Abbiamo appositamente deciso di mantenere i nomi e i luoghi reali tranne il nome della bambina, con la speranza che si possa finalmente muovere qualcosa in una Regione e in una Procura della Repubblica dove sembra che tutto vada a rilento per la poca voglia di lavorare degli inquirenti e di chi di dovere. Nessun provvedimento giudiziario è stato preso. Forse si aspetta il morto...
Nel mese di giugno del 2014 la signora Eanache Contanta Livia, il marito Greco Orazio e la piccola bimba che chiameremo Anna (nome di fantasia), sono venuti in veneto località Montegrotto Terme, per conoscere di persona la nostra associazione e passare qualche tempo di riposo. La signora ha quindi avuto il desiderio di avere dei colloqui con la nostra psicologa e con me. Nei colloqui con la signora essa si è dimostrata molto preoccupata per l’atteggiamento del marito anche nei confronti della figlia Anna, infatti, la bambina, era perennemente rimproverata con tono pesante e minaccioso dal padre sia perché in casa giocava ad orari che lui non voleva o perché non mangiava, mangiava poco o era lenta a tavola, la costringeva a magiare anche impugnando una scopa e in un episodio raccontato dalla bambina, il padre avrebbe rovesciato a terra la tavola, provocando lite tra i coniugi. Anche noi abbiamo assistito per questo breve periodo di giugno a liti e minacce che il sig. Greco incurante di tutto e tutti lanciava alla bambina e alla moglie. Il tempo però che i coniugi avevano a disposizione era poco e non abbiamo potuto fare ulteriori constatazioni.
Nel mese di agosto dello stesso 2014 i
coniugi sono ritornati in veneto per un ulteriore periodo di ferie e per
festeggiare la festa di compleanno della bambina, compiva 7 anni, ma per lei
conferma la madre, è come se fosse stato il primo compleanno, infatti le feste
passate a casa erano contornate da padre, madre una piccola torta, ma prive di
amichetti e giochi. Qui siamo stati molto contenti di organizzare per Anna la
sua festa di compleanno con la presenza di altri bambini. Abbiamo avuto modo in
questo periodo di osservare la famiglia e le loro dinamiche. La nostra
psicologa ha avuto diversi incontri e colloqui con i coniugi soprattutto a
seguito di alcuni avvenimenti che ci hanno portato ad essere testimoni del
comportamento del sig. Greco. In particolare si possono raccontare alcuni
episodi.
Il giorno successivo al suo arrivo di
agosto, il sig. Greco, lamentava capogiri e dolori in varie parti del corpo,
nonché la moglie ci ha riferito che durante la notte aveva iniziato ad avere
perdite di uno strano liquido rossastro dalle parti bassi. La signora molto preoccupata
ci ha chiesto se avessimo potuto aiutarla in quanto lei non sapeva cosa fare e
il marito era restio a qualsiasi cura medica. Giunta la sera e non con poche
difficoltà la nostra psicologa è riuscita a convincere il sig. Greco affinché
fosse visto da un medico presso il pronto soccorso. All’accettazione, il bisogno del sig. Greco è stato
classificato con Codice Bianco, pertanto ci sarebbe stato del tempo di attesa.
In accordo con i coniugi e per evitare che la bambina restasse per molto tempo
in pronto soccorso, mi sono offerto essendo anche giunta ora di cena di portare
la bambina a casa con me per farla mangiare e l’avrei riportata quindi subito
dopo. Riportata la bambina, un nostro collega che aspettava la moglie fuori dal
pronto soccorso, essa è infermiera, mi ha raccontato di una lite tra i coniugi,
dove il sig. Greco, insultava la moglie con offese pesanti incurante della
presenza di altre persone e inoltre ha riferito che all’interno del pronto
soccorso avrebbe urlato frasi ingiuriose contro medici e paramedici perché
stanco dell’attesa. Il nostro collega non ha ritenuto opportuno intervenire ma
afferma che visto il luogo e se la lite fosse avvenuta in presenza della
bambina, non avrebbe esitato ad intervenire e a contattare il posto di polizia o
le forze dell’ordine. L’esito di dimissione fu classificato dermatite.
