mercoledì 30 gennaio 2013

Forteto: «Una setta in cui gli abusi erano la norma»


Una setta, al cui interno gli abusi sessuali, psicoligici e affettivi sui minori rappresentavano la consuetudine: giorno dopo giorno i giovani ospitati venivano sostanzialmente plagiati. Sono alcune delle conclusioni a cui è giunta la commissione d'inchiesta del Consiglio regionale sull'affidamento dei minori in Toscana, che si è occupata in particolare del Forteto, la comunità guidata da Rodolfo Fiesoli. La commissione - presidente Stefano Mugnai (Pdl) e vicepresidente Paolo Bambagioni (Pd) - ha illustrato in aula la relazione finale, frutto di un lavoro di 23 sedute in 4 mesi, durante le quali sono state ascoltate 53 persone, tra cui i rappresentanti dell'associazione «Vittime del Forteto».
Nella comunità, si legge nella relazione, «l'abuso risultava essere la prassi e i minori divenivano prede. Ciò avveniva con il consenso collettivo e dei genitori affidatari, e la comunità accettava e giustificava gli approcci sessuali di Fiesoli nei confronti dei ragazzi». Al Forteto, si legge ancora, «veniva incentivata l'omosessualità» e «osteggiata l'eterosessualità. Ciò implica che al Forteto nascono pochissimi bambini e nuove energie arrivano attraverso i minori in affido». Per Mugnai il Forteto era una struttura non deputata a fare accoglienza di minori ma dove, in pratica, la si è fatta per 35 anni. «Si è continuato ad affidarvi bambini - ha detto - anche dopo il 1985, quando Fiesoli e Luigi Goffredi, anch'egli fondatore del Forteto, sono stati oggetto di una sentenza di condanna (poi passata in giudicato) per vari capi d'imputazione».
Recentemente la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per 22 persone tra cui Fiesoli. «Questi fatti drammatici sono potuti accadere anche perché il Forteto godeva di una serie di relazioni importanti: dal Tribunale dei Minori, ad associazioni, alla Regione Toscana, al mondo della politica». Lo ha detto Stefano Mugnai (Pdl), presidente della commissione regionale d'inchiesta che si è occupata delle vicende del Forteto, commentando la relazione finale. Il Forteto è una comunità con sede a Vicchio del Mugello (Firenze) i cui componenti erano anche affidatari di minori: il fondatore, Rodolfo Fiesoli, e numerosi suoi collaboratori sono coinvolti in un'inchiesta che ipotizza, a vario titolo, i reati di violenza sessuale e maltrattamenti. Le testimonianze raccolte dalla commissione raccontano di numerosi politici che «a vario titolo - è scritto nella relazione - e con differenti modalità, passano al Forteto come Piero Fassino, Vittoria Franco, Susanna Camusso, Rosi Bindi, Livia Turco, Antonio Di Pietro, Tina Anselmi, Claudio Martini, Riccardo Nencini. Si va da chi compie un rapido passaggio in vista di prossime elezioni, a chi scrive prefazioni per le pubblicazioni editoriali del Forteto, a chi, magari anche solo per territorialità, diviene frequentatore più assiduo». Anche in virtù di questa rete di relazioni, il sistema Forteto ha goduto di molto vanto e ha ricevuto anche contributi pubblici dalla Regione Toscana. «Dal 1997 al 2010 - è scritto nella relazione - la cooperativa agricola della comunità ha ottenuto contributi per 1,2 milioni di euro».

I soldati del Forteto e i loro "generali"

La commissione d'inchiesta regionale: responsabili intellettuali, politici, giudici e servizi sociali

