martedì 11 marzo 2014

La pedopornografia dilaga sul Web

Il crimine dilaga online. Oltre ai fenomeni emergenti del «sextortion» e del «sexting», in Ticino sono aumentati i casi di presunta pedopornografia su Internet (per pedopornografia si intende qualsiasi rappresentazione che coinvolge minori di 16 anni in attività sessuali esplicite, reali o simulate). Lo rende noto Enea Filippini, responsabile del Gruppo crimini informatici della polizia cantonale, precisando: «Nel 2013 abbiamo aperto 26 inchieste, l’anno precedente si parlava di 20, mentre per il 2011 e il 2010 ci si era attestati a quota 5, rispettivamente 10». Nella maggioranza dei casi si trattava di persone che cercavano espressamente il materiale vietato, lo scaricavano e magari lo archiviavano sul proprio computer. «Ma – specifica il commissario – sono stati pizzicati anche utenti che, magari utilizzando i cosiddetti sistemi di condivisione peer-to-peer (ovvero scambio di dati tra privati), scaricavano ingenuamente e, aggiungerei, scelleratamente file leciti di pornografia senza curarsi di fare alcun controllo...». Così si sono ritrovati sul PC anche prodotti illegali. Ricordiamo che, se il codice penale svizzero non condanna la visione di materiali pornografici, esso vieta il download, la raccolta, la messa a disposizione di materiali a contenuto pedopornografico, prodotti pornografici con azioni violente, fotografie e filmati di incontri sessuali tra persone e animali, atti pornografici correlati ad escrementi. Cosa rischiano i trasgressori? Una multa salata e/o una pena detentiva fino a 3 anni a dipendenza della gravità del reato, informa Filippini. Senza contare la figuraccia, per esempio di fronte ai familiari o ai vicini, dopo l’intervento all’alba delle forze dell’ordine alla ricerca di materiale che definire scottante è poco. Già, perché esiste un organo che vigila sui comportamenti degli internauti elvetici e, in caso di presunto reato, avverte la polizia del Cantone competente che interviene. Stiamo parlando del Servizio di coordinazione per la lotta contro la criminalità su Internet (SCOCI) dell’Ufficio federale di polizia (fedpol) che si occupa del monitoraggio delle reti peer-to-peer. Grazie ad un software specifico, riesce a detectare i file illegali e ad individuare l’indirizzo IP da dove vengono scaricati. «Se l’IP è in Svizzera, lo SCOCI fa partire una segnalazione alle forze cantonali di polizia», precisa il nostro interlocutore. «Poco importa se il materiale illecito sia stato oggetto di una ricerca mirata o meno da parte dell’utente». Vista la gravità del reato, parliamo infatti di contenuti orribili che hanno come protagonisti fanciulli, è necessario procedere con gli accertamenti. Il magistrato competente firma di conseguenza il mandato di perquisizione». L’appello che giunge dall’esperto della polizia cantonale è chiaro: «Bisogna fare attenzione alle proprie azioni online. Evitando comportamenti superficiali, ci si potrebbe risparmiare un danno non indifferente. Senza contare che noi potremmo concentrarci sui casi realmente problematici».

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