lunedì 16 dicembre 2013

Prostituzione, le adolescenti e il sesso a pagamento


Nel chiuso di un appartamento o nell’androne di un condominio. Ma anche tutte in tiro in locali notturni e club privati.
Ai bordi delle strade, viste le ordinanze comunali e i rigidi controlli locali, di giovanissime squillo è difficile beccarne. Più facile, magari, in qualche area di sosta o autogrill lungo le autostrade.
UN FENOMENO ANCORA SOMMERSO.La prostituzione minorile in Italia c’è, ma spesso non si vede. È un fenomeno per lo più sommerso che si fa fatica a portare a galla.
Tranne quando scoppia un caso come quello delle baby Lolite dei Parioli, nel cuore della Roma bene o, a seguire, delle «ragazze doccia» a Milano.
L’inchiesta in corso nella Capitale ha solo scoperchiato il vaso di Pandora su una realtà che vive sottotraccia. Ed è in crescita.
«Possiamo parlare di qualche centinaio di casi sparsi nel Paese», è la stima che fa Yasmin Abo Loha, coordinatrice dei programmi Ecpt-Italia (l’organizzazione internazionale che si occupa di turismo e sfruttamento sessuale dei minori, ndr). «Ragazze cadute nelle trappole della Rete o costrette da adulti, se non da propri coetanei, come nel caso delle baby cubiste».
OLTRE 7 MILA BABY PROSTITUTE. Senza trascurare le vittime straniere della tratta che poi vengono inserite nei circuiti della prostituzione minorile italiana: «Ad oggi, si contano tra i 7 mila e gli 11 mila casi».
D’altronde, come ha rivelato l’ultimo rapporto di Save the Children 'Piccoli schiavi invisibili', proprio il nostro Paese è stato segnalato per il maggior numero di vittime accertate e presunte di tratta rispetto al resto d’Europa: quasi 2.400 nel 2010 contro i circa 9.500 in Ue (di cui il 15% minori).
SFRUTTATI ANCHE I MASCHI MINORENNI . Anche se non mancano i casi di sfruttamento sessuale maschile (sempre Save the Children ne ha segnalato la presenza tra piccoli di origine rom e minori del Maghreb e dell’Africa subsahariana sia nella Sicilia orientale, sia nelle Marche, in Abruzzo e in alcune aree di Lazio e Campania), il fenomeno riguarda soprattutto le giovanissime straniere.
«Provengono in buona parte dai Paesi dell’Est», dice la responsabile della onlus, «ma c’è pure una componente di ragazze nigeriane».
L'età delle vittime di tratta si aggira tra i 15 e i 18 anni, «anche se presentano caratteristiche fisiche tali da sembrare più grandi».

Le lolite italiane, prostitute a 13 anni

Diverso, invece l’identikit delle lolite italiane «che sono più piccole. Ci muoviamo su un target che parte dai 13 anni in su». Per quale motivo la fascia d’età si abbassa? Secondo Abo Loha, «ha il suo peso non trascurabile anche l’autonomia informatica che, sappiamo, in Italia si sviluppa presto. Bambini di 7-8 anni, non a caso, hanno già un profilo Facebook, seppure assistito e monitorato dai genitori».
Rimane da capire cosa le spinga a vendere il proprio corpo. Bisogno di soldi, noia, desideri di rivalsa? Per la coordinatrice dell’organizzazione «sono tanti i meccanismi che possono scattare nella mente delle ragazze italiane. Dobbiamo sempre partire dal presupposto che i valori e i parametri di riferimento di oggi non sono più quelli di 20-30 anni fa. Anche una borsa firmata, quindi, può essere la molla».
SCARSA CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI. Il consumismo, insomma, può far scaturire una generazione di adolescenti pronti a utilizzare il proprio corpo pur di appagare bisogni e soddisfare desideri. «Il problema di fondo», aggiunge l’esperta di Ecpat-Italia, «è la scarsa consapevolezza dei rischi. Nei giovani prevale la convinzione che rispetto a circuiti come quello dello spaccio, la prostituzione sia meno pericolosa».
Ben diverso il discorso per le baby squillo straniere. Nella trappola della tratta finiscono, infatti,  per lo più ragazze che hanno alle spalle condizioni di disagio e povertà. Anche se, a sentire Abo Loha, «non dimentichiamo che noi italiani siamo dei cattivi esportatori di buone pratiche. Di sicuro, in una famiglia indigente la strada della prostituzione può essere imboccata con maggiore facilità, ma poi molte straniere, al di là dello stato di costrizione, si lasciano pure incantare dal sogno di uno stile di vita sempre migliore».
BABY SQUILLO QUASI MAI SUL MARCIAPIEDE. Una cosa è certa: dietro la tratta, c’è la criminalità organizzata: «D’altronde il 62% di vittime dello sfruttamento sessuale dimostra come i criminali abbiano fiuto per gli affari».
Che si tratti di baby prostitute italiane o straniere, però, lo sfruttamento sessuale rimane nell’ombra. Adolescenti invisibili che si muovono in Italia. Ma sono proprio i canali di diffusione del fenomeno che non aiutano a farlo emergere: «I punti di contatto per strada, per esempio, sono da escludere quasi del tutto», sottolinea la responsabile della onlus.
«Visti gli elevati controlli sul territorio, infatti, è difficile imbattersi in una prostituta minorenne su un marciapiede. Prevalgono, invece, i circuiti indoor». Dagli appartamenti, ai club privati, dai locali notturni agli internet café: è evidente che si tratti di location più difficili da stanare.
«Senza dimenticare la Rete», conclude Abo Loha. «Internet, infatti, rappresenta un altro dei canali privilegiati per gli adescamenti e lo sfruttamento della prostituzione minorile».

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