venerdì 3 agosto 2012

''Meglio morire che vivere con nostro padre''


Il drammatico sfogo di due sorelle di 13 e 14 anni schiavizzate e sottoposte a sevizie


VITERBO - Prostrate al tal punto da affermare che avrebbero preferito morire anziché continuare a vivere sporche, malnutrite, continuamente picchiate e sottoposte a ogni sorta di sevizie. Questo lo stato d'animo in cui gli agenti della Squadra Mobile di Viterbo, diretta dal vicequestore Fabio Zampaglione, hanno trovato le due ragazzine, di 13 e 14 anni, residenti in un paese della provincia, schiavizzate, come la loro madre, dal ''padre-padrone''.
L'uomo, 37 anni, italiano, fino a poco tempo fa piccolo imprenditore del settore trasporti, attualmente pastore e agricoltore, è stato arrestato all'alba di ieri.
Nei suoi confronti, al termine di circa 2 mesi di indagini condotte dagli agenti della sezione contro la violenza sui minori, il Pm Paola Conti ha emesso un'ordine di arresto per violenza in famiglia aggravata e lesioni, convalidato dal Gip Franca Marinelli.
Già una decina di giorni fa, i poliziotti, al fine di evitare che una volta venuto a conoscenza dell'indagine in corso, l'uomo sottoponesse a ulteriori violenze le due adolescenti, la madre e il terzo figlio della coppia, di appena 4 anni, erano intervenuti e li avevano assegnati a una casa famiglia in un luogo tenuto segreto.
Le ragazzine e la madre erano o così denutrite, sporche e piene di lividi che gli agenti le hanno ospitate a casa loro per farle lavare, offrire loro degli indumenti puliti e del cibo.
''Le indagini - ha spiegato il capo della Mobile in una conferenza stampa - erano partite dopo una segnalazione ricevuta da Telefono Azzurro che, a sua volta, era stato allertato sulle condizioni delle minori con una telefonata anonima. Abbiamo così accertato - ha aggiunto - che le due adolescenti venivano costrette ad accudire un gregge di oltre 100 pecore dalla mattina alla sera. Anche durante l'inverno erano costrette a svolgere lo stesso lavoro. Non appena uscite dalla scuola venivano accompagnate nei campi, mentre il padre le guidava stando seduto. E ogni qualvolta non era soddisfatto del loro lavoro le picchiava selvaggiamente con schiaffi e calci. In alcune occasioni - ha sottolineato - ha usato chiavi inglesi, ganci in ferro e perfino il cric del trattore''.
Durante una deposizione, avvenuta alla presenza di un esperto in psicologia infantile, una delle due adolescenti ha raccontato di essere stata afferrata al collo dal padre fino a provocarle lo svenimento. In un'altra occasione l'uomo a tentato di investire la figlia più piccola con l'auto perché non riusciva a fare il lavoro che le chiedeva.
Oltre che per maltrattamenti in famiglia, l'uomo è stato arrestato per incendio doloso. Secondo quanto accertato dalla Mobile, il 12 luglio scorso, avrebbe appiccato il fuoco nel suo podere perché le figlie gli avevano riferito di aver visto dei cani randagi avvinarsi al gregge di pecore.
''L'incendio - ha ricordato Zampaglione - si è poi esteso su circa 20 ettari di terreno, parte dei quali coperti da boschi. Per domare il rogo sono dovuti intervenire alcune squadre dei vigili del fuoco e 3 mezzi aerei''.
L'arrestato aveva già dato prova della sua indole violenta scagliandosi contro i genitori, che lo avevano denunciato, ottenendo dalla magistratura un provvedimento che gli imponeva di non avvinarsi alla loro abitazione. Prima di schiavizzare le figlie aveva avuto lo stesso comportamento con la moglie, fino a causarle vari disturbi fisici, tra cui un'ernia al disco che le impedisce di compiere sforzi.
Ora è rinchiuso nel carcere di Mammagialla in attesa di essere sottoposto all'interrogatorio di garanzia.

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