I FATTI E LE DOMANDE - «Il 20 dicembre 2011 Rodolfo Fiesoli viene arrestato. I reati ipotizzati sono maltrattamenti e violenza sessuale anche ai danni di un minore. (...) Il 28 dicembre è la procura ad avanzare i primi dubbi sulle procedure di affidamento. Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, altro leader storico nonché anch’egli fondatore del Forteto, hanno già avuto nel 1985 una sentenza di condanna per vari capi di imputazione tra cui "corruzione di minorenne", "sottrazione consensuale di minorenne", "usurpazione di titolo", quest’ultimo poi amnistiato. Da quella data, gli affidi sono proseguiti: circa 60 sono i piccoli collocati presso persone all’interno della comunità da quella sentenza ad oggi. (...) Perché la normativa regionale non è stata in grado di scongiurare eventuali storture o errori procedurali? Cosa non ha funzionato? Ci sono meccanismi da rivedere? È possibile attivare maggiori tutele rispetto ai minori che finiscono in affido alle comunità o a coppie inserite in quel tipo di contesti?».
LA COMUNITA' E GLI AFFIDI - «Uomini e donne vivono divisi: dormono, mangiano, lavorano separati anche se sposati. I rapporti eterosessuali sono chiaramente osteggiati. Ciò implica, fra le altre cose, un effetto inevitabile: al Forteto nascono pochissimi bambini. Nessun bambino viene generato se non per quello che lì viene considerato un errore. Qualora accada testimonianze dirette riferiscono che il piccolo viene strappato dalla madre naturale e cresciuto da altri (...). Eppure nuove energie effettive e fisiche servono (...) arrivano attraverso i minori in affido, che vengono in qualche modo generati non carnalmente bensì (ri)generati emotivamente, spiritualmente, psicologicamente (...) in un contesto scandito da lavoro, scuola, abusi, paura. Giorno dopo giorno i ragazzi vengono sostanzialmente plagiati. Sono i soldati del Profeta (...). I ragazzi accolti al Forteto sono nominalmente affidati dal tribunale dei minori ad una coppia che è tale solo sulla carta, poiché spesso i genitori affidatari non hanno alcun rapporto tra di loro; è la comunità in sostanza Rodolfo Fiesoli a decidere chi effettivamente seguirà i bambini. Qualora ad essere affidati siano dei fratelli, questi vengono separati e i loro rapporti disincentivati, salvo poi mimare spazi comuni e relazioni stabili in occasione delle visite di controllo degli assistenti sociali di cui — a quanto è stato riferito alla commissione — quasi sempre si sapevano in anticipo le date».
LA «FAMIGLIA FUNZIONALE» - «Concetto cardine della comunità è quello, del tutto originale, di "famiglia funzionale". (...) I genitori funzionali sono un uomo e una donna slegati da qualunque vincolo affettivo. (...) Una delle condizioni da mettere subito in atto era di tagliare completamente i ponti con la famiglia di origine (...). Ad alcuni bambini — che sono oggi tra gli adulti ascoltati dalla commissione — è stato raccontato che i genitori erano morti. (...) Per chi vive al Forteto nulla più esiste al di fuori se non un mondo ostile e ignoto».
I CONTROLLI - «In occasione di una ispezione di una delegazione della Corte Europea per verificare le condizioni di vita dei minori (...) una abitazione era stata organizzata in modo da far vedere che i genitori affidatari dormivano insieme in una camera con letto matrimoniale e una camera con foto e giochi a dimostrazione che i fratelli condividevano la stessa camera adiacente a quella degli affidatari. Stessa messinscena veniva attuata in occasione delle visite — rare e annunciate — degli assistenti sociali. (...) I rapporti con gli assistenti sociali sono gestiti direttamente da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, come si evince da numerose testimonianze assunte agli atti».
GLI ABUSI - «Al Forteto il sesso permea l’esistenza e pare essere la meta costante dei cosiddetti chiarimenti (una pratica molto simile a una pubblica confessione, ndr). A ogni età: i minori, così, spesso divenivano o continuavano ad essere prede. Purtroppo, ciò avveniva col consenso non solo collettivo, ma anche dei genitori affidatari. Le diverse testimonianze ci riportano pratiche e abusi sessuali sui ragazzi del Forteto da parte dei genitori affidatari, siano essi uomini o donne e di un atteggiamento compiacente nei confronti delle "strane" attenzioni del Fiesoli su ragazzi a loro affidati (...) L’omosessualità al Forteto era non solo permessa, ma addirittura incentivata, un percorso obbligato verso quella che Fiesoli definiva "liberazione della materialità". (...) Le violenze colpiscono tanto i piccoli quanto i grandi, e ciascuno è protagonista di una osmosi continua tra l’essere vittima e il farsi aguzzino di altri sfortunati».
