venerdì 13 luglio 2012

Facebook controlla la chat in cerca di pedofili

Facebook controlla la chat in cerca di pedofili
Il social network di Mark Zuckerberg ammette di usare uno software di scansione per cercare segnali di pericolo nelle chat e, nello specifico, che mettano a rischio i bambini. Ma l'intervento umano è solo nei casi più gravi.



Ma alla fine i registri delle chat vengono cancellati?

FaceCop - Facebook è anche un po' poliziotto e controlla i messaggi delle chat in cerca di segnali di allarme che potrebbero essere collegati a reati gravi, come le violenze o la pedofilia. Lo ha ammesso la stessa società di Zuckerberg, spiegando che da tempo è attivo un software di controllo che monitora le chat e segnala ai dipendenti eventuali campanelli d'allarme. I quali, a loro volta, seguono le procedure previste e, se è il caso, avvertono la polizia.

Mani in alto, sono Facebook - Almeno un caso di pedofilia è stato già sventato con questo sistema. Era il 9 marzo e un uomo di circa trent'anni stava chattando con una ragazzina di 13 su Facebook. I temi erano abbastanza espliciti, i due parlavano apertamente di sesso e si erano dati appuntamento per il giorno dopo. Il software di controllo ha messo insieme la discussione hot con la forte differenza di età dei due e ha subito mandato una segnalazione di sospetta pedofilia. I supercontrollori - umani - hanno avvertito la polizia che si è affrettata ad ammanettare l'uomo.

Facebook è uguale per tutti? - Il presunto pedofilo, però, in giudizio ha avuto la meglio ed è stato giudicato non colpevole del reato di adescamento di minore. Questa vicenda è emblematica ma è solo una goccia in un enorme oceano: le chat controllate sono milioni ogni giorno, i controlli sono rigidi e l'FBI americano ha inserito Facebook tra i siti da tenere sotto controllo in cerca di segnali di allarme. Ma non è solo questo social a collaborare con la giustizia, visto che sono ormai decine i servizi sul web che hanno adottato politiche di controllo a due stadi - prima software, poi umano - e che girano le segnalazioni alle forze dell'ordine. Il problema di privacy, però, è che fine facciano i registri delle nostre conversazioni. Se il presunto pedofilo fosse stato giudicato colpevole la chat con la scampata vittima sarebbe diventata un atto del processo, ma ora che è stato scagionato siamo sicuri che Facebook non abbia ancora in archivio quei messaggi piccanti inviati alla tredicenne?

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