sabato 20 ottobre 2012

due articoli tratti da: "il Messaggero.it" - sono 100 le donne vittime di violenza nel 2012 in silenzio riflettiamo!!!

Inferni domestici, 100 vittime nel 2012
la strage infinita delle donne

Soltanto sette su dieci denunciano i maltrattamenti che subiscono in famiglia

di Marida Lombardo Pijola


Uccisa, come le altre, da un’idea balorda dell’amore, da una patologia sociale, da un uomo che odia le donne, in un Paese che non sa proteggerle.
Uccise da un fenomeno che viene segnalato con un neologismo, femminicidio, e che però non viene ancora definito, come si invoca da tempo, come fattispecie di reato, e punito come un crimine contro l’umanità, e condannato come un delitto di genere: una strage sessista, selettiva, che ha fatto più di settecento vittime in pochi anni.

Donne che vengono uccise in quanto tali. Per aver alzato la testa; per aver voluto emanciparsi da un rapporto; per aver denunciato chi le maltrattava; per aver scelto, per essersi difese, per aver rivendicato dignità, rispetto, libertà. Uccise, nel settanta per cento dei casi, da un uomo che amavano, o che avevano amato. Uccise in un agguato banale come un litigio, morboso come la gelosia, ordinario come un conflitto di coppia, devastante come l’idea di un diritto di proprietà esclusiva, di potere assoluto di un persona sulla vita di un altra persona.

Accade in ogni luogo, in ogni ceto sociale, ad ogni età. Tredici anni soltanto aveva Iara Gambirasio, di Brembate; novantatrè, invece, ne aveva Elda Tiberio, di Lanciano. E in mezzo a loro uno Spoon River di generazioni differenti, di storie ferocemente ordinarie, di piccoli inferni domestici, di maltrattamenti e di segregazioni, al Nord, al centro, al Sud, senza franchigie. Vittime principali e secondarie. Madri straziate, padri assassini, figli privati del futuro. Genitori, fratelli, sorelle disperati. Se non peggio.
Carmela, per esempio, è morta per difendere dal fidanzato sua sorella.

Siamo a Bagheria, profondo sud, ma potremmo tranquillamente essere altrove. Erica, 28 anni, è stata uccisa dal suo fidanzato nella provincia di Padova, sei giorni fa. Tiziana, 40 anni, in quella di Bologna. La prima è morta per aver lasciato un fidanzato, e la seconda per aver litigato con lui. Minuscoli scarti del destino, movimentati da motivi futili, da un niente. Come nel caso di Vanessa Scialfa, che ad Enna è stata massacrata per aver pronunciato il nome del suo ex.

E poi, a ritroso, una via crucis di altre punite con la morte in uno slancio di rivolta, fermate con un arma mentre cercavano di tornare padrone della propria vita, di non subire più maltrattamenti. Quell’arma, secondo l’ Onu, è la principale causa di morte delle donne italiane tra i 14 e i 47 anni. E quei maltrattamenti vengono denunciati solo da 7 donne su 100. Primati dell’Italia nel mondo. Il primo tra i Paesi che odiano le donne.

Uccisa a coltellate per difendere la sorella
oggi l'autopsia. I nonni: serve l'ergastolo

Lucia, ferita con venti fendenti, non sa ancora della morte di Carmela. La confessione del killer: «Ho perso la testa»



Verrà eseguita oggi pomeriggio alle 15 all'Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo l'autopsia sul cadavere di Carmela Petrucci,la studentessa palermitana di 17 anni uccisa ieri a coltellate per difendere la sorella di un anno più grande, Lucia, dalla furia dell'ex fidanzato. L'assassino, Samuele Caruso, 22 anni, ha confessato l'omicidio dopo tre ore di interrogatorio. Lucia, invece, rimasta ferita ma fuori pericolo, non sa ancora che Carmela non c'è più.