Il giorno 13 agosto, nella vicina
località di Solesino, si svolgeva l’annuale festa paesana, la signora Constanta
Livia e la bambina sarebbero state entusiaste di partecipare, anche per passare
una serata diversa dalla solita stanza di un hotel. Il sig. Greco però, non
volle assolutamente sentire ragioni, moglie e figlia dovevano restare in stanza
con lui, ha usato toni minacciosi e offensivi, è andato subito su tutte le
furie, accusando la moglie che se avesse partecipato l’avrebbe denunciata per
abbandono del tetto coniugale. Qui la signora Livia, dopo avere cercato
inutilmente di convincere il marito che avrebbe potuto partecipare anche lui se
avesse gradito, è letteralmente scoppiata in lacrime, ci ha contattato
chiedendoci aiuto ed immediatamente con la nostra psicologa ci siamo recati sul
posto dove erano ospitati in hotel e ci siamo subito resi conto che la
situazione stava precipitando. Il sig. Greco spingeva con violenza la moglie
che in braccio teneva la piccola Anna che spaventata piangeva, lui voleva a
tutti i costi le chiavi della stanza e dell’abitazione di Catania. Avendo visto
questa scena e per evitare una degenerazione che avesse potuto portare alle
mani, e dopo avere inutilmente anche io alzato la voce con entrambi, cercando
una quiete, ho ritenuto opportuno richiedere l’intervento delle forze
dell’ordine della vicina stazione Carabinieri. Anche alla vista dei militari il
sig. Greco non ha perso occasione per offendere la moglie e trovando come capo
espiatorio la nostra presenza accusandoci di essere dei “rovina famiglie”. I
carabinieri oltre ad avere cercato una mediazione tra i coniugi e per il bene
della bambina, ci hanno invitato a proseguire nella mediazione affinché si
potesse aiutare il nucleo famigliare al raggiungimento di un accordo.
La signora Eanache si è dimostrata
fin da subito volenterosa ad avviare delle attività di mediazione organizzate,
il sig. Greco non perdeva occasione anche per offendere noi ed insultarci con
pesanti parole, tanto che, in un direttivo tra di noi, ci siamo riservati di
decidere se fosse necessario sporgere una querela nei confronti del Greco, di
fatto alla signora le è stato impedito con minacce dal marito di muoversi da
sola. In particolare segnalo che il giorno successivo all’avvenimento sopra
descritto e a causa della forte sollecitazione psicologica per la signora, essa
ha avvertito dei malesseri e ha accusato forti capogiri e manifestazioni
febbrili che l’hanno costretta a rimanere a letto. Malgrado questo il sig.
Orazio è rimasto indifferente alle sofferenze della moglie, tacciandola di
fingere e lasciandola sola con la bambina per andare a Venezia. Abbiamo
provveduto noi quel giorno essendo preoccupati per la situazione ad accompagnare
la signora presso il servizio di continuità assistenziale, guardia medica.
