giovedì 21 febbraio 2013

"Bambini violentati in casa" Due condanne per pedofilia

PALERMO - La casa degli orrori era in via Castro. Tra le pareti di una vecchia abitazione nel popolare quartiere palermitano di Ballarò otto bambini sarebbero stati violentati. Li invitavano con la scusa di dovere partecipare ad un gioco e invece finivano tra le grinfie dei pedofili. Sotto gli occhi dei genitori. Attori di una situazione che definire squallida è riduttivo. Due persone, sono state condannate a 9 anni e sei mesi.

La vicenda viene a galla nel 2008 quando a scuola una bambina di appena 9 anni si rifiuta di baciare la madre. È un fatto insolito che non sfugge alle maestre. Troppo strano che una bimba rifiuti un gesto d'amore in un giorno particolare. Era la festa della mamma. La storia viene raccontata agli assistenti sociali. Da loro arriva agli agenti della sezione reati contro i minori della Squadra mobile e al pubblico ministero Alessia Sinatra. Le indagini sfociano in quattro arresti. Ci sono pure due minorenni indagati a piede libero. Sono stati tutti condannati. Gli ultimi due sono stati giudicati oggi dal Tribunale.

I racconti degli otto bambini sfortunati protagonisti sono agghiaccianti. La paura si materializzava quando venivano invitati a partecipare al gioco obbligo o verità. Rispondere obbligo significava ritrovarsi “a fare l'amore come i grandi, a letto o in cucina”. Alle violenze avrebbero partecipato le madri e alcuni loro amici. Oppure giocavano a dimmi, dammi o comando. Il risultato era sempre lo stesso: “Facevamo le schifezze nella stanza”. I bambini, tutti al di sotto dei dieci anni, erano costretti ad avere rapporti sessuali completi. Al di là di ciò che gli adulti si concedono. Chi si rifiutava? “Mi davano botte o mi bruciavano la mano con la sigaretta”, ha raccontato un bambino. “Mi facevano sdraiare per terra, mi calpestavano o mi tiravano i capelli”, ha aggiunto un'altra giovane vittima. I bambini sono stati affidati alle cure del personale di alcune case famiglia, dove a fatica stanno cercando di conquistarsi il diritto ad una serenità che era stato loro negata tra le mura domestiche.

Una storia di miseria, violenza e arretratezza culturale che si è ripetuta non lontano dagli stessi luoghi dove nel 1996 e nel 2000 era già emersa la crudeltà di cui l'uomo è capace. Don Baldassare Meli, responsabile del centro Santa Chiara all'Albergheria, denunciò l'emergenza pedofilia nel quartiere. Bambini venduti per poche lire. Arrivarono condanne pesanti per una quindicina di imputati, ma il fenomeno, evidentemente, non si è fermato. Ed è stato ora descritto dalle parole del pubblico ministero Alessia Sinatra: “Ci colpisce lo spregevole approfittamento dello stato di abbandono dei propri figli. Ci colpisce la solitudine degli stessi, indifesi. Ci preoccupa ciò che è accaduto e ciò che potrebbe ancora accadere seguendo la scia del profondo solco lasciato da quelle esperienze”. La gravità del fatto, secondo il rappresentante dell'accusa, “non ci consente di attenerci ai livelli minimi ed in relazione ai quali l'aumento per le aggravanti non può essere meramente simbolico”. Pene esemplari, dunque. Che potrebbero non bastare. “La più grande soddisfazione di questo processo - aveva concluso il pm - sarà raggiunto quando avremo la certezza della ritrovata serenità dei nostri bambini. Ma una risposta e una restituzione delle istituzioni non può essere completa senza una condanna che tenga conto di tutti gli elementi che si è cercato di illustrare”.

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