giovedì 18 ottobre 2012

Bambini contesi, la psicologa: "La Pas è spazzatura psichiatrica, si sanzioni chi la diagnostica"

Un bambino viene portato via di peso da alcune persone. Le immagini, girate con un telefonino, finiscono su tutti i media. Va in onda l'indignazione nazionale per la "violenza" usata nei confronti di un minore, prelevato da scuola dal padre e dalla polizia. Un bambino conteso, genitori ai ferri corti e un tribunale a fare da arbitro: il perito nominato dal giudice tutelare diagnostica a Leonardo, 10 anni, la Pas. La "Sindrome da alienazione parentale" può essere definita come un sentimento ostile con conseguenti comportamenti di rifiutodel bambino verso uno dei genitori. Una "patologia" piuttosto controversa, rifiutata dalla comunità scientifica internazionale, tanto da essere cancellata dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm-5), quindi dal novero delle malattie riconosciute. Il dubbio sulla sindrome sta nel modo in cui si arriva alla diagnosi e nella "cura" prescritta. La Pas non prevede infatti "nessuna indagine sulla storia del bambino e sul contesto familiare" e il trattamento medico consiste nell'allontanamento coattivo del bambino dal genitore con il quale convive, "sradicamento", e l'affidamento ad una struttura protetta per la "rieducazione" al rapporto rifiutato. Come scrive il giudice di Venezia nell'ordinanza che ha strappato il piccolo Leonardo alla madre, il rapporto insano tra i due imponeva di "resettare i suoi rapporti affettivi".
Uscendo dal caso di Cittadella, è bene sapere che tutto questo avviene "a prescindere dal fatto che in famiglia ci sia stata violenza" e che l'affidamento a uno dei due genitori - nella quasi totalità dei casi la madre - sia stato dato proprio in seguito a episodi di questo tipo. Spiega infatti la dottoressa Elvira Reale, dirigente dell'Unità operativa di psicologia clinica dell'Asl di Napoli 1 e attiva nel pronto soccorso dell'ospedale San Paolo - dove presta assistenza alle donne vittime di violenza - che la sindrome in questione viene diagnosticata spesso e volentieri dai pertiti dei tribunali dei minori. In alcune regioni italiane, in sei casi su dieci l'affido viene deciso sulla base della Pas.

Lei ha parlato di "spazzatura psichiatrica". Perché allora la Pas piace tanto ai tribunali?
"La prima ragione è l'insipienza, nel senso che i tecnici dei tribunali, ma anche i giudici e gli operatori, non sanno assolutamente cosa sia la Pas e perché sia stata scartata dal novero delle patologie. Si tenga conto del fatto che secondo questa sindrome, l'indicatore della patologia è il rifiuto del genitore, e questo non è ammissibile. Perché un comportamento di rifiuto deve essere approfondito e se ci sono dei sospetti o denunce di abuso, su questi si devono fare indagini e controlli di veridicità ed attendibilità. Avviene cioè che un comportamento di rifiuto del minore non viene valutato nel merito delle situazioni attraverso prove e testimonianze ma viene d'amblai attribuito a una supposta sindrome, diventando dominio di valutazione di un tecnico".

Nessuna indagine sulle persone coinvolte?
"Nessuna. Infatti tutto il mondo scientifico si è levato contro questa sindrome anche dal punto di vista pratico perché non offre la possibilità di ascoltare il minore e ascoltare la madre, per esempio, sulle accuse di abuso. Tutto viene demandato al tecnico che dice: il bambino rifiuta, non vuole vedere il padre, la madre è rancorosa ed è presto fatta la diagnosi".

Il bambino, lei dice, viene "sradicato".
"Sì, allontanato dalla madre e sottoposto a un vero e proprio lavaggio del cervello: si tratta di sradicare dall'interno del bambino tutti i sentimenti vissuti. E' una follia, quando neanche il Tso (trattamento sanitario obbligatorio) non si permette di parlare di lavaggio del cervello ma prevede un trattamento biologico, un famaco, per un paziente gravemente alterato".