Il sig. Orazio Greco in alcune
occasioni con cui abbiamo pranzato insieme, invitati dagli stessi coniugi, ha
manifestato sempre un carattere volgare, offensivo e maleducato, sia nei
confronti della moglie, della figlia e incurante della presenza nostra e di
altre persone. Nei colloqui avuti con la nostra psicologa si dimostrava
preoccupato solo per quello che concerne l’aspetto dei bisogni economici e
materiali della figlia. Incapace di pensare che Anna ha bisogno di andare a
scuola, giocare e di avere serenità attorno a lei. Si è dimostrato sempre un
marito padrone e un padre padrone, incurante del fatto che moglie e figlia
hanno i loro bisogni e sembra sordo a qualsiasi considerazione morale che la
moglie Livia tenta di proporre per il bene dell’intero nucleo famigliare. Usa
minacce e offese improperi con toni di voce molto alti e incurante della
presenza della piccola Anna. Il sig. Orazio provvedeva ai bisogni della
famiglia, ma solo per ciò che concerne gli aspetti economici e null’altro. La
signora Constanta si è dimostrata molto preoccupata per l’incapacità sorda del
marito ad accettare situazioni sociali che aiuterebbero l’intero nucleo
famigliare ed è per questa ragione che dopo avere provato inutilmente le
attività di mediazione tra i coniugi e vista la situazione, si è resa costretta
a sporgere querela contro il marito e a chiedere ospitalità qui in veneto e da
tali eventi a richiedere il nostro aiuto specifico.
Abbiamo quindi avviato le procedure
legali necessarie quali: denuncia ai carabinieri, lettera al marito che
attestava l’allontanamento e avviso ai servizi sociali territoriali. Tutto come
prevede la legge in questi casi.
Qui in veneto la signora non ha mai
negato al marito il contatto con la figlia che infatti avveniva con regolarità
giornaliera anche più volte in un giorno. Essa stessa invitava la figlia a
parlare con il padre. In una occasione il sig. Greco è risalito in veneto per
incontrare moglie e figlia, che prontamente hanno accettato di incontrarlo e la
signora ha chiesto ad una volontaria del centro affinché la accompagnasse con
la macchina al luogo dell’incontro. Anche nei colloqui telefonici il sig.
Orazio non perdeva però occasione per lanciare accuse di abbandono usando
termini molto volgari. Alternava momenti di calma e di ragionevolezza con
momenti e scatti d’ira, dove insultava pesantemente moglie e figlia, momenti
che poi dimenticava di avere avuto e tuttora sembra dimenticare le parole che
dice un attimo prima. In un primo momento dopo l’accoglienza della signora,
l’abbiamo aiutata ad ambientarsi, rendendola autonoma nel prendere i mezzi
pubblici e nel poter conoscere il territorio. Ci siamo attivati affinché
trascorresse le giornate con la sua bambina e potesse essere impegnata con
attività all’interno della casa famiglia che la ospitava, aiutando nel pranzo e
nelle pulizie degli ambienti.
Ci siamo resi conto in questo
periodo, che la signora ha badato a tutti i bisogni della bambina, anche
cercando l’iscrizione a scuola, cosa che non è stata possibile in un primo
tempo, a causa della mancanza del nullaosta scolastico. Ha cercato di trovare
tramite una nuova mediazione con il marito la possibilità di ottenerlo anche
chiedendoci aiuto per ospitare lui qui in veneto, cosa che più volte anche nel
corso delle nostre mediazioni abbiamo offerto. Il Sig. Orazio in queste
occasioni ha alternato momenti in cui mentiva adducendo e scaricando la
responsabilità sulla scuola, ma ci siamo subito resi conto che lui stesso era
stato alla scuola per vietare il rilascio del documento, a momenti in cui con
rabbia e offese voleva la figlia a Catania minacciando che avrebbe fatto di
tutto per averla, se la bambina non poteva stare con lui non doveva restare
neppure con la madre, in una occasione la signora mi ha contattato sconvolta
dicendo che lui l’ha minacciata usando la bambina, che l’avrebbe portata via e
che lui pur di riaverla avrebbe fatto di tutto anche tagliarla a metà. In
questa occasione la signora ha ritenuto opportuno avvisare i carabinieri, che
non hanno visto la necessità di redigere un ulteriore verbale.
