lunedì 16 dicembre 2013

5 SPIEGAZIONI ALLA BABY PROSTITUZIONE Genitori e insegnanti assenti. Società ipersessuata. Web punto di riferimento. Zero valori.


Adolescenti sempre meno bambine e sempre più donne. Come le otto «ragazze doccia» di Milano tra i 12 e i 16 anni che si prostituivano nei bagni di scuola in cambio di oggetti. Il menu delle prestazioni girava per le classi. La loro giustificazione? «Come ci si fa la doccia ogni giorno, noi facciamo sesso ogni giorno». I clienti? Tutti minorenni ma non è escluso che nel pericoloso gioco sia stato coinvolto anche qualche adulto.
O le due romane che dopo una mattina trascorsa sui banchi di scuola si prostituivano in un appartamento nel lussuoso quartiere Parioli per ottenere in cambio una ricarica telefonica o poche centinaia di euro per comprarsi abiti e droga.
Uomini, se così si può dire, che approfittano dei loro giovani corpi e sui loro corpi fanno business. Padri assenti e mamme che non si chiedono da dove arrivino tutti quei contanti che la figlia 14enne porta a casa, o che addirittura quando lo scoprono la incitano a proseguire, perché in casa non ci sono più soldi, il bar è chiuso e i debiti sono tanti. Come successo nel recente caso di Roma.
Sono le storie intrecciate che in questi ultimi giorni hanno occupato per l’ennesima volta le prime pagine della cronache italiane. Milano, L’Aquila o Roma non fa differenza.
GLI ERRORI DI CHI CERCA UN’ IDENTITÁ
Le baby squillo sono nei quartieri bene, nei licei prestigiosi come il Beccaria di Milano e nelle periferie di una piccola città. Ma non si vedono, sino a quando poi un giorno arriva la denuncia, seguono gli arresti, scoppia il caso mediatico. E tutti a chiedersi: ma com’è possibile? Che cosa hanno in testa le ragazze di oggi? Tutti a cercare le ragioni e soprattutto le colpe.
Ma generalizzare, per capire come si è arrivati a questo punto, non è una soluzione. «Spesso si dice che questi fatti si ripetono in maniera sempre più frequente, sembra che siano in crescita», spiega a LetteraDonna.it Alessandro Rosina, sociologo dell’università Cattolica di Milano. «Ma non è così. In realtà quella dell’adolescenza è sempre stata un’età molto difficile».
I teenager vivono una fase della vita in cui ci si affacciano all’età adulta «cercano di capire quale può essere il proprio posto nel mondo e quindi anche il controllo che i genitori hanno su di loro diventa più problematico».
Ragazzi che hanno voglia di una maggiore autonomia e soprattutto «di sperimentare nuove cose». Non solo droghe, alcol, ma anche il sesso.
UN FENOMENO IN CRESCITA ECCO I PERCHÉ
A capire però sempre meno questo cambiamento naturale non sono tanto i giovani, quanto gli adulti. «Oggi i genitori fanno sempre più fatica a seguire i figli, a comprendere le loro scelte, il loro stile di vita».
Perché a cambiare non sono solo i ragazzi ma tutto ciò che li circonda. A partire dalla società. Ed è su questa che alla fine ricadono la maggior parte delle colpe. Una società che rispetto al passato è sempre più superficiale, consumista, ipersessuata.
«Non si può dimenticare che oggi ci sono elementi di complessità in più rispetto al passato», spiega Rosina, che indica cinque aspetti fondamentali. Input esterni che prima non arrivavano agli adolescenti e che oggi sono determinanti per capire il fenomeno della baby prostituzione.
1) SESSO, TIVÙ  E VIDEOTAPE
Da un lato c’è «la sfera della sessualità, oggi considerata molto più libera». Basta vedere come viene «raccontata e rappresentata in televisione, in rete, dai mass media in generale».
Un aspetto di per sé positivo, se non fosse per il fatto che alla fine si rischia di trattarla in maniera «troppo superficiale ed esplicita». Così avere dei punti di riferimento «per riconoscere alla sessualità un valore adeguato, dipende ancora di più dalla capacità dei genitori di avere un buon rapporto con i figli».
2) GENITORI FUORI DALLA RETEAnche attraverso la condivisione della rete. «I giovani sono nativi digitali e hanno grande famigliarità con il mondo 2.0, così come i loro coetanei con i quali instaurano un rapporto molto intimo e di complicità grazie a Internet».
