lunedì 18 giugno 2012

Grooming, il lato oscuro del web


Gli adolescenti e gli incontri al buio.


La Rete, croce e delizia dei tempi moderni. La Rete, che rende il mondo così piccolo da stare in un pugno. Anzi, spalmato su una tastiera. Muovi le dita e arrivi ovunque: portentoso. Il mondo, però, è pieno di pericoli. E, anche se in tanti non ne hanno ancora coscienza, questi pericoli si trasferiscono alla sfera virtuale e appaiono moltiplicati, perché privi di controllo.
All’inizio si cerca l’amicizia del bambino. Si conquista la sua fiducia e parallelamente si indaga in modo velato sulla sua vita e sulle sue abitudini.
All’inizio si cerca l’amicizia del bambino. Si conquista la sua fiducia e parallelamente si indaga in modo velato sulla sua vita e sulle sue abitudini
GLI ORCHI: DALLE SCUOLE ALLA RETE. Prendiamo gli orchi. Quelle persone malate che hanno l’ossessione per i bambini. Una volta si aggiravano intorno alle scuole o nei luoghi frequentati dalle possibili “prede”, magari tenendo in tasca quelle famose caramelle che non si devono accettare. Sono ancora lì, purtroppo. Ma hanno trovato anche una seconda, e più spaventosa, collocazione: dietro lo schermo di un computer.
UNA TRAPPOLA COSTRUITA SU MISURA. Stiamo parlando del child grooming, e già la definizione è inquietante perché riporta al concetto di “preparazione”, “avviamento”. Preparazione di cosa? Della trappola. «Il fenomeno dell’adescamento online di minori», spiega la psicologa Laura Michelotto di Telefono Azzurro, «si basa sulla gradualità. All’inizio si cerca l’amicizia del bambino. Si conquista la sua fiducia e parallelamente si indaga in modo velato sulla sua vita e sulle sue abitudini: a quale scuola è iscritto, quali sono i suoi orari e le abitudini, com’è composta la famiglia».
CONOSCERE PRIMA TUTTI I RISCHI. Un aspetto, quest’ultimo, fondamentale. Perché l’orco vuole avere chiari i rischi che corre e capire come muoversi. Per esempio, continua Michelotto, «per lui è importante sapere in quale punto della casa si trovi il computer, cioè se il bambino stia vicino ai genitori o da solo in camera».
Una volta costruito un legame con la vittima, l’adescatore cerca di coinvolgerla in attività a sfondo sessuale, che quasi sempre consistono nell’invio di immagini pedopornografiche. Purtroppo «gran parte dei bambini che usano internet non ha la percezione del pericolo. Non pensa che dall’altra parte ci possa essere una persona che mente sulla propria identità. Il malintenzionato spesso dice di essere un coetaneo. E loro ci credono. Magari chiedono una foto come verifica, escludendo l’ipotesi che sia falsa anche quella», dice la psicologa.
LA POSSIBILITÀ DI ARRIVARE A UN INCONTRO. L’abuso può fermarsi alle immagini oppure sfociare in un incontro: rischio, questo, a cui sono più esposti i teenager. Secondo dati recenti diffusi da Save the children, il 10,5% dei ragazzi tra i 12 e i 13 anni si dà appuntamento con una persona sconosciuta e incontrata in Rete. la percentuale sale fino al 31% tra i 16 e i 17 anni.

La ratifica della Convenzione di Lanzarote

Da un punto di vista legislativo, in Italia ancora non esistono strumenti definiti per contrastare il child grooming: il 16 maggio il Senato ha approvato la ratifica dellaConvenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, che introduce il reato di adescamento online e la parola “pedofilia” nel codice penale.
Il provvedimento, in quarta lettura, ha però subìto ulteriori modifiche e dunque è tornato alla Camera, prolungando un iter che ha preso il via nel 2009: quanto tempo dovrà ancora trascorrere?
L'ALLARME DELLA POLIZIA POSTALE. Intanto, la polizia postale ha lanciato un doppio allarme: per la crescita del fenomeno e per il comportamento dei minori in età preadolescenziale. Sempre più spesso, tramite i social network danno di sé un’immagine provocante e allusiva, lasciando intendere, come spiega la polizia postale, una «disponibilità sentimentale ed erotica a coetanei e adulti».
E proprio questo modo di porsi spinge gli adescatori, che spesso sono «soggetti pedofili ancora indecisi nel mettere in atto comportamenti di molestia online», a cercare un contatto reale.
IL COMPITO DI TUTELA DEI GENITORI. In che modo i genitori possono tutelare i propri figli? «Di certo non con la proibizione», spiega Michelotto, «perché l’alfabetizzazione informatica è fondamentale e perché si potrebbero ottenere reazioni negative».
Meglio ricorrere ad alcuni stratagemmi/accorgimenti: «Un buon metodo consiste nel compilare una carta delle regole, riguardante internet, a cui si attengano sia i piccoli sia i grandi: la condivisione funziona molto meglio dei divieti».
IL PC IN UN'AREA COMUNE DELLA CASA. Inoltre la psicologa consiglia di «mettere il pc in un luogo comune della casa» e affrontare direttamente l’argomento con i figli, informandoli su ciò che può accadere e rassicurandoli, «in modo che riferiscano subito se qualcosa li turba». Infine, due avvertimenti fondamentali: «Non bisogna mai fornire i dati personali e condividere le password con gli amici: quest’ultima, purtroppo, è una moda sempre più diffusa fra i giovanissimi».

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