Solo dopo una prima udienza per nulla
osta avuta a Catania nel mese di novembre 2014 e grazie alla mediazione tra la
signora e alcuni amici di famiglia, il sig. Greco ha acconsentito al nulla osta
che ha così permesso di poter mandare a scuola la bambina. Malgrado il ritardo
iniziale, la bambina si è subito dimostrata partecipativa alle attività
scolastiche, frequentava con entusiasmo e l’esito scolastico conferma queste
parole. La relazione fatta dalla scuola al servizio sociale, è nettamente a
favore della bambina e della mamma. Non ne dispongo copia ma, credo che per voi
recuperare la relazione non sia difficile.
Anna, qui in veneto fin da subito si
è ambientata, desidera andare a scuola, e tuttora lo desidera, mangia, ha
iniziato a mangiare cose che prima non mangiava, ha iniziato la sua vita di
bambina. Desidera tranquillità accanto alla sua mamma. Nei discorsi dove la
madre invitava la bambina a parlare con il padre, essa ha sempre parlato, ma in
alcune occasioni, specie quando lui era volgare e offensivo essa piangeva e non
voleva sentirlo. Ha un carattere vivace ed estroverso, si fa volere bene e noi
tutti le vogliamo bene.
La signora Constanta in questo periodo
di permanenza si è data da fare per cercare un lavoro, ha avuto dei colloqui, e
vista la buona volontà della stessa, in associazione abbiamo cercato di
inserirla in un contesto lavorativo denominato “Micu3000” una difesa
consumatori, utenti e ambiente, che oltretutto è la stessa che offre impiego ai
nostri volontari. Si è dimostrata subito disponibile anche ad aiutarci nelle
attività dell’associazione, da mamma ha accolto il dolore di altri bambini
rendendosi disponile per una parola di conforto anche malgrado il suo dolore,
ricordo di un episodio dove la signora si è offerta all’acquisto e alle cure
mediche di una ragazzina che si è rivolta a noi per un caso di bullismo e
cutting. Aveva cercato la possibilità di avere una casa sua, non appena si fosse
sistemata l’intera situazione che attualmente la coinvolge. Abbiamo supportato
per alcuni incontri la signora anche a livello psicologico e avremo intenzione
di farle continuare questi incontri avviando un percorso di sostegno
psicoterapico che essa stessa cerca.
Il 20 giugno 2015, la signora Eanache
con la figlia Anna, sono ritornate a Catania, questo anche per il fatto che non
era possibile una lunga permanenza presso la casa famiglia e per il fatto che
le risorse economiche nostre e della signora erano troppo esigue per coprire le
spese di un mantenimento più duraturo presso la struttura (costava di più
dell’affitto di un appartamento), e in zona non ci sono situazioni abitabili. Aveva
molti progetti e obiettivi, il primo fra tutti quello di ristabilire la
famiglia, convinta che il marito fosse cambiato, come faceva credere nei
dialoghi telefonici, fingendosi malato e volenteroso di ristabilire una
famiglia, siamo invece poi, venuti a conoscenza, e abbiamo le prove, che nel
periodo di assenza della moglie, il sig. Greco è stato in Romania sperperando
soldi e facendosi vedere in giro anche per Catania, con altre donne e
provocando il dissenso di molte persone. In secondo luogo la signora voleva
cercare restando accanto al marito che si fingeva malato, e alla figlia, di
aprire una succursale del posto di lavoro, “Micu3000” anche li a Catania, e
terzo quella di impegnarsi nel sociale. Purtroppo, non è stato così, la signora
è ritornata a Catania e il marito non ha perso tempo per insultarla, offenderla
e addirittura adesso è arrivato a metterle le mani addosso e picchiarla. Della
denuncia fatta nell’agosto scorso, il signor Greco è stato interrogato solo il
5 agosto di quest’anno e neppure una settimana dopo, dove è dovuta intervenire
la polizia, la signora è stata ferita al volto, medicata in seguito al pronto
soccorso. Sporta una nuova denuncia dove si richiedeva una misura cautelare
