provincia di Padova in esecuzione di una ordinanza della sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia che hanno deciso che la patria potesta’ del minore deve andare solo al papà.
Il video,  girato da una zia  e mandato alla trasmissione di Federica Sciarelli, e alle varie tastate giornalistiche della durata di circa un minuto e mezzo,mostra una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia ad urlare, poi il ragazzino sollevato a forza e portato per alcuni metri verso un’auto dove poi viene caricato.
Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie.
Infine, si sente una voce di donna, presumibilmente l’autrice del video che il bimbo chiama ‘zia’, che rivolge domande ad un’altra donna, che le risponde di essere un ispettore e di non poterle dare spiegazioni.
Stando ad una prima ricostruzione, gli agenti di Polizia, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione minori della Corte d’Appello di Venezia, dovevano portare via il ragazzino fino a quel momento tenuto in custodia dalla madre ma hanno riscontrato la forte opposizione di alcuni familiari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio alla comunità indicata dall’autorità giudiziaria.
L’intervento degli agenti è stato eseguito presso la scuola in quanto i tentativi fatti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l’esito sperato perché il bambino si nascondeva alla vista degli assistenti sociali e del personale sanitario di volta in volta intervenuto.
La polizia in considerazione del fatto che la Corte d’Appello ha recentemente rigettato un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento di affidamento al padre presentato dalla madre, anche su indicazione di un consulente della stessa Corte d’Appello,aveva quindi individuato il plesso scolastico quale un luogo idoneo all’esecuzione del provvedimento.
Sono stati Roberta Lerici, presidente dell’associazione Bambini coraggiosi e l’avvocato Andrea Coffari (che è intervenuto telefonicamente al programma della Sciarelli), presidente nazionale del Movimento infanzia, a diffondere una nota congiunta e a fornire la ricostruzione dei fatti. 

Ecco il testo:
“Un bambino di dieci anni, al centro di una causa di affidamento, è stato prelevato con la forza da scuola per essere collocato in una casa famiglia. Tre persone si sono presentate in classe intimando ai compagni di uscire dall’aula. Una volta rimasto solo, il piccolo è stato prelevato con la forza, nonostante si tenesse disperatamente avvinghiato al suo banco, piangendo.
Poi è stato trascinato per la strada, urlante da una serie di persone tra cui il padre, gli assistenti sociali, e alcuni poliziotti guidati da un consulente tecnico d’ufficio che aveva diagnosticato in lui una malattia rifiutata dalla comunità scientifica internazionale, la Pas (Sindrome da Alienazione Parentale).
La famiglia del piccolo assistita l’avvocato Andrea Coffari, sporgerà denuncia per le modalità disumane usate con il bambino, il quale chiedeva disperatamente aiuto senza che l’azione violenta s’interrompesse.
Giovedì mattina alle 8,30 i genitori dei compagni di classe manifesteranno davanti alla scuola elementare Cornaro di Cittadella (Pd)
Nelle cause di separazione i casi di prelevamento dei minori contesi con l’uso della forza sono molto più diffusi di quello che si pensa. Il piccolo viveva con la mamma e vedeva il padre in incontri protetti. Rifiutava di vederlo da solo, nella sua abitazione o altrove, in quanto nelle precedenti frequentazioni riferiva di aver subito maltrattamenti psicologici di vario tipo”.

