venerdì 6 settembre 2013

I genitori di Marianna: «Siamo abbandonati»


«Non siamo informati, ci sentiamo abbandonati dal sistema inefficace delle forze dell’ordine per la ricerca di persona scomparse». Parole pesanti, specie se scritte da una mamma e un papà che da quasi sei mesi chiedono di sapere dove sia finita la loro figlia, sparita nel nulla dal 27 febbraio. Ieri Pierfrancesco ed Emilia Cendron, i genitori di Marianna, hanno diffuso una lettera carica di emozione indirizzata alla figlia diciottenne, a cui hanno allegato la poesia “Dolcemente complicata”, «che sembra parlare di Mary», spiegano, e un forte messaggio per le forze dell’ordine. «Dopo sei mesi la paura e l’angoscia non hanno più limite e non ci basta più sentirci ripetere: non abbiamo tracce», sono le parole dei Cendron alle forze dell’ordine, «chiediamo ai vertici, a quelli che pensiamo abbiano il potere di migliorare la metodologia di lavoro, di unire risorse umane e mezzi per aiutare i familiari a ritrovare le persone care». Pensieri, questi, dettati da un’assenza che si tinge sempre più di giallo. Finora, infatti, di Mary non ci sono tracce, le segnalazioni arrivate nei primi mesi erano inattendibili, da tempo non ci sono avvistamenti.
«Magari, senza essere troppo fantasiosi, si potrebbe pensare di formare un’unità di analisi comportamentale come esiste in alcuni Paesi con personale preparato professionalmente e competente che supporti le forze dell'ordine in questi casi», proseguono i genitori che già in passato avevano detto di temere il peggio per la loro ragazza, «ogni giorno assistiamo a troppa disperazione, fragilità, aggressioni e omicidi specialmente nei confronti della figura femminile. Tutto ciò ci spaventa: ci sarà un giorno che ci faremo giustizia da soli?». Il messaggio per le forze dell’ordine accompagna la lettera che Pierfrancesco ed Emilia, assieme al figlio minore Giorgio, hanno voluto scrivere a Mary in occasione dell’anniversario, il 30 agosto, dell’adozione della coppia di fratelli dopo un’infanzia in orfanotrofio in Bulgaria. «Lo abbiamo sempre festeggiato come l'inizio di una nuova vita», e poi alla figlia: «Ci manchi moltissimo e il fatto di non avere più tue notizie ormai da sei mesi ci sta consumando moralmente e psicologicamente. È così difficile mantenere ferma l'idea che tu sia da qualche parte e che basti un attimo, un respiro per ritrovarti». A sostenere la famiglia Cendron in questi mesi sono anzitutto i ricordi di un passato felice. «In orfanotrofio avevi subito violenze psicologiche e fisiche e qui sembrava avessi raggiunto un porto sicuro. Da lì in poi è uscito l'aspetto solare e felice. Con l'adolescenza la sofferenza è tornata prepotente», scrivono i genitori, «ci manchi tanto, non sappiamo quanto resisteremo ancora senza poterti abbracciare».

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