sabato 5 gennaio 2013

L’ascolto dell’abuso

Il tema dell’abuso sessuale sui minori è un tema molto delicato e richiede continui aggiornamenti sia sul piano giuridico che su quello psicologico, perché i bambini, presunte vittime di abuso sessuale, rischiano di vedere compromesso il proprio sviluppo psicofisico sia nei casi in cui l’abuso si sia verificato e il minore non viene creduto, sia nei casi in cui il bambino viene indotto a testimoniare un abuso mai subito.
L’ascolto dell’abuso richiede la capacità di identificarsi con la sofferenza vissuta dal bambino e la capacità di dare un nome ai sentimenti vissuti dalla vittima.
L’abuso nell’ascolto, invece, consiste nell’amplificare o minimizzare la realtà attraverso atteggiamenti suggestivi sia in senso negativo, che mirano a scoraggiare la comunicazione di un abuso, sia in senso positivo, che mirano a indurre la comunicazione di un abuso che potrebbe non essere accaduto.
A tal proposito si pongono due grandi problemi: quello dell’ascolto del minore all’interno di un procedimento giudiziario nei casi di abuso sessuale, in cui la testimonianza del minore è fondamentale, in quanto spesso lui non è solo la vittima ma anche l’unico testimone della violenza sessuale subita e quello dei falsi abusi.
Recenti studi hanno dimostrato che i bambini si lasciano influenzare facilmente dagli adulti al punto tale da raccontare eventi mai verificatisi, se sottoposti a domande suggestive.
Le domande suggestive sono quelle domande che affermano più di quanto chiedono: nella loro formulazione danno per scontati fatti, eventi, sentimenti, intenzioni o credenze (Gulotta, 1990).
Esempi di domande suggestive sono: “Cosa è successo tra te e papà?”, che presuppone che sia successo qualcosa di particolare oppure “Papà ti ha toccato?”. In questo caso la bambina sa che l’intervistatore si aspetta che dica che è stata toccata.
I bambini, infatti, tendono ad accondiscendere all’adulto, soprattutto se si tratta di una figura autoritaria o autorevole.
L’attendibilità della testimonianza dei minori può essere alterata, oltre che dalle domande suggestive, anche dalle domande ripetute: ripetere la stessa domanda due o più volte può indurre il bambino a credere che la prima risposta da lui fornita non sia corretta e quindi può modificare la versione dei fatti.
Il bambino può, in modo inconsapevole, modificare la sua personale percezione dell’evento vissuto, sulla base delle informazioni che provengono dagli adulti.
Queste informazioni vengono incorporate nella memoria del bambino e vengono percepite come ricordi reali.
Tutto questo rischia di portare alla denuncia di abusi mai verificatisi o alla negazione di abusi realmente accaduti.
Sia in un caso che nell’altro il bambino subirà un ulteriore violenza, perché se è vero che per un bambino è drammatico crescere con la consapevolezza di essere stato vittima di un abuso sessuale e di non essere creduto, lo è altrettanto crescere con la falsa convinzione di esserlo stato.
L’ascolto del minore dovrebbe avvenire da parte di un intervistatore empatico, che stimoli nel bambino il racconto libero dei fatti, aiutandolo attraverso l’utilizzo di domande aperte.


http://www.corrieredelgiorno.com/2013/01/05/l’ascolto-dell’abuso-98719/

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