Il fatto. Ieri le due sorelle, poco prima delle 14, erano tornate casa accompagnate dalla nonna materna quando hanno trovato nell'androne Caruso armato di coltello. Lucia, spaventata dall'ex che da tempo la perseguitava con telefonate e sms perché non accettava di essere stato lasciato, ha gridato al fratello di aprire in fretta il portone. Urla, spintoni e all'improvviso la follia omicida. Carmela ha tentato di proteggere la sorella ma è stata raggiunta dai fendenti mortali. Lucia è invece rimasta gravemente ferita. Le sue condizioni sono comunque migliorate. È stata proprio Lucia, in ospedale, a indicare agli investigatori il nome dell'assassino arrestato dopo poche ore mentre tentava di prendere un treno per fuggire. Caruso è ora rinchiuso nel carcere Ucciardone in attesa dell'udienza di convalida del gip di Palermo.

La lettera. «La violenza si è presentata veloce e distruttiva nelle nostre vite, si è scagliata con il suo peggiore volto sulla nostra comunità scolastica e con maggiore severità sulla famiglia di Carmela e Lucia, una famiglia come le nostre, una famiglia che abbiamo deciso essere la nostra. Perché avvertiamo forte il dolore della mamma e del papà di Carmela, del fratello che è stato allievo del nostro istituto, immaginiamo lo smarrimento che si impadronirà di Lucia una volta dissoltisi gli effetti degli anestetici, quando il suo corpo si avvierà a guarigione, come sembra probabile e come noi auspichiamo». Comincia così la lettera aperta che Vito Lo Scrudato, preside del Liceo Umberto I di Palermo, indirizza agli studenti, ai docenti e al personale dell'Istituto all'indomani della tragedia costata la vita a Carmela Petrucci. Una vita stroncata in un attimo nel tentativo di difendere la sorella da quel ragazzo che su Facebook usava il nomignolo di «Tigrotto», ma che non si rassegnava alla fine della sua storia d'amore.

I parenti. Al quarto piano dell'ospedale Cervello di Palermo, dove Lucia ieri è stata sottoposta a un intervento chirugico a seguito dei numerosi fendenti che hanno raggiunto anche lei, i nonni disperati hanno chiesto «una pena esemplare». «Ci vuole l'ergastolo - hanno urlato al magistrato - Aveva 17 anni e noi non la vedremo più. Vigliacco, vigliacco».

La sorella non sa ancora della tragedia. Lucia Petrucci non sa ancora dell'atroce fine della sorella di un anno più piccola di lei. Ricoverata nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Cervello di Palermo, le sue condizioni sono ancora gravi. Da ieri sera, da quando non è più intubata, non fa che chiedere notizie della sorella Carmela, ma nessuno, neppure i genitori che l'hanno vista per qualche minuto soltanto, ha avuto il coraggio di dirle la verità.

La gravità delle ferite. «Lucia è stata colpita in un modo barbaro, l'aggressore l'ha accoltellata una ventina di volte come se avesse usato un bisturi, i tagli sono tutti lineari - ha spiegato Giuseppe Termini, primario di chirurgia dell'ospedale - Se fosse stata colpita sull'arteria sarebbe morta dissanguata». Il primario che l'ha in cura ha detto che Lucia è arrivata in ospedale «sotto choc» e ha ricevuto «almeno 20 coltellate su tutto il corpo». Quella più grave l'ha colpita alla regione lombare, sopra l'ossa sacro: una ferita lunga circa 13 centimetri che sanguinava moltissimo. Se il colpo vicino alla clavicola avesse raggiunto l'arteria succlavia, Lucia sarebbe morta dissanguata. Lo stesso è accaduto alla lingua, ha anche una ferita al labbro di almeno 4 centimetri, un'altra all'inguine sinistro di 7-8 centimetri e una nella guancia».

La manifestazione. «Siamo di fronte all'ennesimo episodio non più tollerabile di violenza maschile contro la donna. Nonostante le nostre ripetute sollecitazioni le istituzioni continuano a ignorare il grave fenomeno del femminicidio purtroppo in espansione. Pretendiamo che si mettano subito in atto tutte le azioni (legate all'educazione, alla prevenzione e alla tutela) e gli interventi utili a evitare il perpetuarsi di tali comportamenti lesivi della libertà e della vita delle donne». È quanto scrive in una nota il Coordinamento antiviolenza 21 luglio, dopo l'omicidio di Carmela Petrucci. Il coordinamento ha organizzato per le 17 un presidio in piazza Castelnuovo, davanti al Teatro Politeama.

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