martedì 11 marzo 2014

Pedopornografia, in manette 10 persone


"Per la prima volta accendiamo un faro sul 'deep web' e sulle più importanti community di pedofili, che si sentono assolutamente al sicuro per scambiare materiale pedopornografico". Così Carlo Solimene della Polizia Postale di Roma sull'operazione Sleeping dogs a cui ha collaborato l’Fbi. Identificati 15 uomini in gran parte celibi, 10 arrestati. Salvati tre bambini, vittime di abusi sessuali e ritratti nelle immagini sottratte agli indagati

Poliziotto della Postale in azione sulla Rete
ROMA -
Protetti dall'anonimato del ‘dark web’, l'Internet sommerso rispetto ai normali motori di ricerca, producevano e scambiavano milioni di immagini pedopornografiche. Sono 15 soggetti, tutti maschi con età compresa tra i 24 e i 63 anni del Nord e del Centro Italia, identificati dall'operazione Sleeping Dogs, condotta dalla Procura della Repubblica di Roma e dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con Fbi ed Europol.
Per 10 di loro, come spiegato in una conferenza stampa al Viminale, è scattato anche l'arresto per divulgazione di materiale pedopornografico, mentre in tre casi sono stati compiuti abusi sessuali su altrettanti minori (età media 7 anni). Carlo Solimene, primo dirigente della Polizia Postale di Roma spiega: "Per la prima volta si riesce ad accendere un faro sul 'deep web' e sulle più importanti community di pedofili, che nel 'dark net' si sentono assolutamente al sicuro per scambiare materiale pedopornografico".
E per affrontare gli abissi di questa nuova frontiera della pedopornografia, si è resa necessaria la sinergia tra magistratura e Polizia italiane e le agenzie internazionali, unendo al lavoro degli operatori sottocopertura del Centro nazionale per il contrasto alla Pedopornografia Online (Cncpo) l'impiego delle tecnologie più avanzate.
Il direttore della Polizia Postale Antonio Apruzzese ha sottolineato in merito "la collaborazione perenne con il Federal bureau of investigation, attraverso snodi di raccordo con le agenzie internazionali". Bisogna fare fronte comune, ha aggiunto, viste le "nuove tecnologie molto sofisticate che rendono molto più difficile far emergere le prove di questo reato così grave". Un materiale che, ha spiegato, "va gestito giuridicamente, grazie all'aiuto costante e continuo che l'autorità giudiziaria ci va fornendo".
Per combattere il problema, però, "ci vogliono anche nuove normative adeguate", come ha chiesto con forza il procuratore aggiunto Maria Monteleone, che ha coordinato l'indagine con il sostituto procuratore Eugenio Albamonte.

Nessun commento:

Posta un commento