lunedì 9 luglio 2012

L'altro volto della violenza sulle donne Otto abusi su dieci davanti ai bambini


La denuncia di Telefono Rosa:
avviene in famiglia l'87 per cento
delle aggressioni, una spirale
d'odio che si ripercuote sui bimbi


La violenza che le donne subiscono in famiglia si ripercuote direttamente sui figli. E' la valutazione, con tanto di cifre del rapporto annuale del Telefono Rosa, “Le voci segrete della violenza” dedicato ai bambini che assistono alla violenza dei padri sulle madri. Nell' 87 per cento dei casi le donne maltrattate dal proprio partner sono sposate o conviventi, e nell'81 per cento della totalità ci sono figli che assistono ai soprusi.

Il Telefono Rosa, associazione che da trent'anni si occupa di assistere le donne maltrattate ha otto sedi in Italia e per questa ricerca ha raccolto i dati raccolti dalle chiamate di auto arrivate al numero dell'associazione, il 06 37518282. Nel 2011 sono state 1189 le assistite, di cui 978 italiane e 211 straniere.

La violenza assistita
«Appare chiaro come la violenza assistita dai minori sia una forma di violenza perpetrata ai loro danni e, senza un intervento finalizzato alla protezione fisica e psicologica ed alla cura degli effetti post-traumatici, i bambini e bambine possano avviarsi alla vita adulta con un bagaglio di problematiche comportamentali e psicologiche cronicizzate» si legge nel rapporto che mette in luce anche un'altra preoccupante relazione. Nel 30% dei casi, la presenza dei figli, invece di fornire alla donna il movente per allontanarsi dal compagno violento, la fa restare in famiglia, anzi diventa, «il motivo principale per subire ancora e ancora».

La presidente del Telefono Rosa Maria Gabrielli Carnieri Moscatelli accenna ad alcune ragioni di questa reticenza: «La questione economica, non voler togliere un padre ai propri figli, ammettere che si è sbagliato nella scelta del compagno. Per uscire dalla violenza ci deve essere qualcosa che scatta nella donna, la decisione parte da lei » . Nemmeno la minaccia di morte, può indurre ad allontanarsi dal compagno violento anche perché «sono bassissime le percentuali di coloro che si sentono dire 'io t'ammazzo'» continua Moscatelli. Anche se poi succede, e spesso, come confermano i dati raccolti in modo ufficioso (perché mancano stime ufficiali) dalla "Casa delle donne per non subire violenza" di Bologna: più di 70 ammazzate dai propri compagni o mariti o ex dall'inizio dell'anno.

Sos minorenni
I bambini che assistono alla violenza sono per la maggior parte minori, hanno tra gli 0 e 8 anni (in 404 casi), dai 9 ai 17 anni (356) e sono maggiorenni (428). Le ripercussioni della violenza a cui i bambini assistono si ripercuote nei comportamenti da adulti, come mostra uno spot lanciato dal Telefono Rosa (http://www.youtube.com/watch?v=mXTdgSJV9ng&feature=player_embedded ). «L'educazione affettiva di questi minori è impregnata di stereotipi di genere – continua il rapporto - connotati da svalutazione della figura materna, disprezzo verso le donne e le persone percepite come più deboli, e anche verso quegli uomini che sembrano non adeguarsi a tali stereotipi». Mentre per le bambine l'effetto è l'identificazione: «Con un modello femminile di vittima, da adulte sviluppano atteggiamenti di sottomissione e di disistima di sé». Accettano di essere maltrattate dal partner, spiega il rapporto, pur di essere in qualche modo considerate e quindi coronare il loro bisogno di amore a qualunque prezzo. Un ciclo di sopraffazione che riparte.



tratto da: http://www3.lastampa.it/donna/sezioni/articolo/lstp/461370/

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