Una interazione che non hanno invece con i genitori, «spesso completamente avulsi dalle nuove tecnologie. Punto di riferimento diventano così i compagni con i quali per esempio condividono esperienze dentro e fuori i social network».
Dagli amici si fanno consigliare e anche condizionare nel bene e nel male, come è sempre accaduto. Ma ora ancora di più davanti a queste scelte «che possono essere immature», dice Rosina, «i genitori non hanno alcuna capacità di controllo perché sono tagliati fuori dal mondo 2.0».
Un gap ideologico e tecnologico che i genitori del ventunesimo secolo devono superare al più presto, auspica il sociologo. «Devono fare uno sforzo in più di conoscenza, senza demonizzare questo strumento, ma cercando di essere più competenti e di capire come i figli usano il web». Perché «è da lì che nascono spesso queste esperienze legate alla prostituzione o al bullismo».
Insomma nel 2013 oltre al cortile di casa, alla sala giochi, al bar della piazzetta o al muretto sotto casa «c’è un altro luogo nel quale gli adolescenti  trascorrono il loro tempo e dal quale gli adulti rischiano di essere esclusi».
Da non trascurare, secondo Rosina c’è inoltre un altro aspetto: «Le difficoltà e la complessità di gestione dei rapporti famiglia-lavoro delle coppie italiane a volte rischiano di riversarsi negativamente sui figli».
3) IL CONFLITTO DI COPPIASe la crisi tra moglie e marito ha da sempre destabilizzato le famiglie, «oggi più che mai rischia di lasciare i figli senza punti chiari di riferimento», avverte Rosina.
Da una parte genitori troppo impegnati a gestire «prima la conflittualità con il compagno e poi a ricostruirsi una vita dopo la separazione o a vivere la fase più intensa del loro investimento nella professione».
E dall’altra figli che «subiscono le conseguenze e fanno fatica a ritrovare un loro equilibrio, soprattutto se adolescenti».
Una fase molto delicata perché proprio allora i figli hanno più bisogno di attenzioni, «i genitori devono quindi sforzarsi, nonostante tutto, di comunicare e coltivare un rapporto di fiducia con i figli per non rischiare che questi si sentano abbandonati a se stessi e prendano poi strade sbagliate».
4) INSEGNANTI PRECARI E ASSENTI
Anche perché a metterli in guardia dai pericoli non c’è più neanche la scuola. «Prima gli insegnanti avevano maggiore autorevolezza nei confronti dei ragazzi», sottolinea Rosina.
Oggi invece a causa della loro precarietà hanno in qualche modo perso quel ruolo. A ciò si aggiunge il fatto che «i maestri e i professori spesso non hanno un livello culturale più alto rispetto al resto della popolazione, come era un tempo».
Così i genitori «quasi sempre scolarizzati, non considerano più gli insegnanti così preparati e spesso entrano in conflitto con loro sulla formazione dei figli».
Un altro rapporto deteriorato che grava sulla crescita dei ragazzi. «I genitori anziché  allearsi con gli insegnanti e aiutarli a responsabilizzare i figli nel percorso scolastico, accusano i docenti di essere troppo severi o dare voti bassi».
5) IL FEMMINISMO: UN’ALTRA STORIAParadossi che contribuiscono a rendere sempre più incomprensibili le vere problematiche delle giovani generazioni, a cui spesso è più facile attribuire semplicemente una mancanza di valori. «Noi non eravamo così, lottavamo per i diritti delle donne, oggi si prostituiscono per una ricarica telefonica», è il vociare comune. «Ma anche negli anni 70 le 14enni non scendevano certo in piazza per i loro diritti», ricorda Rosina, «si può criticare una 25enne o una 30enne, ma non si può pretendere che una 13enne dica: anziché la ricarica telefonica voglio migliorare il mondo».
Per questo il problema non è accusare i teenager, «ma gli educatori, i genitori, le persone di riferimento». In fondo, ricorda il sociologo, «quando c’è un adolescente che va fuori strada vuol dire che qualcosa non ha funzionato, che non ha trovato le persone giuste capaci di indirizzarlo bene».

Nessun commento:

Posta un commento