martedì 12 febbraio 2013

Il cyber-bullismo fa paura ai giovani digitali


Bisogna promuovere un utilizzo più sicuro e responsabile delle nuove tecnologie tra i giovani, per metterli al sicuro da aggressioni di "bullismo cibernetico" ed evitare conseguenze che attentino alla loro salute psico-fisica in via di sviluppo.
E' questo l'intento informativo del rapporto scritto frutto della collaborazione tra Ipsos e Save the Children (Onlus) in occasione del Safer Internet Study sul cyber-bullismo. La ricerca ha riguardato "l'uso delle nuove tecnologie come strumento di pressione-aggressione-molestie all'interno del gruppo dei pari". Save the Children è la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dei bambini e dedica attenzione crescente ai rischi per le giovani generazioni sull'uso dei nuovi media digitali.
Le modalità di attacco preferite riguardano i social network (61%), foto e filmanti denigratori (59%), creazione di gruppi ostili (57%), nel 48% dei casi si rubano e-mail, profili o messaggi privati e si rendono pubblici, s'inviano sms, mms, e-mail minacciose nel 52% dei casi attuate dal 61% di ragazze preadolescenti. I luoghi privilegiati sono quelli di aggregazione (67%), a scuola (80%), su internet e cellulari (53%), nei luoghi, dove si fa sport (37%). L'utilizzo d'internet e cellulare, peggiora la situazione per l'83% dei giovani intervistati.
Motivazioni del cyber-bullismo sono sintetizzate nelle caratteristiche fisiche della vittima (67%), il suo carattere timido e poco sveglio (67%), per il maggior successo negli studi (59%), perché è femmina brutta (59%), per il modo di vestire (49%), orientamento sessuale (56%), perché straniero (43%), per l'estrazione sociale superiore (34%), la disabilità (31%). Tra i motivi per "prendere di mira", per il 36% la vittima non sa reagire, perché si vanta (31%), si comporta stranamente (27%), per vendetta (22%), per invidia (21%), per debolezza (18%), perché s'isola (14%), perché se lo merita (12%).
Conseguenze negative per la vittima. Isolamento e impossibilità di andare a scuola o fare sport (67%), non esce e non frequenta amici (65%), depressione (57%), diventare silenzioso e non confidarsi (45%), si fa del male (44%), calo di rendimento scolastico (38%), reazione violenta contro il persecutore (24%), autocommiserazione (18%).
Suggerimenti per la vittima. Parlare con i genitori (77%), informare l'insegnante (53%), parlarne con un amico/a (40%), chiudere con Facebook e cambio cellulare (29%), segnalare l'abuso online (25%), far finta di niente (12%), cambiare luoghi (6%).
Per i giovani intervistati, prevenire il cyber-bullismo organizzando incontri con i ragazzi (57%), segnalare ciò che accade (46%), punizioni per i colpevoli (46%), coinvolgere i genitori (41%), vigilare meglio sui social network (41%), numero telefonico per ricevere le segnalazioni (36%), più vigilanza da parte degli operatori telefonici (24%).
L'età della pubertà rende i giovani più sensibili alle spinte dall'esterno date dall'immagine proposta dai media e dagli insegnamenti dei genitori verso l'identità di genere. La rete rende anonimi e, in apparenza, non perseguibili e consente di falsificare protagonisti e contenuti e l'esperienza del cyber-bullismo sembra aver toccato almeno 4 ragazzi su 10 e il 5% ne parla come un'esperienza ricorrente. In buona sostanza è un fenomeno sul quale intervenire con azioni coordinate con tutti i soggetti coinvolti nel mondo ludico-formativo.

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