Accuse reciproche tra la madre e il padre. E  poi l’assurda smentita (dell’evidenza?) da parte della Polizia. Si conclude così la giornata che ha visto campeggiare su tutti i giornali e su tutti i siti online il video e gli articoli sul bimbo padovano conteso dai due genitori dopo una separazione prelevato e con la forza da alcuni agenti di Polizia davanti a scuola.
“Ho salvato mio figlio, ora sta bene ed è sereno”, ha dichiarato ieri il padre. “Non escludo che sia stato sedato e potrebbe avere degli ematomi”, ha ribattuto a distanza  la madre.  E aggiunge:  ”Perchè non hanno voluto farlo visitare dal suo pediatra di base?” si è chiesta la donna, che ha riferito di essersi recata ieri sera nella casa famiglia dove è stato portato il figlio, insieme al pediatra di famiglia, e di aver chiesto che il bambino venisse visitato “perchè, visto il modo barbaro con il quale è stato trascinato via da scuola, aveva sicuramente riportato qualche trauma, ma, soprattutto, volevo accertarmi del suo stato psicologico. Ma questo non mi è stato permesso”.
Il padre ribatte che il bambino “sta bene ed è sereno” e ha informato che ha cenato con lui e l’ha messo a letto: “erano anni che non lo facevo ed è stata una bella emozione”.
Quel che più sconvolge (e dopo aver visto il video, non c’era spazio per altra indignazione) sono le dichiarazioni riportate dal quotidiano Repubblica che sentito Eduardo Suozzo, dirigente della Questura di Padova, fornisce la sua versione dell’accaduto.
Ecco le sue assurde e incredibili testuali parole: “‘Non ci risulta nessun trascinamento del bambino da parte degli agenti, non so quali immagini abbiate voi. Siamo intervenuti solo dopo che il padre l’aveva abbracciato ottenendo un rifiuto violento (testate, pugni, calci) da parte del bambino”. Ma le immagini parlerebbero da sole, anche se non ci fosse stato  il tragico contorno audio di grida, urla, disperazione. Un pugno nello stomaco!
Una battaglia giudiziaria lunga quella dei genitori del piccolo protagonista del video girato dalla zia e trasmesso da “Chi l’ha visto”.
Secondo il padre, avvocato, il figlio ha un “condizionamento che lo porta ad avere comportamenti che non sono autentici”. “Non bisogna fermarsi – sostiene – al dato formale e apparente del bambino che fa resistenza, come si è visto ieri a scuola, perché‚ il bambino quando si comporta così è vittima del condizionamento”. Ma la mamma non demorde: “libera il bambino, fallo tornare alla sua vita» chiede all’ex marito. Infine, si rivolge e al figlio dice: “fatti coraggio, resisti, vedrai che ce la faremo a farti tornare a scuola e a casa dalla tua mamma”.
Intanto, la  Questura di Padova sull’azione che è stata effettuata nell’Alta Padovana sul bambino di 10 anni conteso dai genitori invia la seguente nota: 
“Nella mattinata di mercoledì 10 ottobre veniva data esecuzione ad un provvedimento della Corte d’ Appello – Sezione minori di Venezia che aveva disposto l’ allontanamento del minore dall’ ambiente materno, affidandolo in via esclusiva al padre con collocamento in una comunità. L’ intervento è stato eseguito presso la scuola in quanto i tentativi esperiti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l’ esito sperato perché il bambino si nascondeva alla vista degli assistenti sociali e del personale sanitario intervenuti.
Considerato che la Corte d’ Appello ha recentemente rigettato un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento presentato dalla madre, anche su indicazione del consulente della corte d’ appello è stato individuato il plesso scolastico quale luogo ritenuto neutro e, quindi, idoneo all’ esecuzione.
L’ intervento ha comportato notevoli difficoltà per la reazione del bambino e l’ opposizione energica di alcuni familiari della madre che cercavano di impedire al padre di condurre il minore alla comunità individuata. Si rendeva, pertanto, necessaria l’azione di supporto dei poliziotti intervenuti come previsto dalla citata ordinanza. L’ autorità giudiziaria è stata informata dei fatti accaduti”.
Un’azione di supporto, quella dei poliziotti, inadeguata, inopportuna e disdicevole. Ora speriamo che l’autorità giudiziaria informata dei fatti, tragga le dovute conclusioni.

Oltre a questa speranza nell'autorità giudiziaria, spero che l'ispettore di polizia che oltretutto è una donna e chi in servizio per questa azione, diano le dimissioni affermando le loro responsabilità, questi agenti non sono degni della divisa che portano, dovrebbero difendere i bambini e invece agiscono così. Una vergogna che grida giustizia, i bambini non si toccano MAI...

Nessun commento:

Posta un commento