mercoledì 11 maggio 2011

La nuova pedofilia corre sul web: bambine che barattano foto per ricariche e soldi

Candy girls: bambine che offrono sé stesse in cambio di qualche spicciolo.
C’e’ un nuovo fenomeno che si affaccia nello scenario della pornografia online: quello dellecandy girl, piccole imprenditrici di loro stesse che barattano qualche foto e video per soldi e ricariche telefoniche. L’allarme giunge oggi, nella Giornata nazionale contro la pedofilia, dall’Ecpat, organizzazione parte di una rete internazionale che combatte il mercato del sesso con bambini dal 1990. Se infatti prima la modalità era pull – cioe’ era il pedofilo ad attrarre il minore nella rete – oggi, spiega Ecpat, sono i ragazzini stessi a immettersi nella rete, con un atteggiamento abbastanza spregiudicato, diventando facile preda di adulti.
PIU’ CONTROLLO – Ecpat esprime soddisfazione per l’insediamento, che avviene oggi presso il Dipartimento per le Pari Opportunità, dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, al quale partecipa con la coordinatrice Yasmin Abo Loha. “Un risultato atteso dal 2006 – dicono – anno in cui, grazie anche a Ecpat, entró in vigore l’attuale legge 38, che integrava e modificava la 269 del 1998 in materia di sfruttamento sessuale dei bambini. Attraverso l’Osservatorio, Ecpat si augura che si possano monitorare al meglio i fenomeni della pornografia minorile e delle altre forme emergenti di crimini in rete.
SERVONO INTERVENTI – 
L’Ecpat rilancia poi l’impegno dell’Italia verso nuovi obiettivi: la ratifica della Convezione di Lanzarote, che prevede tra l’altro il raddoppio dei termini di prescrizione entro cui è possibile denunciare l’abuso e l’inasprimento delle pene, e che è ancora ferma alla Camera; e la realizzazione di un Piano d’azione contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Ecpat invita poi a tenere alta l’attenzione anche sul turismo sessuale con minori, che vede gli italiani a primi posti in alcuni Paesi come Kenya, Brasile, Repubblica Dominicana, e propone di pensare a una banca dati sui casi di italiani arrestati all’estero.

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