atta a proteggere le vittime, allo stato attuale nulla è mosso, e lui tuttora
continua ad innescare in famiglia, la sua violenza verbale, fisica ed economica
come si può evincere anche dai molti interventi delle forze dell’ordine. Abbiamo
cercato e stiamo tuttora cercando di riportare in Veneto, la signora e la
figlia, per la polizia e i carabinieri, la cosa sarebbe fattibile, più volte
hanno invitato la stessa signora ad andarsene per tutelare se stessa e la
bambina. Come associazione potremmo accollarci le spese del viaggio, ma non
disponiamo purtroppo di una struttura anche temporanea, dove collocare la
signora con la figlia. Siamo un piccolo gruppo di persone, tutti volontari, e
non abbiamo risorse economiche sufficienti a garantire stabilità, certo, la
signora inizierebbe a lavorare e la bambina continuerebbe la scuola, ma non
essendoci il nulla osta libero, si troverebbe costretta ad un raggio di
collocamento ristretto per far si che la bambina frequenti la scuola ovviamente
nell’istituto che l’ha accolta lo scorso anno. In queste zone non si dispone di
alloggi alla portata economica iniziale per la signora che potrebbe essere il
ricavato del lavoro, e per noi il sostegno di donazioni o nostra colletta. I
nostri operatori infatti hanno tutti versato una somma (50,00€ - 70,00€ -
50,00€ in base anche alle nostre disponibilità)
Riteniamo opportuno precisare che il
sig. Greco, i carabinieri e i servizi sociali, hanno sempre saputo dove si trovassero
la signora e la bambina l’anno scorso nel periodo di permanenza in Veneto. Siamo
ad evidenziare che la signora ha chiesto il nostro aiuto non per sottrarre la
bambina al padre, ma per cercare una stabilità per tutto il nucleo famigliare.
Abbiamo cercato e siamo, infatti, tuttora disponibili ad aiutare la famiglia
sia in un contesto logistico che permetta al sig. Orazio di avere supporto
infermieristico specialistico, sia a supportare la moglie Livia e la bambina in
un reinserimento sociale e permettere ai due genitori il diritto di accudimento
sulla figlia. Alla luce dei fatti però, si denota l’incapacità sorda del sig.
Orazio a ricevere qualsiasi tipo di aiuto necessario per la sua età e le sue
fisime di salute, costringendo la moglie a dover badare a lui e ai suoi
bisogni, incurante per quelli della moglie e della bambina,
costringendo le stesse ad una vita di schiavitù fatta di insulti, percosse,
atti denigratori ed emarginatori.
La situazione legale, nonostante le
denuncie e il tutto sia credo ormai chiaro, anche ai vostri occhi dopo questa
lunga relazione, è ferma e priva di un provvedimento legale. Psicologicamente
la donna è distrutta, la bambina inizia a stare male. Potendo anche capire
l’anzianità del sig. Greco e la sua malattia, non posso non ammettere una sua
pericolosità e ritengo comunque necessario un tempestivo intervento. Come si
evince tutto è fermo, dalla procura di Catania e dagli inquirenti, non si vede
soluzione per questa situazione che va avanti da oltre un anno, continuano a
sollecitare la signora di andarsene da li, ma senza un soldo dove va? In Veneto
allo stato attuale non possiamo accoglierla, in quanto siamo privi di una
struttura o di una unità abitativa che possa soddisfare le esigenze. Come
associazione ci siamo sempre fatti carico di tutte le spese necessarie anche
per la permanenza qui, ma siamo volontari e non disponiamo di nessuna
sovenzione pubblica, tutto nasce dal nostro desiderio di umanità e ora non
possiamo più accollarci spese di un mantenimento di mamma e figlia, in attesa
che la procura e le istituzioni intervengano. Si chiede agli inquirenti e
all’intera opinione pubblica un interessamento maggiore su un caso di umanità e aiutarci
quindi così a risolvere questa situazione e garantire serenità a mamma e figlia
senza separarle.
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