sabato 18 gennaio 2014

Da vittima di pedofilia a baby squillo


Non fu pedofilia, ma – dipenderà dal futuro processo – induzione alla prostituzione minorile. Termina così il processo che vedeva alla sbarra per violenza sessuale aggravata da minore età e da condizioni psichiche della vittima un pensionato di 80 anni.
L’uomo era accusato di aver abusato di una ragazza, costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Carlotta Occari, nel luglio del 2007 e nei mesi immediatamente successivi. La minorenne, che all’epoca aveva appena 14 anni, si trovava in affido presso una famiglia ed era seguita dai servizi sociali. In quel periodo aveva iniziato a frequentare il bar del paese, dove venne avvicinata da tre anziani pensionati, pensionati di 81, 77 e 72 anni, che già conoscevano lei e la sua famiglia. Secondo la successiva denuncia dei carabinieri i tre approfittarono delle precarie condizioni della minore (età, condizione psichica e precarietà economica) per abusare di lei.
Tutti fatti singoli, non collegati tra loro dal vincolo della continuazione. I primi due vennero condannati in patteggiamento nel dicembre 2012 e nel gennaio 2013 alla pena di un anno e quattro mesi. A processo c’era il terzo uomo, classe 1932, difeso dall’avvocato Antonella Stefano.
Secondo le testimonianze via via assunte in sede di dibattimento, è emerso che la ragazzina venne sentita da inquirenti e da psicologo dopo che un biglietto anonimo venne trovato nella buchetta delle poste della caserma dei carabinieri. Il mittente sconosciuto raccontava che la piccola era vittima dei tre anziani, che “remuneravano” pagandole cifre minime, attorno ai 5 euro. La minore venne sentita una prima volta nel 2007, quando negò il contenuto di quella missiva, e successivamente cinque anni dopo, in sede di udienza protetta, a processo iniziato. In quell’occasione parlò di palpeggiamenti in parti intime avvenuti in un bar, nella casa di uno degli anziani e infine presso l’abitazione dove viveva.
Al termine della discussione, con la richiesta di tre anni di reclsuione fatta dal pm, il giudice collegiale ha rinviato gli atti al pm per la diversa qualificazione giuridica del reato.

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