lunedì 6 aprile 2015

Il tema in classe smaschera gli abusi sulla bambina


L'insegnante aveva dato: “Quali sono stati i momenti più difficili della tua vita? Come ti sei sentito in seguito”. La ragazzina ha scritto: “...la cosa più brutta che mi potesse succedere è accaduta quando lui (lo zio) ha iniziato a provare a toccarmi…"

E’ stato un tema in classe a far luce sul dramma di due bambine. Anni di abusi sessuali coperti dal silenzio e dalla paura. Ieri un uomo di 38 anni, padre di una delle ragazzine e zio dell’altra, è stato condannato con il rito abbreviato dal giudice Silvia Cipriani a dieci anni di reclusione per violenza sessuale su minore, tanto quanto aveva chiesto il pm Sandro Cutrignelli. Da novembre questo padre sciagurato è in carcere, ma per sette anni — secondo le accuse — ha agito indisturbato in un piccolo comune della provincia di Firenze. Ha cominciato a molestare la nipote nel 2007, quando la bambina aveva 10 anni, poi nel 2009 ha messo le mani sulla figlia, che all’epoca non aveva ancora 9 anni, e l’ha sistematicamente violentata. Solo nel febbraio 2014 un compito in classe ha dato finalmente coraggio prima alla ragazzina più grande, poi alla più piccola, di confidarsi con le madri e di porre fine agli abusi.
Il tema era: “Quali sono stati i momenti più difficili della tua vita? Come ti sei sentito in seguito”. La ragazzina più grande ha scritto: “… ma la cosa più brutta che mi potesse succedere è accaduta quando lui (lo zio – ndr) ha iniziato a provare a toccarmi… faceva in modo che rimanessimo soli… voleva toccarmi, mi chiedeva di fare cose con lui ma io sono stata più forte e dopo 3 lunghi anni (molti di più, addirittura 7, secondo le accuse - ndr) ho detto tutto a mia mamma”. In seguito ha raccontato a una psicologa che a lungo non aveva detto niente a nessuno “per evitare che succedesse nuovamente un macello in famiglia”.
In famiglia, infatti, c’era stata nel 2007 una dolorosa separazione fra il padre e la madre della bambina più piccola. Dopo la separazione l’uomo, descritto come una persona violenta, manesca, che beveva, picchiava la moglie e spaccava tutto, aveva ottenuto dal tribunale dei minori di poter tenere la figlia  in giorni e notti prestabiliti. E ogni volta – ha raccontato la bambina – la violentava. Per anni lei ha taciuto. Aveva paura di lui, e si vergognava. Si era confidata soltanto con un’amica, che però non riusciva a crederci. Stava male. Era nervosa, irrequieta, non mangiava, non riusciva a dormire, si faceva dei tagli sulle braccia. A volte era “ingovernabile”. La mamma e il suo compagno pensavano che si trattasse di una fase della crescita, di un’adolescenza difficile. Non si erano accorti di quale dramma si nascondesse dietro l’irrequietezza della ragazzina. Non se ne era accorta  neppure la cuginetta più grande, che l’uomo voleva sempre portare con sé ogni volta che andava a prendere la figlia. Ma quando, ormai adolescente, è riuscita a parlare di quel che aveva subìto, ha avuto paura per la cugina piccola ed è riuscita a raccogliere le sue confidenze. E la bambina le ha raccontato tutto. “Il babbo mi ha violentata”. Ma non voleva dirlo a nessuno. “E’ il mio babbo, non posso fargli questo”, diceva. Ma alla fine la cugina l’ha convinta a dire tutto alla mamma.

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