LE RELAZIONI E I FAVORI - (...) Come è possibile che, anche dopo le sentenze passate in giudicato (...) si sia continuato ad affidare minorenni a persone residenti all’interno del Forteto? (...) Un perché (...) è la continua ricerca di relazioni da parte di Fiesoli con personalità della politica, della magistratura, della cultura e della comunità scientifica (...). Nell’opera di convincimento e di plagio del mondo esterno alla comunità, molti sono stati gli strumenti di ausilio. Libri, articoli di giornali, interviste video, conferenze, convegni (...) Per fornire un’idea di massima del fenomeno tentiamo di ricostruire dalle testimonianze ascoltate un elenco di personaggi che a vario titolo e differenti modalità passano al Forteto: Edoardo Bruno, Piero Fassino, Vittoria Franco, Francesca Chiavacci, Susanna Camusso, Rosi Bindi, Livia Turco, Antonio Di Pietro, Tina Anselmi, Claudio Martini, Riccardo Nencini, Paolo Cocchi, Michele Gesualdi (ex presidente Provincia di Firenze oggi presidente della fondazione Don Milani), Stefano Tagliaferri (presidente Comunità Montana del Mugello), Alessandro Bolognesi (sindaco di Vicchio), Livio Zoli (sindaco di San Godenzo e Londa), Rolando Mensi (sindaco di Barberino di Mugello). E poi i magistrati del Tribunale per minorenni di Firenze, a cominciare dai presidenti che si sono succeduti (Francesco Scarcella, Piero Tony, Gianfranco Casciano), dal sostituto procuratore Andrea Sodi, i giudici Francesca Ceroni e Antonio Di Matteo e il giudice onorario Mario Santini. Frequenta il Forteto Liliana Cecchi, allora presidente dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, ma anche molti medici tra cui Roberto Leonetti (responsabile dell’unità funzionale salute mentale, infanzia-adolescenza per la zona del Mugello (...) Le frequentazioni sono variamente declinate: si va da chi compie un passaggio in vista di prossime elezioni, giusto il tempo di qualche stretta di mano con fotografia, a chi scrive prefazioni per le pubblicazioni editoriali che il Forteto realizza per osannare quell’esperienza. C’è poi a chi (...) Fiesoli riserva trattamenti di amicizia (...) come regalare la spesa fatta, far cavalcare gratuitamente uno dei cavalli del maneggio, invitare a pranzo o a cena piuttosto che offrire aiuto per sbrigare qualche lavoretto nelle private abitazioni, dall’imbiancatura al riassetto del giardino o al trasporto della legna da ardere per il caminetto di sala (...).
IL TRIBUNALE DEI MINORI - «La contiguità fra il tribunale per i minorenni di Firenze (ma non solo) e il Forteto è ribadita poi una volta di più dall’ex responsabile dell’unità funzionale per la salute mentale di infanzia e adolescenza della Asl 10 per la zona Mugello Marino Marunti che alla commissione ha raccontato: "(...) Mi lasciò ancora più perplesso il fatto che ci fosse stata una presa posizione di una certa parte culturale di Firenze che cominciò a dire: sì la sentenza (quella del 1985, ndr) c’è stata, però è stato un errore di interpretazione perché ci sono state malelingue, ci sono state famiglie invidiose (...) e hanno trovato il sostegno, compreso il tribunale dei minori. Voglio dire, Giampaolo Meucci, era uno che era chiaramente pro Forteto, tutta una parte di quel giro, no? (...)". "Alla Casa del popolo furono fatte varie assemblee — racconta l’ex sindaco Pci di Calenzano Fabrizio Braschi — è venuto l’allora presidente del tribunale a giustificare qualcosa che non... Meucci, a giustificare qualcosa che era ingiustificabile (...) Era come parlare... tutto quello che si diceva ci veniva addosso, perché nessuno ci ascoltava".
LE ELEZIONI - «In vista delle elezioni amministrative del 1995 venne fatta un’apposita riunione tra i ragazzi che si trovavano a votare per la prima volta con lo scopo di indirizzare la loro espressione una volta al seggio: "Il Forteto tendenzialmente è di sinistra, si votava a sinistra per avere appoggi, il Pd probabilmente (...) È come quando si fecero le tessere dei partiti e s’era tutti di sinistra, tutti! (...) Avevamo anche dei ritorni: i permessi che magari venivano accettati con più facilità, edilizi eccetera, eccetera". Fiesoli assicurava così al Forteto il radicamento e il peso sul governo del territorio: "Quando si andava a Vicchio con le deleghe nella sezione a fare le riunioni si aveva una delega di 30/40/50 persone e il voto contava. Quando veniva il politico a vedere veniva al Forteto perché magari faceva il 10% di tre serate del paese"».
LA REGIONE - «È fuor di dubbio che il Forteto in tutte le sue declinazioni — Cooperativa, Fondazione, Associazione — abbia goduto negli anni di grande credito presso la Regione che ha accolto con continuità richieste di contributi (dal ’97 al 2010 la commissione calcola oltre 1,2 milioni di euro, ndr). Se per la cooperativa si acquisisce patrimonio rurale da concederle poi in affitto (l’area della Sas Sparavigna di Bovecchio, operazione contestata dai consiglieri regionali della Dc, ndr), si rilasciano gratuitamente concessioni idriche per uso irriguo e altre attribuzioni. La Fondazione ottiene dalla Regione il riconoscimento della personalità giuridica (...). Nel 2010 la giunta afferma che "la Fondazione è una onlus (...) le cui attività, come da statuto, sono coerenti con le finalità istituzionali della Regione"».
SENZA RISPOSTA - Un commissario: «Com’è possibile che un presidente del tribunale abbia continuato a affidare minori al Forteto?». Laera (l’attuale presidente, ndr): «Non lo dovete chiedere a me».
tratto da: Corriere Fiorentino

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