In questi casi vengono usati psicofarmaci?
"Diciamo che nel caso in cui il bambino - chiaramente a disagio - magari non dorma potrebbe venire sedato, ma qui siamo già secondo me nell'ambito del diritto penale".

C'è stata opposizione alla Pas? 
"La levata di scudi non è servita e la sindrome viene tranquillamente usata. E' menzionata nelle linee guida della neuropsichiatria infantile, anche se non si dilunga molto, quindi ha avuto una patente di legalità. In Italia ci sono alcuni paladini della Pas, come Gullotta, autore di diversi testi. Ma noi ci dobbiamo muovere nel contesto internazionale dove per fortuna non è entrata nel novero delle patologie e quindi non deve essere utilizzata".

Speranze vane.
"I nostri tribunali, ma anche i nostri tecnici, mi permetto di dirlo, spesso soffrono di pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano gli abusi. Da cui consegue che la madre è rancorosa e vuole il bambino tutto per sé. Il riferimento è ad un'iconografia di una madre cattiva. Sicuramente c'è un pregiudizio sessista contro le donne, spesso anche contro tutte le evidenze che emergono chiaramente nei centri di ascolto o in un pronto soccorso psicologico".

In questi giorni abbiamo visto associazioni per i diritti dei bambini scendere in piazza. 
"Giustamente perché al di là del conflitto genitoriale, sono i bambini le prime vittime. E prima di fare questi spostamenti coattivi, bisognerebbe fare una serie di altre cose, le indagini per esempio sono fondamentali. Ascoltare sempre il minore. Anche nel caso in cui ci sia quello che noi chiamiamo mobbing da parte della madre verso il padre (pochissimi i casi contrari). Ne consegue un comportamento di strumentalizzazione del minore che, laddove ci sono maltrattamento sulle donne, va accertato con strumenti che non sono certo lo sradicamento del bambino. E allora colloqui, indagini sulla famiglia. Ma bisogna andare a vedere anche al di fuori della relazione padre-madre e indagare per esempio sull'andamento scolastico, grande indicatore".

La Pas per la maggiore disgnosticata nei casi di figli affidati alla madre, perché?
"Una delle più agguerrite sostenitrici della sindrome è, a livello internazionale, la lobby dei padri separati. Non a caso, visto che molto spesso l'allontanamento del padre avviene in seguito a violenze perpetrate nei confronti della madre. E noi parliamo di questo in un paese dove c'è un'emergenza femminicidi. Ma sono casi complicati, i figli vengono usati spesso per fare pressione sulle madri. Pregresse violenze a volte si trasformano in stalking. Un esempio: questa mattina è venuta da me una donna, separata per volere del marito, che sta insieme ad un'altra. Il giorno dell'udienza in tribunale, lui si è scagliato contro di lei urlandole "guai a te se starai con un altro uomo". Il problema del possesso rimane anche al di là della separazione".

Cosa dovrebbero fare quindi i tribunali?
"Mettere fuori legge la Pas. Gli ordini dei medici e degli psicologi prendano posizione mettendola fuori legge. E si prevedano anche delle sanzioni per tutti gli specialisti che la adottano. Esattamente come si farebbe con un farmaco che fa male. Nei casi dove è stata individuata l'esclusione genitoriale poi, si deve indagare per capire se l'esclusione è motivata o immotivata. Solo dopo predisporre incontri protetti del minore con il genitore escluso per ristabilire un rapporto. Ma mai sradicare il bambino da un contesto nel quale vive. I danni potrebbero essere ben peggiori. Ma vorrei aggiungere una cosa a questo proposito".

Dica pure.
"L'Oms e i più alti esperti in materia dicono che per un bambino non solo è deleterio e gravoso da un punto di vista psichico essere maltrattato o abusato, ma anche assistere al maltrattamento della madre. Comporta cioè danni pichici pari a quelli che avrebbe se lui stesso fosse stato maltrattato. Quindi valutare l'abuso assistito alla stregua dell'abuso subito in prima persona. Questo spesso non avviene".


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